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Servizi alla persona

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Servizi alla persona

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Presentation Transcript


  1. Servizi alla persona Per servizi alla persona si intendono tutti quei servizi che: “… richiedono prestazioni adattate a specifici bisogni della persona e risultano connotati da finalità non economiche, ma etiche, religiose e comunque ideali […] e che si fondano nella “relazione” tra soggetti…” (E. Menchetti) si pensi ai percorsi assistenziali sociali e sanitari calibrati sui bisogni individuali dei singoli, al peculiare rapporto tra docente/discente e tra soggetto formatore/soggetto che richiede formazione.” A cura di Manuela Naccari

  2. Welfare State • Tali servizi sono in carico allo Stato come definito dalla legge costituzionale e delegati alle Regioni, Province e Comuni attraverso una serie di normative che definiscono il welfare state. • Le prime forme di “Stato del benessere”, nascono nei paesi capitalisti verso la fine del 1800 ma la definizione di Stato sociale arriva nel 1942 con il governo inglese, ispirata dal rapporto Beveridge che proponeva un sistema unificato di sicurezza sociale a fronte di una crisi del sistema sociale.

  3. Il processo di rinnovamento Nel corso degli anni in base al periodo storico, sociale, culturale e di ideologie di governo: “…le politiche sociali nascono, si sviluppano e cambiano all’interno del reticolo degli stati e dei rapporti che le pubbliche istituzioni intrattengono con la società civile nell’interpretare i bisogni e le domande e nell’attivare le offerte di servizio…” P. Ferrario. Politica dei servizi sociali. Struttura, trasformazione, legislazione. Editore CarocciFaber, Roma, 2009

  4. Le principali riforme dei servizi alla persona a partire dagli anni ’70 Riforme sanitarie: Anni ‘70 Legge n. 833/1978 Anni ’90 D.Lgs. n 502/1992; n. 517/1993; n. 229/1999 Riforme delle Regioni e dei rapporti fra Stato/Regioni: Anni ’70 Legge n. 382/1975; D. Lgs. N. 616/1977 Anni ’90 D. Lgs. . 112/1998; Legge 142/90; Legge 285/97 Anni 2000 L. Cost. n 3/2001 Riforme del Terzo Settore Anni 90 legge n. 381/1991 Cooperative sociali; Legge n. 266/1991 Volontariato Anni 2000 legge n° 383/2000 Piani di zona e Associazionismo

  5. Federalismo Amministrativo • Già la riforma Bassaninie le successive integrazioni delineavano il federalismo amministrativo con la decentrazione dei poteri agli enti locali in visione di uno snellimento dei servizi. • La legge 112/98ha riordinato sulle materie di: • Sviluppo economico e di produzione • Territorio e ambiente • Servizi alla persona e alla comunità che ha sua volta sono diversificati in : • - Tutela della salute • - Servizi sociali • Polizia amministrativa

  6. “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato d’interventi e servizi sociali”sposta le prerogative di stato assistenziale a quelle di cittadinanza attiva. Il superamento della residualità degli interventi assistenziali all’interno delle politiche sociali complessive e il passaggio da interventi di tipo riparatorio e di lotta all’emergenza, ad interventi e servizi di tipo preventivo e promozionale. Legge Quadro n° 328 del 08.11.2000

  7. I principali cambiamenti della legge 328/2000 • Il superamento della residualità degli interventi assistenziali all’interno delle politiche sociali complessive e il passaggio da interventi di tipo riparatorio e di lotta all’emergenza, ad interventi e servizi di tipo preventivo e promozionale. • La realizzazione di una rete locale d’interventi e di servizi sociali con cui la Comunità assicura, a persone e famiglie, una protezione sociale attiva finalizzata alla prevenzione e contemporaneamente in grado d’individuare e valorizzare le risorse personali e familiari di ciascun cittadino/ utente. • Il riequilibrio territoriale di tutte le risorse finanziarie disponibili assicurando, tramite i Piani di Zona, una scelta di priorità strettamente connaturate con l’analisi dei bisogni e la cultura dei diversi ambiti territoriali.

