380 likes | 530 Views
Istituto Tecnico Commerciale per Geometri e per il Turismo. Progetto – Comunicazione ovvero. “La comunicazione come interazione dell’ecosistema”. 1° Ai 2002/03. L ’ideatrice e coordinatrice del progetto è la prof.ssa Nanda Anibaldi. Anno 2002/03. Partecipano al progetto gli insegnanti:.
E N D
Istituto Tecnico Commerciale perGeometri e per il Turismo Progetto – Comunicazioneovvero “La comunicazione comeinterazione dell’ecosistema” 1° Ai2002/03 L’ideatrice e coordinatrice del progetto è la prof.ssa Nanda Anibaldi
Anno 2002/03 Partecipano al progetto gli insegnanti: Anibaldi Nanda …………………………….…….Italiano – Storia Amadio Roberta ………………...…..……Scienza della Materia Cambio Assunta ……………………...………………Matematica Cisbani Maria Grazia …………………...………………Francese Gherardi Silvano ………………………..………….…...Religione Luciani Maria ……………………………………….…..….Inglese Marcaccio Fiorella …………………..…..….Diritto ed Economia Marota M.Giuseppina …..…..……...………….Tratt. Testi e Dati Mignacca Angela ………………...………...Economia Aziendale Sollini Ecle ……………………………….....Scienze della Natura
Il nostro è un progetto modulare in quanto in se stesso definito, autonomo ma nello stesso tempo flessibile, cioè disponibile ad ogni apertura, ad ogni possibile contatto,ad ogni possibile incontro. Abbiamo scelto come tematica di fondo “LA COMUNICAZIONE COME INTERAZIONE DELL’ECOSISTEMA” perché è la vita stessa.
Abbiamo scelto la poesia “Correspondances” di Charles Baudelaire come logo del nostro Progetto perché ci è sembrata caratterizzante in quanto… …il poeta dice che la natura è un tempio dove tutto si corrisponde.
Correspondances La nature est un temple où vivants piliersLaissent parfois sortir de confuses paroles;L’homme y passe à travers des forêts de symbolesQui l’observent avec des regards familiers. Comme des longs échos qui de loin se confondent Dans une ténébreuse et profonde unité,Vaste comme la nuit et comme la clarté, Les parfums, les couleurs et les sons se répondent. Il est des parfums frais comme des chairs d’enfants, Doux comme des hautbois, verts comme des prairies, -Et d’autres corrompus, riches et triomphants. Ayant l’expansion des choses infinies, Comme l’ambre, le musc, le benjoin et l’encens, Qui chantent les transports de l’esprit et des sens. Charles Baudelaire
Interazione del tutto Dalla natura Al testo Alla parola
Fotosintesi clorofilliana La fotosintesi clorofilliana è un processo che consiste nella trasformazione dell’energia luminosa in energia chimica e nell’utilizzazione di tale energia per la sintesi di idrati di carboni e di altre sostanze organiche. Questo processo avviene negli organismi contenenti clorofilla e pertanto prende il nome di Fotosintesi clorofilliana. Il processo fotosintetico che avviene in presenza di luce, clorofilla, anidride (CO2) e acqua può ricondursi in modo molto schematico alla seguente equazione: CO2 + H2O luce\clorofilla sostanze organiche + O2
I moti e le fasi lunari I principali moti che caratterizzano l’andamento della Luna attorno alla Terra sono la rivoluzione, la rotazione e la librazione. La luna compie un moto di rivoluzione intorno alla Terra su un’orbita leggermente ellittica della quale la Terra occupa uno dei fuochi, seguendo le tre leggi di Keplero. Oltre che dal moto di rivoluzione, la Luna è animata da un moto di rotazione. Poiché il moto di rivoluzione coincide con quello di rotazione, la Luna ci mostra sempre la stessa faccia, facendo un giro su se stessa esattamente nel tempi in cui compie un giro attorno alla Terra. Il piano dell’orbita lunare forma in media un angolo di circa 5°con il piano dell’orbita terrestre; di conseguenza l’orbita della Luna e quella della Terra si intersecano in due punti, detti nodilunari; la linea che li congiunge è detta lineadeinodi. Le maree La causa principale delle maree è l’attrazione gravitazionale esercitata dalla Luna, il corpo celeste più vicino alla Terra. Le maree interessano l’intera massa oceanica e hanno andamento periodico: la bassa marea si alterna all’alta marea. Durante la bassa marea l’acqua si ritrae il fondo marino può addirittura emergere per larghi tratti. Nel periodo di alta marea il livello del mare si innalza.
