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PASCAL (limiti della scienza; miseria e grandezza dell’uomo)

PASCAL (limiti della scienza; miseria e grandezza dell’uomo). prof. Michele de Pasquale. la scienza è impotente di fronte ai problemi esistenziali

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PASCAL (limiti della scienza; miseria e grandezza dell’uomo)

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Presentation Transcript


  1. PASCAL(limiti della scienza; miseria e grandezza dell’uomo) prof. Michele de Pasquale

  2. la scienza è impotente di fronte ai problemi esistenziali “ Avevo trascorso molto tempo nello studio delle scienze astratte e quel po' di esperienza che se ne può avere me ne aveva disgustato. Quando ho iniziato a studiare l'uomo, ho visto che le scienze astratte non si confanno all'uomo, e che sbagliavo più io ad approfondirle che gli altri ignorandole. Ho scusato gli altri di saperne poco. Ma ho creduto di trovare molti compagni nello studio dell'uomo, e che questo fosse il vero studio adatto a lui. Mi sono ingannato: sono ancora meno di quelli che studiano la geometria. È solo per non saper studiare l'uomo che si studia il resto. O forse non è questa la scienza che l'uomo deve possedere, ma è meglio per lui ignorarsi, se vuole essere felice?” (Pascal, Pensieri, 144)

  3. la cosa più preziosa per l’uomo non è la scienza, ma la conoscenza di se stesso “ Bisogna conoscere se stessi: quand’anche ciò non servisse a trovare il vero, serve almeno a regolare la propria vita, e non v’è niente di più giusto.” (Pascal, Pensieri, 66) “ Vanità delle scienze. La scienza delle cose esteriori non mi consolerà dell’ignoranza della morale, nei momenti di afflizione; ma la scienza dei costumi sempre mi consolerà dell’ignoranza delle scienze esteriori.” (Pascal, Pensieri, 67)

  4. miseria dell’uomo “ Fin dall'infanzia opprimiamo gli uomini con le preoccupazioni per il loro onore, i loro beni, i loro amici, e ancor più per i beni e l'onore dei loro amici, li opprimiamo con le preoccupazioni, con l'apprendimento delle lingue e gli esercizi, e facciamo loro credere che non potranno essere felici se la loro salute, l'onore, la fortuna, e quelle dei loro amici non saranno in buone condizioni, e che sarà sufficiente la mancanza di una sola cosa per renderli infelici. Così si danno loro incarichi e affari che li mettono in agitazione fin dall'alba. - Ecco, direte, un modo ben strano per renderli felici; si potrebbe escogitare qualcosa di meglio per renderli infelici? - Come, cosa si potrebbe escogitare? Basterebbe togliere loro tutte le preoccupazioni, perché allora si vedrebbero e penserebbero a ciò che sono, da dove vengono, dove vanno, e per questo non li si occupa e non li si distrae mai abbastanza. Per questo, dopo avergli preparato tante occupazioni, se resta loro qualche momento di tregua, li si consiglia di impiegarlo a divertirsi, a giocare, a impegnarsi sempre totalmente in qualcosa. Com'è profondo il cuore dell'uomo e pieno di abiezione!” (Pascal, Pensieri, 143)

  5. sproporzione nell’uomo “ Noi desideriamo la verità, e non troviamo in noi che incertezza. Noi cerchiamo la felicità, e non troviamo che miseria e morte. Noi siamo incapaci di non desiderare la verità e la felicità, e siamo incapaci della certezza e della felicità. Questo desiderio ci è lasciato sia per punirci, sia per farci sentire da dove siamo caduti” (Pascal, Pensieri, 437)

  6. quando l’uomo si distoglie dal divertissement, cade nella noia “ Noia. Niente è tanto insopportabile per l'uomo come il rimanere in un riposo assoluto, senza passione, senza affari, senza divertimento, senza applicarsi. Allora avverte il proprio nulla, l'abbandono, l'insufficienza, la dipendenza, l'impotenza, il vuoto. Dal fondo della sua anima uscirà quanto prima la noia, l'orrore, la tristezza, il dolore, il dispetto, la disperazione.” (Pascal, Pensieri, 131)

  7. l’uomo è una canna pensante “ L'uomo non è che un fuscello, il più debole della natura, ma è un fuscello che pensa. Non è necessario che l'universo intero si armi per spezzarlo, bastano un po' di vapore, una goccia d'acqua, per ucciderlo. Ma anche quando l'universo lo spezzasse, l'uomo rimarrebbe ancora più nobile di ciò che lo uccide, poiché sa di morire, mentre del vantaggio che l'universo ha su di lui, l'universo stesso non sa niente. Ogni nostra dignità consiste dunque nel pensare. Su ciò dobbiamo far leva, non sullo spazio e sulla durata, che non sapremmo colmare. Sforziamoci dunque di pensare correttamente: ecco il principio della morale.” (Pascal, Pensieri, 347)

  8. l’uomo è grande perché si riconosce miserabile ” La grandezza dell’uomo è grande in questo, che egli si riconosce miserabile. E’ dunque esser miserabile il conoscersi miserabile; ma è essere grande il conoscere che si è miserabile.” (Pascal, Pensieri, 397)

  9. la filosofia deve chiedere aiuto al cristianesimo per risolvere i problemi dell’uomo “La vera eloquenza si prende gioco dell'eloquenza, la vera morale si prende gioco della morale; la morale del giudizio, voglio dire, si prende gioco della morale dell'intelletto che è priva di regole. Al giudizio appartiene il sentimento, come le scienze appartengono all'intelletto. L'intuizione sta al giudizio come la geometria sta all'intelletto. Prendersi gioco della filosofia significa davvero far filosofia.” (Pascal, Pensieri, 4) “L’ultimo progresso della ragione è di riconoscere che c’è un’infinità di cose che la sorpassano; essa non è che debole cosa, se non giunge fino a conoscere questo. Ma, se le cose naturali la sorpassano, che dire di quelle soprannaturali?” (Pascal, Pensieri, 267) “Non c’è nulla di così conforme alla ragione come questa sconfessione della ragione” (Pascal, Pensieri, 272)

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