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Aspetti algoritmici connessi alla sicurezza nei sistemi informatici distribuiti

Aspetti algoritmici connessi alla sicurezza nei sistemi informatici distribuiti. Testo consigliato. Crittografia , P. Ferragina e F. Luccio, Ed. Bollati Boringhieri, € 16. Sommario. Introduzione computer security vs network security attacchi, meccanismi di sicurezza

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Aspetti algoritmici connessi alla sicurezza nei sistemi informatici distribuiti

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  1. Aspetti algoritmici connessi alla sicurezza nei sistemi informatici distribuiti

  2. Testo consigliato • Crittografia, P. Ferragina e F. Luccio, Ed. Bollati Boringhieri, € 16.

  3. Sommario • Introduzione • computer security vs network security • attacchi, meccanismi di sicurezza • Cenni di crittografia • Crittografia a chiave privata • Crittografia a chiave pubblica • Applicazioni di network security (??) • servizi di autenticazione (firma digitale)

  4. Computer security vsnetwork security • Computer security: misure per proteggere le informazioni di un calcolatore • Network security: misure per proteggere lo scambio di informazioni durante la loro trasmissione

  5. Network security • L’era di Internet… • Informazioni distribuite • Posta elettronica • Commercio elettronico • Transazioni finanziarie • …e le nuove problematiche di sicurezza • sicurezza delle reti locali • da attacchi esterni • da impiegati infedeli • sicurezza delle applicazioni (e-mail, http, ftp,…)

  6. Problemi base • Le reti sono insicure perché molte delle comunicazioni avvengono in chiaro • Spesso non c’è autenticazione dei server, ma solo (e non sempre) degli utenti • Le connessioni non avvengono tramite linee punto-punto ma • attraverso linee condivise • tramite router di terzi

  7. Attacchi alla sicurezza su reti

  8. Sicurezza dei dati: paradigmi • Segretezza: evitare che i dati inviati da un soggetto A a un soggetto B vengano compresi da un terzo soggetto C. • Autenticazione: verificare l’identità di chi manda o riceve i dati. • Integrità: essere sicuri che i dati ricevuti siano uguali a quelli inviati. • Non ripudio: evitare che chi manda dei dati possa in futuro negare di averli mandati (firma digitale).

  9. Meccanismi di sicurezza • Esiste una grande varietà di meccanismi atti a garantire la sicurezza dei dati, quasi tutti basati su tecniche crittografiche • La crittografia (dal greco kryptos, nascosto, e graphein, scrivere) è la disciplina che si occupa dello studio delle scritture “segrete”.

  10. Cenni storici • La crittografiaè una scienza antichissima utilizzata nell’antichità per nascondere il contenuto di messaggi scritti. • La crittografia conobbe un enorme sviluppo durante la Seconda Guerra Mondiale, quando il matematico inglese Alan Turing formalizzò la teoria necessaria per decrittare il crittosistema tedesco Enigma. • Nel 1949 Shannon pubblicò un articolo che diede l’inizio a quella che oggi viene chiamata la Teoria dell’Informazione, che assieme alla Teoria della Probabilità, la Teoria della Complessità e la Teoria dei Numerigettò le basi della Crittografia Moderna.

  11. Crittosistema Def.: Un crittosistema (o cifrario)è una quintupla (M,C,K,Cod,Dec), dove, • M: insieme finito dei testi in chiaro • C: insieme finito dei testi cifrati • K: insieme delle possibili chiavi • Cod: MK→C funzione di cifratura (iniettiva e invertibile) • Dec: CK→M funzione di decifratura Se Cod e Dec utilizzano la stessa chiave per cifrare e decifrare un dato testo, allora si parla di crittosistema simmetrico, altrimenti di crittosistema asimmetrico.

  12. Garantire la segretezza Principio di Kerckhoffs: “La sicurezza di un sistema crittografico deve essere basata esclusivamente sulla inespugnabilità della chiave (gli algoritmi di cifratura e decifratura devono essere considerati noti, e il testo cifrato in transito deve essere considerato pienamente leggibile).”