La Comunicazione come interazione dell’ecosistema Il tema di fondo del nostro progetto è rappresentato dalla comunicazione, la quale si presenta i nostri occhi sotto molto aspetti diversi. La distinzione principale riguarda i linguaggi verbali e quelli non verbali: prima che si sviluppasse la zona di Wernik, la parte del cervello che presiede il linguaggio, la comunicazione era, infatti, solo di tipo olfattivo, gustativo e tattile. Molto importante fu la scoperta della scrittura e quindi della lettura: inizialmente le storie vennero tramandate oralmente poi comparvero i primi amanuensi che, molto pazientemente, copiarono numerosissimi testi per evitarne la distruzione. La comunicazione, così ampia nell’ecosistema, unisce ogni cosa al tutto il resto e le interazioni riguardano molteplici elementi.
la lettura e la coscienza del lettore, poiché egli non si limita solo a leggere il libro ma fa anche delle considerazioni personali; Qui di seguito alcuni esempi di interazioni: gli animali domestici e i loro padroni, tra i quali, col passare del tempo, si instaura un rapporto affettuoso; la meteorologia e la vita dell’uomo, il cui legame è studiato dalla biometeorologia. Gli organi dell’uomo risentono, infatti, delle variazioni che avvengono nell’atmosfera; Dio e l’uomo, indipendentemente dal tipo di Dio adorato; l’uomo e le piante, le quali, secondo recenti studi, hanno un’anima; le associazioni e i vari enti, come ad esempio la scuola e il mondo del lavoro o la scuola e la chiesa;
l’uomo e gli oggetti che lo circondano, come ad esempio il bambino che riesce per le prime volte ad afferrare degli oggetti e cerca, attraverso queste azioni, di scoprire il mondo; l’adulto e la casa da lui arredata, scelta secondo i propri gusti e le proprie possibilità economiche; due persone diverse in quanto il tipo di rapporto dipende soprattutto dal grado di innamoramento, anche se si tratta solo di semplici amici; l’acqua piovana e i bacini, il cambio delle stagioni e il ciclo vitale; il fiume, il limo, la terra e il prodotto.
La relazione fra due elementi dipende anche dal grado di conoscenza: se l’uomo è più istruito teme meno il contatto con altri elementi e si apre all’interazione. Attualmente, con la globalizzazione in atto, la nostra interazione deve essere sia europea che mondiale. Gli altri popoli non devono però invadere la nostra cultura, come sta invece avvenendo per la lingua inglese, la quale sta entrando sempre più nelle nostre vite. È necessario difendere la nostra cultura senza però divenire nazionalisti, senza chiuderci nel guscio della nostra individualità.
In tutte le circostanze e le attività gli uomini hanno necessità di entrare in contatto tra loro, di trasmettere e ricevere informazioni, in altre parole, hanno bisogno di comunicare. Tale bisogno è strettamente collegato alla complessità della vita sociale ma, da numerose ricerche emerge che tutti gli animali comunicano, posseggono veri e proprio linguaggi grazie ai quali scambiano delle informazioni. Tali linguaggi sono tanto più ricchi e articolati quanto più è complessa l’organizzazione della specie.
Per comunicare essi utilizzano segnali di molti tipi: • sonori (canto degli uccelli, verso di mammiferi); • visivi (illuminescenza delle lucciole, danza di corteggiamento degli uccelli, cambiamento di colore di certi pesci); • olfattivi (tracce lasciate dalle formiche, secrezioni con cui le marmotte segnano il territorio); • tattili (contatto fisico, carezze, pacche, abbracci come forma di pacificazione o saluto tra le scimmie, pulizia reciproca diffusa tra molti uccelli e mammiferi).
L’esigenza di mantenere rapporti con i propri simili, di scambiare informazioni, di trasmettere conoscenze, per l’uomo esiste in misura maggiore: egli, infatti, è inserito in una fitta rete di relazioni che investono ogni aspetto della propria vita. A casa, a scuola, nel lavoro, tra amici o con estranei, comunicare per noi è fondamentale. La comunicazione è un’AZIONE COMUNE tra due o più interlocutori. Senza la comunicazione nel mondo ci sarebbe una morte totale, un’ecatombe.
