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La Povertà in Italia e in Europa a Confronto: Fatti Stilizzati e Politiche … ma come vedono i bambini la povertà?

La Povertà in Italia e in Europa a Confronto: Fatti Stilizzati e Politiche … ma come vedono i bambini la povertà?. Federico Perali Università degli Studi di Verona Dipartimento di Scienze Economiche e CHILD Corso Unicef 10 Aprile 2008 ''Poverty is really the lack of freedom

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La Povertà in Italia e in Europa a Confronto: Fatti Stilizzati e Politiche … ma come vedono i bambini la povertà?

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  1. La Povertà in Italia e in Europa a Confronto:Fatti Stilizzati e Politiche … ma come vedono i bambini la povertà? Federico Perali Università degli Studi di Verona Dipartimento di Scienze Economiche e CHILD Corso Unicef 10 Aprile 2008 ''Poverty is really the lack of freedom to have or to do basic things that you value,'' Amartya Sen

  2. FATTI STILIZZATI • Il Profilo della Povertà in Italia ed Europa • Età (anziani, bambini), genere, dimensione familiare, stato familiare (sposati, single, separati), localizzazione, origine etnica, condizione lavorativa, grado di autosufficienza, numero di percettori di reddito • Povertà cronica e precarietà • Povertà: un concetto multidimensionale • Non solo reddito, ma anche patrimonio, salute, tempo, opportunità • Esclusione Sociale

  3. Persone in Povertà in Nazioni Ricche • La Povertà rispetto alla dimensione del reddito disponibile si esprime in • a) incidenza data dal numero di persone al di sotto della linea della povertà; • b) intensità della povertà in base alla distanza dalla linea della povertà • c) profondità della povertà associata alla distribuzione dei redditi delle famiglie povere • La povertà si può misurare • in termini relativi (esclusione sociale) comparandola con la metà del reddito mediano o • in termini assoluti se comparata con un paniere di beni e servizi ritenuti necessari in un certo paese e per una determinata tipologia familiare. • Tutti i paesi in genere concordano nel riconoscere • bassi livelli di povertà, • autosufficienza economica grazie ai redditi da lavoro e • uguaglianza di opportunità per i giovani come obiettivi socialmente desiderabili ma si differenziano tra loro sia nel grado di raggiungimento di questi obiettivi che nella propensione ad investire in politiche contro la povertà

  4. Povertà di Opportunità:Immobilità Sociale • La mobilità economica e sociale per i giovani e l’opportunità che ogni giovane possa soddisfare le proprie aspirazioni sono obiettivi che influenzano le politiche relative alla procreazione, al soddisfacimento delle necessità quali l’istruzione e le cure sanitarie, allo sviluppo del capitale umano e alle politiche di inclusione dei bambini per lo sviluppo (Millennium Development Goals e approccio delle capacità di A. Sen). • Una misura dell’eguaglianza delle opportunità all’interno di ogni nazione si può dedurre dalla distanza economica tra bambini che vivono in famiglie con basso e alto livello di reddito (10 e 90-esimo percentile) • Garfinkel, Rainwater e Smeeding (LIS WP 379) mostrano che i bambini poveri nei paesi Anglo-sassoni stanno relativamente peggio rispetto ai giovani dei paesi continentali e scandinavi (questa situazione non cambia se si tiene conto dei benefici diretti e delle tasse che servono per finanziarli, considerato che i giovani con meno opportunità vivono con madri sole e senza lavoro). • Ad ogni modo è importante favorire la mobilità sociale e una maggiore eguaglianza nelle opportunità investendo in istruzione e salute soprattutto nelle zone dove questi servizi sono deficitari e riducendo le barriere di entrata nelle professioni. La mobilità intergenerazionale deve rispondere alla distribuzione del talento e non ai legami familiari.

