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L et dell oro. Adolescenti tra sogno ed esperienza.

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Pat_Xavi
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L et dell oro. Adolescenti tra sogno ed esperienza.

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Presentation Transcript


    1. L’età dell’oro. Adolescenti tra sogno ed esperienza. AUTORI: Anna Fabbrini e Albero Melucci. Il libro, pubblicato per la prima volta nel 1992, ha avuto diverse edizioni ed esce ora, nel 2000, in formato tascabile. È frutto di numerose ricerche, di una vasta esperienza clinica in psicoterapia con adolescenti e adulti, e di un’importante esperienza di ascolto attraverso il centralino telefonico Prontogiovani realizzato dal Centro Alia per il Comune di Milano.

    2. Quale immagine dell’adolescenza? Stereotipo: età problematica età dal disagio età segnata dai tratti della devianza età intrattabile età difficile una malattia una crisi Una fase normale della vita: un processo evolutivo come altri un percorso naturale di crescita età cui dare attenzione, ascolto età con cui aprirsi e avere disponibilità al rapporto età interessante

    3. Età pedagogica Adolescenza come “terra di mezzo”; Barone e Mantegazza. Non definitezza: l’ibrido. Età di iniziazione: la prima volta. Amore dell’avventura, voglia di sperimentare e mettersi alla prova. Età del cambiamento, del passaggio, della ridefinizione dei confini. Età plastica come mai prima o dopo

    4. “Età dell’oro” Sogno, passione e progetto. La speranza del poi. La costruzione di un sistema di valori e codici morali. Dubbio, paura della scelta: definizione di sé. Apertura all’altro, relazione, eros e gruppo dei pari.

    5. …e gli adulti? La fatica e la gioia del: Negoziare quotidianamente la giusta distanza Capacità di lasciarsi affascinare, coinvolgere e appassionare Esercizio calmo e responsabile dell’adultità (autorevolezza, essere un punto di riferimento, modulazione dei “si” e dei “no”, contenimento, reverie…) Porre limiti, stabilire regole, introdurre criteri morali

    6. “Crescere non è solo un’avventura giovanile, ma un’esperienza di tutta la vita.” L’adolescenza termina, ma non passa mai. La sua memoria o il suo strascico restano un’eco vivida continuamente ridestata. C’è un adolescente in noi. Sono concentrati qui gli snodi più significativi dell’esperienza umana: amicizia, amore, lavoro…

    7. Dramma della scelta, la necessità di cambiare e la paura di farlo. Per la prima volta l’individuo è testimone del cambiamento: lo vede, lo sente, lo vive. Lavoro: lasciare il noto per l’ignoto e misurare le proprie aspettative con la prova della realtà.

    8. Fatica di parlare e bisogno di essere ascoltati: gli “adulti accompagnatori” Il tempo del ritiro: Alternanza di chiusura e contatto, voglia di tacere e di parlare. Anche il silenzio è comunicazione. Il rispetto del segreto e diritto a tacere.

    9. Zone franche dove incontrare adulti interessanti Ai bordi della famiglia e della vita, la scuola nella sua separatezza istituzionale può essere un luogo di sperimentazione di sé: palestra, palcoscenico e “radura”.

    10. Il contributo di Erikson Ha lasciato traccia indelebile negli studi sull’adolescenza.

    11. Il punto di vista stadiale Tutti questi contributi pongono l’accento sullo sviluppo come procedere per tappe successive. L’adolescenza è periodo di transito dalla fase precedente (infanzia) alla successiva (età adulta). È età del passaggio, dell’incertezza e della indeterminatezza. In ogni definizione fasica della crescita c’è un riferimento implicito o esplicito all’età adulta come meta stabile e punto d’arrivo evolutivo (maturità) cui seguirebbe un’inevitabile involuzione (vecchiaia).