  13. Algoritmi a chiave simmetrica • Chiave simmetrica: i due soggetti (A e B) usano la stessa chiave K per codificare e decodificare i dati. • Gli algoritmi di crittografia sono pubblici  la chiave simmetrica deve essere segreta  il principale problema è lo scambio della chiave!

  14. Lo scenario a chiave simmetrica

  15. Il problema della trasmissione della chiave • Volendo utilizzare un cifrario simmetrico per proteggere le informazioni tra due interlocutori come posso scambiare la chiave segreta? • Devo utilizzare una canale sicuro di comunicazione (oppure A e B devono essersi preventivamente accordati)

  16. Un primo esempio di cifrario a chiave simmetrica: il cifrario di Cesare • Consideriamo l’alfabeto italiano, e costruiamo un cifrario che sostituisce ad ogni lettera di questo alfabeto la lettera che si trova 3 posizioni in avanti. • Ad esempio il testo in chiaro “algoritmi distribuiti” viene cifrato nel crittogramma “dolrunzpn gnvzuneanzn”. • Anche se la chiave rimane segreta, è facilmente attaccabile tramite approcci statistici.

  17. La crittoanalisi statistica • Tramite l’utilizzo di tecniche statistiche sulla frequenze dei caratteri o sottostringhe del testo cifrato si ottengono informazioni utili sul testo in chiaro.

  18. Crittoanalisi del cifrario di Cesare • Il cifrario di Cesare, come la maggior parte dei cifrari storici basati tu trasposizioni e traslazioni, può essere facilmente violato utilizzando tecniche statistiche (crittoanalisi statistica). • Si analizzano le frequenze relative dei caratteri nel testo cifrato e le si confrontano con quelle di una lingua conosciuta, ad esempio l'italiano. • Con queste informazioni si ottiene un’ottima approssimazione del testo in chiaro NOTA: Il cifrario di Cesare può essere facilmente violato anche con un approccio esaustivo: basta testare le 21 possibili traslazioni (i.e., chiavi) fino ad ottenere un testo comprensibile!

  19. Cifrari perfetti • Un crittosistema si dice perfetto se il testo in chiaro e quello cifrato sono statisticamente indipendenti. • Formalmente, definiamo un cifrario perfetto come segue: la comunicazione tra A e B è vista come un processo stocastico (cioè variabile in modo aleatorio nel tempo) in cui: • P(m): probabilità che il messaggio spedito sia m; • P(m|c): probabilità che il messaggio spedito sia m avendo visto transitare il messaggio cifrato c; Def.: Un cifrario è perfetto se per ogni mM e per ogni cC vale la relazione: P(m|c) = P(m).

  20. Due cifrari molto imperfetti • Supponiamo che P(m)=p, 0<p<1, e che P(m|c)=0≠p; allora, un crittoanalista che vede transitare c, è in grado di dedurre che il messaggio spedito non può essere m! • Supponiamo adesso che P(m)=p, 0<p<1, e che P(m|c)=1≠p; allora, un crittoanalista che vede transitare c, è in grado di dedurre che il messaggio spedito corrisponde ad m! • In tutti i casi intermedi in cui P(m|c)≠p, il crittoanalista può fare delle deduzioni osservando i messaggi cifrati in transito!

  21. Impraticabilità dei cifrari perfetti Teorema (Shannon): condizione necessaria affinché un crittosistema sia perfetto è che |K|≥|M|. Dim.: Osserviamo che |M|≤|C|. Se per assurdo fosse |K|<|M|, allora |K|<|C|. Sia m un messaggio arbitrario t.c. P(m)=p≠0. Allora, da esso possono essere generati al più |K| messaggi cifrati (uno per ogni chiave). Ne consegue che esiste almeno un messaggio cifrato c* che non è immagine di m, ovvero: P(m|c*)=0≠p=P(m) contro l’ipotesi di perfezione. □

  22. Un cifrario (simmetrico) perfetto • One-time pad (G. Verman, AT&T, 1917): • Si costruisce una grande chiave casualek nota ad A e B (e non pseudocasuale…questo impedisce l’uso di generatori algoritmici, e impone lo scambio della chiave!), ad esempio utilizzando un rivelatore di raggi cosmici • Il testo cifrato è costruito tramite uno XOR bit a bit (ricorda: 10=01=0; 11=00=1) fra il messaggio in chiaro m e la chiave casuale k c=mk • B ricostruisce m=ck (infatti xyy=x) • La chiave non deve mai essere riutilizzata (one-time pad).