Comunicando possiamo avvertire di un pericolo (evitare la morte), condividere emozioni (gioia, dolore) e dare aiuto psicologico (evitare la morte dell’anima). Tutto l’universo comunica con i propri linguaggi e codici. L’uomo ha sviluppato molteplici sistemi di comunicazione, cioè linguaggi che gli permettono di far partecipi gli altri dei suoi pensieri, delle sue esperienze, dei suoi sentimenti, dei suoi progetti. I codici che l’uomo usa sono molti e principalmente divisi in verbali (verbum = parola) e non verbali (tattili, visivi, olfattivi, sonori).
Il linguaggio verbale è senza dubbio il più importante e più usato perché può dirigersi in ogni direzione e raggiungere un’infinità di risultati (dal concreto all’astratto e viceversa). • Il linguaggio non verbale permette una rapida comunicazione e per questo si possono trasmettere solo messaggi brevi e prevedibili. • Il linguaggio gestuale si usa quando parliamo e sottolineiamo le nostre parole con gesti e con espressioni. • Il linguaggio sonoro è tenuto per mezzo di strumenti, che emettono suoni e rumori (suono delle campane, delle trombe). • Il linguaggio tattile, come strette di mano, pacche, abbracci, si basa sul contatto fisico grazie al quale possiamo salutare ed esprimere la nostra partecipazione. • Il linguaggio visivo viene utilizzato grazie ai segnali grafici (fotografie, immagini e disegni). Più codici si conoscono, più si può comunicare.
Per comunicare servono almeno quattro elementi fondamentali: • EMITTENTE (colui che manda il messaggio); • RICEVENTE (colui che lo riceve); • MESSAGGIO (ciò di cui si parla); • CODICE COMUNE; ma al di sopra di tutto occorre conoscere la cultura dell’interlocutore, ossia la sua diversità anche se si tratta di persona della stessa lingua, stessa religione, stessa razza, a maggior ragione se è di nazionalità diversa. Non basta quindi che si abbia la voglia di comunicare o che si abbia qualcosa da dire se, infatti, non si conosce la cultura dell’interlocutore può accadere, sin dal primo approccio, che il rapporto non funzioni.
Gli arabi respirano in faccia all’altro e a distanza molto ravvicinata perché diversamente sarebbe segno che hanno qualcosa da nascondere, all’opposto degli inglesi. Per la donna americana un sistema di più mogli per lo stesso marito è aberrante. donna Koryok della Siberia troverebbe difficile capire come una donna possa essere talmente egoista e poco desiderosa della compagnia di altre donne in casa da voler imporre al proprio marito una sola compagna. A volte le incomprensioni tra membri di gruppi diversi sono dovute al diverso significa che, in base alla propria cultura, ciascuno attribuisce all’uso dello spazio pubblico e privato. A proposito degli schemi spaziali, nella cultura inglese, è piuttosto raro che una persona tocchi l’altra durante una conversazione, mentre in quella africana e araba il contatto è più frequente e più diretto.
Cosa può succedere quindi se un inglese parla con un africano? Assolutamente niente se l’uno conosce la cultura dell’altro e cerca di immedesimarsi sulla volontà o sulla necessità o sulla curiosità di voler trasmettere qualcosa. Diversamente l’inglese si sentirà infastidito dall’atteggiamento dell’arabo che gli sputa addosso, e l’arabo dall’atteggiamento freddo e distaccato dell’inglese che prende sempre le distanze dall’interlocutore. Conoscere quindi per accettare le diversità in un rapporto biunivoco senza sbilanciamenti, si ritornerebbe altrimenti al concetto di superiorità per l’uno o per l’altro; ma perché ci sia un dialogo occorre che da parte degli interlocutori ci sia la volontà di spingerlo avanti, indipendentemente dalle conclusioni. È quindi un fatto etico-morale.
In natura quindi tutto è legato e “non si può toccare un fiore senza toccare una stella”. Tutto nel mondo interagisce e comunica ma il contatto dell’uomo con la natura oggi è meno stretto rispetto al passato perché a prevalere è l’attività tecnologica che molto spesso ha disturbato e distrutto la natura stessa. Le prime forme di comunicazione sono stati i graffiti e le pitture rupestri. Gli ominidi ci hanno comunicato il loro modo di vivere disegnando scene di vita comune e per loro non erano delle forme d’arte ma avevano una funzione religiosa e di comunicazione pratica.
