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L’Odio: dalle origini alla Shoa

L’Odio: dalle origini alla Shoa. RICORDATEVI DI NON DIMENTICARE. Materie. Italiano Storia Geografia Storia dell’arte Francese Matematica Fine. Italiano. Anna Frank Amen Le origini dell’odio L’olocausto o Shoa Il razzismo L’antisemitismo di Hitler I campi di concentramento

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L’Odio: dalle origini alla Shoa

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Presentation Transcript


  1. L’Odio: dalle origini alla Shoa RICORDATEVI DI NON DIMENTICARE

  2. Materie • Italiano • Storia • Geografia • Storia dell’arte • Francese • Matematica • Fine

  3. Italiano • Anna Frank • Amen • Le origini dell’odio • L’olocausto o Shoa • Il razzismo • L’antisemitismo di Hitler • I campi di concentramento • Dai decreti contro gli ebrei

  4. Anna Frank • Biografia • Analisi del testo • Dal diario di Anna

  5. Biografia Anna Frank Annelies Marie Frank o più semplicemente Anne nasce il 12 giugno 1929 a Francoforte sul Meno in Germania. La sua famiglia è composta dal padre Otto Frank, dalla madre Edith Hollander e dalla sorella maggiore Margot.

  6. Analisi del testo La vicenda inizia il 12 giugno 1942, quando ad Anne per il suo compleanno le viene regalato un diario. Lo chiamerà Kitty e le diverrà molto caro. Su di esso Anne scriverà le gioie e le paure di un adolescente costretta a vivere in clandestinità rinchiusa in un alloggio segreto durante la seconda guerra mondiale.

  7. Era il primo agosto 1944 quando Anna scrive per l’ultima volta sul suo adorato diario. Il 4 agosto le SS, aiutate da una spia trovarono il nascondiglio e deportarono i clandestini nei campi di lavoro. Anna morì di tifo nel campo di Bergen Belsen i primi di marzo del 1945, pochi giorni dopo sua sorella. Solo il padre si salvò e fu lui che fece pubblicare il diario.

  8. “In tutta la terra non esiste inimicizia più grande di quella tra tedeschi ed ebrei” Anne Frank, Venerdi 9 ottobre 1942

  9. Le origini dell’odio • Dall’ostilità religiosa all’odio razziale • Un po’ di storia

  10. Dall’ostilità’ religiosa all’odio razziale Storicamente l’antisemitismo viene espresso come il prodotto dell’ostilità religiosa, alimentata dai cristiani contro gli ebrei perché accusati i responsabili dell’uccisione di Gesù (deicidio), di essere inviati dal diavolo e di praticare arti magiche. Ciò però non significa che le autorità ecclesiastiche abbiano volontariamente ispirato il razzismo antisemita che, spesso invece hanno condannato duramente. E’ appunto l’accusa di deicidio il marchio di infamia che nel mondo cristiano accompagnerà gli ebrei per quasi due mila anni.

  11. Un po’ di storia Fin dal tempo di Cesare e Augusto, quando Roma aveva dominio di tutto il Mediterraneo, gli ebrei pur conservando la Palestina come loro centro territoriale e spirituale erano disseminati in tutti l’Impero Romano e oltre, dove professavano la credenza di un unico Dio. Fu dopo l’occupazione Romana della Palestina che gli ebrei diedero vita a frequenti ribellioni, sedate spesso militarmente dalle autorità imperiali. Il punto culminante della repressione fu la distruzione del tempio e della città di Gerusalemme, tutti nutrivano nei loro confronti sentimenti di ostilità. Di questo atteggiamento furono vittime anche Gesù assieme ai suoi seguaci che, per molto tempo furono considerati a Roma come setta ebraica. Ma per i cristiani, quando i discepoli originari di Gesù erano scomparsi con la distruzione di Gerusalemme, bisognava segnare la separazione tra la propria religione e quella da cui essa derivava. Nacquero cosi le prime accuse contro i Giudei, di cui Giuda, traditore di Cristo, diventa l’emblema stesso. Erano accusati non solo di non aver voluto riconoscere la divinità ma anche di averlo messo a morte. In ragione a questa accusa essi vennero emarginati dalla società e guardati con diffidenza. Le masse cercavano di far ricadere le responsabilità delle proprie disgrazie su un “capro espiatorio” gli ebrei. Nel 1300 si accusarono gli ebrei di inquinare i pozzi e di diffondere il morbo della peste. Nel 1500 in Spagna i re cattolici cacciarono dal regno tutti gli ebrei che ci abitavano. Soltanto nel 1781 l’imperatore d’Austria emanò una patente di tolleranza, mentre dopo la rivoluzione francese, nel 1791 tutti i cittadini erano uguali. Assai duro fu l’800 per gli ebrei in Russia dove l’assassinio di Alessandro II portò molti massacri di ebrei (pogrom). Il razzismo antisemita riprese poi vigore dopo la sconfitta della guerra, nella Germania di Hitler. Gli ebrei ancora una volta sembravano essere i responsabili delle disgrazie del paese e assunsero nuovamente il “ruolo” di capro espiatorio.

  12. L’olocausto o Shoa • Dall’ olocausto alla Shoa • Le 5 fasi della Shoa

  13. Dall’Olocausto alla Shoa La parola 'Olocausto', dal greco holokauston che significa "rogo sacrificale offerto a Dio", si riferiva originariamente ai sacrifici che venivano richiesti agli ebrei dalla Torah. Solo in tempi recenti è stato attribuito a massacri o su larga scala. Questa parola viene utilizzata per riferirsi allo sterminio di circa 6 dei 9,5 milioni di ebrei che vivevano in Europa prima della seconda guerra mondialeIn alcuni paesi il termine olocausto viene usato per descrivere l'omicidio sistematico di altre minoranze che vennero colpiti nelle stesse circostanze dai Nazisti, compresi i gruppi etnici Rom e Sinti, comunisti, omosessuali, malati di mente, Testimoni di Geova.A causa del significato che la parola olocausto porta, molti ebrei trovano problematico l'uso di tale termine. Così, nel 1938 in Palestina,fu associata la parola Shoa, scritto anche Shoah o Sho'ah, voce biblica che in lingua ebraica significa "Distruzione, catastrofe” che, è appunto il termine ebraico per Olocausto. Con questo termine viene ufficialmente indicato lo sterminio degli ebrei operato dai nazisti. Nella parola Shoa è implicato che quanto è accaduto non ha alcun significato religioso, contrariamente da ciò che richiama il termine olocausto, considerato offensivo, implicare che gli ebrei d’Europa fossero un sacrificio a Dio. La Shoa è piuttosto un genocidio, ovvero un’azione criminale finalizzata alla distruzione di un gruppo etnico, nazionale, razziale o religioso. Molti Rom usano la parola Porajmos, che significa "Divoramento", per descrivere il tentativo nazista di sterminarli.

