1 / 30

Pragmatica della comunicazione umana

Pragmatica della comunicazione umana. Sociologia della comunicazione P rof. Vincenzo Romania. C he cos ’ è la pragmatica?.

analu
Download Presentation

Pragmatica della comunicazione umana

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Pragmatica della comunicazione umana Sociologia della comunicazione Prof. Vincenzo Romania

  2. Che cos’è la pragmatica? • Lo studio degli effetti pratici degli atti comunicativi, ovvero lo studio di come la comunicazione può influenzare la vita sociale degli individui: esempi riconoscimento status clandestino, valutazione statistica delle manifestazioni politiche. • Il testo Pragmatica della comunicazione umana, pubblicato nel 1967 è un classico della psicologia sociale che permette di superare tutte le psicoterapie che non considerano le intersoggettività: le patologie non nascono per problemi dell’individuo ma della comunicazione. • Perché lo studiamo? Perché le teorie della Scuola di Palo Alto costituiscono uno dei riferimenti più importanti nell’analisi dei processi comunicativi, nelle scienze della vita quotidiana contemporanee • Perché ci permette di applicare l’analisi dei frame allo studio delle relazioni interpersonali.

  3. Non è possibile non comunicare • “C’è una proprietà del comportamento che difficilmente potrebbe essere più fondamentale e proprio perché è troppo ovvia viene spesso trascurata: il comportamento non ha un suo opposto. In altre parole, non esiste un qualcosa che sia un non-comportamento o, per dirla, anche più semplicemente, non è possibile non avere un comportamento. • Ora, se si accetta che l’intero comportamento in una situazione di interazione ha valore di messaggio, vale a dire che è comunicazione, ne consegue che comunque ci si sforzi, non si può non comunicare.” (41)

  4. Di conseguenza • Tutto il comportamento è comunicazione: comportamento = comunicazione; • Non esiste un non comportamento quindi non esiste una non comunicazione; • Interagire vuol dire comunicare: interagendo e comunicando sono gli stessi termini, dal nostro punto di vista; • “Una singola unità di comunicazione sarà chiamata messaggio…una serie di messaggi scambiati tra persone sarà definita interazione”.

  5. Possibili alternative ad un invito a conversare • Rifiuto della comunicazione: ‘non ho voglia di parlare con te’. • Accettazione della comunicazione; • Squalificazione della comunicazione: rendere la comunicazione banale, degradando il valore dell’altro come nostro interlocutore. Watzlawick indica varie tecniche: lettura p. 66.

  6. Elementi della comunicazione • Ogni atto comunicativo contiene una parte di contenuto (la questione di cui si sta dibattendo, ad esempio un evento, o la valutazione di un acquisto, la presa di una decisione familiare) e una parte di relazione, relativa, sulle singole aree trattate e più estesamente su tutta la relazione, al modo in cui i due o più interlocutori si dividono e riconoscono reciprocamente i ruoli. • Anche quando non parliamo esplicitamente della relazione, ogni modo con cui ci rivolgiamo all’altro implica un più o meno esplicito riconoscimento relazionale. • Le escalation conflittuali, in una coppia, sono quasi sempre dettate da una confusione fra i problemi di contenuto e quelli di relazione.

  7. Comunicare come vediamo l’altro • Così come a livello di contenuto ci può essere rifiuto, accettazione o squalificazione di una comunicazione; a livello di relazione ci può essere una conferma dell’identità relazionale dell’altro, un rifiuto di quanto lui afferma o una disconferma della sua identità. Esempi a p. 76-77, 129. • La comunicazione dei partecipanti ad una relazione può basarsi, anche per lungo tempo, su di una reciproca impenetrabilità: nessuno dei due interlocutori, a causa del tipo di relazione che si è instaurata riesce a comprendere davvero cosa l’altro pensa (es. p.81).

  8. Concetti più importanti: feedback • “Vogliamo precisare che non limitiamo il nostro interesse all’effetto della comunicazione sul ricevitore (come generalmente si fa), ma ci occupiamo anche dell’effetto che la reazione del ricevitore ha sul trasmettitore, poiché riteniamo che i due effetti siano inscindibili. Non è dunque un caso se non ci soffermiamo sui rapporti trasmettitore-segno o ricevitore-segno e preferiamo invece focalizzare il rapporto trasmettitore-ricevitore in quanto mediato dalla comunicazione” (16). • Esempi: il coniuge analfabeta che impara a leggere e scrivere e lascia una compagna, poiché un corso di lingua porta entrambi a comprendere che la ragione della loro relazione era la sua dipendenza. Più in generale, in una famiglia come sistema, il miglioramento della situazione di un familiare, porta ad un progresso dell’intera famiglia.

