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Metodi e didattiche delle attività sportive a.a. 2010/2011

Metodi e didattiche delle attività sportive a.a. 2010/2011. Giorgio Merola merogio@hotmail.com. Creare un clima positivo e promuovere benessere attraverso l’attività sportiva. Come lavorare sul senso di autoefficacia, la motivazione e l’ottimismo degli studenti.

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Metodi e didattiche delle attività sportive a.a. 2010/2011

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Presentation Transcript


  1. Metodi e didattiche delle attività sportive a.a. 2010/2011 Giorgio Merola merogio@hotmail.com

  2. Creare un clima positivo e promuovere benessere attraverso l’attività sportiva Come lavorare sul senso di autoefficacia, la motivazione e l’ottimismo degli studenti

  3. Memorizza queste parole in 1’ • Sabbia; pedana; canestro; corda; pallone; scarpe; meta; tifo; match point; rigore; cane; bastone; secchio; strada; fischietto; uova; triciclo; coniglio; attenzione; arte; forno; guida; goal; armadio; giudice; lavandino; carne; vittoria; asticella; barca; stazione; occhio; tennis; punizione; fiume; scale;

  4. Punteggi • Assegnati 2 punti per ogni parola ricordata nella posizione corretta; • Assegnati 1 punto per ogni parola ricordata ma nella posizione errata • Il massimo è 72

  5. Verifica • 1Sabbia;2 pedana;3 canestro;4 corda; 5 pallone;6 scarpe; 7meta;8 tifo; 9match point; 10 rigore;11 cane;12 bastone; 13 secchio;14 strada;15 fischietto; 16 uova; 17 triciclo;18 coniglio;19 attenzione;20 arte; 21 forno; 22 guida;23 goal;24 armadio; 25 giudice;26 lavandino;27 carne; 28 vittoria;29 asticella; 30 barca; 31 stazione;32 occhio;33 tennis; 34 punizione; 35 fiume;36 scale;

  6. Riprova: ora il tuo obiettivo è realizzare almeno 10 punti più di prima • Sabbia; pedana; canestro; corda; pallone; scarpe; meta; tifo; match point; rigore; cane; bastone; secchio; strada; fischietto; uova; triciclo; coniglio; attenzione; arte; forno; guida; goal; armadio; giudice; lavandino; carne; vittoria; asticella; barca; stazione; occhio; tennis; punizione; fiume; scale;

  7. Verifica • 1Sabbia;2 pedana;3 canestro;4 corda; 5 pallone;6 scarpe; 7meta;8 tifo; 9match point; 10 rigore;11 cane;12 bastone; 13 secchio;14 strada;15 fischietto; 16 uova; 17 triciclo;18 coniglio;19 attenzione;20 arte; 21 forno; 22 guida;23 goal;24 armadio; 25 giudice;26 lavandino;27 carne; 28 vittoria;29 asticella; 30 barca; 31 stazione;32 occhio;33 tennis; 34 punizione; 35 fiume;36 scale;

  8. 2° esercizio

  9. Calcoli 81 • 3x27 • 4x93 • 16x27 • 13x22 • 14x23 • 8x12,5 • 19x17 • 18x74 372 432 286 322 100 323 1332

  10. Calcoli 154 • 14x11 • 7x88 • 13x14 • 13x22 • 12x56 • 8x29 • 19x16 • 18x48 616 182 286 672 232 304 864

  11. Quale era, secondo te, lo scopo delle attività? • Che emozioni hai vissuto, come ti sei sentito nelle due attività?

  12. Orientamenti motivazionali Nicholls: due orientamenti motivazionali specifici e indipendenti: orientamento al compito (task) e orientamento al Sé (ego). Possibili livelli alti in entrambi, in uno solo o in nessuno dei due (poiché indipendenti).

  13. MARIO

  14. Anche stavolta perdo! Non sono bravo come gli altri!

  15. MATTEO

  16. Adesso piazzo la palla sotto l’incrocio dei pali!

  17. MARIO& MATTEO • CHE DIFFERENZE TROVI TRA I DUE? • A CHE COSA POTREBBERO ESSERE DOVUTE QUESTE DIFFERENZE? • COSA FARESTI PER AIUTARE MARIO?

