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La vita privata

La vita privata. Il matrimonio. La famiglia. La casa. A tavola. F amiglia.

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Presentation Transcript


  1. La vita privata Il matrimonio La famiglia La casa A tavola

  2. Famiglia Il nucleo fondamentale della società romana era la familia; questa parola indicava tutti coloro che erano sottoposti all’ autorità del pater familias, inclusi gli schiavi e anche i beni comuni (terre, denaro, bestiame ecc) La moglie del pater familias aveva la possibilità di condurre una vita sociale. Un raggruppamento di più famiglie veniva chiamato gens e avevano tutti lo stesso nomen (cognome) poiché discendevano da un comune capostipite. Erano vincolati tra loro da doveri reciproci e da valori religiosi.

  3. famiglia Il governo della famiglia era saldamente nelle mani del pater familias, che disponeva di un potere assoluto (patria potestas) su tutti i componenti, e a cui erano sottomessi e obbedivano la moglie, i figli e gli schiavi.La potestas assoluta del pater familias dal punto di vista giuridico comportava il diritto di vita e di morte sui figli e su tutti i membri della familia. Il padre era il custode del patrimonio (res familiaris) e godeva della piena disponibilità dei beni, potendo anche diseredare gli eredi delle virtù.

  4. LA FAMIGLIA: il ruolo della moglie La matrona aveva la libertà di uscire di casa per far visite alle amiche e per far spese; la sera assisteva con il marito ai ricevimenti e ai banchetti, ma non poteva bere il vino e era costretta ad allontanarsi quando la cena diveniva eccessivamente animata.Con il passare del tempo però la figura e il ruolo della matrona mutarono notevolmente soprattutto a causa del benessere economico, se non del lusso diffusosi velocemente nelle città.

  5. Il lessico

  6. La casa Il paesaggio urbano di Roma presentava uno schema abbastanza regolare di abitazioni di uno o due piani decorate a seconda del livello sociale dei padroni. I Patrizi abitavano nelle Domus, abitazioni rettangolari in pietra. In età antica la vita della casa si svolgeva nell’atrio dove ardeva il focolare. C’erano anche locali secondari (cucina,bagno,camere e celle per gli schiavi). La Domus presenta una considerevole varietà nelle planimetrie. I Plebei vivevano nelle Insulae di quattro o più piani. Erano case popolari di piccole dimensioni e in legno; non avevano un locale per soggiornare e servizi igienici adeguati. Erano considerate ante litteram (case-dormitorio).Avevano cortili chiusi e soffocanti, numerose rampe di scale e squallidi magazzini

  7. La domus Aurea Dopo l’incendio del 64 d.C., che distrusse Roma l’imperatore Nerone si fece costruire una nuova residenza con le pareti ricoperte di marmi pregiati e le volte decorate d’oro e di pietre preziose, tanto da meritare il nome di Domus Aurea. Venne progettata dagli architetti Severo e Celere e decorata dal pittore Fabullo. L’enorme complesso comprendeva sconfinati vigneti, pascoli e boschi, un lago artificiale, tesori saccheggiati nelle città d’Oriente e preziosi ornamenti, fra i quali una colossale statua dell’imperatore nelle vesti del dio Sole.

  8. INSULA DELL’ARA COELI Tra il Vittoriano e la scalinata dell'Ara Coeli, sono visibili i resti di un'insula, ossia di una casa d'affitto romana, la forma di abitazione più comune nella Roma imperiale. L'edificio era costituito da almeno cinque piani, ancora oggi conservati. Al piano terreno sono visibili le tabernae; il piano superiore, il mezzanino, era destinato ad abitazione del gestore della taberna. Al di sopra si conservano altri piani, collegati da una scala interna di epoca medioevale.

  9. La insulae

  10. Il lessico

  11. A tavola Anche ai tempi dei Romani si poteva evidenziare una differenza di abitudini culinarie tra Nord e Sud. Nella cucina del Sud si potevano notare influenze dalla civiltà etrusca e greca, mentre in quella del Nord, si evidenziavano tradizioni celtiche. Oltre a Nord e Sud trapelavano delle differenze tra le popolazioni di mare, che disponevano con maggior facilità di sale (un ingrediente molto caro in antichità) e consumavano alimenti che non si trovavano all'interno. Con l'estendersi dei domini nel Mediterraneo e in Oriente, la cucina dei latini presentò grandi varietà di ingredienti, piatti e abitudini gastronomiche: un cittadino romano dell'Egitto o della Palestina poteva avere un regime dietetico, un atteggiamento verso il cibo, nonché consuetudini alimentari ben diverse da quelle di un romano della capitale.

