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Storia della scuola ticinese dal punto di vista dell’allievo (XIX-XX)

Storia della scuola ticinese dal punto di vista dell’allievo (XIX-XX). Bellinzona 23 e 30 marzo 2004 SPAI 17.30-20.00 (ISPFP). Marzio Conti http://www.agoravirtuale.ch/ispfp. Programma della serata 17.30-18.45 e 19.00-20.00. Introduzione generale: obbiettivi, modalità, fonti e risultati

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Storia della scuola ticinese dal punto di vista dell’allievo (XIX-XX)

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Presentation Transcript


  1. Storia della scuola ticinese dal punto di vista dell’allievo (XIX-XX) Bellinzona 23 e 30 marzo 2004 SPAI 17.30-20.00 (ISPFP) Marzio Conti http://www.agoravirtuale.ch/ispfp

  2. Programma della serata17.30-18.45 e 19.00-20.00 • Introduzione generale: obbiettivi, modalità, fonti e risultati • Il Canton Ticino – Aspetti significativi • L’evoluzione della struttura scolastica • Il problema dell’assenteismo a scuola • Aspetti esterni: famiglia, economia e politica • L’importanza del numero di allievi per classe • Riflessioni conclusive - discussione

  3. Programma seconda serata17.30-18.45 e 19.00-20.00 • Progetti educativi dell’epoca • La vita in classe: scuole, maestri, educazione e disciplina. • L’esempio di Boschetti-Alberti • Conclusione: la scuola dal punto di vista dell’allievo e la visione dell’epoca • Riflessioni finali - discussione: la scuola oggi?

  4. Educazione del popolo e persuasione • Idea diffusa: quando una nuova generazione di maestri applicherà i nuovi programmi • Quando gli allievi cresciuti nella nuova scuola saranno genitori • Allora ci sarà un’attitudine più positiva verso la scuola.

  5. Questione femminile "Due concetti sono il perno della vita della donna: famiglia e casa. I progressi della scienza, anziché allontanarla (come molti erroneamente credono) da quella che è la sua naturale destinazione, non fanno che ricondurvela meglio. Ve la riconducono emancipata dall'ignoranza, emancipata dall'empirismo, ve la riconducono cosciente e più degna."[1] [1] Da Rensi-Perucchi, L., Tamburini, A, Libro di lettura per le scuole femminili, 1901, citato in op. cit. in bibl. Cairoli, Grazia, Libri di scuola ticinesi 1880-1930. Immagini, problemi, identità di una regione in un genere letterario particolare, p. 128.

  6. 1 Il progetto educativo • 1894 Decisione di cambiare radicalmente il modo di fare scuola. • Parravicini, Manuale di pedagogia e metodica: ad uso delle madri, dei maestri, dei direttori ed ispettori scolastici e delle autorità amministrative del Cantone Ticino (1842) • Testo interessante, ma troppo difficili per la preparazione dei maestri dell’epoca (parlava di Socrate, Platone, Aristotele a maestri in alcuni casi appena in grado di leggere e scrivere) • 5 gradi: comprensione, ricordo, memoria, giudizio e ragionamento • Citazione: "Si faccia sentire all'incorreggibile cattivello, almeno in parte, quel dolore ch'egli ha voluto far patire al compagni“ (p. 127)

  7. 3 tipi: simultaneo, mutuo insegnamento e individuale (il migliore) • Esempio: far contare gli allievi… al milione diranno diecicentomila, ma uno si ricorderà che per il mille non si era detto diecicento….