  18. confronto con se stesso, percezione che la propria competenza sportiva dipende dai progressi realizzati in quell’attività “come posso imparare nel modo migliore questa abilità e padroneggiare questo compito?” Orientamento al compito:

  19. Orientamento al sé: dimostrare il proprio livello di abilità in relazione agli altri tramite il confronto sociale; il livello di maestria raggiunto non è sufficiente per sentirsi soddisfatto del proprio livello di abilità. Il sentimento di riuscita si manifesta solo se per lui è favorevole il confronto con gli altri e la competizione sportiva rappresenta l’occasione per poter effettuare questo confronto.

  20. Tutti noi sappiamo che le persone sono diverse rispetto a quanto sono motivate: c’è chi si impegna di più, chi di meno, ma esistono anche altre importanti differenze. Immaginiamo cinque atleti diversi: • Luigi non partecipa quasi mai agli allenamenti. • Simone si allena 5 volte a settimana, otterrà il posto in squadra e quindi avrà la moto che gli avevano promesso. • Alessia si allena 5 volte a settimana, vincerà gare importanti e così riuscirà a dimostrare al padre che ce la poteva fare, che lei valeva qualcosa. • Andrea si allena 5 volte a settimana, migliorerà le proprie prestazioni fino ad entrare in un gruppo militare sportivo: finalmente potrà fare il lavoro che più gli interessava. • Luca si allena 5 volte a settimana, Quello che vorrebbe di più è poter continuare ad allenarsi

  21. Amotivazione Estrinseca Intrinseca Minimo livello di autodeterminazione Massimo

  22. Amotivazione Luigi non partecipa quasi mai agli allenamenti. • Il livello più basso del continuum di autodeterminazione è l’amotivazione, lo stato in cui manca la volontà di agire un certo comportamento: non si agisce affatto o si agisce senza l’intenzione di ottenere un risultato. • I motivi per cui si fa una certa cosa come l’andare ad allenarsi, non vengono percepiti o non ne viene sentita alcuna loro importanza. • La conseguenza estremamente probabile di questa situazione è che si cessi l’attività verso cui non si è motivati (Vallerand, 2002) • Secondo Ryan e Deci (2000) questo stato motivazionale ha 3 possibili cause: 1) non attribuire importanza all’attività 2) non sentirsi in grado di portarla a termine (ad es. Bandura 1986) 3) non aspettarsi che essa conduca ad un risultato desiderabile (Seligman, 1975).

  23. La regolazione esterna Simone si allena 5 volte a settimana, otterrà il posto in squadra e quindi avrà la moto che gli avevano promesso. • Secondo la Self-Determination Theory i comportamenti regolati esternamente: • sono controllati in modo contingente da altri • hanno un basso mantenimento una volta che le contingenze non esistono più (Deci & Ryan, 1985) • Gli atleti con un’alta motivazione esterna, ad esempio, possono allenarsi perché possono ricevere dei premi o degli incentivi nel caso in cui ottengano successi o buone prestazioni • La regolazione esterna è la classica situazione in cui il comportamento delle persone è controllato da fattori esterni: s’intraprende un’attività per ottenere dei risultati giudicati positivamente (ad es. premi tangibili) o per evitare conseguenze percepite come negative.

  24. La regolazione introiettata Alessia si allena 5 volte a settimana, vincerà gare importanti e così riuscirà a dimostrare al padre che ce la poteva fare, che lei valeva qualcosa. • La regolazione introiettata è il primo livello nel processo di internalizzazione: se nella regolazione esterna il controllo del comportamento è basato su fattori contingenti prodotti dagli altri, nella regolazione introiettata le conseguenze contingenti vengono fornite dall’individuo a se stesso. • I temi fondamentali in questo tipo di motivazione riguardano il mantenimento o il miglioramento della propria autostima, l’evitare il sentirsi in colpa e l’ansia (Deci & Ryan, 2000). • Con questo tipo di motivazione si cominciano a rendere interne le ragioni per il proprio comportamento (Vallerand, 2002), ma la percezione del loro controllo è ancora esterna: c’è un senso di coercizione e le motivazioni introiettate non vengono ancora esperite come una parte del sé (Deci et Al. 1991). • Si tratta quindi una regolazione interna, ma poco autodeterminata, che ha maggiore probabilità di quella esterna di essere mantenuta nel tempo, ma che è ancora piuttosto instabile (Koestner & Al. 1996*).