  23. One-time pad è perfetto! Dobbiamo mostrare che P(m|c)=P(m). Siano m e c di n bit; dal Teorema di Bayes si ha: P(m|c)=P(m∩c)/P(c) dove P(m∩c) è la probabilità che A abbia generato il messaggio m e lo abbia cifrato come c; allora P(m∩c)=P(m∩c=mk)=P(m)P(c=mk)=P(m)2-n mentre: P(c)=∑m P(m∩c)= ∑m P(m)2-n=2-n ∑m P(m)=2-n P(m|c)=P(m)2-n/2-n=P(m). □ indipendenza statistica di m e c

  24. One-time pad è solo teoricamente perfetto… • In pratica, come fanno A e B a scambiarsi la chiave k? • La soluzione è accordarsi preventivamente su una supersequenza di bit casuali, da consumare a mano a mano che ci si scambiano messaggi…bisognerà solo specificare la porzione della supersequenza da usare di volta in volta. • La supersequenza va trasferita a priori con metodi tradizionali (messaggero…) • La linea rossa Cremlino-Casa Bianca è secretata (si dice…) con il metodo one-time pad!

  25. Dalla perfezione alla realtà… • A fronte dei cifrari perfetti (ovvero dimostrabilmente sicuri ma praticamente inutilizzabili) esistono anche cifrari: • Computazionalmente sicuri – Il problema crittoanalitico (ovvero di decrittazione di un testo cifrato senza conoscere la chiave) è computazionalmente intrattabile. • Probabilisticamente sicuri – Sono cifrari di cui è stata dimostrata l’inattaccabilità, a patto che non si verifichino alcuni eventi improbabili. • Tutti i cifrari moderni realmente utilizzati appartengono alla classe dei computazionalmente sicuri.

  26. Lo stato dell’arte dei cifrari simmetrici imperfetti: Rijndael • Sviluppato da Joan Daemen e Vincent Rijmen, ha vinto la selezione per l’Advanced Encryption Standard (AES) nel 2000. Ufficialmente il Rijndael è diventato lo standard per la cifratura del XXI secolo a chiavi simmetriche. • Il cifrario utilizza chiavi di lunghezza variabile a 128, 192, 256 bit (generate da un gestore esterno), ed una rete di “confusione del messaggio”, in cui si eseguono molteplici operazioni (circa 10) di trasposizione, xoring e sostituzione di blocchi di messaggio di lunghezza pari a quella della chiave.

  27. I limiti dei metodi a chiave simmetrica • Un canale sicuro di comunicazione per scambiarsi la chiave segreta esiste veramente nella realtà? E se esistesse, perché ricorrere alla crittografia??? • Inoltre, per una comunicazione sicura tra n utenti, si dovranno scambiare in tutto (n-1)*n/2 chiavi, ad esempio con 100 utenti occorreranno 4950 chiavi!

  28. Algoritmi a chiave asimmetrica • Chiave Pubblica/Privata: Ogni soggetto Sha • una propria chiave pubblica Kpub(S), nota a tutti; • una propria chiave privata Kpriv(S)nota solo a lui. • I requisiti che un algoritmo a chiave pubblica deve soddisfare sono: • i dati codificati con una delle chiavi possono essere decodificati solo con l’altra; • la chiave privata non deve mai essere trasmessa in rete; • deve essere molto difficile ricavare una chiave dall’altra (in particolare la chiave privata da quella pubblica).