  9. Il concetto di relazione • E’ in Watzlawick una estensione del concetto matematico di funzione: una madre e un figlio stanno in una relazione, in maniera comparabile a come due unità matematiche stanno in una relazione complessa all’interno di un sistema. • Rispetto a quello di rapporto interpersonale, il concetto di relazione viene esteso sino a ricomprendere ogni necessario riferimento ad una cornice, che precede ogni percezione: il movimento è una percezione in relazione ad un punto di riferimento. Per imparare bene, si può pensare alla relazione come al legame processuale che lega due o più entità. • Ogni comunicazione crea una relazione: “ogni comunicazione implica un impegno e perciò definisce la relazione. È un altro modo per dire che una comunicazione non soltanto trasmette informazione, ma al tempo stesso impone un comportamento. Accettando l’impostazione di Bateson, si è giunti a considerare queste due operazioni come l’aspetto di ‘notizia’ (report) e di ‘comando’ (command) di ogni comunicazione” (43). • Ciò che vuole dire è che ogni atto comunicativo comunica anche ruoli ed identità degli interlocutori.

  10. Relazione sana • Quanto più una relazione è sana, tanto più “l’aspetto relazionale della comunicazione receda sullo sfondo. Viceversa, le relazioni malate sono caratterizzate da una lotta costante per definire la natura della relazione, mentre l’aspetto di contenuto della comunicazione diventa sempre meno importante (Watzlawick et al. 1967/1971: 45).

  11. Sistema e ambiente • Per sistema Watzlawick ha in mente un insieme di elementi che si influenzano a vicenda e che tendono, come gli organi di un corpo anche a trovare un equilibrio insieme. In tal senso egli vede una famiglia come una totalità, che coinvolge, per l’appunto tutti i membri che ne fanno parte • La distinzione che egli propone fra sistema e ambiente è una distinzione puramente formale, basata su di un atto di informazione: se intendiamo infatti l’ambiente come il contesto, cioè ‘ciò che sta fuori al sistema e che lo può influenzare’ allora questa distinzione dipende esclusivamente da un atto di interpretazione.

  12. Tipi di relazione comunicativa • I tipi fondamentali di relazione comunicativa sono essenzialmente due: simmetrica e complementare: “l’interazione simmetrica..è caratterizzata dall’uguaglianza e dalla ‘minimizzazione’ della differenza, mentre il proesso opposto caratterizza l’interazione complementare’. • La relazione complementare produce due ruoli fondamentali: la posizione primaria o superiore one-up e quella secondaria o inferiore one down. • Non c’è un tipo di relazione ideale: in una famiglia o in una coppia che consuma, chi vi partecipa alterna i tipi di distribuzione di ruolo e riconosce all’Altro simmetria e complementarietà a seconda dei casi. • Al contrario, sia simmetria che complementarietà possono causare patologie di coppia: esempi pp. 96 e ss.

  13. Retroazione • Non necessariamente un elemento precedente (premessa comunicativa) influenza lo sviluppo o determina lo svilupparsi di un elemento successivo. • Più spesso un fine atteso, in quanto ultimo elemento di una catena comunicativa, ha una retroazione sugli elementi precedenti. • “La scoperta della cibernetica ha cambiato tutti questi schemi e ha dimostrato che i due concetti possono unificarsi in una struttura più esauriente. La scoperta della retroazione ha reso possibile questo nuovo modo di vedere le cose. Una catena in cui l’evento a produce l’evento b, e poi b produce c, e c a sua volta, causa d, ec.., può sembrare che abbia le proprietà di un sistema lineare deterministico. Ma se d riconduce ad a, il sistema è circolare e funziona in un modo completamente diverso. Rivela un comportamento che è sostanzialmente analogo a quello di quei fenomeni che non consentono di compiere l’analisi nei termini di un rigoroso determinismo lineare” (24)

  14. Retroazione positiva e negativa • “La retroazione può essere positiva o negativa; nel corso della nostra trattazione parleremo più spesso di retroazione negativa perché caratterizza l’omeostasi (stato stazionario) e gioca quindi un ruolo importante nel far raggiungere e mantenere a stabilità delle relazioni. • “La retroazione positiva prova invece un cambiamento, cioè la perdita di stabilità o di equilibrio” • Qui positiva e negativa non indicano quindi la qualità della retroazione ma il suo prodotto: una retroazione negativa è quella che blocca lo sviluppo della relazione e le identità degli individui; una retroazione positiva è quella che permette, tramite l’interazione, di sviluppare le identità.