  25. La regolazione identificata Andrea si allena 5 volte a settimana, migliorerà le proprie prestazioni fino ad entrare in un gruppo militare sportivo: finalmente potrà fare il lavoro che più gli interessava. • Sebbene questa sia ancora un tipo di motivazione strumentale, estrinseca all’attività stessa, è presente qui una maggiore autodeterminazione e si prevede un maggior coinvolgimento della persona e mantenimento nel tempo del comportamento (Deci & Ryan, 2000). • La regolazione identificata prevede una consapevole attribuzione di valore all’obiettivo comportamentale, tale che l’attività è sentita propria e percepita come importante per se stessi (Ryan & Deci 2000). • La persona intraprende l’azione con un senso di scelta e il comportamento è regolato attraverso un’identificazione con l’attività stessa (Vallerand, 2002).

  26. La regolazione intrinseca Luca si allena 5 volte a settimana, Quello che vorrebbe di più è poter continuare ad allenarsi • La motivazione intrinseca implica l’intraprendere un’attività per il piacere e la soddisfazione inerenti l’attività stessa, che viene fatta per il gusto di farla (ad es. Deci 1975; Ryan & Deci 2000). • Quando sono intrinsecamente motivate le persone fanno le cose che gli interessano e le fanno liberamente, di spontanea volontà, senza alcuna ricompensa o costrizione (Deci & Ryan, 1985). • La motivazione intrinseca viene definita come una “tendenza innata a cercare novità e sfide, a esercitare e ampliare le proprie capacità di esplorare e di apprendere” (Ryan & Deci 2000).

  27. L’esperienza ottimale: il flow • Percezione soggettiva di elevate opportunità di azione ambientale (challenge) cui si contrappongono adeguate capacità personali (skill); • Focalizzazione dell’attenzione sull’attività in corso; • Coinvolgimento (unione tra azione e coscienza) • Controllo della situazione; • Chiari riscontri (feedback) sull’andamento dell’ attività; • Chiari obiettivi da raggiungere; • Assenza di noia; • Assenza di ansia; • Facilità di concentrazione; • Stato affettivo positivo; • Motivazione intrinseca; • Alterata percezione dello scorrere del tempo; • Assenza di auto-osservazione (e perdita di autoconsapevolezza)

  28. Riflessione • Quali sono le principali criticità che si incontrano rispetto alla motivazione degli studenti/atleti? Che cosa può fare un insegnante o un allenatore per motivare i propri allievi?

  29. Ingredienti (nutrimento) della motivazione intrinseca: i bisogni universali • Competenza • Autonomia • Relazioni

  30. Motivazione Il prodotto dell’interazione tra Personalità (perchè le persone partecipano all’attività sportiva? Per divertirsi, sentirsi bene/ stare in forma, imparare nuove abilità, vincere, stare con gli amici, entusiasmarsi per la competizione, arrivare ad alti livelli) La situazione (stiledell’allenatore: approccio positivo e entusiasmo; rapporti tra vittorie e sconfitte; aspettative e atteggiamenti delle persone significative, ostacoli) il compito (difficoltà; esperienza) **questionario insegnanti & studenti** http://www.psych.rochester.edu/SDT

  31. Performance vs Mastery Performance: gli atleti percepiscono di essere disapprovati quando fanno un errore; l’allenatore riconosce e rinforza solo i migliori; rivalità interna al gruppo Mastery: mettercela tutta e migliorare sono aspetti che vengono rinforzati dall’allenatore; ogni membro del gruppo ha un ruolo importante

  32. Immaginiamo 2 allenatori diversi • Il coach A dà direttive rigide, non ascolta il parere degli atleti, minaccia di prendere provvedimenti se non vengono eseguiti gli allenamenti come dice lui • Il coach B ascolta molto gli atleti, chiede il loro punto di vista, gli fornisce spesso la possibilità di scegliere fra attività e compiti diversi • Che cosa c’è di diverso fra i coach A e B? • Sono diversi rispetto a come motivano gli atleti

  33. Gli stili con cui si motivano gli atleti • Le modalità utilizzate dagli allenatori per motivare gli atleti variano • Ad esempio è possibile giudicare il modo di pensare o il comportamento degli atleti, dare loro direttive rigide e poche possibilità di esprimere scelte, comportamenti e opinioni che differiscono da quelli proposti dall’allenatore. • Questo stile è definito controllante, perché la meta dell‘allenatore è, appunto, controllare i comportamenti degli atleti sperando che quelli desiderabili accadano più frequentemente di quelli indesiderabili

  34. Gli stili con cui si motivano gli atleti • Secondo un’altra modalità, invece, è possibile sostenere la scelta autonoma degli atleti favorendo l’internalizzazione della motivazione verso l’attività sportiva fornendo possibilità di scelta, ascoltando, e chiedendo il loro punto di vista. • Questo stile è definito di supporto alla motivazione autodeterminataperché lo scopo dell’allenatore è quello di sostenere l’interesse e la motivazione autonoma degli atleti.