  5. Povertà Relativa tra Generazioni e Ineguaglianza nelle Opportunità • Le giovani generazioni di Italiani stanno soffrendo di maggior povertà relativa rispetto al passato e minori opportunità rispetto alle precedenti generazioni. • L’impoverimento delle nuove generazioni si presenta in molteplici circostanze: nel mercato del lavoro, nel sistema pensionistico, e nella possibilità abitativa. • Rispetto al passato, le giovani generazioni hanno maggiori difficoltà di entrata nella forza lavoro e di rimanervi. La condizione lavorativa per i giovani italiani risulta svantaggiata anche rispetto alla media dell’OECD. Il tasso di occupazione in Italia è inferiore rispetto alla media OECD, i tassi di disoccupazione sono più elevati con lunga durata nello condizione di disoccupazione. • Le riforme del sistema pensionistico italiano, mirate al contenimento della spesa pubblica e soprattutto mosse a fronteggiare l’allarmante invecchiamento della popolazione italiana e un tasso di natalità tra i più bassi a livello Europeo, vanno via via riducendo i benefici pensionistici di cui, invece, hanno goduto le passate generazioni creando in questo modo una forte ineguaglianza intergenerazionale. • Anche la possibilità di acquisto della casa sta diventando un problema per le nuove generazioni non trascurabile dai policy makers. Il prezzo della casa e dell’affitto stanno crescendo a fronte di un redditi disponibile medio stagnante, in particolare per le più giovani generazioni.

  6. Povertà Assoluta in Italia • La povertà è misurata in base ad un valore di spesa per consumi al di sotto di una “soglia convenzionale,” cioè la linea della povertà. Le famiglie la cui spesa mensile procapite è inferiore od uguale alla linea della povertà sono in stato di povertà. • Si parla di povertà assoluta quando la “soglia convenzionale” si basa sul valore monetario di una paniere di beni e servizi essenziali indipendente dallo standard di vita media della popolazione. Il valore monetario del paniere viene rivalutato annualmente per tener conto della variazione dei prezzi al consumo. • Nel 2002 Istat ha misurato la linea della povertà assoluta per una famiglia di due componenti pari a 573.63 euro mensili (nel 2001 era pari a 559.63 euro. La variazione dei prezzi al consumo è stata del 2.5%). • Sulla base di questo valore della linea della povertà assoluta, nel 2002 risultano povere 926 mila famiglie, pari al 4.2% del totale delle famiglie residenti, e 2 milioni 916 mila individui, pari al 5.1% della popolazione.

  7. Povertà Relativa in Italia, Anno 2005 • Si parla di povertà relativa quando la linea della povertà è definita annualmente rispetto ad una proporzione della spesa mensile procapite per consumi delle famiglie. • Istat definisce la linea della povertà relativa come la spesa media mensile procapite. • Nel 2005, in Italia la linea della povertà relativa per una famiglia di due componenti corrisponde a 936.58 euro al mese, l’1.8% in più rispetto al 2004 (Istat 2006). • Per famiglie con più di due componenti il valore della linea della povertà si ottiene normalizzando i consumi mensili per una opportuna scala di equivalenza che tiene conto di economie di scala, in particolare generate da beni pubblici condivisi dai membri della famiglia. • Nel 2005, Istat stima la percentuale di famiglie povere, ossia le famiglie con spesa per consumi al di sotto della linea della povertà, nella misura dell’11.1% (circa 7.5 mil persone – 13.1% pop).

  8. Linea della Povertà per Ampiezza della Famiglia, Anno 2005 Fonte: Istat (2006), Statistiche in Breve.

  9. Povertà Relativa Italia/Europa a confronto • In generale il confronto tra i tassi di povertà internazionali richiede di operare le seguenti scelte: • la definizione della linea della povertà • una misura del reddito disponibile comparabile tra paesi • le scale di equivalenza per confrontare famiglie di diversa ampiezza • il tasso di cambio del potere di acquisto. • Nell’operare confronti internazionali è consigliabile utilizzare il concetto di povertà relativa. Paesi diversi tra loro presentano diversi livelli di prodotto interno lordo pro capite (si pensi per esempio al confronto tra il GDP pro capite degli Stati Uniti con il GDP pro capite del Nepal!), e l’uso della povertà assoluta potrebbe portare a tassi di povertà estremamente alti in alcuni paesi o estremamente bassi in altri, o ad entrambi i due fenomeni.