  8. Finalità del Piano di Zona • Favorire la creazione di una rete di servizi ed interventi flessibili, stimolando risorse della comunità locale; • Qualificare la spesa; • Prevedere progetti, e servizi che migliorino la qualità della vita; interventi di contrasto alla povertà e di sostegno nelle situazioni di non autonomia. • Avremo così lo Stato che amministra a livello centrale i servizi attraverso i Ministeri, le Regioni che distribuiscono sulla base dei principi sopra elencati le risorse e gli Enti Locali: Province, Comuni e Asl che gestiscono i servizi attraverso appalti pubblici e convenzioni con il Terzo Settore.

  9. Riforma del Titolo V della Costituzione La L. C. 3/2001 modifica in maniera sostanziale i rapporti tra Stato e Regioni, dando a queste ultime competenze per la definizione della distribuzione delle risorse sulla base delle informazioni che arrivano dagli enti territoriali, potere legislativo e introducendo il principio di sussidiarietà

  10. Regioni, Province, Comuni, Città metropolitane, sono enti autonomi con propri statuti, poteri, funzioni Stato: legislazione esclusiva nelle materie che richiedono una necessaria unitarietà nazionale (politica estera, politiche migratorie, difesa, forze armate, sicurezza, moneta cittadinanza, previdenza sociale, norme generali sull’istruzione, ecc. ed anche “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il livello nazionale” Legislazione concorrente tra Stato e Regioni che definisce che “ nelle materie di legislazione concorrente spetta alle regioni la podestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello stato”. I poteri lgs.vi delle Regioni sono: istruzione scolastica salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione dell’istruzione e formazione professionale; tutela della salute; previdenza complementare e integrativa. Regioni:podestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla lgs.ne dello Stato. Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà".

  11. Tabella raffigurativa dei servizi Fonte: P. Ferrario

  12. Il fallimento del Welfare Lo scopo iniziale per cui era nato il welfare è stato sostituito dal bisogno dello stesso apparato amministrativo di prosecuzione ad esistere, scambiando questa logica con i propri fini e determinando così uno status quò diretto dal potere burocratico per la propria sopravvivenza e, di conseguenza l’indebitamento pubblico a cui l’Italia deve far fronte. Conseguenze: burocratizzazione erogazione standardizzate fredde e distanti collasso evidente nel sistema servizi/destinatari.

  13. Gli operatori che si trovano ad esercitare le proprie funzioni dipendono da normative sterili che hanno tolto il senso dell’operare e il significato alle azioni del proprio agire in funzione di scopi sempre più volti a mantenere, dal basso il proprio lavoro e, dall’alto il perpetuarsi degli standard definiti dalle normative europee in visone della sopravvivenza dell’ente stesso, creando così un disorientamento nello scopo del proprio operare e alimentando rabbia e frustrazione a chi necessita di tali prestazioni. Erogazione dei servizi alla persona

  14. Principio di sussidiarietà L’alternativa allo stato attuale delle cose può essere quella di un ritorno di poteri al cittadino nell’ottica della sussidiarietà che riconosce alla comunità il potere di autogestirsi e allo Stato quello di garante e sostenitore del veicolare del bene comune. Papa Giovanni Paolo II nell'enciclica Centesimusannus, del 1991, al n. 48, "disfunzioni e difetti nello Stato assistenziale derivano da un'inadeguata comprensione dei compiti propri dello Stato. Anche in questo campo deve essere rispettato il “principio di sussidiarietà”

  15. Il bisogno di significato nell’agire umano Ciò che serve all’uomo è il senso di ciò che fa, quali sono i significati del proprio agire, ridare senso all’umanità che è insita dentro ognuno di noi. Analizzare il clima relazionale delle personalità collettive e volgere uno sguardo al clima organizzativo dal punto di vista delle percezioni individuali dei vari attori. Osservare e analizzare sia il sistema delle relazioni interconnesse all’interno del contesto in cui sono inserite sia la percezione di soddisfazione del singolo operatore.

  16. Il metodo: la ricerca-intervento Coniata da K. Lewin (1951) che affermò che "nessuna azione è senza ricerca e nessuna ricerca è senza azione". Il privilegio della ricerca intervento sta nella filosofia che sottende il procedimento di ricerca. Mentre la ricerca sociale viene condotta principalmente per fare una "diagnosi", per conoscere una situazione, una ricerca/intervento si pone come obiettivo primario quello di modificare una situazione attraverso le conoscenze acquisite mediante la ricerca e, il soggetto della ricerca assume un ruolo attivo di partecipazione dei processi in atto.

