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ADOLESCENZA

ADOLESCENZA. II – La costruzione dell’identità. L’IDENTITA’. E’ l’insieme delle caratteristiche della personalità che rendono ogni individuo un essere unico ed originale : diverso da tutti gli altri . L’identità è : ciò che un individuo è. L’IDENTITA’.

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Presentation Transcript


  1. ADOLESCENZA II – La costruzione dell’identità

  2. L’IDENTITA’ E’ l’insieme delle caratteristiche della personalità che rendono ogni individuo un essere unico ed originale: diverso da tutti gli altri. L’identità è : ciò che un individuo è.

  3. L’IDENTITA’ L’identità è costituita da sei elementi: • le abilità acquisite: la capacità di formulare ipotesi, di risolvere problemi, le abilità motorie; • le conoscenze che ha interiorizzato: poesie, autori, personaggi che abbiano un significato emotivo e che sono divenute un suo modo di essere e di pensare; • le abilità specifiche: sport, uso di strumenti tecnologici, saper suonare uno strumento musicale

  4. L’IDENTITA’ • i rapporti affettivi con persone, luoghi ed oggetti significativi che gli vive come parte di se e da cui non vuole separarsi; • gli atteggiamenti e i valori a cui si ispira: la curiosità, la forza di volontà, l’ascolto, l’empatia,la libertà, l’amore, la lealtà, la pace, • lo stile personale: il modo personale con cui affronta la vita, con ottimismo e fiducia o con pessimismo e diffidenza.

  5. L’IDENTITA’ L’idea di sé: è come l’individuo si vede, chi pensa di essere e il significato che dà a queste sensazioni. L’idea di sé si costruisce nel tempo e si modifica durante l’arco di vita in relazione alle esperienze vissute (scuola, lavoro, il matrimonio, l’essere genitore, ecc…)

  6. L’IDENTITA’ Come si costruisce l’immagine di se stessi? • il giudizio di realtà • il giudizio degli altri • il confronto con i modelli

  7. L’IDENTITA’ Il giudizio di realtà. Imparo chi sono dalle conseguenze delle mie azioni, dai risultati ottenuti e dal modo in cui gli altri reagiscono ai miei comportamenti. Per esempio: sono convinto di essere simpatico perché sono spigliato e disinvolto ma di fronte ai miei tentativi di stabilire un rapporto gli altri si allontanano; penso di essere brava a scrivere ma prendo un voto basso ai temi di italiano.

  8. L’IDENTITA’ Il giudizio degli altri. Mi formo un’immagine di me stesso in base a quello che gli altri pensano di me, sia per gli aspetti più generali (sei bravo, intelligente, fantastico oppure sei cattivo, stupido, imbranato) sia per gli aspetti più specifici (in matematica sei un genio, sei davvero bravo a giocare a basket, in matematica sei negato, sei incapace goffo ed impacciato nei movimenti).

  9. L’IDENTITA’ I giudizi possono essere espressi: • esplicitamente con affermazioni verbali • implicitamente attraverso comportamenti non verbali: attenzione, ascolto e rispetto per l’idee altrui o noncuranza, sfiducia e svalutazione.

  10. L’IDENTITA’ Gli errori da evitare in ambito scolastico: • dare etichette: “sei negato”, che equivale a dire “è inutile che ci provi perché tanto non ce la fai” • dare solo una connotazione negativa: “sei uscito fuori traccia”, senza sottolineare quegli aspetti positivi da cui un adolescente può partire per avere una motivazione per migliorare.

  11. L’IDENTITA’ Il ruolo dei modelli. Un modello è un immagine ideale con cui l’individuo si confronta e a cui aspira. Mentre da bambini i modelli con cui identificarsi sono i genitori in adolescenza sono personaggi “mitici” (cantanti, campioni dello sport, Che Guevara, ecc) o persone “reali” (amico, l’allenatore, un professore). Il confronto con un modello consente la possibilità di sperimentare parti di sé sconosciute e nuovi ruoli .

  12. IL MODELLO PSICOSOCIALE ERIK ERIKSON

  13. ERIK ERIKSON • Tedesco ebreo • Amante dell’arte • Spirito da vagabondo • Istitutore dei figli di Americani trasferitisi a Vienna per il fare il training freudiano • Psicoanalista • Si è dedicato allo studio delle crisi di identità in adolescenza

  14. ERIK ERIKSON Condivide con Freud l’importanza del ruolo delle pulsioni sessuali sullo sviluppo ma associa allo sviluppo psicosessuale quello psicosociale: la cultura influenza lo sviluppo determinando il tipo di richieste a cui l’ individuo deve conformarsi. Per esempio: mentre ad un bambino di un anno è concesso di esprimere il disagio attraverso il pianto ci si aspetta che lo stesso bambino a tre anni lo comunichi attraverso il linguaggio.

  15. ERIK ERIKSON Lo sviluppo dell’individuo e determinato dal succedersi di otto fasi o stadi in cui la maturazione e le aspettative sociale determinano 8 “crisi” o problemi che il soggetto deve risolvere e i cui esiti possono essere positivi o negativi. Se una persona non ha superato positivamente una crisi si trova a combattere la stessa battaglia anche in seguito. Diversamente da Freud, Erikson ritiene che non è mai troppo tardi per risolvere qualsiasi crisi.