  10. Confronto Internazionale della Povertà Relativa: Percentuale di Famiglie sotto il 50 percento della mediana del reddito equivalente

  11. Povertà Relativa Nord-Centro-Sud Fonte: Istat (2006), Statistiche in Breve.

  12. Povertà Relativa per Ripartizione Geografica

  13. Povertà Territoriale: Aumenta il Divario tra Nord e Sud • Oltre la metà delle famiglie "sicuramente non povere" (53,8%) risiede al Nord, mentre i tre quarti di quelle "sicuramente povere" al Sud. (Sabbadini) Fonte: Istat, “Statistiche in breve” vari anni.

  14. Povertà Relativa per Ampiezza, Tipologia Familiare, Numero di Figli e di Anziani, e per Ripartizione Geografica * Dato non significativo per la scarsa numerosità campionaria. Fonte: Istat (2006), Statistiche in Breve.

  15. Incidenza della Povertà Relativa per Numero di Persone in Cerca di Lavoro Fonte: Istat (2006), Statistiche in Breve.

  16. Incidenza della Povertà Relativa per Condizione e Posizione Lavorativa Fonte: Istat (2006), Statistiche in Breve.

  17. Incidenza della Povertà Relativa Quando vi è un Componente in Cerca di Lavoro Fonte: Istat (2006), Statistiche in Breve.

  18. Povertà degli Anziani • Più vecchi ma più poveri sebbene la povertà tra gli anziani sia lievemente in calo • Soprattutto tra anziani con pensioni sociali minime • Ma la proporzione di famiglie di anziani (12.9) è inferiore alla proporzione di famiglie con 2 (13.5) o con 3 e più figli (24.5) il che pone la questione generazionale. • Sebbene la proporzione sia inferiore, la numerosità delle famiglie anziane è molto superiore il che influenza il peso politico relativo delle due categorie

  19. Povertà e Immigrazione: Rischio di Povertà tra Immigrati con Cittadinanza di un altro Paese Fonte: Lelkes (2007).

  20. Povertà e Immigrazione: Rischio di Povertà tra Immigrati Nati in un Altro Paese Fonte: Lelkes (2007).

  21. Povertà dei Giovani - Povertà di Opportunità • Oggi i giovani trovano un mercato immobiliare fuori dalla loro portata perché non si possono permettere un costo dell'affitto troppo elevato per gli stipendi correnti, specialmente quando il lavoro è precario • Una situazione sociale caratterizzata da incertezze e ristrettezze economiche influenza anche • il calo demografico e l’opportunità di avere il numero desiderato di figli • la diminuzione dei matrimoni • una minore libertà di poter diventare ciò che si vorrebbe essere nella società

  22. Povertà dei bambini - I • La povertà dei bambini si definisce in relazione alla percentuale di famiglie con bambini sotto la linea della povertà. • In Europa sono il 17% e la povertà dei bambini è prevalente in famiglie con un solo genitore (79% se non lavorano, 25% se lavorano). I paesi del Nord Europa hanno tassi di povertà dei bambini inferiori rispetto ai paesi del sud Europa ed anglo-sassoni (Italia e UK 21.2 % e USA 26.3%). Nei paesi dell’Est esistono forti differenze a seconda se la misurazione si basa su una linea relativa o assoluta. In generale i paesi con reddito nazionale più elevato tendono ad avere una povertà dei bambini inferiore ad eccezione degli Stati Uniti. • Negli ultimi venti anni l’incidenza della povertà relativa fra i bambini inglesi si è triplicata a causa di • un aumento dell’ineguaglianza dei redditi e diminuzione della loro mobilità, • la crescita nel numero di famiglie con genitori soli, • e un aumento delle famiglie con bambini i cui genitori non lavorano. • In Italia la povertà è maggiore nelle famiglie numerose con un solo percettore di reddito: quasi il 40 % delle famiglie con 3 o più figli è al di sotto della linea della povertà. E’ importante conoscere come le risorse sono distribuite all’interno delle famiglie in quanto la povertà dei bambini è un fatto individuale non familiare. • E quando i bambini sono disabili? Quanto più povere sono le famiglie? Quanto più poveri sono i bambini?