  29. I vari scenari a chiave pubblica Primo scenario: A codifica con la chiave pubblica associata a B, il quale decodifica con la propria chiave privata: garantisce segretezza e integrità (non l’autenticità, perché tutti possono codificare, non solo A)

  30. I vari scenari a chiave pubblica Secondo scenario: A codifica con la propria chiave privata il messaggio da inviare a B, il quale decodifica con la chiave pubblica associata ad A: garantisce autenticità e non ripudiabilità (non la segretezza, perché tutti possono decodificare)

  31. I vari scenari a chiave pubblica Terzo scenario: A codifica con la chiave pubblica associata a B ed autentica (i.e., firma) con la propria chiave privata: garantisce segretezza, integrità, autenticità e non ripudiabilità!

  32. La nascita dei sistemi PKI • Dove trovo le chiavi pubbliche dei miei destinatari? • Creazione di “archivi di chiavi pubbliche”, i public key server. • Ma chi mi garantisce la corrispondenza delle chiavi pubbliche con i legittimi proprietari? • Nascita delle certification authority (CA) (ad esempio, in Italia per la PEC, le Poste Italiane) • A questo punto chi garantisce la validità delle certification authority? • Atto di fede!

  33. La matematica dei sistemi a chiave pubblica Venne introdotta da Diffie e Hellman nel 1976: • Definizione: Una funzione f si dice one-way se per ogni x il calcolo computazionale di y=f(x) è semplice (è in P), mentre il calcolo di x=f-1(y) è computazionalmente difficile (è NP-hard). • Definizione: Una funzione one-way è detta trapdoor (letteralmente, cassetta delle lettere) se il calcolo x=f-1(y) può essere reso facile qualora si conoscano informazioni aggiuntive (private). … ma purtroppo per loro, essi non furono in grado di costruire una funzione one-way trapdoor!

  34. Il cifrario RSA • Progettato nel 1977 da Ron Rivest, Adi Shamir e Leonard Adlemann, il cifrario è stato brevettato, ed è diventato di dominio pubblico solo nel 2000. • Idea base: Dati due numeri primi p e q (molto grandi) è facile calcolare il prodotto n=p∙q, mentre è molto difficile calcolare la fattorizzazione di n (anche se tale problema non è noto essere NP-hard). • I migliori algoritmi di fattorizzazione attualmente disponibili (Quadratic Sieve, Elliptic Curve Method, Euristica ρ di Pollard, ecc.) hanno tutti una complessità esponenziale dell’ordine di:

  35. Il cifrario RSA • Per garantire la sicurezza, occorre che p e q siano almeno di 200 cifre decimali. Infatti, se p e q sono di 200 cifre decimali ciascuno, allora n è di 400 cifre, cioè dell’ordine di 10400, da cui: ≈e79≈1034 da cui l’intrattabilità computazionale.  le chiavi sono lunghe in genere 10200 = 2200*log10  1024 bitS. • RSA è molto più lento degli algoritmi a chiave simmetrica, e spesso viene applicato a piccole quantità di dati, ad esempio per la trasmissione della chiave privata in un sistema simmetrico

  36. Funzionamento di RSA: generazione delle chiavi Ricorda: xy mod z il resto della divisione intera tra x e z e tra y e z è lo stesso, ovvero x mod z = y mod z (o equivalentemente, se esiste un intero k t.c. x=y+kz) 1. Scegli due primi molto grandi p e q e calcola n =p∙q. 2. Calcola la funzione toziente di Eulero rispetto ad n, ovvero la cardinalità dell’insieme dei numeri minori di n e primi con esso: ϕ(n)=ϕ(pq)=pq-[(q-1)+(p-1)]-1=pq-(p+q)+1= =(p-1)(q-1)=ϕ(p)ϕ(q) (poiché esistono q-1 multipli di p minori di n e p-1 multipli di q minori di n) 3. Scegli un numero 0<e<ϕ(n) t.c. MCD(e,ϕ(n))=1. 4. Calcola d tale che e·d1 mod ϕ(n). 5. Definisci la chiave pubblica come (e,n). 6. Definisci la chiave privata come (d,n).