  8. Sui maestri-Conto-Reso del Cds (1890) • “Non è possibile non riscontrare in loro tutti quei difetti che s’accompagnano a persone istruite soltanto a metà, vale a dire, un andamento tardo, incerto e soventi volte errato nell’assegnare alle cose il loro vero attributo, criteri falsi, idee di presunzione smisurata o d’esagerato accasciamento, un senso scarso del convenevole e dell’opportuno.” • “Pur troppo sono ancora radicati nelle nostre popolazioni i pregiudizi dei vecchi metodi e a molti non sembra vero che si possa insegnare con frutto facendoci piccini coi piccini e discendendo a conversare e a ragionare cogli allievi, umiliando la scienza al livello della piccola loro intelligenza, abbandonando per sempre tante definizioni che non possono essere comprese, tante pagine di domande e risposte appiccicate materialmente alla memoria per il giorno degli esami, tanti esercizi…ma che non toccano la mente… e non gli insegnano a ragionare né a sentire… confondono le apparenze colla realtà… questi antichi metodi, che all’essere preferiscono il parere, trovano ancora favore presso gente che sembra seria e spesso fa parte delle delegazioni scolastiche.”

  9. Rapporto ispettore del III circondario (1893/94): "Anche alcuni giovani docenti fanno studiare troppo a memoria ed altri hanno sostituito alle teorie una nomenclatura arida e morta." • Base: Il regolamento scolastico del 1879 • Programma d'insegnamento per le scuole primarie della Repubblica e Cantone del Ticino: adottato dal Consiglio di Stato nella seduta del 3 novembre 1894 (Gianini) [1][1] Il metodo suggerito dal programma è ispirato alle teorie didattico-pedagogiche di Pestalozzi e di Padre Girard.

  10. Il programma del Gianini • Il “metodo oggettivo”: “Il metodo oggettivo, come esso debba essere tradotto in pratica, come le idee per essere chiare ed esatte non debbano essere comunicate dalle parole, ma formarsi con spontaneità nella mente del ragazzo colla elaborazione di sensazioni realmente e ripetutamente provate.” • Metodo “della madre”: "All'insegnamento della lingua italiana viene nel programma assegnato largo campo, non facendolo però consistere in un complesso di aridi esercizi di nomenclatura, o di letture mal fatte e mal capite, o di astruse analisi grammaticali e logiche, o di quelle insipide recite a memoria, bensì usandone come di mezzo supremo alla formazione della coltura e del carattere." • Preparare il fanciullo alla vita pratica (lezioni di igiene, di morale, di civica, del corpo umano)

  11. Partire dal noto per arrivare all’ignoto (ad esempio dai nomi delle cose in dialetto, per arrivare all’italiano) • Dare intuizione delle cose mediante la realtà (uso di oggetti): "Fare del fanciullo un essere pensante, cosciente, attivo, sostituendo allo studio puramente mnemonico da parte sua ed al metodo puramente espositivo da parte del maestro ed all'abuso dei libri di testo: 1 il lavoro della naturale attività del fanciullo che vuole essere esercitata, edotta, fortificata e ben diretta; 2 il dialogo socratico ossia la forma espositivo-dialogica, per cui la scuola si converte in una viva e feconda conversazione[1] tra maestro e scolari, i quali vengono così condotti all'autodidattica; 3 brevissime note, sunti, quadri sinottici, o fatti dagli scolari e debitamente controllati, o dettati come semplice aiuto alla memoria per ritenere le cose apprese oralmente."[1] La sottolineatura è mia: questa conversazione non era possibile con un clima di classe simile a quello descritto nel punto 1.1.1, dove la rigida disciplina soffocava la libera espressione degli scolari.

  12. Passare dal metodo per parti al metodo ciclico. • "Tutti gli scolari possono e debbono essere utilmente occupati oralmente e per iscritto attorno al medesimo lavoro. Riforma questa molto utile per le scuole del nostro Cantone, dove abusivamente si moltiplicano le classi senza bisogno alcuno e dove si crede grave peccato pedagogico il far prestare attenzione dagli allievi di una classe quando si stanno istruendo quelli di un'altra."[1] • Utilizzo di letture e del dialogo. • Usare le lezioni oggettive per far pensare i ragazzi • "Vera e solida educazione non si forma coll'affastellare in modo qualunque delle cognizioni molte e svariate nelle testoline dei fanciulli: per far apprendere molto e bene, bisogna andare lentamente e progressivamente, classificando, coordinando, collegando le diverse parti dell'insegnamento in maniera da formare un tutto armonico ed uno."