  15. La punteggiatura della sequenza degli eventi • Una conseguenza del concetto di retroazione è che in una relazione ci possono essere divergenti modi di considerare la punteggiatura della sequenza degli eventi. • Con questo concetto Watzlawick intende soprattutto la direzione delle catene di casualità (‘cosa ha influenzato cosa’ o ‘chi ha influenzato chi’) e il punto di origine, ovvero la premessa di un determinato flusso di comunicazione (‘è cominciato tutto quando…) che le persone percepiscono. • È tipico della teoria matematica della comunicazione, intendere la punteggiatura della sequenza degli eventi come un procexsso con una origine precisa ed uno sviluppo lineare. La teoria pragmatica non individua premesse e sceglie un approccio circolare.

  16. Modello cibernetico della comunicazione: dalla prima lezione.. Da Reusch e Bateson, Communication. The Social Matrix of Psychiatry, 1951 (trad. it. 1976). • Cosa aggiunge? • Considera l’ambiente come elemento del processo comunicativo; • Introduce un modello circolare della comunicazione • Introduce i temi cibernetici della retroazione, del feedback, del campo comunicativo. Nei sistemi cibernetici, tutto è connesso con tutto; la connessione olistica si dipana nel rimando di azioni e retroazioni o feedback (positivi o negativi) a causalità circolare. La causalità circolare si distingue da quella lineare di A su B; invece, A e B sono insieme causa ed effetto l’uno dell’altro.

  17. Ridondanza • In ogni comunicazione umana risiede sempre una certa dose di ridondanza, un richiamo circolare fra contesto e testo, che non fa che rafforzare ognuno dei due rendendo più robusta la struttura comunicativa. Una comunicazione ridondante permette quindi la comprensibilità soprattutto interna e consente ai partecipanti ad una interazione di comunicare anche senza possedere una conoscenza del tutto esauriente sul testo che stanno comunicando. • Il tema della ridondanza richiede la necessità di considerare ogni atto verbale o più estesamente comunicativo come un nuovo frame poiché ogni atto verbale contiene e crea il contesto con cui quelli successivi e quelli precedenti possono essere letti.

  18. Ridondanza • “Si dice che il materiale dei messaggi ha ridondanza se, quando riceve la sequenza priva di qualche elemento, il ricevitore può risalire agli elementi mancanti con esito migliore di quello garantito dal caso. È stato rilevato che, in effetti, il termine ridondanza così impiegato è sinonimo di ‘strutturazione’ (patterning). [...] il concetto di ridondanza Ë almeno in parte sinonimo di significato. A mio parere, se il ricevitore può risalire alle parti mancanti del messaggio, allora le parti ricevute devono, di fatto, contenere un significato che si riferisce alle porzioni mancanti ed è informazione su quelle…cioè quando un osservatore percepisce solo certe parti di una sequenza o configurazione di fenomeni, egli è in molti casi capace di risalire, con esito migliore di quello stocastico, alle parti che non può direttamente percepire (Bateson 1972/1976: 451).

  19. Il frame comunicativo in Bateson • Consiste di due tipi di atti linguistici: gli atti metalinguistici e gli atti metacomunicativi: “La comunicazione verbale umana può operare, e in effetti opera sempre, a molti livelli di astrazione tra loro contrastanti. Tali livelli, a partire da quello, apparentemente semplice, dell’enunciazione (<<Il gatto è sulla stuoia>>), si estendono in due direzioni. Una gamma o insieme di questi livelli più astratti comprende quei messaggi espliciti o impliciti in cui l’oggetto del discorso è il linguaggio; li chiameremo metalinguistici…L’altro insieme di livelli di astrazione sarà da noi chiamato meta comunicativo …L’oggetto del discorso, in questi livelli, è la relazione fra gli interlocutori. Si noterà che la grande maggioranza dei messaggi, sia metalinguistici che meta comunicativi, restano impliciti” (219)