  37. Funzionamento di RSA Secretazione di un messaggio • La funzione di cifratura di A è Cod(x)=xe mod n (con x<n), ove (e,n) è la chiave pubblica del destinatario B. • La funzione di decifratura di B è: Dec(x)=Cod(x)d mod n = (xe mod n)d mod n ove (d,n) è la chiave privata di B. Autenticazione di un messaggio • La funzione di cifratura di A è Cod(x)=xd mod n (con x<n), ove (d,n) è la chiave privata di A. • La funzione di decifratura di B è: Dec(x)=Cod(x) e mod n = (xd mod n) e mod n ove (e,n) è la chiave pubblica di A.

  38. Correttezza di RSA: alcuni teoremi di algebra modulare • Teorema (equazioni modulari): L’equazione axb mod n ammette soluzione se e solo se MCD(a,n) divide b. In questo caso si hanno esattamente MCD(a,n) soluzioni distinte. • Corollario (esistenza dell’inverso): Se a e n sono primi tra loro, allora ax1 mod n ammette esattamente una soluzione positiva minore di n, detta l’inverso di a modulo n. • Teorema di Eulero: Per ogni n>1, e per ogni a primo con n, si ha che aϕ(n)1 mod n.

  39. Correttezza di RSA • Si noti innanzitutto che ee ϕ(n) sono primi tra loro, e quindi dal corollario sull’esistenza dell’inverso, esiste un unico d minore di ϕ(n) tale che e∙d1 mod ϕ(n). • Qui sta la forza di RSA: per ricavare d da e bisogna conosce-re ϕ(n), cioè p e q, e quindi bisogna saper fattorizzare! • Secretazione: occorre provare che  x<n, Dec(Cod(x))=x. Ma Dec(Cod(x))=(xemod n)dmodn=xedmod n, quindi dobbiamo mostrare che x=xedmod n. Dimostratelo! Distinguiamo due casi: • p e q non dividono x (e quindi MCD(p,x)=MCD(q,x)=1, poiché essi sono primi); • p (oppure q) divide x, ma q (oppure p) non divide x. (si noti che p e q non possono entrambi dividere x, perché altrimenti si avrebbe x≥n contro le ipotesi)

  40. Correttezza di RSA (2) Caso 1: Abbiamo MCD(x,n)=1, quindi per il th di Eulero, risulta xϕ(n)1 mod n; poiché ed1 mod ϕ(n), si ha che ed=1+kϕ(n), per un k opportuno. Quindi, poiché x<n, si ha: xedmod n = x1+kϕ(n)mod n = x·(xϕ(n))kmod n = x·1kmod n = x. Caso 2: Poiché p divide x, per qualunque intero positivo k abbiamo xxk0 modp, ovvero (xk-x)0 modp. Poiché invece q non divide x, analogamente al Caso 1, abbiamo anche xedx modq, e quindi (xed-x)0 modq. Ne consegue che (xed-x) è divisibile sia perp che per q, e quindi per il loro prodotto n, da cui deriva (xed-x)0 mod n xedx mod n xedmod n = xmod n = x. □ Autenticazione: si noti che RSA gode della notevole proprietà: Dec(Cod(x))=Cod(Dec(x)).

  41. Esempio di funzionamento di RSA • B sceglie ad esempio p=3 e q=11. • Quindi n=33 e ϕ(n)=20. • Si può prendere e=3, poiché 3 non ha divisori comuni con 20  (3,33) è la chiave pubblica di B • Cerco d t.c. 3d1 mod 20. Con l’equazione 3d= 1+k·20, ponendo k=1 si trova d=7  (7,33) è la chiave privata di B • Per cifrare un blocco P (P<33) da inviare a B, A calcola C:=Cod(P)=P3 mod 33 • Per decifrare C, B calcola P=C7mod 33 • Poiché n=33, si cifrano al più 5 bit alla volta (25<33) • Nella pratica, n è dell’ordine di 21024, e quindi si possono cifrare blocchi di 1024 bit, cioè blocchi di 128 caratteri ASCII (di 8 bit ciascuno).