  13. Ginnastica • Non ha un orario preciso, ma fa parte del programma (quando gli allievi sono distratti il maestro introduce la ginnastica) • Nel 1874 la legge federale prevedeva che: "Les Cantons pourvoient à ce que les jeunes gens, dès l'âge de 10 ans jusqu'à l'époque de leur sortie de l'école primaire, qu'ils la fréquentent ou non, reçoivent des cours de gymnastique préparatoire au service militaire." • Scopo: preparazione all’attività militare

  14. Commento del CdS (1891) • “È nostra opinione che l’allievo nella scuola, in molte scuole almeno, vi abbia una parte soverchiamente passiva, non quella propriamente che vi dovrebbe avere; poiché non soltanto egli deve ascoltare, sia pure colla maggior tensione di mente possibile; ma cercare lui stesso, guidato dal maestro, le spiegazioni di cui abbisogna, movendo dalle cognizioni che già possiede, ad altre che deve acquistare.” “Il metodo da noi suggerito, esigendo da parte dell’insegnante lezioni lungamente pensate e la cooperazione degli alunni nella classe, tenendo deste ed in continuo esercizio tutte le loro attività intellettive, lasciando ancora ad essi il piacere morale di trovare le verità che si vogliono cercare contribuisce efficacemente a svegliare nella scolaresca l’entusiasmo per lo studio… Invece noi abbiamo ancora nei nostri Istituti qualche maestro, il cui insegnamento è come cosa morta; perché dato senz’animo, senza slancio, senza alcun brio… Ne consegue l’avversione allo studio… e quale meraviglia se gli scolari riescono svogliati, quando vanno a scuola ad imparare la svogliatezza?" [1]Conto-Reso del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1891, p. 7.

  15. Il sistema ispettorale • È lo strumento per realizzare il nuovo programma • Saranno organizzate conferenze obbligatorie nei diversi circondari • Si dovrà migliorare la formazione dei docenti.

  16. Teorie e realtà • L’ambiente in classe era oppressivo • La disciplina era tenuta tenendo in soggezione gli allievi • Non era loro permesso di muoversi • Di conseguenza erano passivi e poco propensi a partecipare alle lezioni • Diversi aspetti contribuivano a questo

  17. 2 La vita in classe • Molti aspetti influenzano la vita degli allievi: le scuole, i maestri, l’educazione e la disciplina • Vi sono delle differenze importanti tra le prescrizioni del regolamento del 1879 e la realtà

  18. 2.1-Le scuole Su 424 locali scolastici, ben 65 erano insufficienti

  19. "Sono infatti ben 63 i Comuni in cui gli edifici scolastici, vuolsi per le loro deplorevoli condizioni di ambiente interno, vuolsi per quelle di vicinanza, domandano di essere interamente ricostruiti. Altri 35 posseggono aule di cubatura insufficiente, e siccome è pur questo un capitale difetto degli edifici da ricostruirsi, possiamo senza esagerazione sostenere che il numero dei Comuni in cui le scuole mancano di luce e di aria, due precipui elementi di salubrità, raggiunge il centinaio."[1] [1] Vedi op. cit. in bibl. AAVV, Igiene delle scuole e degli scolari: Risultato dell'inchiesta fatta praticare dal Dipartimento d'Igiene durante l'anno 1910 (estratto contoreso governatiovo 1910), p. 70. L'inchiesta è molto importante poiché viene fatta svolgere dai medici, quindi da persone competenti e secondo un questionario comune: in precedenza i dati raccolti (ispettori scolastici) erano interessanti ma difformi nei parametri di giudizio. Tra il 1897 e il 1907 saranno costruite ben 54 nuove case scolastiche: “Crediamo che esso fatto valga da solo cento prove a dimostrare come la luce spirituale dell’istruzione penetri ormai con possanza sempre più irresistibile l’anima del nostro popolo e lo accalori per il bene della scuola tanto da lasciarsi indurre sovente con facilità a compiere per essa generosi sacrifici.”[1][1] Pagine e 10: la spesa complessiva per queste costruzioni era stimata in 1'713'716 franchi ed era notevole se si pensa che nell'insieme le spese annue dei Comuni per la scuola, nel 1907 erano di 1'101'684,44 fr. (tra onorari, materiale didattico, riscaldamento, pigioni dei locali, ecc.).