  17. La ricerca-intervento poli-direzionale La ricerca si attiva contemporaneamente a livello macro sociale per quanto attiene l’organizzazione e i suoi componenti e a livello micro sociale intorno al contesto in cui il cliente beneficiario delle prestazioni è inserito. Andando ad analizzare le tre componenti fondamentali del modello prepossiano: Altri, Sé, Mondo

  18. Azione e auto-direzione L’analisi per migliorare la qualità relazionale allora si centra proprio su questo “senso dell’agire”, su ciò che l’individuo come essere umano percepisce delle proprie azioni e come questo percepire influisce nelle relazioni che si innescano dentro le strutture organizzative . Non è importante ciò che accade alle persone ma come esse interpretano o spiegano l’esperienza, questo aspetto determina l’azione che l’uomo intenzionalmente opera. “il significato esiste dentro di noi” (Mazirow 2004)

  19. Il valore della riflessione sull’esperienza lavorativa La motivazione interna, il senso di servizio, la capacità di incidere e di dirigere le proprie azioni sono frutto principalmente della propria capacità di auto definirsi come portatori di valore all’interno dei gruppi organizzati in cui si presta la propria opera. Per prevenire situazioni di demotivazione e stagnamento del proprio agire, la valorizzazione del proprio operare passa attraverso la socializzazione del proprio vissuto. La riflessione quindi deve connotarsi si sulla pratica utilizzata e condivisa ma non può prescindere dal vissuto emotivo dell’operatore nell’applicare tale pratica all’interno del contesto in cui opera.

  20. L'osservazione partecipante Intesa come coinvolgimento diretto del ricercatore con l’oggetto studiato, la sua interazione con gli attori sociali; un tipo di approccio con il quale si entra in contatto con il contesto che si vuole conoscere. E’ una strategia di ricerca nella quale il ricercatore si inserisce: in maniera diretta; per un periodo di tempo relativamente lungo in un determinato gruppo sociale,; nel suo ambiente naturale, instaurando un rapporto di interazione personale con i suoi membri; allo scopo di descriverne le azioni e di comprenderne, mediante un processo di immedesimazione, le motivazioni.

  21. Dal paradigma interpretativo La caratteristica principale dell'osservazione partecipante è la totale assenza di giudizio morale e l'atteggiamento di accettazione di quello che si osserva attraverso questa esperienza. L'operatore deve fare a meno di usare le proprie griglie interpretative precostituite, per non perdere l'originalità di ciò che sperimenta e per poter rilevare il potenziale creativo proprio di quella esperienza. In quest’ottica la rilevazione dei dati non è contaminata dalla soggettività del ricercatore, proprio perché da esso è vissuta, l’interpretazione diviene proprio una tecnica ricercata, purché siano stati processati i propri vissuti e l’operatore ne sia consapevole.

  22. Strumenti della ricerca intervento Griglia di osservazione : si annotano in maniera fenomenologia i fatti così come appaiono, cercando di dare voce al pensiero ed al senso dell’altro. Interviste semi-strutturate: per rilevare le percezioni e i modi di pensare e di vivere il proprio ambiente, una riflessione al senso che le persone danno a un dato fenomeno. Fanno parte del metodo narrativo, in cui le persone raccontandosi sperimentano subito una prima autoanalisi. Diario di bordo: vi si annota il vissuto e le percezioni degli operatori, il sapore, che quel dato luogo, quel dato clima ha avuto. La rielaborazione emotiva del proprio vissuto serve a discernere i propri sentimenti da quello che oggettivamente ho osservato, parte da una scelta epistemologica che è quella fenomenologica , per rimanere il più possibile vicini alla realtà per quello che appare, pur consapevoli che la propria biografia incide nell’interpretazione dei dati.