  12. A tavola Nell’età arcaica i pasti erano due, a base di cibi semplici come cereali. Più avanti i Romani divennero famosi per i cibi molto elaborati; iniziarono a consumare tre pasti: la prima colazione (ientaculum) a base di pane condito, a mezzogiorno uno spuntino (prandium) a base di cibi leggeri e alla sera la cena (epulae vespertinae o coena)che iniziava tra le 15 e le 17.

  13. A tavola Per i Patrizi la cena durava almeno tre ore e continuava con giochi, recitazioni o ascolto di brani musicali. Era divisa in tre momenti: la gustatio (serie di aperitivi), la prima mensa (varie portate) e la secunda mensa (dessert). Spesso si tenevano i symposia (banchetti): nella sala si allestiva un grande tavolo e dei divani chiamati Triclini. Per le famiglie povere la cena invece era a base di un pasticcio di farina, legumi e verdure. Usavano il lardo per condire i loro piatti .

  14. A tavola Er GARUM è na sarsa liquida de 'nteriora de pesce e pesce salato che l' antichi romani aggiungeveno come condimento a morti piatti. Arcuni sostengheno che fosse simile alla vostra pasta d' acciughe.

  15. Il lessico

  16. Fidanzamento Il rito del fidanzamento seguiva un’antichissima tradizione, l’uomo rivolgeva al padre della sposa la domanda: “spondesne?”(prometti?),e la risposta positiva era: “spondeo”(lo prometto). Seguiva lo scambio di regali. Alla futura sposa l’uomo regalava l’anello nuziale (anulus pronubus) e una caparra al suocero (arrha). Non necessariamente il matrimonio era preceduto dal fidanzamento.

  17. matrimonio I romani avevano una concezione del matrimonio totalmente diversa dalla nostra. Il matrimonio romano consisteva in una convivenza accompagnata dalla volontà di vivere in fedeltà come marito e moglie: l’affectio maritalis. I riti nuziali servivano per dare un segno esteriore dell’affectio maritalis che legava gli sposi. Non tutti avevano il diritto di sposarsi poiché era vietato il matrimonio fra Patrizi e Plebei e solo nel 445 a.C questo divieto fu rimosso. Secondo i romani l’ età idonea, per potersi sposare era: per le donne dodici anni e per gli uomini quattordici.

  18. Matrimonio: il rito Le nozze si celebravano in giorni favorevoli.Dopo un sacrificio rituale, la sposa pronunciava la formula: “Ubi Gaius,ego Gaia” (la volontà di assumere il nome gentilizio del marito) al quale seguiva un banchetto. La sera la sposa,vestita di un abito bianco e un velo arancione sul capo, veniva portata alla dimora del marito da un gioioso corteo di musici e cantori. All’ arrivo la porta veniva unta di olio e grasso e la sposa veniva condotta al di là della soglia in braccio al marito chela poneva sul letto matrimoniale.

  19. Il divorzio Il divorzio era detto “repudium” (ripudio) se avveniva per volontà di uno solo e “divorzium” (divorzio) se era consensuale. Non prendeva particolari formalità infatti si compieva con alcuni atti simbolici come restituire all’ uomo le chiavi della casa coniugale. I magistrati vigilavano affinchè i divorzi e i ripudi fossero sostenuti da ragioni valide. All’ inizio le donne non avevano il diritto di ripudiare il marito, ma in seguito le leggi diventarono più permissive e alle donne divenne possibile ripudiare il marito ma solo in caso di adulterio.Il matrimonio poteva anche essere sciolto dall’ intervento del pater familias che aveva la facoltà di riprendersi la figlia.

  20. Il lessico

  21. Tutti i componenti del gruppo hanno contribuito alla realizzazione di questo lavoro. Abbiamo diviso il lavoro equamente. Di Benedetto e Rapini si sono occupati del lessico. Di Benedetto ,Corsini, Di Prinzio e Leo hanno cercato approfondimenti su libri e sul web. Rapini ha cercato le foto . FINE…

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