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IL TERMOVALORIZZATORE DI BRESCIA

IL TERMOVALORIZZATORE DI BRESCIA. Istituto comprensivo G.B. Rubini Rodolfi Chiara, Tomasoni Giulia Classe 3^ c. Indice. Localizzazione, data costruzione e attività del termovalorizzatore Spiegazione a livello generico Com’è fatto Visione interna del termovalorizzatore

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IL TERMOVALORIZZATORE DI BRESCIA

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Presentation Transcript


  1. IL TERMOVALORIZZATORE DI BRESCIA Istituto comprensivo G.B. Rubini Rodolfi Chiara, Tomasoni Giulia Classe 3^ c

  2. Indice • Localizzazione, data costruzione e attività del termovalorizzatore • Spiegazione a livello generico • Com’è fatto • Visione interna del termovalorizzatore • Funzionamento • Funzionamento • Effetti positivi per la città e i cittadini • Effetti negativi per la città e i cittadini • Situazione europea • Il grafico per l’Europa • Situazione italiana • Il grafico in Italia • Opinioni • Articolo pubblicato su «Nazione» • Articolo: dal «Giornale di Brescia» • Articolo: dal «Giornale di Bergamo» • Conclusioni

  3. Localizzazione, data costruzione e attività del termovalorizzatore A Brescia, in prossimità della città in via Cadizzoni, vicino all’ autostrada A4, c'è uno dei termovalorizzatori più grandi d'Europa (ca. 750 000 tonnellate l'anno: il triplo di quello di Vienna) che soddisfa da solo circa un terzo del fabbisogno di calore dell'intera città. Recupera dai rifiuti circa 600 milioni di chilowattora elettrici e 750 milioni di chilowattora termici l'anno. Il termovalorizzatore di Brescia è entrato in esercizio nel 1998 (con due linee) e nel 2004 (con la terza linea). L’impianto recupera energia elettrica e termica dai rifiuti non utilmente riciclabili come materiali. Garantisce emissioni molto inferiori alle disposizioni delle leggi italiane e delle direttive comunitarie. E’ stato premiato il 16 ottobre 2006, quando, gli è stato affidato il premio del migliore di tutto il mondo dalla Columbia University di New York.

  4. Spiegazione a livello generico Gli inceneritori sono impianti principalmente utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti mediante un processo di combustione ad alta temperatura (incenerimento) che dà come prodotti finali un effluente gassoso, ceneri e polveri. Il termovalorizzatore è un impianto che smaltisce i rifiuti mediante un processo di combustione ad alta temperatura compresa fra 850° C e 1050° C. Negli impianti più moderni, il calore sviluppato durante la combustione dei rifiuti è recuperato e utilizzato per produrre vapore, che poi genera energia elettrica o termica con conseguente risparmio di risorse naturali.

  5. Com’è fatto E' essenzialmente composto da un forno all'interno del quale sono bruciati i rifiuti, a volte anche con l'ausilio di gas metano, che serve a innalzare la temperatura di combustione. Il calore prodotto porta a vaporizzazione l'acqua in circolazione nella caldaia posta a valle, e, il vapore così generato, attiva una turbina che trasforma l'energia termica in energia elettrica.

  6. Visione interna del termovalorizzatore

  7. Funzionamento Il funzionamento di un inceneritore può essere suddiviso in 6 fasi: 4.Produzione di energia elettrica Il vapore generato mette in movimento una turbina che, accoppiata ad un motoriduttore ed alternatore, trasforma l'energia termica in energia elettrica. 5.Estrazione delle ceneri Gli elementi dei rifiuti non combustibili (circa il 10% del volume totale e il 30% in peso, rispetto al rifiuto in ingresso) sono raccolti in una vasca piena d'acqua posta a valle dell'ultima griglia. Le scorie, raffreddate in questo modo, sono quindi estratte e smaltite in discariche speciali, mentre le polveri fini (circa il 4% del peso del rifiuto in ingresso) intercettate dai sistemi di filtrazione sono normalmente classificate come rifiuti speciali pericolosi. Entrambe sono smaltite in discariche per rifiuti speciali; esistono esperienze di riuso delle ceneri pesanti. 6.Trattamento dei fumi Dopo la combustione, i fumi caldi passano in un sistema multi-stadio di filtraggio, per l'abbattimento del contenuto di agenti inquinanti sia chimici sia solidi. Dopo il trattamento e il raffreddamento, i fumi sono rilasciati in atmosfera a circa 140° 1.Arrivo dei rifiuti Provenienti dagli impianti di selezione del territorio (ma anche direttamente dalla raccolta del rifiuto indifferenziato), i rifiuti vengono stoccati in un'area dell'impianto dotata di sistemi di aspirazione, per evitare il disperdersi di cattivi odori. Mediante una gru, i rifiuti sono depositati nel forno. 2.Combustione Il forno è solitamente dotato di una o più griglie mobili per permettere il continuo movimento dei rifiuti durante la combustione. Una corrente d'aria forzata è inserita nel forno per apportare la necessaria quantità di ossigeno che permetta la migliore combustione, mantenendo così molto alta la temperatura (fino a 1000° C e più). Per mantenere tali temperature, qualora il potere calorifico del combustibile sia troppo basso, talvolta è immesso del gas metano. 3.Produzione del vapore La forte emissione di calore prodotta dalla combustione di metano e rifiuti porta a vaporizzare l'acqua in circolazione nella caldaia posta a valle, per la produzione di vapore.