  14. Le 5 fasi della Shoa La Shoa si sviluppa in cinque fasi: I.      1 privazione dei diritti civili dei cittadini II.     2 espulsione dai territori della Germania III.    3 creazione di ghetti, circondati da filo spinato, muri e guardie armate, vere prigioni in condizioni sanitarie ed economiche precarie. IV.    4 I massacri effettuati da squadre incaricate di eliminare ogni oppositore del nazismo. V.     5 Deportazione nei campi di sterminio in Polonia dove attraverso una selezione gli ebrei venivano o uccisi subito con il gas oppure mandati nei campi di lavoro e sfruttati fino all’esaurimento delle forze per essere poi comunque eliminati.  Queste tappe possono essere divise in due periodi storici: I.       1 dal 1933 al 1940, quando il nazismo vide la soluzione della questione ebraica nell’immigrazione II.      2 dal 1941 al 1945, quando venne attuato lo sterminio.

  15. L’antisemitismo fanatici di Hitler L’origine dell’antisemitismo di Hitler è ancora per molti versi misteriosa. Svariate sono le ipotesi di psicologi e storici in merito, alcune piuttosto fantasiose.Il fanatico antisemitismo di Hitler venne esposto nel suo libro il Mein Kampf, (mia battaglia) che divenne popolare in Germania dopo l’acquisizione del suo potere politico. Nel suo libro Hitler afferma che, fino all’epoca del suo trasferimento a Vienna nel 1907, all’età di diciotto anni, non aveva avuto quasi nessun contatto con gli ebrei e considerava l’antisemitismo come qualcosa di volgare, un pregiudizio delle classi inferiori. Ma a Vienna avrebbe avuto una visione, un’esperienza rivelatrice che l’avrebbe profondamente cambiato. Il 1° aprile 1933 organizzò una giornata di boicottaggio di tutte le attività tedesche gestite da ebrei. Questa politica introdusse una serie di atti antisemiti che sarebbero poi culminati nell’olocausto ebraico. In molte città Europee durante la II Guerra Mondiale, gli ebrei vennero confinati in zone bel delineate. I così detti ghetti; vere e proprie prigioni dove molti ebrei morirono di fame e malattie. Nel dicembre 1941 Hitler, durante la conferenza di Wannsee decise infine di sterminare tutti gli ebrei. Molti leader nazisti parlarono di “soluzione finale”. Si iniziò allora a deportare sistematicamente la popolazione ebraica nei campi di sterminio.

  16. Bergen Belsen Originariamente si trattava di una serie di baraccamenti per un campo di lavoro che fu poi abbandonato e trasformato in casermaggio. In seguito, nel 1941, un anno dopo l’apertura del campo vennero alloggiati dei prigionieri di guerra russi, che furono decimati da una terribile epidemia di tifo. Nel 1943 Bergen Belsen divenne un vero Lager. Le condizioni igieniche e di convivenza erano insostenibili, soprattutto quando scoppiò ancora una volta un'epidemia di tifo, incontrollabile. Piccolo all'inizio, fu più tardi ampliato. Non vi erano camere a gas a Belsen, ma tuttavia migliaia di persone vi morirono di malattia e di fame. Negli ultimi mesi di vita del campo la mancanza di cibo era così acuta che i prigionieri arrivarono fino al cannibalismo. Mucchi di corpi giacevano in tutto il campo, fuori e dentro le baracche, alcuni nei pancacci insieme ai vivi. Presso il crematorio vi erano fosse comuni che erano state coperte, e una era aperta piena di cadaveri. Le baracche erano stracolme di prigionieri malati e denutriti. Non c'era servizio sanitario e le condizioni all'interno delle baracche erano spaventose. Poco dopo l'arrivo dell'esercito britannico, al campo fu girato un film, da mostrare al processo di Belsen ed ai cittadini tedeschi che lo giudicarono pura propaganda contro la Germania. La liberazione del campo fu attuata dalle truppe inglesi che trovarono montagne di corpi senza vita e migliaia di prigionieri ammalati e affamati. Dal febbraio 1945 al marzo dello stesso anno morirono 25.000 delle 63.500 deportate; altre 19.000 non erano più in condizioni d'essere salvate neppure dopo la liberazione del campo, avvenuta il 15 aprile 1945. A Bergen Belsen fu deportata e morì pochi giorni prima della liberazione anche Anna Frank, autrice del famoso Diario.

  17. Il razzismo • Le origini del razzismo • Dalla teoria razziale al razzismo • Dal razzismo al genocidio

  18. Dalla teoria razziale al razzismo Nel XIX secolo si consumò il passaggio dalla teoria razziale al razzismo, soprattutto con l'opera di Joseph Arthur Gobineau Saggio sull'ineguaglianza delle razze (1853-1855). Gobineau affermò che la razza è alla base della civiltà e che quindi la degenerazione della razza comporta un decadimento della civiltà. Egli sostenne che per arrestare il decadimento della razza "ariana", iniziato agli inizi dell'era cristiana, non si potesse che perseguire un disegno di discriminazione delle razze "inferiori". La pubblicazione del libro di Charles Darwin L'origine della specie (1859) ispirò in seguito una nuova forma di razzismo, il cosiddetto "razzismo scientifico", basato sull'idea che il pregiudizio razziale svolgesse addirittura una funzione evolutiva.