  20. In genere i locali scolastici non servivano unicamente da scuola (solo 121 su 350 nel 1909) • VI circondario, 1896/97: "I locali attuali non sono scuole, ma catacombe e pollai… non mi sento più il coraggio di obbligare maestri e ragazzi a imprigionarsi in locali simili." • In un comune del V Circondario invece il locale era “Piccolo, talvolta umido e può presentare anche dei pericoli."

  21. Mobilio e banchi • In linea con i precetti disciplinari dell’epoca: i banchi di un unico pezzo tendevano ad impedire ai ragazzi persino di muoversi, così da tenere la disciplina • Nel 1897 l’ispettore del II C. dice: “Cominciamo dai banchi, la misura migliore dovrebb’essere quella di condannare al rogo la massima parte degli esistenti. Vecchi, lunghi, incomodi, tentennanti, che si reggono a forza di sostegni posticci e raffazzonamenti compassionevoli; sembrano fatti apposta per mettere alla tortura i poveri fanciulli d’ambo i sessi.”

  22. Suppellettile didattica • Carente, così come l’abitudine dei maestri ad usarla (eppure tanto necessaria al metodo oggettivo) • 1890: “Per ciò che riguarda le condizioni materiali delle scuole sonvi ancora dei comuni che le tengono in locali disadatti sotto tutti i rapporti, e che si servono di arredi scolastici non rispondenti al loro officio.” • 1898: “Entriamo nella maggior parte delle scuole e guariamo intorno: de’ banchi che sono come sono, un tavolo, una lavagna, un crocefisso, un globo, il ritratto di Stefano Franscini, la carta geografica della Svizzera ridotta ad un cencio, qualche tavola del Fornari: ecco tutto l’arredamento. Non pesi né misure (in tante scuole mancava persino il metro), non cassetta dei solidi, non quadri di storia patria, non alfabetiere mobili, nessun indizio di Museo scolastico; si vede subito che in trent’anni il Comune non ha speso per provvedere suppellettili.”

  23. 1894: “Mentre invece è ormai risaputo che, senza l’ausilio di oggetti sensibili, i ragazzi non apprendono mai profondamente bene quello che loro si insegna.” • 1908/09: "Scarsi, troppo scarsi, sono ancora i mezzi didattici alla portata dei docenti quale sussidio allo sviluppo del programma."

  24. Pulizia e servizi igienici • Su 350 case scolastiche solo 88 disponevano di acqua potabile, 1 dei bagni e 35 di latrine. 28 di una sala per ricreazione • Inchiesta del 1910: "Ad ambiente sudicio, maestri e scolari sudici. E non sapremo davvero concepire come ed in qual modo si possano insegnare le prime nozioni di igiene in una scuola, che rappresentava, ovunque la si esamini, la negazione assoluta, nel suo aspetto esteriore, delle norme le più elementari della pubblica igiene."

  25. Igiene e salute scolastica • Ancora l’inchiesta del 1910: "Infatti se noi osserviamo come ad un cervello ancora in formazione si domanda un lavoro sempre progressivamente crescente, che ad un corpo in via di sviluppo si impone l'immobilità e la vita sedentaria, che in un medesimo ambiente, si trovano riuniti parecchi organismi particolarmente esposti per la loro gracilità alle malattie epidemiche, che molte altre affezioni traggono la loro origine nelle cattive condizioni in cui si svolge la vita scolare, balza agli occhi l'impellente dovere dello Stato di migliorare con opportuno provvedimenti l'ambiente scolastico, se non si vuole compromettere il valore fisico ed intellettuale dei nostri fanciulli, i quali saranno più tardi degli uomini."

