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15 ottobre 2004

GONZO LAURA. Vicenza romana. 15 ottobre 2004 Uscita didattica per la ricostruzione della storia di Vicenza durante la dominazione romana. Premessa storico-geografica.

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15 ottobre 2004

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  1. GONZOLAURA Vicenza romana 15 ottobre 2004 Uscita didattica per la ricostruzione della storia di Vicenza durante la dominazione romana.

  2. Premessa storico-geografica • Dall’epoca romana ad oggi il fiume Retrone ha circa mantenuto il suo corso, mentre il Bacchiglione è stato modificato, basti pensare che durante il periodo romano esso era navigabile fino a Padova. • La città di Vicenza sorge su un territorio ondulato, formato dai depositi alluvionali dei fiumi Astico e Retrone. La cittadina è protetta dai Colli Berici ed è attraversata dai fiumi Bacchiglione e Retrone.

  3. Reperti archeologici su insediamenti preistorici a Vicenza si possono trovare presso le zone di Fimon e Lumignano. • I primi abitanti della città furono gli Euganei, insediatisi intorno al II millennio a.C.. Un successivo insediamento si presentò nel VII secolo a.C con i Veneti • Nel 177 a.C. Vicezia o Vicenzia (nome romano di Vicenza) divvene un’area di dominazione romana. • Gli storici del tempo , come Plinio, definirono la cittadina veneta modesta sia per numero di abitanti che per capacità economica, non paragonabile perciò agli altri centri limitrofi di Padova e Verona.

  4. Pare che Vicenza abbia sempre mantenuto buoni rapporti con Roma. La tradizione vuole che contingenti veneti combattessero accanto a legioni romane a Canne nella II guerra punica, per non parlare dei tempi di Brenno, all'inizio del IV secolo a.C., e dei tempi mitici della conquista del Lazio, quando i veneti avrebbero assicurato ad Enea amicizia e aiuti militari. Da qui l'accettazione senza traumi della cultura e della civiltà romana, la prima in parità di rapporti, la seconda, dopo la battaglia di Mario nel 101 a.C., che portò all'annientamento dei Cimbri. Vicetia ricevette il Diritto latino con la lex pompeja nell’ 88 a.C. e divenne municipio romano con la lex julia nel 49 a.C.

  5. L’economia vicentina si basava principalmente su agricoltura, manifattura laniera, produzione edilizia ed estrazione marmorea. Inoltre, come a Roma, si praticava il culto di Diana e di Venere. •Dopo le invasioni barbariche del 464d.C. la città venne ricostruita: le vie più importanti di Vicetia prendevano spunto dall’organizzazione urbana romana (castrum), le vie minori mantennero tuttavia uno schema antecedente all’arrivo dei romani. Si possono riconoscere tranquillamente, da una semplice cartina stradale del centro storico di Vicenza, il Decumano e il Cardine Massimi, costituiti rispettivamente dagli attuale Corso Palladio in direzione ovest-est e Corso Fogazzaro in direzione nord-sud.

  6. Un grande sviluppo urbano della città si ebbe nell’Età del ferro nella zona d’ansa tra i fiumi Astico e Retrone. A testimonianza, il ritrovamento di aggere (= terrapieno di terra e cocci d’ anfore). • •Nel 148 d.C. venne costruita la Via Postumia, la principale via di comunicazione romana nel nord Italia; che collegava Genova ad Aquileia e che dava un maggior prestigio commerciale alla città. Vicetia infatti, successivamente alla costruzione della Via Postumia viene ristrutturata: si costruì • un acquedotto (alcuni resti • si possono visitare a Lobbia), • le terme, si sistemarono le • strade e se ne costruirono • di nuove.

  7. I reperti narrano la storia....

  8. La domus romana •Le abitazioni in epoca romana erano sostanzialmente due: le insulae che ospitavano molte famiglie di ceto medio-basso e le domus, unifamiliari •La domus era l’abitazione principale delle famiglie delle classi più abbienti della società romana: costruita con mattoni o calcestruzzo (impasto di sabbia, ghiaia, acqua e cemento) aveva al massimo due piani e non aveva finestre che davano all’esterno, poichè l’aria si prendeva dall’interno.