    12. In un’ottica fisilogica acquistano centralità le modificazioni puberali, somatiche e neuroendocrine, che normalmente vengono descritte secondo sequenze di sviluppo.

    13. Anche nelle scienze psicologiche un analogo concetto di tappe evolutive è stato per lungo tempo centrale. La psicologia cognitiva di Piaget ha descritto lo sviluppo del bambino attraverso il succedersi della fase sensomotoria, di quella delle operazioni concrete e poi delle operazioni formali; ognuna di esse è stata a sua volta suddivisa in stadi o sottofasi.

    14. La psicoanalisi non si discosta da questa tendenza. Lo sviluppo psichico di una persona è descritto in fasi che si susseguono in un ordine prestabilito implicando una organizzazione sempre più complessa delle dinamiche interne Il modello psicoanalitico di Freud vede nell’adolescenza il momento di ingresso nella sessualità adulta; dove si realizza una riorganizzazione delle pulsioni parziali, proprie dell’esperienza infantile (fase orale, anali e fallica), sotto il primato genitale (edipo).

    15. Nella prospettiva psicosociologica Viene sottolineato il passaggio dalla famiglia al gruppo dei coetanei e sono state sottolineate le difficoltà nell’assunzione dei ruoli adulti.

    16. «Le teorie fasiche assumono unicamente una prospettiva storica e diacronica degli eventi, collegano i fatti per nessi causali e legami lineari, eliminando dal campo dell’esperienza tutto ciò che è sincronicità, ciclo, oscillazione ritmica, nesso circolare.» Ivi, p.19.

    17. LIMITE: Le teorie fasiche descrivono fatti che non includono lo sguardo di chi guarda. Adultocentrismo

    18. Chi è adulto? La maturità non assomiglia ad una sorta di stabilità acquisita e duratura; non è una meta. Maturità come capacità di cambiare rimanendo se stessi. Maggiore esperienza dell’adulto come maggiore allenamento e apertura al cambiamento. Essere testimoni di sé.

    19. Adolescenza: età mai abbandonata! È la prima volta che ci si trova nella necessità di cambiare; si è inesperti, si ha paura, non si sa se si sopravviverà alle tensioni. Non c’è al di là dell’adolescenza. A partire da questo primo cambiamento saremo sempre e ancora messi davanti al fluire della vita; una sorta di entrata nella stagione adulta. Il cambiamento, infatti, non è superato una volta per tutte e l’adulto è chi lo sa affrontare felicemente.

    20. Adolescenza tempo del corpo: imparare il limite ed abituarsi al corpo che si è. Oscillazione tra il possedere un corpo all’essere posseduti dal corpo. Un corpo abitato. I cambiamenti vissuti come deformanti: troppo grasso o magro, troppo alto o basso, brutto o bello… La cura di sé come appropriazione del corpo ed emancipazione dall’altro Arrossire, senso di vergogna, pudore e timidezza sono da rispettare; l’adolescente teme di essere scoperto nel nuovo corpo sessuato come di essere trasparente, non visto. Dal ritiro all’esibizionismo, Il reale della malattia e della morte: il superamento dell’età pediatrica e rapporto diretto col medico di famiglia e con i farmaci. Naturale ipocondria del giovane. Nesso tra disagio e stile di vita: l’appello all’adulto. Il senso del limite. Il suicidio adolescenziale.

    21. Insegnare plasticamente Saperi emozionati: transitati sia attraverso le passioni di chi insegna, sia attraverso i vissuti di chi apprende. La comunità degli esperti: iniziazione al sapere di uomini e donne, contro il sapere neutro e asettico. Conoscere dal fare: dallo scienziato alla vita quotidiana, le pratiche intelligenti. Dewey polemica contro la biblioteca dei classici. Emilio impara un mestiere: la spendibilità del sapere nella vita. Utilità della scuola. Abilità già possedute: “loro” sanno più di noi. Valorizzazione della cultura giovanile.