  42. Esempio di funzionamento di RSA Per visualizzare l’esempio precedente, supponiamo per semplicità che le 26 lettere dell’alfabeto inglese possano essere codificate con 5 bit, e quindi poiché n=33, posso cifrare un carattere alla volta

  43. Complessità computazionale di RSA • Si può dimostrare che le chiavi (e quindi p,q,e,d) possono essere generate in tempo polinomiale (ovvero logaritmico nel loro valore). • In particolare, e viene in genere scelto prendendo un numero primo abbastanza piccolo (ad esempio, e=3). • Invece, d viene ricavato mediante un’estensione (polinomiale) dell’algoritmo di Euclide per il calcolo del MCD (basato sul fatto che MCD(a,b)=MCD(b,a mod b)). • Tuttavia, per trovare numeri primi molto grandi (cioè p e q), i test di primalità utilizzati sono tutti di tipo probabilistico, in quanto quelli deterministici sono troppo lenti (sebbene polinomiali, ma dell’ordine di O(log10n)). • Infine, si noti che i processi di cifratura e decifrazione possono essere eseguiti efficientemente tramite successive esponenziazioni (potenza modulare).

  44. Alla ricerca di p e q • Definizione (Algoritmo Monte Carlo): Un algoritmo Monte Carlo “no-biased” è un algoritmo randomizzato per la risoluzione di un dato problema di decisione, in cui la risposta “no” è sempre corretta, mentre la risposta “sì” può essere inesatta con probabilità fissata ε. Analogamente sono definiti gli algoritmi Monte Carlo “yes-biased”. • L’algoritmo di Miller e Rabin è un algoritmo Monte Carlo “no-biased” per testare la primalità di un numero. Esso ha una complessità di O(log3 n), e una probabilità di inesattezza ε≈1/4 (cioè se risponde SÌ, è corretto con probabilità ≈3/4).

  45. Algoritmo di Miller-Rabin • E’ basato sulla seguente proprietà: per un intero n dispari, e per un qualche 2≤y≤n, poniamo y-1=2wz, con z dispari (quindi w è il max esponente consentito per 2), e definiamo i 2 predicati: (P1): MCD(n,y)=1; (P2): (yz mod n = 1) OR (esiste 0≤i≤w-1 t.c.y2iz mod n=-1). Teorema:Se n è primo soddisfa entrambi i predicati, mentre se n è composto il numero di interi compresi tra 1 e n-1 che soddisfano entrambi i predicati è minore di n/4.  Eseguiamo MR(n) un certo numero k di volte, testando ogni volta i due predicati su un intero a caso minore di n. Se l’algoritmo risponde “no” anche una sola volta il numero è sicuramente composto, mentre se risponde sempre “sì”, la probabilità che il numero sia composto è 4-k, e quindi la probabilità che il numero sia primo è: P(primo)=1-P(composto)=1-4-k (ad es., se k=100, si ha P≈1-10-60 ≈ 1)

  46. Algoritmo di Miller-Rabin Miller-Rabin(n) • Set n-1=2sr con r dispari • For i=1 to k do 2.1 scegli a caso un intero t t.c. 2≤t≤n-2 2.2 calcola y=tr mod n 2.3 if y≠1 esegui 2.3.1 j=1 2.3.2 while ((j≤s-1) and (y≠n-1)) y:=t2jr mod n j++ 2.3.3 if y≠n-1 ritorna composto • Ritorna primo(w.h.p. 1-4-k)

  47. E’ facile trovare numeri primi? • Nonostante l’efficienza nel testare se un numero sia primo o meno resta l’incognita se i numeri primi siano “pochi” e quindi difficili da scovare. • Teorema di Gauss (dei numeri primi): Sia π(n) la funzione di distribuzione dei numeri primi, cioè il numero di numeri primi che precedono n. Allora essa soddisfa il seguente: • Quindi se si cerca un numero primo di 100 cifre occorre verificare “solo” ln (10100) ≈ 230 numeri consecutivi.

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