  35. TARGET Principle(Ames, 1990) Task (compito) Authority (autorità) Recognition (riconoscimento) Grouping (organizzazione in gruppi) Evaluation (valutazione) Timing (tempo) *FEEDBACK*

  36. Lavorare sulla motivazione Il senso di auto-efficacia

  37. P A C

  38. AUTO-EFFICACIA= AUTOSTIMA

  39. Auto-efficacia Le convinzioni di una persona di essere in grado di superare gli ostacoli che di volta in volta si frapporranno alla messa in atto di quel comportamento. Convinzioni che le persone hanno circa la loro efficacia personale di organizzare e dirigere le loro abilità e risorse per mettere in atto un’azione che li condurrà alla conseguenza desiderata (Bandura, 1977).

  40. AUTO-EFFICACIA= ABILITA’

  41. L’autoefficacia è una misura delle proprie capacità?

  42. Autoefficacia (2) L’autoefficacia è una misura delle proprie capacità? L’autoefficacianon riguarda il numero di abilità possedute, ma ciò che si crede di poter fare con i mezzi a propria disposizione: le abilità possono facilmente essere vanificate dai dubbi su di sé; persone piene di talento fanno un uso inadeguato delle loro capacità quando le circostanze indeboliscono la loro fiducia in se stesse

  43. Chi non crede nell’impossibile non lo realizzerà mai

  44. Auto-efficacia (3) Generali o specifiche? L’autoefficacia non è una percezione generalizzata, ma varia da situazione a situazione: la stessa persona può avere convinzioni di efficacia molto forti rispetto ad alcuni domini e molto deboli rispetto ad altri.

  45. Auto-efficacia 4) L’autoefficacianon è un predittore inerte delle prestazioni future; essa si ripercuote sui processi di pensiero, sul livello e la persistenza della motivazione e sugli stati affettivi, che contribuiscono in modo rilevante alle prestazioni realizzate: le persone non provano neppure se ritengono di non essere capaci, maquando sono convinte di esserlo il loro impegno e i loro successi superano spesso ogni previsione

  46. Caratteristiche distintive del costrutto L’autoefficacia si riferisce ai giudizi in merito alle capacità di eseguire determinate attività, più che a qualità personali quali le caratteristiche fisiche o i tratti psicologici; Le convinzioni di autoefficacia sono multidimensionali (si riferiscono a ambiti di funzionamento diversi) Le misure dell’autoefficacia sono contesto-dipendenti (contesto competitivo vs cooperativo) Le misure di a.e. dipendono da un criterio di prestazione basato sul successo nel risolvere un problema piuttosto che da criteri normativi

  47. Misure dell’Autoefficacia Livello: variazioni in relazione ai diversi livelli dei compiti; livelli crescenti di difficoltà; Generalità: transfer delle convinzioni di efficacia attraverso le attività; Forza:grado di certezza circa la capacità di una persona di eseguire determinati compiti

  48. L’azione dell’auto-efficacia Sulla motivazione: le persone dotate di un elevato senso di auto-efficacia in relazione ad una determinata attività si impegneranno maggiormente e persisteranno più a lungo (ritmo e frequenza dell’azione e impiego di energia; scelta dell’attività)…esp suproblemi irrisolvibili per valutare persistenza; impotenza appresa; strategie di self-handicapping Livello di rendimento: mediato da motivazione, strategie di autoregolazione e interpretazione degli stati di attivazione Attribuzioni causali:relazione biunivoca tra percezione di competenza a attribuzioni

  49. Nella matematica Auto-efficacia Soluzioni accurate (%) Livello di capacità

  50. Autoefficacia per l’apprendimento autoregolato Autoefficacia per il successo scolastico .51 .21 Voti degli studenti .36 .26 .36 Obiettivi degli studenti rispetto ai voti .43 Voti precedenti degli studenti Obiettivi dei genitori rispetto ai voti

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