  23. Il counseling una professione a servizio delle professioni Chi meglio di un counselor sa leggere le dinamiche relazionali interne ed esterne di un ambiente? Egli sarà il facilitatore e il jolly nelle riunioni di équipe sia all’interno del proprio ambiente lavorativo sia nei network attivati a livello territoriale e si adopererà con competenza tecnica e affettiva per la costruzione di teams building

  24. La prevenzione nel modello di Prepos La ricerca qualitativa procede nel suo obiettivo se il ricercatore riconosce al contesto competenze e significati impliciti ed espliciti e si adopera per far emergere il senso che le persone danno al proprio agire, attraverso un atteggiamento non giudicante cioè uno spostamento dai propri modelli mentali. Si agisce all’interno di una cultura indagando sia la percezione che le regole, le dinamiche che coabitano proprio in quel gruppo di lavoro, attraverso l’osservazione quale strumento privilegiato per costruire una relazione significativa tra ricercatore e ricercato, per permettere di comprendere i fenomeni indagati e costruire insieme il significato dei dati raccolti.

  25. La prevenzione delle malattie relazionali nelle organizzazioni Nella ricerca intervento prepossiana i dati da analizzare prima di tutto sono le interazioni che si sviluppano all’interno di un team di lavoro riconducibili ai termini da noi utilizzati per definire gli attacchi ai sentimenti: demotivazioni, istigazioni, manipolazioni, oppressioni, intimidazioni, squalifiche e seduzioni. Tali attacchi se non prevenuti alimentano processi emozionali che si strutturano sotto forma di relazioni oppositive che noi chiamiamo: di insofferenza, di delusione, di logoramento, di evitamento, di fastidio, di incomprensione e di equivoco. “Giunte alla soglia di criticità tali relazioni conducono il gruppo ad un possibile punto di rottura: la social breakdown sindrome che collega il burn out individuale degli operatori con il mobbing nelle relazioni”.(Masini, Barbagli 2004)

  26. Modello teorico“euristico-riflessivo” Il Counselor è un facilitatore, da significato alle azioni, negozia le proposte per la risoluzione dei problemi. Le persone nella costruzione della realtà interpretano e spiegano ciò che fanno attraverso la percezione che hanno del loro sé, nell’espletazione di un ruolo. La narrazione delle proprie percezioni nella condivisione con gli altri aiuta alla comprensione. Il costrutto del significato permette di rilevare i punti di vista con cui i soggetti interpretano gli eventi, i punti di vista della gente cambiano la realtà. (E. Wanger, 2006)

  27. La negoziazione del significato La partecipazione alla costruzione di un prodotto/servizio e il senso acquisito dai partecipanti intorno all’agire per il raggiungimento di tale scopo, portano al processo di negoziazione del significato (Wanger 2004). Infatti la partecipazione fa cogliere il carattere sociale di ogni esperienza di vita e affinché possa auto-dirigere le persone per un bene comune è necessario far emergere le competenze tacide, i valori, le emozioni, le credenze, le motivazioni, ecc. insite già all’interno del gruppo/contesto e negoziare il significato attraverso un nuovo punto di vista non per forza condiviso ma riconosciuto.

  28. Empowerment Il termine empowermentche rimanda ad una strategia di miglioramento del clima relazionale. Empowering(togivethempower – dare potere agli altri) è quindi apertura relazionale agli altri mediante rispetto e fiducia reciproca. Con tale termine si intende lo sviluppo di competenze e professionalità, di emancipazione nei contesti lavorativi e di potenziamento della creatività a tutti i livelli delle organizzazioni fondato su processi di coinvolgimento, di responsabilizzazione e di autonomizzazione.Il concetto di empowerment sottende la valorizzazione del cittadino con le sue risorse in qualità di attore e protagonista per realizzare politiche di intervento coincidenti con la soddisfazione del bisogno.

  29. Il counselor facilitatore sociale Le persone oggi sono collocate in un ambiente di vita spazio-temporale che le induce a trovare soluzioni di adattabilità veloci e continue per rispondere alle incalzanti emergenze della vita quotidiana. Tale rincorsa aumenta in maniera esponenziale la fragilità di singoli e di interi gruppi sociali: a fronte di un'espansione del tempo distribuito in uno spazio senza confini si riduce la rete di sostegno primaria. I servizi pubblici non riescono più a dare risposte concrete e in tempo reale.