  9. •Come si può vedere dalle immagini: la parte anteriore aveva al suo centro un grande vano (atrio) con un'ampia apertura sul soffitto, spiovente verso l'interno (compluvio): di qui scendeva l'acqua piovana, che veniva raccolta in una vasca rettangolare (impluvio) sistemata nello spazio sottostante che comunicava con una cisterna dalla quale si poteva attingere tramite un pozzo. •Nella domus si entrava tramite la porta affacciata sulla strada (ostium) , che immetteva in un corridoio (vestibolo) che portava fino al cortile dotato di lucernario (atrium), solo nell’età imperiale verrà aggiunto un altro ingresso (portico) posto nella parete più ampia delle camere. •Una stanza era riservata alla conservazione dei volti di cera dei parenti defunti (ala), il calco del viso era l’unico reale ricordo fisico che i romani potevano avere dei loro cari.

  10. •Sul fondo dell'atrio, proprio di fronte all'entrata, si trovava una grande sala di soggiorno (tablinum), separata dall'atrio soltanto da tendaggi. In questa parte della casa erano esposte le immagini degli antenati, le opere d'arte, gli oggetti di lusso e altri segni di nobiltà o di ricchezza; qui il padrone di casa riceveva visitatori e clienti, soci e alleati politici; si trattava di a stanza molto luminosa e arieggiata.•Per queste famiglie agiate, in casa c’erano anche i servizi igenici; il gabinetto era preceduto da uno spogliatoio molto piccolo (per il contenimento del calore) dove ci si poteva vestire nelle stagioni più fredde. •La vita privata della famiglia si svolgeva di solito nella parte posteriore della casa, raccolta intorno ad un giardino ben curato, che poteva anche essere circondato da un portico a colonne (peristilio) e ornato da statue, marmi e fontane.

  11. •La sala da pranzo veniva chiamata triclinio perché conteneva tre letti a tre posti, su cui i romani si sdraiavano durante i banchetti, il cibo era servito su un tavolo (mensa) posto tra i letti. Questa stanza si trovava nell'una o nell'altra parte della casa, spesso in entrambe. I triclini erano lussuosi, con affreschi alle pareti e mosaici ai pavimenti. In epoca imperiale furono soggetti a trasformazioni in esedra, sala per feste e ricevimenti. •I pavimenti erano di coccio pesto con qualche composizione a mosaico. I mosaici durante i primi due secoli d.C. Erano a struttura modulare ripetuta; solo successivamente, a partire dal IV secolo i mosaici contenevano parti figurate affiancate a parti modulari colorate. •Nella domus non erano presenti mobili,ma solo piccoli armadi a muro e bauli usati per riporvi i vestiti. •Per l’ illuminazione si usavano lampade a olio.

  12. •La possibilità di avere acqua corrente dalle fontane c’era grazie agli acquedotti che venivano costruiti ovunque, nell’impero. •Le strade intorno alle abitazioni avevano delle canalette laterali per lo scolo dell’acqua e dei passaggi pedonali per il transito delle persone in caso di allagamento della strada. •Interrato,esattamente sotto al peristilio, c’era il criptoportico

  13. Il criptoportico

  14. •Come abbiamo già visto, il criptoportico è una struttura interrata che si trovava sotto il peristilio della domus romana. La parola cripta, infatti significa nascosto, sotterraneo. • •Esso è databile al I sec d.C. • •Scendendo dei gradini (oramai sconnessi) si accede, tramite una porta, al sotterraneo. • •La struttura architettonica è a volta di botte (tipica del modello romano). • •La costruzione si articola in tre bracci disposti secondo un tipico schema a . Due bracci sono lunghi 27 m, il terzo è lungo 30m. •Alle estremità del braccio mediano sono connessi alcuni ambienti (come si può vedere dall’ illustrazione ): • DISPENSA dei fori sui muri testimoniano l’ esistenza di mensole sulle quali probabilmente erano disposti i cibi. In questa stanza sono presenti tuttora reperti trovati intorno al criptoportico (grande vaso, pezzi di colonne del peristilio) che, quasi sicuramente appartenevano alla domus.

  15. -ANTICAMERA della galleria, è una stanza con un buco sul soffitto, è proprio grazie a questo foro che è avvenuta la scoperta casuale del criptoportico nel 1954 da un operaio che lavorava alla ristrutturazione del duomo.All’ interno della stanza ci sono altri reperti appartenenti alla domus tra cui il pavimento originale: pavimento a mosaico formato da esagoni di terracotta con al centro un tassello di marmo bianco, sono seguite altre pavimentazioni successive, l’ultima è la ristrutturazione del 1957,il pavimento è distanziato dai muri qualche centimetro per permettere lo scolo dell’acqua. -SEDE IMPIANTO DI RISCALDAMENTO la stanza è crollata, perciò che fosse stata la sede dell’ impianto di riscaldamento è solo una supposizione.Si pensa infatti che ci fossero delle vasche contenenti acqua calda e dei tubi in ghisa che la facessero risalire portando il calore nelle stanze superiori. -SCARICO DELL’ ACQUA questa stanza orientata in modo inclinato incrociava il canale romano che si trova oggi sotto il palazzo Vescovile.