  20. Metacomunicazione • “Quando non usiamo più la comunicazione per comunicare ma per comunicare sulla comunicazione, come dobbiamo inevitabilmente fare studiando la comunicazione, gli schemi concettuali che adoperiamo non fan parte della comunicazione ma vertono su di essa. Definiamo quindi metacomunicazione, per analogia con la metamatematica, la comunicazione sulla comunicazione” (33). • La capacità di metacomunicare, cioè di discutere sulla cornice con cui si sta comunicando è una competenza necessaria per ogni relazione comunicativa sana e positiva.

  21. Il gioco come metacomunicazione “Quello in cui mio imbattei allo zoo è un fenomeno ben noto a tutti: vidi due giovani scimmie che giocavano, cioè erano impegnate in una sequenza interattiva, le cui azioni unitarie, o segnali, erano simili, ma non identiche, a quelle del combattimento. Era evidente, anche all’osservatore umano, che la sequenza nel suo complesso non era un combattimento, ed era evidente all’osservatore umano che, per le scimmie che vi partecipavano, questo era ‘non combattimento’. Ora questo fenomeno, il gioco, può presentarsi solo se gli organismi partecipanti sono capaci in qualche misura di meta comunicare, cioè di scambiarsi segnali che portino il messaggio: <<Questo è un gioco>>.” (221).

  22. La comunicazione è circolare • “Mentre nelle catene causali, che sono lineari e progressive, ha senso parlare del principio e dell fine di una catena, tali termini sono privi di significato in sistemi con circuiti di retroazione. Non c’è fine né principio in un cerchio.” (38) • Quindi ogni elemento di una catena comunicativa influenza l’altro in senso sincronico (gli interlocutori) e diacronico (fini, premesse). • Pur tuttavia, all’interno dei propri frame comunicativi, le persone tendono a vedere i processi comunicativi come lineari, secondo una personale punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti.

  23. Il doppio legame come frame auto-contraddittorio • Due o più persone sono coinvolte in una relazione intensa che ha un alto valore di sopravvivenza fisica e/o psicologica per una di esse, per alcune, o per tutte. Le situazioni in cui si hanno tipicamente queste relazioni intense includono (ma non sono limitate ad esse) la vita familiare (soprattutto l’interazione genitore-figlio); la dipendenza materiale; la prigionia; l’amicizia; l’amore… • In un simile contesto viene dato un messaggio che è strutturato in modo tale che (a) asserisce qualcosa, (b) asserisce qualcosa sulla propria asserzione, e (c) queste due asserzioni si escludono a vicenda. Quindi, se il messaggio è un ingiunzione, l’ingiunzione deve essere disobbedita per essere obbedita; se è una definizione del Sé o dell’altro, la persona di cui si è data la definizione è quel tipo di persona soltanto se non lo è, e non lo è se lo è….

  24. Il doppio legame come frame auto-contraddittorio • Infine si impedisce al ricettore del messaggio di uscir fuori dallo schema stabilito da questo messaggio, o metacomunicando su di esso (commentandolo) o chiudendosi in se stesso. [..] Questa situazione spesso si ha quando viene proibito in modo più o meno evidente di mostrare una qualsiasi consapevolezza della contraddizione o del vero problema in questione. Una persona in una situazione di doppio legame è quindi probabile che si trovi punita (o almeno che le si faccia provare un senso di colpa) per avere avuto percezioni corrette, e che venga definita ‘cattiva’ o ‘folle’ per aver magari insinuato che esite una discrepanza tra ciò che vede e ciò che ‘dovrebbe’ vedere. La sostanza del doppio legame è dunque questa” (Watlawick et al., 210). • Il prodotto di un tale tipo di metacomunicazione è un relazione patologica prolungata che porta alla schizofrenia