  30. Un intervento al servizio dell’umano Il counseling “è un’intervento di consulenza che si fonda sul sostegno personale, sull’orientamento, sull’empatizzazione reciproca tra il counselor ed il cliente”. Un counselornon si limita ad interagire con il cliente nell’ottica di guidarlo o consigliarlo, ma entra anche in merito ad alcune sue scelte comportamentali […]counseling entra così nel merito della motivazione delle scelte e della costruzione di significati connessi ai valori di riferimento della persona ma anche della comunità(Lo Staff di Prepos, 2006) Il counselorspinge a migliorare il funzionamento psicologico, l’efficacia e il benessere di individui che hanno incontrato dei problemi (non necessariamente malati) che generano infelicità e un livello di funzionamento al di sotto di quello desiderato. (Woolfe e Dryden 1996).

  31. Il counseling socio-educativo Il counselor opera inevitabilmente all’interno delle relazioni sociali come “sensore” delle dinamiche relazionali tra i gruppi all’interno del tessuto sociale, non solo in contesti formali, ma anche informali che richiedono modelli elastici e flessibili di approccio relazionale. Il modello di intervento richiede modalità specifiche di comunicazione, “parlare il linguaggio dell’altro” per il contatto diretto e privilegiato con certi gruppi difficilmente raggiungibili attraverso i classici modelli operativi dei servizi.

  32. Fonti storiche sul counseling La prima attestazione dell'uso del termine counseling per indicare un'attività rivolta a problemi sociali o psicologici risale al 1908 da parte di Frank Parson. Nel 1951 la parola counseling fu usata da Carl Rogersper indicare una relazione nella quale il cliente è assistito nelle proprie difficoltà senza rinunciare alla libertà di scelta e alla propria responsabilità. Negli Stati Uniti, attività di counseling si trovano fin dai primi anni del '900, quando alcuni operatori sociali adottano il termine per definire l'attività di orientamento professionale rivolta ai soldati che rientrano dalla guerra e che necessitano di una ri-collocazione professionale, successivi sviluppi avvengono per l'influenza di attività di ricerca e culturali tra i quali “l'assistenza sociale e infermieristica”.

  33. I primi counselors in Italia Il Italia si possono rintracciare attività affini al counseling nella storia dell'assistenza sociale che ebbe inizio intorno agli anni venti. Tali iniziative assistenziali, formalmente costituitesi nel 1929 avevano carattere filantropico e volontario, nascevano nello stesso periodo delle prime scuole per assistenti sociali. Una maggiore visibilità degli interventi di counseling si è avuta a seguito delle politiche sociali e sanitarie volte a fronteggiare il diffondersi dell'epidemia HIV/AIDS quando la legge n.135 del 1990 ha sancito che il test diagnostico deve essere preceduto e seguito da colloqui di Counselling.”

  34. Relazioni di aiuto nella comunità Il counselor diviene il “facilitatore relazionale del territorio” La sua azione tende a promuovere la qualità della vita e lo sviluppo della comunità attivando un processo che induca i soggetti che la compongono ad essere protagonisti, capaci di risolvere i propri problemi e soddisfare i propri bisogni, attraverso il concetto di community care. La comunità è una struttura aggregante capace di promuovere un maggior senso di identità e competenza sociale, capace di riflettere sugli stili educativi messi in atto e di partecipare attivamente alla progettazione del proprio futuro.

  35. La promozione dell’agio Il modello di riferimento si basa non tanto sulla rimozione del disagio quanto sulla promozione dell’agio, delle potenzialità, delle risorse, competenze e responsabilità dell’individuo per acquisire gli strumenti idonei alla gestione dei problemi che si incontrano. Ciò avviene attraverso il coinvolgimento attivo di tutti gli attori sociali, per rendere possibile la presa in carico del problema a tutta la comunità o più semplicemente per migliorare la qualità della vita di un intero territorio. Ma la mission del counselor deve potersi estendere oltre i limiti del disagio del singolo e giungere al cuore delle relazioni all’interno della comunità intera. Il problema del singolo è in definitiva il problema di tutta la comunità. Questa non può allora sottrarsi ad una revisione onesta e profonda sulla qualità delle relazioni che ha prodotto. E se un membro soffre, tutte le membra soffrono; mentre se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono insieme (1Corinzi 12:26)…perché siamo membra gli uni degli altri (Efesini 5:25).