  23. Povertà dei bambini II Chi è più povero? • Un bambino povero che vive in una famiglia ricca o un bambino ricco che vive in una famiglia povera? … oppure • Un bambino con una disabilità che vive in una famiglia ricca rispetto ad un bambino normale che vive in una famiglia povera? Gli economisti possono avere qualcosa da dire in termini di necessità materiali … meno in termini di necessità immateriali

  24. Povertà delle Donne • le donne sono un gruppo vulnerabile perchè: • Sono gravate da tassi di disoccupazione più alti degli uomini • hanno livelli retributivi più bassi • quando sono madri sole con figli a carico e con la difficoltà di asili nido, non ce la fanno senza un ricorso alla rte di assistenza dei vecchi genitori;

  25. Povertà in Famiglie Separate • I figli di genitori separati sono poveri dei loro genitori e dei loro nonni in quanto non hanno eguale access • I figli sono spesso ricchi con un genitore ma poveri con l’altro • I singles dovuti alla separazione sono maggiormente esposti al rischio povertà: i costi della persona che vive da sola sono il 60% in più rispetto ai costi di un membro di una coppia sposata in quanto non condivide i costi dei beni pubblici quali la casa • Nel caso dei padri soli la situazione dovrebbe tenere conto anche del peso degli assegni di mantenimento per i figli (che di fatto non sono assegni di mantenimento) • Purtroppo si sa molto poco di queste situazioni e non si conosce se la separazione sia una fonte di disagio o di benessere. Sembrano essere situazioni in cui tutti (adulti e figli) perdono che non riusciamo a prevenire ..

  26. Povertà e Disabilità • È importante identificare correttamente chi è disabile e stabilire quanto è giusto dare • Nei paesi dell’OCSE, la metà delle persone con disabilità severe non riceve benefici • Circa 1/3 che riceve benefici rivela, quando intervistato, che non è disabile. • E’ quindi necessario cambiare i criteri di eleggibilità per ridurre gli errori di inclusione di non disabili ed esclusione di disabili sulla base dei bisogni reali • I bisogni di una persona disabile variano molto al variare del diverso grado di limitazione e di sofferenze soggettive. Le variazioni nel costo della vita toccano persone disabili e normali allo stesso modo, poveri e ricchi. • La stessa variazione nel costo della vita ha un effetto molto diverso, per esempio, su una persona ricca ma disabile rispetto ad una persona povera ma normale. • Le donne con disabilità possono essere più esposte a rischi di discriminazione. I bambini sono un altro gruppo vulnerabile. La mortalità di bambini con disabilità è ancora molto elevata nei paesi in via di sviluppo ma è molto ridotta nei paesi occidentali.

  27. Povertà e Disabilità II • Come variano i bisogni di una persona disabile rispetto ai bisogni di una persona normale? Come le diversità in intensità del grado di disabilità influenzano i confronti tra persone disabili, disabili e normali e famiglie che ospitano persone disabili e famiglie normali? • Un recente studio inglese: • mostra che i costi della disabilità sono sostanziali soprattutto per disabili che vivono da soli e crescono all’aumentare della severità • e conclude che se i redditi non si correggono per queste differenze, si cambia sostanzialmente la posizione del disabile nella scala dei redditi ma si sottostima di molto la povertà (3%) specialmente fra i più anziani (dove sarebbe il doppio) • e in Italia?