  16. •Alle pareti si possono ancora distinguere alcuni colori degli antichi affreschi con cui era adornato il criptoportico, si vedono ancora il rosso, l’azzurro e il verde. •Una cornice di stucco rosso cupo è facilmente visibile all’ attacco della volta e una di stucco nero sul muro leggermente più su del livello del pavimento. •Le pareti sono intonacate a marmorino. •l’ ambiente era luminoso e arieggiato attraverso le finestre a strombo che si affacciavano al giardino, ed è ampio per la struttura a volta. Ciò permette che nel criptoportico ci siano temperature migliori che all’esterno in tutte le stagioni. •Il criptoportico era utilizzato dai signori per passare il tempo (chiacchierare, passeggiare…). •Alla fine del criptoportico c’è un pozzo che permette lo scambio d’aria con l’esterno,quest’ ultimo non fa però parte del criptoportico originale, si pensa infatti che sia di epoca successiva.

  17. Il criptoportico •scala e porta d’ingresso

  18. •dispensa

  19. •braccio nord

  20. •finestrella a strombo

  21. •pavimento originale: a mosaico

  22. •Si pensa che le due stanze adiacenti all’ingresso della domus , non comunicanti con l’interno della casa, ma aperte all’esterno fossero botteghe artigianali. •Sappiamo infatti, dal ritrovamento di lapidi funerarie ritrovate nel territorio e da statue rinvenute al teatro Berga, che esistevano laboratori artigianali che si occupavano della costruzione di questi oggetti.

  23. Museo di S.Corona

  24. Lapidario e società romana •Le lapidi conservate al Museo Civico di S.Corona provengono per la maggior parte da raccolte private, in particolare dalla collezione di Arnaldo Primo Arnaldi Tornieri (1739-1829), un nobiluomo di Vicenza con la passione per l’archeologia locale. Dalle lapidi si possono ricavare moltissime informazioni sulla società romana a Vicenza. Nella società vicentina era presente una magistratura composta da quattuorviri: due più importanti e due meno importanti, che svolgevano (in modo ristretto) le stesse mansioni che svolgevano a Roma rispettivamente consoli ed edili. Ciò si può capire dal ritrovamento di una lapide di TITO BELLIO: uno dei quattuorviri meno importanti

  25. •Era presente un’ élite nobiliare. •Una classe di rilievo era quella appartenente all’ esercito come si può capire dalla lapide di MARCO BELLIO operante nell’ XI legione,caduto in una battaglia navale durante la guerra di Azio nel 31a.C.. •L’ esistenza della classe artigiana è testimoniata dall’ esistenza delle lapidi stesse, e da alcune epigrafi contenute in esse: un esempio è una dedica di un uomo, che faceva parte dell’ associazione dei centonari (=associazione professionale di operatori impegnati nella lavorazione della lana e nella confezione di stoffe grossolane), a una donna della famiglia imperiale di Adriano, la quale gli aveva regalato parte del terreno che possedeva a Vicezia

  26. •Una classe di successo (spesso invidiata da quella senatoria) era quella dei liberti, ossia schiavi liberati dai loro padroni che essendo ben istruiti facevano grandi fortune. A testimonianza numerose lapidi: tra cui quella dei coniugi liberti PUBLIO PUBLICIO VALENTE e MATIENA RUFA che essendosi arricchiti potevano permettersi una schiava: SUAVIS,lei fu successivamente liberata, si arricchì e fece incidere una lapide per lei e i suoi padroni; ciò dimostra che nonostante la liberazione, i liberti mantenevano con gli ex padroni un stretto rapporto ci clientela. •Come testimoniano lapidi di artisti, anche stranieri ( mimo africano…) , a Vicetia esisteva un teatro: il teatro Berga.