  19. Dal razzismo al genocidio Durante tutto il XIX secolo il razzismo ebbe un'ampia diffusione in Europa alimentato anche dall'insorgere del nazionalismo e, negli Stati Uniti, dove era alla base del sistema schiavistico. Ma fu dopo la prima guerra mondiale, nel quadro di crisi economica e sociale ereditato dal conflitto, che le teorie basate sulla discriminazione razziale presero corpo in un disegno politico; infatti, la Germania nazionalsocialista, a partire proprio dalla diffusione del mito della superiorità della razza ariana, riuscì a mobilitare grandi masse e a raccoglierle attorno al progetto che aspirava a imporre la supremazia germanica nel mondo. Il mito della razza e lo stigma nazista nei confronti degli ebrei, che furono considerati sottouomini, legittimò e rese possibile il genocidio di sei milioni di ebrei e di altri cinque milioni di persone considerate marginali, inferiori; non è un caso che il progetto di sterminio sia stato chiamato "soluzione finale". La Germania nazista non fu l'unico paese a essere segnato dal razzismo; in Italia, nel 1938 vennero emanate le "leggi per la difesa della razza", che determinarono la discriminazione degli ebrei e ne favorirono successivamente la deportazione nei campi di sterminio.

  20. Le origini del razzismo Il Razzismo è un insieme di teorie e comportamenti basati su una supposta divisione dell'umanità in razze "superiori" e razze "inferiori". Secondo le teorie razziste il patrimonio biologico determinerebbe, oltre ai comportamenti individuali, gli sviluppi (culturali, politici, economici ecc.) dei gruppi e delle società.Un atteggiamento di tipo razzistico è costantemente presente nella storia dell'umanità, come testimonia la pratica antica della schiavitù. Gli antichi greci, e in seguito i romani.Tuttavia, il razzismo per come noi lo intendiamo si sviluppò a partire dal XVII secolo, in seguito alle scoperte geografiche e al colonialismo. In questo periodo si affermò la convinzione che il progresso intellettuale, scientifico, economico, politico fosse un'esclusiva prerogativa dei bianchi e che gli altri popoli non potessero conseguire gli stessi risultati proprio a causa di una differenza biologica. Dal XVIII secolo si affermò la teoria "poligenetica", che fa risalire le popolazioni del mondo a progenitori diversi. L'affermarsi di questa convinzione portò a ritenere inalterabili le differenze tra individui e popoli e a stabilire un principio di gerarchia secondo il quale la razza bianca era una razza superiore, predominante sulle altre; in questo modo veniva giustificato il dominio sugli altri popoli da parte dei bianchi

  21. I lager dello sterminio I campi di concentramento e sterminio nazisti, furono utilizzati dal regime nazista dal 1933 per confinarvi dapprima gli oppositori politici, poi anche e soprattutto il popolo ebraico, la razza inferiore. Nel primo periodo (1933) con l’avvento del potere di Hitler, i lager servivano a “rieducare” i tedeschi antinazisti come i comunisti, i socialdemocratici di obbiettori di coscienza. Fu la Germania nazoinal-socialista della II Guerra Mondiale a dare la sinistra fama che da allora conservano. Affidati al controllo delle SS divennero sede della “soluzione finale” contro gli ebrei ed altre minoranze. Oltre che di sperimentazioni scientifiche sugli umani. I lager più famigerati furono quello di Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen, Mauthausen. Mentre in Italia quello di Fossoli come concentramento e la Risiera di S.Sabba sterminio.

  22. La soluzione finale Con il termine “soluzione finale” si intende il piano di sterminio degli ebrei messo in atto dai nazisti a partire dal 1941.E’ del 31 luglio dello stesso anno, la direttiva che Hermann Goring spedì al capo dei servizi di sicurezza del Reich, Reinhard Heydrich, in cui per la prima volta si attestava questa espressione:“A completamento del compito che le è stato assegnato il 24 gennaio 1939, riguardante la soluzione del problema ebraico mediante l’emigrazione e l’evacuazione condotte nel modo più opportuno,.la incarico di provvedere a tutti i preparativi necessari relativi alle questioni organizzative, tecniche e materiali per giungere a una completa soluzione entro la sfera dell’influenza germanica in Europa.La invito inoltre a sottopormi, nel prossimo futuro, un piano complessivo comprendente le misure necessarie per la realizzazione della soluzione finale del problema ebraico da noi desiderata.” Due settimane dopo aver dato a Heydrich carta bianca, Goring dichiarò pubblicamente che “gli ebrei non hanno più ragione di esistere nei territori dominanti dalla Germania”.

  23. Descrizione delle eliminazioni di massa Nel settembre del 1941 nel campo di Auschwitz furono eseguite le prime uccisioni in massa con il gas. Il sistema funzionò e da allora l’eliminazione poté procedere con ritmi molto veloci. Un altro metodo, ritenuto “più umano” dai nazisti, impiegava cristalli azzurri di acido cianidrico, che venivano introdotti dall’alto con l’ordine: “Dategli da mangiare”, in stanze dall’apparente aspetto di bagni per docce. Le eliminazioni di massa venivano condotte in modo sistematico: venivano fatte liste dettagliate di vittime presenti, future e potenziali, così come sono state trovate le meticolose registrazioni delle esecuzioni. Oltre a ciò, uno sforzo considerevole fu speso durante il corso dell'olocausto per trovare metodi sempre più efficienti per uccidere persone in massa, ad esempio passando dall'avvelenamento con monossido di carbonio dei campi di sterminio, all'uso dello Zyklon-B. I nazisti condussero anche molti esperimenti sui deportati. Uno dei nazisti più noti, il Dottor Josef Mengele, era conosciuto per i suoi esperimenti come l'"angelo della morte" tra gli internati di Auschwitz.

  24. I campi di concentramento • I lager dello sterminio • La soluzione finale • Descrizione dell’eliminazione di massa • Bergen-Belsen

  25. Gli altri distintivi e il progetto Aktion T4 Stella di David: ebrei Triangolo rosso: deportati politici Triangolo verde: criminali comuni Triangolo blu: apolidi, , repubblicani Spagnoli Triangolo viola: testimoni di Geova Triangolo rosa: omosessuali Triangolo nero: lesbiche, prostitute Triangolo marrone: zingari Durante i 12 anni di regime nazista milioni di persone furono imprigionate nei campi di concentramento, non solo gli ebrei ma anche altre minoranze come i politici, i delinquenti, gli omosessuali, gli anti-sociali e le lesbiche, gli zingari, i testimoni di Geova e gli immigrati. L’intolleranza nazista si scagliò anche verso i più deboli. Per esse venne varato il “Progetto T4” o meglio noto come il “Progetto Eutanasia” che condusse alla morte circa 70.000 cittadini tedeschi portatori di handicap.