  26. Altri problemi • Mancanza di visite mediche • Ubriacature tra gli allievi – 1898/99: "In mezzo alla povertà, al vizio, alle immondizie traviamo i germi di tutte le malattie.“ • 1908: “Deficienti e i discoli, i quali, se raccolti in classe, impressionano malamente o scapestrano i condiscepoli; se rimandati alle famiglie, e i discoli nella più gran parte dei casi è dovere di trattenerli nella scuola, spesso accade che più nessuna educazione essi ricevano.” • NB: per la disciplina si poteva giungere ad incarcerare i ragazzi delle scuole di ripetizione fino a 48 ore!

  27. Percorso casa-scuola • Problema per le famiglie isolate: 1909/10 "Bisognerebbe mettersi nei panni di quelle famiglie isolate, che devono mandare i loro figli piccoli alle scuole… con strade gelate, fangose per la neve e sotto la pioggia, talvolta mal calzati e svestiti." • 1904: “I fanciulli che per intervenire alla scuola sono obbligati a fare dei chilometri di strada cattiva e magari pericolosa, tralasciano di andarvi, il più delle volte, o non ci vanno affatto, e quando la frequentano, vi giungono stanchi e mal disposti a seguire con profitto le lezioni… Poveri bambini! Li ho visti più volte giungere alla scuola, nelle uggiose giornate d’autunno, sotto la pioggia, nelle fredde giornate d’inverno, sotto la neve, e debbo confessarlo mi hanno fatto compassione.” • “I fanciulli che per intervenire alla scuola sono obbligati a fare dei chilometri di strada cattiva e magari pericolosa, tralasciano di andarvi, il più delle volte, o non ci vanno affatto, e quando la frequentano, vi giungono stanchi e mal disposti a seguire con profitto le lezioni.”

  28. Riscaldamento • La legge obbligava i comuni a provvedere, ma in generale si obbligavano le famiglie a portare il pezzo di legno a scuola • Spesso i locali erano freddi e i ragazzi dovevano restarvi fermi per ore, magari inzuppati dopo un lungo viaggio e/o vestiti in modo inadatto • “In moltissimi Comuni vige tuttora la riprovevole abitudine di obbligare gli allievi a portare ciascuno il pezzo di legno alla scuola, ciò che mette facilmente i ragazzi sulla via di piccoli furti, di contese e di rimbrotti umilianti da parte di taluni docenti.”[1][1]Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1894, p. 11.

  29. Durata delle scuole

  30. Abbiamo già visto i problemi: • Ripetitività nelle scuole troppo lunghe • Demotivazione dei ragazzi • Attitudine negativa delle famiglie • Risultati peggiori / rapporto al numero di allievi (esami pedagogici delle reclute) • Problema: i ragazzi lavorano + emigrazioni stagionali

  31. Biblioteche scolastiche • Scopo (1909): elevare “La mente e il cuore verso tutto ciò che è giusto, buono, bello; onde da queste tre virtù cardinali del vivere possano trarre forza ad operare il bene e godimenti per il pensiero e lo spirito.” • 1911: “Ad un ragazzo che, licenziato dalla scuola primaria, ne esca con tutte le cognizioni officiali del programma in testa, ma annoiato dei libri, dello studio e dei maestri, è preferibile il ragazzo che l’abbandona ignorante di moltissime cose, ma tuttavia pieno di curiosità, ansioso di sapere e di apprendere, di darsi ragione d’ogni cosa che veda, cercandola nei libri; che ne ritorna con lo spirito pronto, aperto, avido d’imparare.”