  8. Funzionamento

  9. Effetti positivi: per la città e i cittadini VANTAGGI: • Lo stoccaggio dei rifiuti avviene in una fossa di accumulo “chiusa" per evitare la fuoriuscita di cattivi odori. • L’incenerimento dei rifiuti porta ad una notevole riduzione del loro volume. • L’incenerimento dei rifiuti produce, inoltre, un buon recupero di energia sotto forma di calore. • Non richiede vaste superfici. • La combustione distrugge completamente le sostanze organiche pericolose. • I fumi generati sono poi trattati e depurati in un´apposita sezione degli impianti.

  10. Effetti negativi: per la città e i cittadini SVANTAGGI: • Possibili emissione di agenti tossici (diossine, ecc.) ed inquinanti. • Produzione di scorie e fumi, aumento di polveri sottili nell’aria. • Non facilmente accettato dalla popolazione. • Elevati costi di gestione e di manutenzione. • Maggiori rischi di malattie per gli abitanti della zona.

  11. Situazione europea In Europa sono attivi più di 350 impianti di termovalorizzazione o incenerimento, distribuiti in 18 nazioni. Impianti di questo genere sono da tempo inseriti anche in contesti urbani, come ad esempio a Vienna, Parigi, Londra, Copenaghen, Montecarlo, Amburgo, Amsterdam. Alcuni Paesi ne fanno largo uso: - Svizzera il 100% del rifiuto è incenerito - Danimarca il 50% del rifiuto è incenerito -Svezia il 45% del rifiuto è incenerito In Olanda sorgono alcuni tra i più grandi inceneritori d´Europa, che permettono di smaltire fino ad un milione e mezzo di tonnellate di rifiuti l´anno. In Italia i termovalorizzatori sono 51, di cui 29 soltanto nel nord Italia. In Campania, oltre ad Acerra, sono due i termovalorizzatori previsti dal decreto 23 maggio 2008, n. 90 che verranno realizzati a Napoli e Salerno.

  12. Il grafico per l’Europa

  13. Situazione italiana In Italia l'incenerimento dei rifiuti è una modalità di smaltimento minoritaria, ma comunque nella media dei paesi europei anche a causa dei dubbi che permangono sulla nocività delle emissioni nel lungo periodo e delle conseguenti resistenze della popolazione: la maggior parte dei circa 3,5 milioni di tonnellate di combustibile da rifiuti italiani viene incenerita in impianti del Nord, e il totale nazionale ammonta a circa il 12% sul totale dei rifiuti solidi urbani. Da notare che la produzione di RSU della provincia di Brescia è minore della capacità dell'impianto, per cui per far funzionare a pieno regime i forni devono essere reperite circa 200 000 tonnellate l'anno di rifiuti di altra provenienza e/o tipologia, costituiti da biomasse. A Trezzo sull'Adda, in provincia di Milano, c'è uno dei più moderni termovalorizzatori in esercizio in Europa. Nel resto del settentrione sono diffusi principalmente piccoli impianti a scarso livello tecnologico con basso rendimento, per i quali sono necessari dei rammodernamenti (come a Desio, Valmadrera e Cremona). A Colleferro è stato posto sotto sequestro l'impianto, mentre l'impianto di Brindisi è stato chiuso in seguito ad un filone che vedeva oggetto di inchiesta la manomissione dei sistemi di controllo delle emissioni. Per lo stesso motivo è stato fermato l'inceneritore del Pollino (o di Falascaia) a Pietrasanta. In Italia la gestione dei rifiuti è più problematica e si va differenziando da regione a regione. L'infiltrazione della criminalità e traffici illeciti come la cattiva gestione della cosa pubblica rende difficile la gestione del problema rifiuti in alcune regioni meno "virtuose". Gli interessi sono tali da aver impedito qualunque soluzione diversa dalle discariche mal gestite e poco controllate: quindi sia la raccolta differenziata che il ripiego sugli inceneritori sono a tutt'oggi a livelli marginali e la stessa realizzazione di discariche a norma ha presentato problemi. Tale precaria situazione ha portato a numerose emergenze sul fronte smaltimento dei rifiuti specialmente in Campania.