  27. Il teatro Berga

  28. •Il teatro Berga si trovava nello stesso luogo in cui oggi si trovano gli edifici compresi tra contrà SS. Apostoli, piazzetta S. Giuseppe, contrà Porton del Luzzo e piazzetta Gualdi. •Oggi sorgono abitazioni che inglobano la cinta muraria dell’ antico teatro. •Sono rimaste del teatro pochi reperti, perlopiù resti decorativi: capitello corinzio,capitello figurato con busto maschile alato emergente da una corona di foglie d’ acanto, la testa di un toro che poteva appartenere alla chiave di volta di un arco… •Le testimonianze più importanti che abbiamo sono alcune componenti del patrimonio statuario del teatro: in genere il corpo era un modello greco di divinità applicato al volto del soggetto ritratto. Abbiamo statue dei personaggi della famiglia imperiale (ANTONINA MINORE, AGRIPPINA MINORE,IMPERATORE CLAUDIO, TIBERIO…) che in genere venivano posti sul palco, le statue costruite dopo la morte del soggetto erano distinguibili per una specie di corona metallica intorno al capo a indicarne la divinizzazione.

  29. •Il teatro era orientato verso nord e il diametro della cavea era di 82 m circa. Grazie a un complesso sistema di scale si accedeva ai vari settori delle gradinate, al piano dell’orchestra si entrava invece attraverso due ingressi laterali che erano il raccordo tra il palco e la cavea. •L’ edificio scenico aveva il fondale formato da tre profonde nicchie, in cui si aprivano le porte per l’ accesso degli attori, esso era arricchito con elementi marmorei e architettonici. •La fronte scenica si componeva di due nicchioni semicircolari, contrapposti nell’ andamento a quelli del fondale. •Tali informazioni possiamo trovarle nella planimetria di fine Ottocento di Vittorio Barrichella, egli aggiunse ai suoi dati le scoperte fatte da Giovanni Miglioranza e da Andrea Palladio.

  30. •La prima planimetria del teatro Berga è stata infatti tracciata da Andrea Palladio (Padova 1508-Vicenza 1580) celebre architetto della seconda metà del ‘500. Sulla base del teatro romano Berga, Palladio progettò il Teatro Olimpico.

  31. •Nel 1537 il Palladio conobbe Giangiorgio Trissino, un uomo di cultura sotto la cui guida iniziò un periodo di studio nel Veneto. Dal 1540 per dieci anni, Palladio si trasferì a Roma per studiare le opere antiche. Tornato a Vicenza eseguì numerosi progetti su commissione, dai nobili vicentini. •Il Teatro Olimpico sarà l’ ultimo progetto del Palladio, egli non lo vedrà realizzato per la morte sopraggiunta il 15 agosto 1580. •L’ idea della costruzione del Teatro partì dall’ Accademia Olimpica, un gruppo di composita estrazione sociale, costituitasi nel 1555 a Vicenza con finalità culturali e scientifiche (tra cui la promozione dell’ attività teatrale), che dopo l’ allestimento di sedi saltuarie, chiese al comune di Vicenza il permesso per la costruzione del Teatro. •Palladio era socio dell’ Accademia e viene commissionato a lui il lavoro.

  32. •Dopo la morte del celebre architetto, l’ opera verrà portata a compimento da Vicenzo Scamozzi. •Il Teatro Olimpico verrà inaugurato il 3 marzo 1585 con la messa in scena di “Edipo Tiranno di Sofocle” che riscosse un largo successo all’epoca. •Al Teatro si arriva attraverso due ampie sale (Odeo e antiodeo) volute da V.Scamozzi e decorate con affreschi da Francesco Maffei. •Il soffitto affrescato a cielo aperto vuole simulare gli originali teatri romani, per l’appunto aperti. •La cavea semiellittica è di tredici gradoni, sulla balaustra in tabernacoli e plinti sono disposte le statue dei committenti del Teatro vestiti secondo il modello romano. •Nell’ ordine più alto della struttura architettonica del palcoscenico è presente una serie di bassorilievi raffiguranti “Le fatiche di Ercole” di Ruggero Bascapè, che incornicia il motto dell’ Accademia, posto al centro : “HOC OPUS HIC LABOR EST” che significa “QUESTO E’ L’IMPEGNO, QUESTA E’ LA FATICA”

  33. Bibliografia • Informazioni professoressa Bernardi Alessandra •Pieghevole del Teatro Olimpico •Pieghevole del Criptoportico •Enciclopedia universale Fabbri Editori •Informazioni guida museo •Fascicolo del museo •Www.italiagroup.com/veneto/vicenza •Www.primitaly.it/veneto/vicenza •Www.italyinholiday.it/regione/venerto •Www.homolaicus.com/storia/antica/roma/domus.htm •Www.accademiaolimpica.it/3.htm •Www.artenorcia.net/p3.htm •Www.gruppo4.com/sivi/cit-i/cr01-i-htm

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