    22. Tempo Il futuro come apertura: autorealizzazione, resistenza ad ogni determinazione esterna, variabilità e reversibilità delle scelte. Incertezza, mobilità, provvisorietà, caratteri tradizionalmente dell’adolescenza come fase transitoria, si estendono ben al di là dei limiti biologici e dell’età. La perdita del tempo: cfr. Rousseau. Hanging around come esperienza della gratuità: bighellonare, ciondolare, sprecare.

    23. Spazio Dalle bande maschili a base territoriale che difendevano uno spazio definito e circoscritto al nomadismo urbano. Planetarizzazione. La geografia delle culture contro quella della nomenclatura. Il viaggio. La camera: spazio dove è possibile stare soli. Il telefono, la radio, la tv, lo stereo e la porta chiusa. Ma anche luogo di incontro tra pari: spazio semi-sociale. Un territorio simbolico. Spazi riservati di aggregazione: piazze, marciapiedi e case.

    24. Il rapporto con il gruppo Entrare in un gruppo, oggi, non significa più ricevere una iniziazione: sociale, personale o sessuale, cioè diventare ciò che il gruppo è, ma farlo essere come sarà. Ognuno si percepisce come potenziale membro attivo del gruppo, non passivo sostenitore di un progetto già fatto Il gruppo una volta regolava il distacco dalla famiglia, la ricerca del patner e l’identificazione sessuale, oggi, questi processi tendono ad individualizzarsi con il rischio della frantumazione e della fragilità.

    25. Identità di genere e sesso psichico, oltre l’identità sessuale. Tempesta ormonale: i fatti del corpo tra turbolenza, aggressività, passioni, spinte ideali e malinconia e tristezza. Capacità di innamorarsi come dichiarazione di salute: capacità di stabilire legami duali esterni alla famiglia. La fine dell’amore come lutto profondo. Sesso più normale: la fine di un tabù. L’amore si fa più facilmente, ma non meglio. Istruzione sessuale ed educazione sentimentale tra chiarezza e mistero. Aids e onnipotenza Femminile tra vecchi e nuovi modelli. Maschile esposto ad una femminilizzazione tenerezza, ricettività e debolezza contro forza, aggressività, coraggio, competizione. I fantasmi dell’omosessualità. Il potere procreativo.

    26. Sperimentare la perdita senza perdersi: il lato oscuro. Demolizione di un sé grandioso, onnipotente e infantile che controlla l’altro. La coppia come apertura ad un sé complementare e simmetrico. Imparare a chiedere. Odio (e rendersi odiosi) come reazione al panico del distacco: esorcismo all’abbandono e alla dimenticanza; legame passionale. Ritiro depressivo come perdita dello slancio vitale. Il contrario dell’amore. Suicidio come uscita illusoria dalla realtà. Fantasie di sopravvivenza e trionfo.

    27. Chi sono? = cosa so fare? Abbiamo perso il contatto con le piccole prove quotidiane e viviamo il paradosso dei rischi costanti: terrorismo, ecologia e malattia. Mancanza di riti collettivi, simbolici, ma anche reali che sanciscano il distacco dall’infanzia e il passaggio e l’identificazione al gruppo adulto. Strade facili: fumo, alcol, droghe e guida spericolata, Aids come negazione del rischio. La restituzione dell’adulto come fonte retroattiva: non è un appello, non è una predica, ma una presenza attiva.

    28. Ingresso senza passaggio Non esiste più nessun confine netto esterno, norme o riti: si diventa grandi in modo inavvertibile o si prolunga una condizione pseudo-infantile (giovanilismo). Prematurità e adolescenza protratta: un tempo eterno. Sovraccarico della coindizione singolo: disagio evolutivo. È l’adolescente a organizzare il proprio transito: il peso della costruzione e della verifica. Il vuoto e l’incertezza. Una cultura latitante: assenza di prove. La giovinezza non come condizione biologica, ma come definizione culturale.

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