Gradatamente, con lo sviluppo della neocorteccia, gli ominidi impararono a parlare sviluppando sia l’apparato fonico sia il mentale che presiede la parola; è appunto la neocorteccia che differenziò l’uomo dagli altri antropomorfi. Essa permette all’uomo di estrarre dal concreto concetti astratti. Non sappiamo come veramente si sia evoluto il linguaggio, ma è sicuro che l’uomo primitivo si sia ispirato ai suoni della natura tanto che oggi sono rimaste le parole onomatopeiche. • abbaiare: cane; • belare: pecora; • starnazzare: papera; • nitrire: cavallo; • miagolare: gatto; • sibilio: serpente; • ululare: lupo; • cicalare, frinire, cicalio: cicale; • coccodè: gallina. • ragliare: asino; • raganire: rana; • cinguettare: uccello;
Dai semplici disarticolati si passò alla parola fino alla frase completa e al periodo. Dopo la costituzione di una lingua parlata si ebbe il bisogno di una lingua scritta che arrivò con i Sumeri che inventarono la scrittura cuneiforme usata per i commerci e che è già un’evoluzione rispetto alla lingua pittografica e ideografica. Gli Egiziani inventarono la geroglifica mentre i Fenici inventarono la scrittura alfabetica che è arrivata fino a noi attraverso gli alfabeti greco e latino e che consente una grande potenzialità di investimenti con un grande risparmio.
La lingua è una struttura, un organismo modificabile e flessibile, un’organizzazione di parole e frasi più o meno complesse. Si può paragonare la lingua a un edificio le cui strutture portanti sono i periodi principali che sono arricchiti da molte strutture secondarie che sono i periodi subordinati. La lingua è una struttura molto flessibile e aperta a soddisfare le nuove esigenze comunicative (ad es. per nominare oggetti nuovi si introducono nuove parole, ossia i neologismi, o si modificano quelle in disuso, ossia gli arcaismi) perché si modifica nel tempo con l’introduzione e la sostituzione di termini ma anche tramite prestiti linguistici(nella lingua italiana sono entrati molti termini stranieri, specialmente inglesi a causa del grande sviluppo dell’informatica che usa la lingua inglese nei comandi, tantoche si è temuta una modificazione sostanziale della nostra lingua).
Parole greche: angelo, diavolo, vangelo, prete, chiesa, vescovo, che sono entrate attraverso il latino con l’affermazione della religione cristiana. Organo, galea, gondola, molo, ormeggiare, pilota, sartie, androne, che sono entrate fra il VI e X sec. con la presenza bizantina nell’Italia centro-meridionale e per gli scambi commerciali tra Bisanzio e le repubbliche marinare. Derivano inoltre dal greco classico: dermatologo, telegrafo, tachimetro, esofago, ortogonale. • Parole arabe: tra il VII e il XII secolo, in seguito all’occupazione araba della Sicilia e agli intenti scambi commerciali con il mondo islamico, entrarono in Italia parole del tipo: albicocco, alchimia, algebra, ammiraglio, arsenale, fondaco, zenit, azimut, nadir. • Parole francesi e provenzali (1200 – 1300): cavaliere, coraggio, corsetto, dama, fermaglio, giostra, maglia, mancia, marciare, orgoglio, scudiero. • Parole spagnole (seconda metà del ‘500 e tutto il 1600): azienda, baule, brio, caramella, complimento, creanza, disinvoltura, grandioso, maniglia. • Parole inglesi: bar, box, club, cocktail, computer, cracker, fast-food, jazz, jolly, picnic, puzzle, quiz, ketchup.
Come la lingua si modifica nel contesto storico-sociale lo si può notare anche nel moderno linguaggio degli sms che si avvale del massimo della semplificazione (es.: comunque = cmq; ci sei = c 6; per = x; ti voglio bene = tvb). La lingua è quindi in continua evoluzione. Dal primo documento della lingua italiana (Carta di Capua del 1960) “Sao ko kelle terre per kelli fini que ki contene trenta anni le possette parte Sancti Benedicti” so che quelle terre entro quei confini che qui sono descritti le possedette per trent’anni la parte (monastero) di San Benedetto, moltissimi sono stati i cambiamenti dovuti alle situazioni storiche dei quali bisogna prendere atto. Ogni epoca ha avuto il proprio sviluppo tecnologico e scientifico e perciò ha avuto bisogno di un proprio linguaggio. Ogni popolo ha una propria lingua e perciò una propria struttura e l’italiano ha assunto quella della lingua madre da cui deriva direttamente per evoluzione.