  26. La Germania Denominazione ufficiale: Repubblica Federale Tedesca La Germania è situata nella parte occidentale dell’ Europa ed è uno dei membri fondatori dell’ Unione Europea. Confina, a nord con la Danimarca ed è bagnata dal Mare del Nord e dal Mar Baltico, ad est con la Polonia e la Repubblica Ceca, a sud con Austria e Svizzera, e ad ovest con Francia, Lussemburgo, Belgio e Paesi Bassi. La Germania si estende dalle alte montagne delle Alpi a sud fino alle coste del Mare del Nord e del Mar Baltico a nord. La capitale è Berlino ed è la città più grande della Germania, sorge sulle rive della Sprea nel nordest.

  27. Un po’ di informazioni… Scorrono anche molti laghi e il maggiore è il Lago di Costanza. TERRITORIO:ha una morfologia molto varia che deriva dalle diverse strutture geologiche come massicci antichi, paleozoici, con i congiunti bassopiani, al centro e a nord, e quella dei rilievi d’origine alpina,a sud. FLORA: quercia, il frassino, il tiglio, il faggio, sia da conifere come l’abete e, a quote elevate, il larice. FAUNA: il cervo, il cinghiale, la lepre, la donnola, il tasso, il lupo e la volpe, cicogna bianca, l’aringa il merluzzo, la carpa, la trota e il pesce gatto. CLIMA:moderatamente continentale, con inverni freddi ed estati abbastanza calde. IDROGRAFIA: due grandi fiumi scorrono in direzioni opposte: il Reno e il Danubio. Altri fiumi importanti sono: l’Elba, l’Oder, il Weser, l’Ems e il Sudeti.

  28. POPOLAZIONE: 82.431.390 abitanti, densità media di 235 unità per km². Il gruppo più numeroso sono i turchi, seguito da slavi dell’ex Iugoslavia, italiani, greci e polacchi, oltre che da minoranze austriache e spagnole. Quattro minoranze nazionali: sorabi, frisoni, danesi e zigani e rom tedeschi.Moltissimi sono gli immigrati LINGUA E RELIGIONE: Il tedesco è la lingua ufficiale ma esistono numerosi dialetti. La religione è la protestante, in particolare luterana, seguita da quella cattolica e una minoranza di musulmani; in Germania risiedono inoltre circa 30.000 ebrei. DIVISIONI AMMINISTRATIVE E CITTA’ PRINCIPALI: La Germania è divisa in sedici stati confederati. Le maggiori città sono Amburgo, Monaco Colonia, Francoforte, Essen, Dortmund, Stoccarda, Düsseldorf e Lipsia. AGRICOLTURA E ALLEVAMENTO:L’agricoltura riveste un ruolo di secondaria importanza nell’economia tedesca. Le colture principali sono barbabietole da zucchero, patate, orzo, frumento, segale e luppolo. La Germania produce anche notevoli quantità di uva, destinata alla vinificazione.Fiorente è l’allevamento, soprattutto di bovini e mucche da latte oltre che di suini RISORSE FORESTALI: La maggior parte del legname proviene dalle grandi foreste del sud-ovest. I maggiori porti pescherecci del paese sono quelli di Brema e di Kiel. RISORSE ENERGETICHE E MINERARIE:ricchi giacimenti minerari. Molto carbone e cospicua lignite,petrolio, gas naturale e potassio. Abbondanti riserve di sale.INDUSTRIA: manifatturiera, soprattutto nel settore meccanico, delle lavorazioni del ferro e dell’acciaio. Forte è anche l’industria chimica, a cui si affianca quella farmaceutica TRASPORTI E COMUNICAZIONI: La Germania possiede strade e autostrade molto sviluppate e una buona rete ferroviaria, sono presenti anche numerosi porti. ORDINAMENTO POLITICO:alla fine della seconda guerra mondiale, il territorio tedesco fu diviso in due parti nel 1949:la Repubblica federale tedesca e la Repubblica democratica tedescala RDT si è fusa poi nel sistema federale della RFT, basato sulla Costituzione del 1949. La Costituzione stabilisce che il capo di stato è il presidente federale.

  29. L’arte durante il nazismo • L’arte “degenerata” • La mostra d’arte “degenerata” • Alcune opere considerate “degenerate” • Pablo Picasso

  30. L’arte degenerata Era 15 novembre 1933 quando il ministro della Propaganda nazista Joseph Goebbels formò la Camera della Cultura del Reich che di fatto stabiliva quali artisti potevano lavorare e cosa si potesse mostrare al pubblico. Una ferrea censura costrinse i pochi artisti non allineati rimasti in Germania al silenzio. Nell'ottobre 1936, con l'avvento del nuovo regime nazionalsocialista in Germania, i nazistiiniziarono un programma di pulizia etnica anche nell'ambito dell'arte, "epurando" i musei tedeschi da tutte le opere moderne: cubiste, espressioniste, dadaiste, astrattiste eprimitiviste. La sezione d'arte moderna della Nationalgalerie di Berlino fu chiusa: fu istituito un tribunale che purgasse le gallerie e i musei di tutto il paese Si calcola in circa 16.000 il numero di tele, disegni, sculture che finirono nella categoria dell‘ "arte degenerata", la maggior parte di espressionisti e di pittori moderni tedeschi, anche se vi furono comprese opere di grandi stranieri come Picasso, Van Gogh e Cézanne. Nell'estate del 1937, a Monaco furono allestite due mostre contemporaneamente. Una esibiva le opere di artisti ben accetti al regime, dove soprattutto facevano mostra di sé innumerevoli ritratti del Führer. Quattrocentomila persone visitarono la mostra. L'altra si svolgeva nella nuovissima Casa dell'Arte Tedesca. All'interno c'era una mostra grottesca, intitolata "Arte degenerata". Le migliori opere furono messe all'asta a Lucerna, mentre diverse migliaia furono bruciate nel cortile della sede del Corpo dei Pompieri di Berlino nel marzo 1939. ARTE DI REGIME Ritratto del FührerUbicazione sconosciuta