  28. Povertà e Dipendenze • E’ un problema di simultaneità: per esempio l’alcolismo può essere allo stesso tempo una causa della povertà od un effetto • La disoccupazione di lunga durata, quando colpisce i genitori di oltre 40 anni, genera povertà cronica e diventa terreno fertile per l'alcolismo e dipendenze varie, portando a situazioni di degrado progressivo per tutti i membri della famiglia • Certamente influenza l’allocazione delle risorse all’interno della famiglia: il finto benessere di uno può essere causa del malessere degli altri • Ancora la questione generazionale: genitori/fgli

  29. Povertà, Criminalità e Sicurezza • La povertà non necessariamente rappresenta un incentivo verso l’impiego in attività criminali, ma in pratica esiste una forte relazione. • Tradizionalmente, nei quartieri ad alta densità di immigrati abita anche la povertà • Tuttavia, la riqualificazione urbana di questi quartieri e la rilocazione degli abitanti non è una priorità importante delle amministrazioni anche per il suo costo elevato. • Lo stesso indulto ha un impatto sul livello di povertà …

  30. Povertà e Lavoro MinorileIl lavoro minorile è spesso conseguenza di una forte esposizione al rischio di povertà Fonte: Istat (2002).

  31. Povertà e Lavoro Minorile Fonte: Istat (2002).

  32. Povertà multidimensionale: reddito, ricchezza, e tempo • Essere poveri di reddito e patrimonio è molto diverso che non essere poveri di reddito ma non di patrimonio (come per esempio gli agricoltori a tempo pieno) • La dimensione della ricchezza (proprietà della casa) rappresenta un importante safety net mal misurato (anche a fini ISEE) • Povertà di tempo – i padri dedicano poco tempo alla cura dei figli anche se la mamma è occupata (Come cambia la vita dei bambini – Indagine Multiscopo Istat)

  33. Povertà multidimensionale ed esclusione sociale:salute, educazione, condizioni di vita • La distribuzione ineguale dell’accesso al reddito da lavoro, alle rendite patrimoniali e alla dotazione di tempo influenzano l’accesso ai servizi sanitari, dell’istruzioni e le condizioni di vita • Dagum e Costa (2002) identificano per l’Italia 3 maggiori cause strutturali della povertà: • Livello di istruzione del capofamiglia e di suo padre • Condizioni dell’abitazione e disponibilità di servizi sanitari • Livello di istruzione della sposa e di suo padre

  34. Esclusione SocialeItalia/Europa a Confronto • La Commissione europea (2003) definisce l’esclusione sociale come il “processo, in forza del quale taluni individui sono spinti ai margini della società ed esclusi da una piena partecipazione a causa della povertà, di una mancanza di competenze di base e di opportunità di formazione permanente o in conseguenze di una discriminazione. Il processo di emarginazione allontana gli individui da opportunità di occupazione, di reddito e di istruzione, nonché dalle reti e dalle attività sociali e comunitarie.” • Le dimensioni dell’esclusione sociale comprendono molti aspetti della vita quotidiana tra cui: • i) la condizione economiche in relazione ai salari, alle proprietà, • ii) l’occupazione (se precaria o in lavori di scarsa abilità) e disoccupazione (di lugo periodo o ricorrente), • iii) l’istruzione (deprivazione nelle conoscenze) • iv) la salute (deprivazione nella longevità) • v) la condizione abitativa (deprivazione negli standard di vita) • vi) il lavoro minorile • vii) le dipendenze • viii) le minoranze etniche e/o religiose.

  35. Esclusione Sociale e Disoccupazione

  36. Esclusione Sociale e Istruzione

  37. Esclusione Sociale e Salute

  38. Povertà cronica - definizione • Due aspetti rilevanti della povertà sono • il grado di persistenza e • la probabilità di entrata e uscita dallo stato di povertà, ossia la dinamica della povertà. • Povertà cronica: coloro con persistente incapacità di raggiungere un livello di benessere materiale per la mancanza di mezzi economici. • Lo spell-approach (Bane e Ellwood 1986) distingue il povero cronico dal povero in transizione in relazione al lasso di tempo in cui gli individui hanno percepito redditi bassi in una ipotesi di assenza di smoothing del reddito. Questo metodo non incorpora l’intensità e la profondità della povertà. • Rodgers e Rodgers (1993) sostengono che il concetto corretto per misurare la povertà cronica è quello di reddito permanente stimato in relazione al livello di consumo annuo massimo sostenibile da un individuo.