  16. ERIK ERIKSON Mentre Freud ritiene che il compito dello sviluppo è integrare le pulsioni sessuali per acquisire una sessualità adulta, Erikson è convinto che il tema principale della vita è: la ricerca della propria identità L’identità è una configurazione legata al sentimento di integrazione e continuità tra i valori e bisogni personali e i valori e le aspettative sociali. Ne deriva che il senso di identità si trasforma e si evolve nel tempo.

  17. ERIK ERIKSON Successione degli stadi: I – La costruzione della fiducia in se stessi e negli altri II – La costruzione di un’autonomia personale e dell’indipendenza fisica e psicologica III – L’identificazione con le figure genitoriali e spirito di iniziativa IV – L’industriosità e desiderio di sperimentare le proprie abilità

  18. ERIK ERIKSON V – Costruzione dell’identità personale: Un individuo che ha sperimentato la fiducia, l’autonomia e il desiderio di sperimentarsi, durante l’adolescenza ha il compito di capire chi è e chi vuole essere, sperimentando nuovi ruoli e cercando di integrarli con l’immagine di se stesso costruita negli stadi precedenti. “L’adolescente è come una persona che va in un negozio per comprarsi una giacca e le prova tutte fino a quando non trova quella che gli sta bene”.

  19. ERIK ERIKSON VI – La costruzione di legami intimi e profondi e la costruzione del “noi” (isolamento) VII – Il desiderio di generare, ossia di lasciare qualcosa di sé al mondo (autoassorbimento) VIII – L’integrità dell’Io, l’accettazione dei limiti di se stesso e della vita, il dare un senso alla vita che si è vissuto e la capacità di vivere con quello che si è costruito (disperazione)

  20. ERIK ERIKSON I risultati del processo di costruzione dell’identità: • la costruzione dell’identità personale e la capacità di mantenere un impegno; • “l’identità diffusa”: l’assenza di un’idea personale e di un proprio progetto di vita, sono quelle persone che cambiano spesso le proprie opinioni e non riescono a portare avanti nessun impegno; • “l’identità sotto ipoteca”: l’individuo si è assunto degli impegni adattandosi eccessivamente alle richieste degli altri.

  21. LA COSTRUZIONE DI NUOVI LEGAMI amicizia, banda e gruppo

  22. L’IMPORTANZA DEI COETANEI La ricerca del rapporto con i coetanei è l’espressione di due bisogni: • il bisogno di autonomia dalle figure genitoriali • il bisogno di fare nuove esperienze da affrontare da solo senza la tutela dell’adulto. Il gruppo funge da punto di appoggio per la realizzazione di questa autonomia e da rifugio, esso costituisce un luogo l’adolescente può davvero sentirsi alla pari.

  23. Tipi di gruppi In base alla natura della loro origine i gruppi si dividono in: • Gruppi non – volontari; • Gruppi semi – volontari; • Gruppi volontari.

  24. GRUPPO NON - VOLONTARIO Un esempio di gruppo non volontario è il gruppo classe che a prima vista può apparire compatto ed omogeneo ma che in realtà è costituito da sottogruppi volontari. All’interno del gruppo classe si distinguono tre figure principali: • il leader • il rifiutato • l’isolato

  25. GRUPPO SEMI - VOLONTARIO Costituisce un esempio di gruppo semi-volontario gli Scout. Questi gruppi vengono definiti semi-volontari perché generalmente l’ingresso in queste formazioni avviene su spinta e decisione del genitore e perché sono spesso gestiti da un adulto “capo”. Proprio per questi motivi spesso verso i 14 anni i ragazzi li abbandonano.

  26. GRUPPO VOLONTARIO Sono quei gruppi in cui l’individuo decide volontariamente i coetanei con cui stare. • l’amico/a del cuore • la banda o club • il gruppo vero e proprio

  27. GRUPPO VOLONTARIO L’amico/a del cuore. Generalmente è dello stesso sesso e della stessa età. L’amico è qualcuno disposto ad ascoltarlo e a comprenderlo senza dare giudizi e qualcuno con cui condivide interessi ed esperienze e con cui si confronta. Il confronto con una persona complementare consente all’adolescente la possibilità di comprendere meglio se stesso, le proprie difficoltà e i propri punti di forza.

  28. GRUPPO VOLONTARIO Gli elementi fondamentali che stanno alla base di un rapporto di amicizia sono tre: • la confidenza reciproca • la discrezione • l’esclusivismo

  29. GRUPPO VOLONTARIO La banda. E’ tipica della preadolescenza, è composta da persone dello stesso sesso (maschi) e di diversa estrazione sociale che vivono nello stesso quartiere. Poggia sul desiderio di avventura e di fare nuove esperienze in cui sperimentare se stessi e le proprie abilità (imparare ad andare in motorino, ad usare il computer, fare sport, ecc)

  30. GRUPPO VOLONTARIO Il club. E’ composto da ragazze della stessa età e rispetto alla banda è un gruppo più intimo basato principalmente sulla conversazione (ragazzi, musica, cinema, attori, cambiamenti e cura del corpo, primi innamoramenti, ecc)

  31. GRUPPO VOLONTARIO Il gruppo vero e proprio. E’ tipico dell’adolescenza ed è costituito sia da maschi sia da femmine che condividono le stesse esperienze, interessi, modi di vestire e di parlare. Ha un punto preciso in cui incontrarsi e generalmente l’attività privilegiata è la conversazione che permette ad ogni individuo la possibilità di ascoltare ed osservare gli altri e di verificare quali abilità sociali possiede.

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