  31. La mostra d’arte degenerata Nel 1937 a Monaco i nazisti organizzano un’esibizione di quella che loro chiamavano Entartete Kunst, cioè arte degenerata. Lo scopo della mostra era quello di far sapere ai tedeschi che certe forme e generi artistici non sono accettati dalla razza superiore, quest'arte è degenerata in quanto ebraica, bolscevicao comunque di razza inferiore. Qualsiasi cosa che non rientri nel modo di pensare di Hitler è considerato "degenerato", perché l’arte deve esaltare lo stile di vita ariano. Gli autori delle opere proibite, dichiarati malati, sono per la maggior parte espressionisti, proprio quegli artisti che oggi tutti riconoscono come personalità di spicco"il più degenerato degli artisti", Pablo Picasso. Inaugurata da Hitler e Göbbels, l'esposizione è accompagnata da un catalogo illustrato che, in un capitolo introduttivo spiega i fini di della manifestazione e presenta l'insieme delle opere raggruppandole sotto vari temi, ad esempio: "Manifestazioni dell'arte razzista giudaica", "Invasione del bolscevismo in arte", "La donna tedesca messa in ridicolo", "Oltraggio agli eroi"," I contadini tedeschi visti dagli ebrei", "La follia eretta a metodo" o "La natura vista da menti malate". Le 650 opere esposte erano circondate da slogan che puntano a metterle in ridicolo e accompagnate, a titolo di confronto, dai disegni di malati mentali internati. l discorso d’apertura alla mostra fu pronunciato da Adolf Ziegler e disse che i lavori esposti erano “prodotti della follia, della spudoratezza, dell'incapacità e della degenerazione”. Due milioni di visitatori si riversarono nella Casa dell'Arte a vedere la mostra. Manifesto ufficiale della mostra d'Arte degenerata, Monaco, 1937

  32. Alcune opere appartenenti all’arte “degenerata” Otto Mueller, Due zingarein una stanza, 1927 Marc Chagall, Autoritratto con sette dita,1912-13, George Grosz, i Ladri della società, 1920, Edvard Munch, Il Grido, 1893 Ernst kirchner, Autoritratto in divisa, 1915 Emil Nolde, natura morta con maschere, 1911 Pablo Picasso, La Guernica

  33. Pablo Picasso Picasso nasce nel 1881 a Malaga, in Andalusia. Suo padre, insegnava nella locale scuola d’arte e lo avvia precocemente all’apprendistato artistico. Il giovane Picasso dimostra subito uno straordinario talento. Picasso frequenta la Scuola d’Arti e Mestieri la La Curuna, in Galizia, poi viene ammesso all’Accademia delle Belle Arti di Barcellona fino ad arrivare alla prestigiosa accademia Reale San Ferdinando a Madrid. A Madrid frequenta il Prado e si applica in modo particolare nello studio dei grandi pittori spagnoli come Velàzquez e Goya

  34. Il “periodi” di Picasso Poveri in riva al mare, 1903. Olio su tela Nell’autunno del 1901 la pittura di Picasso, che fin ad allora non aveva ancora maturato uno stile personale, oscillando tra l’ammirazione per Cézanne e le tematiche post-impressioniste, ha una prima decisiva svolta. Si inaugura infatti il cosi detto “periodo blu”, giocato tutto su colori freddi, che si protrarrà fino al 1904. A partire dal 1905 la tavolozza dell’artista cambia improvvisamente tono e subentra la calda gradazione del rosa. Ha cosi inizio la seconda fase picassiana, il cosi detto “periodo rosa”. Questo periodo di breve durata, costituisce la logica prosecuzione di quello precedente. Al mondo degli sfruttati e degli emarginati del periodo blu si sostituiscono soggetti ripresi dall’ambiente del circo. Gli ultimi mesi del 1906 segnano la cosi detta “epoca negra”, nel corso della quale l’artista si interessa in modo particolare alla scultura africana e polinesiana. Famiglia di acrobati con scimmia, 1905. Inchiostro di china, acquarello e pastello su cartone

  35. Les demoiselles d’Avignon Nel 1907, infine l’artista espone “Les demoiselles d’Avignon”, l’opera considerata come la capostipite del movimento cubista. Il periodo migliore del cubismo picassiano è facilmente riconoscibile dai colori che si sono fatti più brillanti e dalle superfici perfettamente piatte. L’uso del collage, cioè l’incollare alla tela oggetti e materiali come legno, carta, paglia, dà a ogni composizione un significato nuovo e provocatorio.

  36. Guernica Nel 1937, nel pieno della guerra civile spagnola, Picasso è sconvolto dalle notizie sui bombardamenti della cittadina di Guernica. Alla ottusa furia sterminatrice di quell’azione terroristica, l’artista risponde realizzando in appena due mesi l’enorme tela intitolate appunto Guernica, vero e proprio atto d’accusa contro la guerra e la dittatura. L’opera, simbolicamente esposta nel Padiglione Spagnolo dell’Esposizione Universale di Parigi del 1937, destò nel mondo libero uno scalpore ed una commozione pari all’indifferenza e all’ironia con la quale venne invece giudicata nella Germania di Hitler e l’Italia di Mussolini. Picasso era un eccellente disegnatore, il suo segno sempre di una nitidezza inconfondibile, sia che tratti soggetti cubisti sia che prediliga il ritratto figurativo. La posizione politica di Picasso è sempre stata democratica e antifascista. Nella seconda guerra mondiale, nella Germania di Hitler, alcune sue opere insieme a moltissime altre di grandi artisti, furono pubblicamente bruciate sulle piazze come esempio di arte degenerata.

  37. Da vecchio, quando ormai la sua fama era divenuta universale amava ripetere: “a tredici anni dipingevo come Raffaello. Ci ho messo tutta la vita per imparare a dipingere come un bambino.” Pablo Picasso muore a Mougins l’8 aprile 1973 e la notizia fece in un baleno il giro di tutto il mondo. Con lui moriva il più grande artista del novecento.