  39. Povertà Cronica: Situazione - I Fonte: OECD (2001).

  40. Povertà Cronica: Situazione - II Fonte: OECD (2001).

  41. Povertà Cronica: Situazione - III Fonte: OECD (2001).

  42. Povertà Cronica: Situazione - IV Fonte: OECD (2001).

  43. Povertà Cronica: Situazione - V Fonte: OECD (2001).

  44. Povertà Cronica: Situazione - VI Fonte: OECD (2001).

  45. Povertà Cronica: Situazione - VII Fonte: OECD (2001).

  46. Povertà Cronica: Situazione - VIII Fonte: OECD (2001).

  47. Il Costo della Vita e Misura della Povertà • Come documentato da Campiglio (1996, 2006) un problema legato alla definizione della povertà relativa implementata da Istat è che non tiene conto della dispersione territoriale del livello dei prezzi. • E’ noto che il livello dei prezzi del Nord è sistematicamente maggiore rispetto a quello del Sud d’Italia. La diversità del livello dei prezzi porta ad una sottostima della povertà al Nord, a parità di reddito monetario tra Nord e Sud. Il problema assume dimensioni più importanti nel caso in cui il salario sia uniforme sul territorio nazionale (lavoratori pubblici). • Campiglio (1996, 2006) propone di superare tale limite inferendo la povertà dal comportamento rivelato delle famiglie. • Povertà “rivelata” dal risparmio negativo: consiste nell’individuare un paniere di beni di consumo che garantisca una vita decente ad una data famiglia e nel misurare se il reddito familiare disponibile sia adeguato all’acquisto del paniere. Se il valore del paniere “decente” è superiore al reddito netto disponibile, il cui acquisto porta ad un indebitamento della famiglia e da qui il termine risparmio negativo, allora la famiglia è in stato di povertà. Per questo concetto di povertà rivelata è cruciale la corretta definizione e misurazione del reddito disponibile della famiglia.

  48. Povertà Soggettiva(ISAE 2005) • La condizione di povertà soggettiva si stima chiedendo alle famiglie se ritengono di percepire un reddito adeguato per condurre una vita dignitosa “senza lussi ma senza privarsi del necessario”. • Le dichiarazioni dipendono non solo dalle effettive necessità, ma anche dai desideri, dalle abitudini di spesa, dal bisogno di uniformarsi allo standard dell’ambiente sociale in cui si è inseriti.

  49. Un Profilo Sintetico della Povertà in Italia • Alla luce delle evidenze riportate si può così sintetizzare: • Le famiglie più esposte alla povertà relativa sono • le famiglie monoreddito e più numerose, • Le famiglie dei disoccupati di lungo periodo e dei lavoratori dipendenti • le coppie con almeno tre figli, e • le coppie con persona di riferimento con almeno 65 anni • Oltre 1/5 delle famiglie con almeno una persona in cerca di occupazione è in povertà relativa e sale ad 1/3 nel caso in cui i componenti in cerca di lavoro sono due o più. La situazione peggiora quando è la persona di riferimento a cercare un’occupazione. • Le famiglie con un capo famiglia senza titolo di studio o con solo la licenza elementare hanno una probabilità di essere povere cinque volte maggiore delle famiglie con a capo una persona in possesso almeno della licenza media superiore. • Per effetto dei trasferimenti monetari di natura previdenziale ed assistenziale, la povertà relativa degli anziani è calata. Ma è aumentata la povertà dei minori e quella nelle classi di età giovanili. • Purtroppo, il profilo della povertà è rimasto molto simile negli ultimi venti anni tempo dimostrando una scarsa efficacia delle politiche anti-povertà messe in atto in passato

  50. Inoltre • A partire dagli anni novanta • si è deteriorata la situazione economica dei lavoratori dipendenti mentre è migliorata quella dei lavoratori autonomi • un forte incremento degli affitti e dei prezzi del mercato immobiliare • i redditi da lavoro hanno avuto un incremento modesto, mentre i redditi da pensione sono aumentati. • Questo andamento ha peggiorato la condizione relativa dei giovani (poveri sia di reddito che di patrimonio) rispetto a quella degli anziani e in parte spiega le dichiarazioni di povertà soggettiva

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