  14. Il grafico in Italia Il grafico mette a confronto il numero di termovalorizzatori nelle regioni italiane. La Lombardia, è la regione con più termovalorizzatori. La Toscana e l’ Emilia Romagna, regioni del centro sono a pari merito. I termovalorizzatori nel Sud sono scarsi.

  15. Opinioni Alcune proteste mostrate su cartelli contro l’ inceneritori Il grafico mostra la destinazione dei rifiuti nei capoluoghi lombardi.

  16. Articolo pubblicato su “Nazione”, il 2 dicembre 2008. Scritto da Silvia Bini, come già anticipa il titolo racconta l’aumento di tumori provocati dalla vicinanza dell’ inceneritore.

  17. Articolo: dal “Giornale di Brescia”, articolo pubblicato il 1 marzo 2012. A Brescia i rifiuti dei bergamaschi Al termovalorizzatore di Brescia buona parte dei rifiuti bergamaschi. E' questo il nodo dell'accordo stilato dalla Provincia di Bergamo per ottenere una tariffa di incenerimento inferiore: 92 euro a tonnellata anziché 113. Alla base proprio lo "smistamento" dei rifiuti, ottenuto rompendo il monopolio che prevedeva l'incenerimento in modo pressoché esclusivo nel termovalorizzatore Rea di Dalmine. A questo punto parte dei rifiuti bergamaschi verranno, invece, inceneriti a Brescia, al termovalorizzatore di A2a, dove è stato possibile per la Provincia di Bergamo spuntare prezzi inferiori. "La Provincia di Bergamo ha fatto da apripista, adesso sta alla Regione, con un'apposita legge, estendere a tutti i cittadini lombardi la liberalizzazione vera dello smaltimento dei rifiuti che permetterà di ottenere tariffe inferiori, meno costi e meno inceneritori".

  18. Articolo dal “Giornale di Bergamo” che parla delle tariffe per lo smaltimento di rifiuti pubblicato il 2 marzo 2012. “Rifiuti a Brescia con lo sconto” Una buona notizia per lo smaltimento dei rifiuti in provincia di Bergamo, una meno positiva, molto probabilmente, per Brescia. La Provincia ha infatti ottenuto una tariffa di incenerimento più bassa (92 euro a tonnellata anziché 113) «liberalizzando» le attività di smaltimento. Prima infatti, come ricorda in una nota l’ente di via Tasso, i rifiuti venivano trattati esclusivamente nel termovalorizzatore Rea di Dalmine.Ora invece buona parte dei rifiuti bergamaschi verranno inceneriti a Brescia nel termovalorizzatore di A2A, dove è stato possibile spuntare prezzi decisamente inferiori e dunque più convenienti per i contribuenti bergamaschi. La Provincia, nell’ultima convenzione con Rea aveva spuntato un massimo di 113 euro a tonnellata, dando nel frattempo libertà alle Società di servizi e ai Sindaci di conferire i rifiuti dei propri Comuni negli impianti (anche fuori provincia) dove avrebbero spuntato il miglior prezzo. La Provincia si è messa all’opera e alla fine è riuscita a trovare una soluzione vantaggiosa.«Aprendo la fase della concorrenza è stato possibile spuntare un costo di 92 euro a tonnellata e costringere la Rea ad abbassare le tariffe a sua volta, con un evidente risparmio per la collettività», ha commentato con evidente e comprensibile soddisfazione il presidente Ettore Pirovano. «Abbiamo lavorato duro per ottenere questo risultato - ha commentato il presidente della Provincia - e nonostante le denigrazioni e gli attacchi subiti dalle opposizioni in Consiglio provinciale, ce l’abbiamo fatta».

  19. Conclusioni A Brescia, in conclusione, siamo di fronte negli ultimi anni ad un sostanziale fallimento della raccolta differenziata, evidentemente poco gradita all’inceneritore perché gli sottrae proficuo alimento. Ma quel che è più grave è che a questa situazione ormai tutti si siano adeguati e che non si faccia nulla per invertire la tendenza se troppo dannosa ("Tanto c’è l’inceneritore che se ne occupa!"), nonostante sia chiaro che Brescia non riuscirà a rispettare neppure l’obiettivo fissato dal Decreto Ronchi per il 2003, cioè 35% di raccolta differenziata, poiché con il trend degli ultimi anni a malapena si raggiungerà il 30%. Del resto, come si è visto, lo stesso Decreto Ronchi viene contraddetto proprio nell’indicazione strategica, cioè la riduzione dei rifiuti. Un inceneritore in generale è sinonimo di un effetti negativo. Uno è che per funzionare ha bisogno di rifiuti per cui ne incrementa la produzione. A Brescia si è stimata una produzione di rifiuti enormi: si produce in media 2 kg di rifiuti pro capite. Nelle zone dove si fa la raccolta differenziata, porta a porta in modo corretto, si parla di un kg pro capite.

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