  38. Massacro in Corea Massacro in Corea venne realizzato nel 1951, pochi mesi dopo lo scoppio del conflitto, avvenuto nell’estate del 1950. L’artista si ispira nella composizione di questa tela all’opera di Goya, la fucilazione del tre maggio 1808 sulla montagna del Principe Pio. Questo quadro conservato al Musée National Picasso di Parigi, è una conferma dell'impegno pacifista del pittore. L'opera raffigura alcuni soldati americani che fucilano un gruppo di donne e bambini, la cui nudità ne sottolinea l'innocenza. La posizione dei soldati, con un braccio e una gamba protesi in avanti, ricorda il capolavoro del Louvre “il giuramento degli Orazi” di David. Il quadro venne esposto al Salon de Mai dove non trovò una calda accoglienza. Picasso disse: “Questo dipinto ha sconcertato e non è piaciuto. Ma io stesso ho incominciato a vederlo tale qual è e so perché è stato accolto con stupore: non avevo rifatto Guernica”. Per l’aspetto monumentale e narrativo insieme, Massacro in Corea costituisce un manifesto e un monito contro le guerre.

  39. La fucilazione del tre maggio La fucilazione del tre maggio sulla montagna del Principe Pio è un grandioso dipinto storico di Francisco Goya. L’autore porta sulla tela il dramma della rivolta antinapoleonica vissuta in prima persona, quando assistette all’eroica resistenza del popolo madrileno contro le truppe francesi. I soldati sono schierati in modo compatto, deciso e minaccioso. Gli alti colbacchi neri e le scure divise li caratterizzano negandogli ogni parvenza umana. Dai loro volti infatti, non solo non è possibile percepire l’espressione ma, anche i lineamenti paiono inghiottiti dalla notte. I partigiani ammassati gli uni contro gli altri sono rappresentati con un realismo cario di pietà e i loro sentimenti sono ben visibili. La cupezza dei toni ha il duplice significato di rispecchiare sia i valori naturali che quelli sentimentali. Grazie ad una lanterna posta ai piedi dei soldati l’artista riesce a gettare tutt’intorno incerte ma violente lame di luce capace di proiettare delle ombre. In basso, come stracci sudici si accalcano i cadaveri di coloro che sono già stati fucilati. In lontananza è possibile vedere la martoriata città di Madrid, addormentata nella notte della vendetta.

  40. Il giramento degli Orazi Realizzato da Jacques-Louis David, su commissione del re di Francia. Il soggetto è scelto dalla storia della Roma monarchica quando, durante il regno di Tullio Ostilio i tre fratelli Orazi, romani, affrontarono i tre fratelli Curazi, Albani; per risolvere in duello una contesa sorte tra Roma e Albalonga. I tre Curazi morirono e uno solo degli Orazi si salvò decretando la vittoria della propria città. La scena, non priva di una certa teatralità, si svolge nell’atrio di una casa romana inondata dalla luce solare. I personaggi sono distinti in due gruppi mentre il padre degli Orazi si erge nel mezzo, consapevole di mettere a repentaglio la vita dei figli chiedendo loro il giuramento. Il rosso del mantello richiama l’attenzione su di lui individuandolo come personaggio chiave mentre leva in alto le spade lucenti che, successivamente consegnerà ai figli. E’ proprio su quella mano tenuta stretta che sta il punto di fuga. A destra le donne mute sono abbandonate al dolore nella rassegnazione. In posizione più arretrata la madre degli Orazi copre con il suo velo scuro, in segno di lutto, i suoi due figli più piccoli. La figlia Sabina, affranta si volge verso la cognata Camilla (moglie del maggiore dei fratelli).

  41. La Seconda Guerra mondiale • L’invasione della Polonia • I Tedeschi a Parigi • L’Italia entra in guerra • La battaglia d’Inghilterra • L’attacco Tedesco all’Unione Sovietica • Il Giappone attacca gli Stati Uniti • Vivere sotto i nazisti • La svolta della guerra • La caduta del fascismo in Italia • La Resistenza Italiana • La caduta del nazismo • Fine della guerra

  42. L’invasione della Polonia Il 1° settembre 1939 le truppe naziste invasero la Polonia, stroncando rapidamente la resistenza di un esercito debole e impreparato. Il comando tedesco sperimentò per la prima volta in questa occasione la guerra lampo, basata sull’attacco rapido di divisioni blindate e di corpi di fanteria motorizzata protetti da un efficacie copertura aerea. Varsavia, la capitale Polacca, resistette appena 10 giorni. L’Unione Sovietica, a sua volta in virtù del “Patto di non aggressione” con la Germania, attacco la Polonia, il 17 settembre dalla parte orientale del paese. La Polonia in questo modo veniva letteralmente cancellata dalla carta geografica. Il 3 settembre Francia e Inghilterra dichiararono guerra alla Germania, mentre gli Stati Uniti e il Giappone proclamavano la loro neutralità. Cominciò così la Seconda guerra mondiale. I mesi successivi passarono con tranquillità, consapevoli della loro inferiorità gli Alleati prendevano tempo per potenziare i loro armamenti. Tutte e tre le potenze sapevano che prima o poi si sarebbe combattuto sul serio. Parata di truppe tedesche nella Varsavia occupata il 5 ottobre 1939.

  43. I Tedeschi a Parigi Gli eserciti di Hitler, nell’aprile del 1940 occuparono la Danimarca e la Norvegia, per assicurarsi l’approvvigionamento del ferro svedese e per garantirgli basi più adatte ad attaccare l’Inghilterra. Nel mese di maggio infatti scatenò la grande offensiva contro la Francia e le truppe inglesi che erano venute li in suo aiuto. Lungo il confine con la Germania i Francesi avevano costruito un imponente sistema di fortificazioni, la linea Maginot (dal nome del suo ideatore) che essi ritenevano invalicabile. Questa linea però si dimostrò del tutto inefficace. I tedeschi finsero di voler sfondare attraverso l’Olanda e il Belgio, paesi che furono invasi malgrado la loro neutralità, per attirarvi il grosso delle forze anglo-francesi. Così poterono lanciare un potente attacco attraverso il Lussemburgo e la Ardenne e penetrarono di slancio in territorio francese. Il 14 giugno i Tedeschi entrarono a Parigi. La Francia era ormai sconfitta e pochi giorni dopo il maresciallo Petain, nuovo capo del Governo accettò di firmare l’armistizio. La Francia fu divisa i due: la parte atlantica passo sotto il diretto controllo germanico mentre la parte meridionale fu affidata a un’amministrazione francese collaboratrice dei tedeschi, cioè il governo di Vichy. Nel frattempo il maresciallo Charles De Gaulle rifugiatosi in Inghilterra si proclamava capo della “Francia Libera”. L’appello fu raccolto da una parte dell’esercito francese che continuò a combattere in Africa a fianco degli Inglesi e diede inizio al movimento di Resistenza nella Francia occupata contro l’invasione nazista.