  25. Nelle relazioni che funzionano… “La capacità di scambiarsi messaggi sulla comunicazione, di analizzare le azioni significative proprie e altrui è fondamentale per un rapporto sociale soddisfacente. In ogni rapporto normale ha luogo uno scambio continuo di messaggi metacomunicativi, del tipo: “Che cosa vuoi dire?”, o “Perché hai fatto questo?” o “Mi stai prendendo in giro?” e così via. Per distinguere esattamente ciò che i nostri interlocutori intendono, dobbiamo essere in grado di analizzare direttamente o indirettamente le loro espressioni. Ed è proprio questo livello metacomunicativo che lo schizofrenico non sembra in grado di usare in modo soddisfacente; e, viste le caratteristiche della madre, si capisce facilmente il perché. [...] Come conseguenza, il bambino cresce senza sviluppare la sua capacità di comunicare sulla comunicazione, e pertanto resta privo dell’abilità sulla comunicazione, e pertanto resta privo dell’abilità di determinare il vero significato di ciò che gli altri dicono e dell’abilità di esprimere ciò che gli altri dicono e dell’abilità di esprimere ciò che egli stesso veramente intende, che è un requisito fondamentale per stabilire reazioni normali (Bateson 1972/1976, 258).

  26. Le ingiunzioni paradossali… • In particolare, nelle famiglie i figli o i coniugi che sviluppano schizofrenia sono stati soggetti da chi sta in posizione one up all’interno di quelle che Watzlawick chiama ingiunzioni paradossali, ovvero ingiunzioni che per essere soddisfatte devono non essere soddisfatte. • Conseguentemente chi sta in posizione one down si troverà sempre a sbagliare, ciò renderà la posizione one up rigidamente immutabile, il circolo di retroazione tenderà a rafforzare e la posizione in posizione one down tenderà a sviluppare una psicopatologia. • Esempi di comunicazione paradossale: • Dovresti amarmi; • Voglio che tu mi domini (da moglie a marito passivo); • Sai che sei libero di andare, caro; non preoccuparti se comincio a piangere. • Voglio che tu abbia voglia da solo di studiare.

  27. Una relazione funziona come un gruppo di Galois, o meglio come una classe (Whitehead e Russell) Un gruppo, in algebra, ha le seguenti caratteristiche: • È composta da un gruppo di elementi di qualsiasi natura, con una caratteristica in comune; • Combinando gli elementi in sequenze varianti, il risultato resta simile; • Un gruppo contiene un elemento di identità, che composto ad ogni elemento del gruppo lo lascia immutato; • Per ogni elemento del gruppo esiste il suo reciproco; • In Principia Mathematica, Whitehead e Russell indicano la classe come un gruppo composto da un elemento esterno che lo caratterizza. Questo è il punto fondamentale per comprendere la metacomunicazione.

  28. Cambiamento 1 e Cambiamento 2 • “Una persona che ha un incubo può fare molte cose nel suo sogno: correre, nascondersi, lottare, strillare, saltare da un dirupo, ecc., ma nessun cambiamento da uno qualunque di tali comportamenti a un altro porrebbe mai fine all’incubo. D’ora in poi ci riferiremo a questo tipo di cambiamento come al cambiamento1. l’unico modo di uscir fuori da un sogno implica il cambiamento dal sognare all’esser desti. L’esser desti, evidentemente, non fa più parte del sogno,m ma è un cambiamento a uno stato completamente diverso. D’ora innanzi ci riferiremo a questo tipo di cambiamento come al cambiamento 2…Il cambiamento 2 è quindi il cambiamento di un cambiamento” (Change, p.27).

  29. Come cambiare un frame? Riprendendo la teoria cibernetica, Watzlawick distingue fra comportamenti che mutano la situazione all’interno della classe di relazione stabile e comportamenti che mutano il frame stesso: “La teoria dei gruppi ci offre una struttura concettuale sul genere di cambiamento che può verificarsi all’interno di un sistema il quale resta invece immutato; la teoria dei tipi logici non prende in considerazione ciò che accade dentro una classe, cioè tra i suoi elementi, ma ci fornisce uno schema per considerare a relazione tra elemento e classe e la singolare metamorfosi insita nei passaggi da un livello logico a quello immediatamente superiore. Se accettiamo questa distinzione fondamentale tra le due teorie, ne consegue che ci sono due tipi diversi di cambiamento: uno che si verifica dentro un dato sistema il quale resta immutato, mentre l’altro – quando si verifica – cambia il sistema stesso” (27). A volte la possibilità di un cambiamento di classe avviene, nelle relazioni troppo stabili, per eventi fortuiti (lettura da Change)

More Related