  32. Materiale individuale degli allievi • Era un grosso problema allo svolgimento delle lezioni • Minava il principio della gratuità della scuola • "Deve aspettare che ogni allievo provveda da solo, quando i genitori lo vogliono o possano fare, perché nei paesi delle nostre valli non ci sono le volute comodità."[1] [1]Rapporto ispettore del quinto Circondario, Fondo DPE, Fascicolo 5, cartella 38, anno 1904/05. • “Anche il principio della gratuità dell’insegnamento patisce qualche eccezione, per il fatto che le spese dei libri, dei quaderni, ecc. ed in molti luoghi il provvedere al riscaldamento devono sopportarle le famiglie degli scolari, tranne i casi di assoluta povertà, previsti dalla legge. Sono consuetudini vecchie di un secolo, che soltanto una nuova legge, la quale mettesse a carico dei Comuni la fornitura gratuità del materiale scolastico potrebbe far cessare."[1][1]Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1905, p. 14.

  33. 2.2 Maestri e allievi • "Nella scuola elementare fin de siècle la classe è dominio di un solo insegnante, e scambi e incontri diretti tra bambini sono interdetti, salvo nel tempo della ricreazione che avviene nel corridoio, nel cortile, a gruppi separati e controllabili o più sovente nella classe stessa."[1][1] Op. cit.in bibl. E. Becchi, in AAVV, Storia dell'infanzia: 2 dal settecento a oggi, 169. Ho scelto il testo citato poiché riassume bene una situazione presente anche in Ticino. • 1890 giudizio del CdS sui maestri: “In complesso sono buoni, ne rimangono però sempre alcuni che lasciano a desiderare, sia per attività, zelo e diligenza, sia per buon metodo d’insegnamento. Taluno poi è anche ruvido, irascibile e facile a trattamenti non consentiti dalla legge; tal altro dovendo sostenere una lotta continua coi propri creditori,non può attendere colla calma e tranquillità necessaria ai suoi doveri.”

  34. Commento dell’ispettrice degli asili • 1908: “Pretendere oggi -oggi che ogni lavoro morale appare tanto più alto quanto più alto è il valore materiale che lo significa- in un campo solo, quello della scuola, abnegazione, idealità, entusiasmo, e alla fine rinunzia alla soddisfazione dei più legittimi desideri, è voler essere ingiusti, è voler negare alla logica la più semplice e naturale sua deduzione.”

  35. Sui maestri • “Il corpo insegnante si divide in due scuole, quella dei vecchi educata e cresciuta ai metodi informativi e mnemonici e quella dei giovani usciti dalle Scuole Normali… ma avvenne invece che si lasciassero trascinare, salvo onorevoli eccezioni, dai primi poiché il seguire l’andazzo comune tornava loro più comodo ed otteneva più facilmente l’approvazione dei passati Ispettori.”[1] • [1]Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1894, pp. 12-13.

  36. "Non hanno ben compreso l'importanza dei processi intuitivi, della legge di gradazione, del buon impiego dei libri di testo, epperò l'insegnamento di costoro, malgrado un lavoro improbo da parte loro e degli allievi, non riesce ben collegato, ben digerito; - v'hanno ancora di quelli che abusano della semplice memoria dei fanciulli e delle fanciulle che correggono male, che parlano troppo, che aiutano troppo."[1] • [1]Rapporto ispettore del secondo Circondario, fondo DPE, Fascicolo 5, cartella 37, anno 1900/01: si riferisce ad alcuni docenti di Lugano, mentre nel resto del Circondario (esclusa la città) ci sono 46 buoni insegnati e 26 insufficienti.

  37. Numero di allievi

  38. "Su questo punto la legge permette le classi di 60 scolari, ma al disopra dei 50, al massimo, un insegnante non dovrebbe averne. Ora contiamo ancora due scuole che superano i 60 scolari e 66 che ne hanno da 51 a 60. Quest’ultime è desiderabile che, un po’ per volta, vengano tutte divise, onde potervi dare un migliore insegnamento.”[1] [1]Conto-Reso del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1901. • Sull’importanza di questo fattore abbiamo già discusso

  39. Abbandono precoce della scuola

  40. Cause: • Pressioni per ottenere la licenza anticipatamente • Cause: necessità famigliari • Ripetitività del programma (noioso)