  44. L’Italia entra in guerra L’Italia entrò n guerra affianco alla Germania pochi giorni prima della caduta di Parigi. Mussolini credeva che la guerra stesse per concludersi con il trionfo germanico e temeva di arrivare troppo tardi. Giunse così, come la chiamo il Duce “l’ora fatale”. Il 10 giugno l’Italia dichiarò guerra a Francia e Inghilterra.mentre i tedeschi attaccavano Parigi, l’esercito italiano attacco la Francia sulle Alpi occidentali, con molte perdite umane e scarsi successi. La Francia ormai piegata dai tedeschi in due settimane dovette firmate l’armistizio anche con l’Italia. Le difficoltà che aveva avuto l’Italia contro la Francia ormai già distrutta dall’esercito di Hitler dimostravano l’impreparazione del nostro paese nei confronti della guerra. E’ cosi che iniziano le prime sconfitte. Nel novembre del 1940 gli aerei inglesi silurarono le navi Italiane ancorate nel golfo di Taranto e pochi mesi più tardi la flotta inglese inflisse gravissime perdite a quella italiana nelle acque di capo Matapan. Altrettanto disastrose furono le prime operazioni militari italiane in Africa invasero l’Egitto ma, altrettanto disastrose furono le prime operazioni militari italiane in Africa. Hitler, in soccorso di Mussolini mandò un corpo di spedizione che riportò all’offensiva le truppe dell’Asse con una tecnica basata sulla rapidità e l’astuzia. Desideroso di ottenere un’altra vittoria Mussolini attacco la Grecia nell’ottobre 1940 ma l’offensiva finì subito in un disastro, subendo pesanti perdite. Anche questa volta l’esercito tedesco andò in loro soccorso. Occuparono la Bulgaria, la Jugoslavia, la Grecia e l’isola di Creta.

  45. La battaglia d’Inghilterra Caduta la Francia rimaneva in armi contro la Germania solo l’Inghilterra. Hitler pensava che gli inglesi avrebbero accettato le sue offerte di pace, ma rimase deluso. Winston Churchill, conservatore, avversario del nazismo, in un suo discorso chiamò il paese tutto alla lotta contro i nazisti. L’8 agosto Hitler scatenò l’aviazione militare tedesca in una serie di massicci bombardamenti aerei sulla città e le basi militari britanniche. La città di Coventry venne rasa al suolo e Londra gravemente colpita. Gli inglesi non si demoralizzarono e l’aviazione inglese riuscì a contrastare l’aviazione tedesca grazia all’uso del radar, una recente invenzione che consentiva di conoscere con anticipo le dimensioni e la direzione dell’attacco nemico. Le perdite sempre più gravi costrinsero Hitler in ottobre a sospendere l’offensiva aerea e a rinviare lo sbarco sull’isola. La battaglia d’Inghilterra dimostrava che era possibile resistere alla terribile macchina da guerra hitleriana. battaglia d’Inghilterra

  46. L’attacco tedesco all’Unione Sovietica Nonostante l’insuccesso dell’offensiva contro l’Inghilterra, Hitler era ormai padrone di tutta l’Europa continentale, avendo nella primavera del 1941, occupato anche la penisola balcanica. Hitler spostò così il suo fulcro della sua strategia verso Oriente e decise di attaccare l’Unione Sovietica. Sebbene il patto di non aggressione nazi-sovietico impegnasse i due paesi a non combattersi, Stalin si dimostrava sempre più preoccupato della presenza di Hitler nei Balcani, a ridosso dei confini dell’Unione Sovietica, mentre la strategia hitleriana prevedeva l’eliminazione del comunismo. L’Urss, centro del comunismo mondiale restava l’ultimo ostacolo da superare per completare la costruzione del nuovo ordine tedesco in Europa. Nel giugno 1941 Hitler, senza dichiarazioni di guerra diede il via all’operazione Berbarossa. Le truppe tedesche ricevettero l’ordine di considerare la lotta conto il “bolscevismo” in termini di sterminio. La “guerra lampo” tedesca ebbe all’inizio un grande successo appropriandosi dell’Ucraina e la Crimea ma poi, Stalin fece appello a tutte le forze, compresa la Chiesa ortodossa, per combattere la “grande guerra patriottica”. Nacque un vigoroso ed efficace movimento di resistenza ma i tedeschi intanto continuavano le loro vittorie e giunsero fino a 20 km da Mosca, alla metà d’ottobre quando iniziò il rigido inverno russo. Il comunismo sembrava ormai sul punto di crollare e pochi al mondo avrebbero creduto alla sua salvezza ma, i soldati sovietici resistettero accanitamente e passavano al contrattacco in più punti finché l’offensiva tedesca dovette arrestarsi. Anche sul fronte orientale la “guerra lampo” era dunque fallita, bloccati dalla neve, dal fango e da gelo che arrivava a toccare i 30 gradi sotto lo zero, i soldati tedeschi si apprestavano ad affrontare un durissimo inverno.

  47. Il Giappone attacca gli Usa Fin dal 1937 il Giappone aveva attaccato la Cina e coltivava il progetto di estendere il suo dominio su tutta l’area del Pacifico. Le vittorie della Germania e dell’Italia convinsero l’esercito nipponico a passare all’attacco, una scelta pericolosa, poiché comportava la guerra inevitabile con gli Stati uniti. Nel dicembre del 1941 gli aerei giapponesi attaccarono di sorpresa la base americana di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii e distrussero buona parte della flotta statunitense nel Pacifico. Eliminate le flotte nemiche il Giappone ebbe via libera in tutta l’area del Pacifico e occuparono in pochi mesi l’Indocina francese, le Filippine, Hong Kong, la Birmania, Singapore, l’Indonesia e la Nuova Guinea. L’aggressione Giapponese provocò l’entrata in guerra degli Stati Uniti, i quali già da tempo sostenevano con ingenti mezzi la lotta dell’Inghilterra contro il nazismo. Nell’agosto del 1941 Roosevelt e Churchill, inoltre, avevano firmato la Carta Atlantica, un documento che indicava nei principi della democrazia i cardinali della futura ricostruzione dell’ordine mondiale e fissava la parola d’ordine come guerra antifascista come guerra di democrazia e contro il nazismo. All’inizio del 1942 le forze dell’Asse apparivano vittoriose su tutti i fronti ma non avevano ancora ottenuto nessun successo definitivo tranne quello sulla Francia. Sarà l’immenso potenziale bellico degli Stati Uniti che doveva ancora entrate in scena a determinare le sorti finali della guerra attacco a Pearl Harbor