  36. Il rispetto dei valori dei cittadini “…Lo scopo è quello di creare le condizioni per un’autonomia decisionale, attraverso la considerazione dei fattori coscienti come gli interessi, i gusti, le aspirazioni economiche, il prestigio sociale, e le inclinazioni profonde ed inconsce che rinviano ai bisogni affettivi di fondo e ai meccanismi di adattamento che sono alla base delle dinamiche personali e del modo di esistere dell’individuo. Scopo del counseling è quello di consentire all’individuo una visione realistica di sé e dell’ambiente sociale in cui si trova ad operare, in modo da poter meglio affrontare le scelte relative alla professione, al matrimonio, alla gestione dei rapporti interpersonali, con la riduzione al minimo della conflittualità dovuta a fattori soggettivi”.(U.Galimberti)

  37. La costruzione di relazioni significative L’approccio qualitativo per lo sviluppo di relazioni significative passa attraverso la percezione del vissuto dell’altro, attraverso il modello centrato sull’ empatia-affettiva, di ascolto attivo, e non giudicante, del riconoscimento delle storie dell’essere “essere umano”, nella predisposizione accogliente del setting entro cui la relazione avviene. Essere counselor “richiede una profonda empatia, la comprensione del carattere e delle tensioni interne della personalità, la capacità di accettare e rispettare gli altri senza falsi moralismi, l’umiltà di non imporre le proprie scelte di vita”. (R. May 1991).

  38. L’importanza della sicurezza sociale La comunità genera senso di appartenenza o emarginazione, agio o disagio, inclusione o esclusione. La comunità è il luogo in cui le persone sviluppano il senso di identità e di relazione.

  39. Senso di comunità

  40. Analisi conoscitiva del territorioProfilo di comunità Antropologico • Storia della comunità. • Fonti informative: Biblioteche, testimoni storici privilegiati Psicologico • Senso di appartenenza, fattori collettivi di identificazione, estenzione e densità reti sociali • Fonti informative: osservazione partecipante. Dei servizi • Socio-sanitari, socio-educativi, ricreativi e culturali • Fonti informative: Provveditorato agli studi, associazioni, terzo settore, Asl, enti locali. Territoriale • Estensione, composizione fisica, clima, risorse naturali, infrastrutture, degrado ambientale, suddivisione spazi( abitativo, lavorativo, tempo libero) e loro fruibilità. • Fonti informative: uffici comunali, enti erogatori di servizi (atam, trasporti,ecc)

  41. Profilo di comunità Demografico • Numero abitanti, divisione per fasce, incremento e decremento della popolazione, flussi migratori, mobilità. • Fonti informative: ufficio anagrafe, Asl (per gli extracomunitari) Delle attività produttive • Primarie, secondarie, terziarie, dati sull’occupazione, stabilità lavorativa, disoccupazione, lavoro nero, dispersione scolastica • Fonti informative: centri per l’impiego, ufficio lavoro, camera di commercio, sindacati. Istituzionale • Organizzazione politico/amministrativa, riferimenti ideologici, presenza istituzioni particolari (carcere, ospedale, commissariato ecc.) • Fonti informative: Consiglio comunale, parrocchia, uffici giudiziari

  42. La rete Sempre più siamo in una società fatta di organizzazioni; la nostra identità si costruisce anche attraverso l’appartenenza a queste…la metafora della rete ci suggerisce di leggere questo complesso intreccio come una trama in cui identifichiamo i fili, le connessioni, (gli scambi e le interazioni) e i nodi o i punti di incrocio rappresentati da singoli individui, singole organizzazioni, o parti di organizzazioni…la metafora della rete ci dice che ciascun osservatore ha nessi e scambi … con i poli ed è anch’esso un polo della rete…(L.Leone, 1993)

  43. La rete L'importanza della rete di supporto al progetto è fondamentale per la costruzione di relazioni entro le quali le persone si possono esprimere. L'attivazione delle reti informali in un territorio che siano in grado di rispondere ai bisogni del cittadino, promuovono nelle persone un senso di sicurezza e riconoscimento.

  44. Analisi Interorganizzativa

  45. Scuola di Counseling Relazionale PREPOS Docente Manuela Naccari tel. 338 3536311 E mail - manuelanaccari@prepos.com

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