  41. 2.3 Disciplina ed educazione • Scarsa considerazione della libertà individuale del bambino • Lo scolaro come prigioniero dell’ignoranza e quindi non in grado di decidere da liberamente • Castighi e premi come metodo per educare alla morale gli alunni che non sono ancora giunti alla “libertà morale”

  42. Parravicini, 1842: “Il più dei maestri ticinesi non hanno avuto una completa educazione, non conoscono l’importanza e la dignità del loro ufficio … non hanno cognizioni sufficienti da mutare un piccolo ignorantissimo in un giovinetto onesto, intelligente, laborioso.” • In realtà era il maestro a stabilire arbitrariamente ciò che era giusto e ciò che era sbagliato: "Ora si domanda: La disciplina, il decorso dell'Istituto, l'interesse dell'educazione stessa d'un allievo, possono permettere a quest'ultimo di mancare di rispetto ai suoi maestri, trasgredir negli ordini e rinfacciare a loro più o meno pretesi mancamenti? Se ciò fosse, non sarebbe più possibile l'insegnare da una parte e l'imparare dall'altra. Il rispetto all'autorità verrebbe menomato, cominciando dalle classi elementari, dove non insegnano certo gli angeli. Qualche difetto, qualche neo, quando si voglia, può sempre scoprirsi nel precettore; e se fosse lecito agli scolari di non più prestargli obbedienza, di ribellarglisi pel fatto che è uomo anch'esso, e quindi non perfetto, si potrebbero chiudere le scuole."[1] • [1] Da un articolo apparso ne L'educatore della Svizzera italiana, 1895, pp. 180-81. Ci si riferisce al caso di un allievo di scuola secondaria, che aveva disubbidito ad un maestro perché questo gli aveva fatto un torto. Si sosteneva pure, facendo dell'obbedienza un dovere sacro, che chi difendeva lo studente non faceva altro che aizzare alla ribellione ed alla sovversione delle autorità.

  43. La disciplina doveva essere rigorosa, sia per il numero di allievi, sia per ragioni legate alla mentalità • "Paura che i maestri si credevano obbligati mantenere agli allievi per tenerli a freno."[1][1]Rapporto ispettore del quinto Circondario, Fondo DPE, Fascicolo 5, cartella 36, anno 1896/97. • “I giovani che frequentano le scuole di ripetizione vi portano intiera l’indocilità del carattere paesano, la quale, accade talvolta, se bene di rado, che trasmodi tanto da rendere necessario, non bastando a comprimerla l’energia del maestro, l’intervento dell’Ispettore e quello del Commissario di Governo. Tornate insufficienti le minacce e le multe, alcuni ostinati ribelli vennero anche il passato anno tradotti in carcere, e detenuti 48 ore, quante ne permette la legge, e che, fino a questo punto, trovammo bastevoli a raffrenare anche i più indomabili.”[1][1]Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1901, p. 40.

  44. Le punizioni corporali erano vietate, ma in realtà molto diffuse e tollerate. • Altre punizioni umilianti erano comunque permesse, fino alla segregazione • L’allievo poteva essere espulso per 3 giorni e poi doveva "Aver fatto atto di sottomissione al maestro, in presenza dei genitori."[1][1]Regolamento scolastico, 1879, art. 52. • Interessante il giudizio di Rossi in merito al regolamento: "Assenza insomma di quell'affettuosa corrispondenza che avvicina educatore ed allievi in una comunità operosa e fa nascere spontanea comprensione; il rapporto fra scolaro e maestro è intravisto meramente dal lato disciplinare, autoritario."[1] • [1] Op. cit. in bibl. Rossi, Felice, Storia della scuola ticinese, p. 221.

  45. Un primo bilancio: il timore degli allievi • Gli allievi avevano un timore riverenziale • Vi erano indotti dalla rigida disciplina • Non potevano muoversi • Di conseguenza erano passivi e non partecipavano alle lezioni

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