  48. Vivere sotto i nazisti Nel frattempo più di mezza Europa imparò tragicamente cosa voleva dire vivere sotto i nazisti. Il dominio germanico impose dunque il “nuovo ordine” ovvero il sistematico sfruttamento economico dei territori occupati e la spietata persecuzione poliziesca contro le popolazioni assoggettate. Particolarmente atroce fu la sorte dell’Est Europeo, lo “spazio vitale” che doveva alimentare la macchina bellica germanica e garantire un soddisfacente tenore di vita ai tedeschi, che fu sottoposto ad uno spietato sfruttamento di tipo coloniale. I prigionieri di guerra russi e polacchi furono sfruttati nei campi di lavoro fino alla morte o sterminati nei campi di concentramento. Nel 1942 Hitler ordinò di procedere alla “soluzione finale del problema ebraico”, il nuovo ordine esigeva l’eliminazione delle “razza nocive” e in primo luogo lo sterminio totale della razza ebraica. Gli ebrei venivano rastrellati in tutta l’Europa e deportati in massa nei campi di concentramento. Qui, le SS e la Gestapo li sterminavano nelle camere a gas e nei forni crematori. Ebrei, zingari, prigionieri Polacchi, Russi, Italiani, Francesi e Tedeschi furono le vittime dell’orribile carneficina.

  49. La svolta della guerra Tre il 1942 e 1943 la guerra ebbe una svolta decisiva. Nella seconda metà del 1942 le offensive germaniche verso il Caucaso, del Giappone nel Pacifico, degli italo-tedeschi nell’Africa nord-orientale vennero arrestate e, con l’inizio del 1943 gli eserciti alleati passarono al contrattacco su tutti i fronti.Sul fronte russo le truppe naziste lanciarono un’offensiva in direzione del Don e del Volga meridionale, del Caucaso e del Mar Caspio, e attaccarono la città di Stalingrado, dove si combatté una tra le più grandi battaglie della storia. Entrati nella città dopo aspri combattimenti, i Tedeschi vi incontrarono una resistenza imprevista. Quando i tedeschi credevano ormai in pugno la situazione, si trovarono improvvisamente accerchiati in una morsa di ferro. La resistenza di Stalingrado aveva dato tempo all’Armata Rossa di intrappolare nella città l’intera armata tedesca, a cui non restò altro che arrendersi. La Battaglia di Stalingrado durò dal luglio 1942 al febbraio 1943 e fu la prima grande sconfitta dell’esercito germanico in Russia, una sconfitta che segnò l’inizio della fine. Subito dopo infatti cominciò la controffensiva dell’esercito sovietico che prese le mosse proprio nella zona del Don. Qui si consuma la tragedia del corpo di spedizione italiano da 20.000 uomini ne rimasero la metà. Intanto, nel Pacifico, gli Americani affrontavano i Giapponesi : dapprima ne arrestarono l’avanzata con le due grandi battaglie navali del Mare dei Coralli e delle Isole Midway, quindi la conquista dell’isola di Guadalcanal spalancò agli Americani le porte per la riconquista del Pacifico. Infine nel Nord Afica, le truppe britanniche sconfissero Tedeschi e Italiani nella battaglia di El Alamein in Egitto stroncando l’offensiva italo-tedesca verso Suez. Gli inglesi procedettero poi alla conquista di tutto il Nord Africa, che fu portata a termine nel 1943 con l’aiuto di truppe Americane. Diventa così possibile, grazie al controllo del Mediterraneo, organizzare l’invasione dell’Italia. Nell’estate del 1943 gli eserciti dell’Asse sui ritrovarono in ritirata su tutti i fronti. Determinante fu, in questa svolta, il contributo degli Stati Uniti, il cui potentissimo apparato industriale cominciò a sfornare armi, aerei e navi che andavano a rifornire tutti i fronti. Altrettanto determinante fu l’attività della resistenza che in Cina, Jugoslavia, Russia, Francia e molti altri paesi europei impegnava le truppe occupanti, distogliendone una parte dal fronte, pendeva gli approvvigionamenti del nemico sabotando i collegamenti con le retrovie e forniva preziose informazioni agli Alleati.

  50. La caduta del fascismo in Italia I primi di luglio del 1943 le truppe anglo-americane sbarcarono in Sicilia e la conquistarono facilmente, poi cominciarono a salire verso la penisola. Bombardamenti massicci colpivano Genova, Torino, Milano, Palermo. Mussolini era sempre più isolato e il 25 luglio il Gran Consiglio del Fascismo, per la prima volta dopo vent’anni votò una mozione di sfiducia nei suoi confronti. Il re lo fece arrestare e lo esiliò sul Gran Sasso e in tutta l’Italia esplose l’entusiasmo popolare. Il nuovo governo, presieduto dal maresciallo Badoglio, negoziò segretamente con gli Alleati l’armistizio, che fu reso noto l’8 settembre. A questa notizia i tedeschi occuparono immediatamente la penisola. Il re, il governo e gran parte dei generali si misero subito in salvo a Brindisi, territorio occupato dagli Alleati, lasciando l’esercito senza ordini e istruzioni. La situazione si fece presto drammatica, l’esercito fu esposto alle rappresaglie tedesche, venivano catturati e spediti nei campi di concentramento nazisti, oppure fucilati sul posto. Intanto Mussolini liberato da un reparto di paracadutisti tedeschi, ricostituiva un governo fascista la Repubblica Sociale Italiana con sede a Salò, sul lago di Garda. L’Italia era dunque spaccata in due: il sud, occupato dagli Alleati Anglo-Americani, sotto la monarchia e il governo di Badoglio e il centro-nord, occupato dai tedeschi, sotto il governo collaborazionista della Repubblica di Salò guidato da Mussolini.

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