Con la conquista romana, il latino si diffuse prima in Italia poi in tutta la parte occidentale dell’Impero dove finì per soppiantare le lingue locali, mentre prima era solo parlato a Roma e in parte del Lazio. La lingua latina si parlò anche nella parte orientale dell’Impero insieme al greco che però in alcune parti era prevalente. Il contatto del latino con le altre lingue dei territori conquistati modificò la struttura delle lingue esistenti e nacquero le lingue neolatine o romanze (processo di volgarizzazione dal latino “VULGARIS”). Anche l’italiano fa parte di questa famiglia ed anche della famiglia delle lingue INDOEUROPEE cioè di quelle lingue tra Asia ed Europa che sono nate da una stessa famiglia linguistica come possiamo notare da diverse analogie. È chiaro che queste analogie sono dovute alla comunicazione che ha trasmesso un patrimonio specifico di conoscenze e di nozioni che un popolo possiede, che un individuo possiede e che contribuisce in modo sostanziale alla formazione della sua personalità.
I diversi gruppi di ominidi, ognuno diverso per ragioni fisiche, geografiche e di sviluppo, sentirono il bisogno di conoscersi, incontrarsi nonostante le diversità; si conobbero con le migrazioni tra continenti, i quali erano uniti dalle lingue di ghiaccio (periodi interglaciali). Non possiamo conoscere con precisione dove nacque l’uomo habilis dato che i suoi resti sono stati trovati in tutte le aree geografiche poiché gli uomini si spostavano in cerca di condizioni migliori e di nuova gente. Dapprima l’homo habilis viveva solo, ma in seguito sentì il bisogno di comunicare con altra gente e fu per questo che si unì prima in famiglie, poi in bande (gruppi di parentela), tribù (insiemi di famiglie) e villaggi (insiemi di tribù). Unendosi in un gruppo vide che la sua vita si semplificò, diminuirono i rischi e aumentarono la sicurezza e il cibo. In questo modo in ogni villaggio si arrivò alla suddivisione dei compiti e quindi, in qualche modo, alla formazione di classi sociali con delle norme anche di carattere religioso.
La religione si può considerare una forma di comunicazione che arriva fino all’ignoto, al metafisico. Si cerca un rapporto con Dio (persona metafisica di cui non si è certi dell’esistenza che piuttosto viene accettata per fede). Tale rapporto nella Comunione è possibile attraverso il Corpo di Cristo cioè il mezzo con cui si compie tale comunione.
Abbiamo fatto una ricerca capillare sulla parola partendo da quelle più vicine alla natura fino ad arrivare a quelle costruite dall’uomo in base alle sue esigenze e alla sua esperienza
La parola Nella comunicazione la parola è primaria.Ha una funzione comunicativa e, mentre nasce dalla realtà, finisce poi per inciderla. La parola ha una definizione o più di una.Ha una denotazione e una connotazione.Ha sangue, vene, carne.Denuncia una realtà. Perché abbia un valore deve essere parola piena.Deve avere la consistenza del reale.Deve incidere.Deve imprimere. Con essa possiamo esprimere quello che vogliamo secondo l’esigenza del momento. La parola crea anche la struttura più o meno complessa.Una struttura relazionale che mette in relazione la struttura del reale con la struttura del pensiero.La struttura cioè concettuale, legata all’esigenza di ciascuno di noi.
La parola traduceil pensiero e la poesia èl’arte della parola
La poesia perché… • per ridarle il posto che le spetta • perché le si riconosca una sua realtà • per ricondurla alla sua specificità • perché possa continuare a veicolare le più forti emozioni • per parlarne • perché possa continuare a cercare le parole e a condurle a destinazione • per darle un’opportunità di confronto • perché il pensiero pos\sa essere tradotto con una forte esplosione • per toglierla dall’esilio • perché possa alleggerire il peso della vita • perché non sia derisa • perché abbia una credibilità • perché possa essere un riferimento • perché non si dica che batte le ali • perché possa vincere il limite del tempo prof.ssa Nanda Anibaldi
La poesia perché… 2^AI • perché è un ponte che lega la fantasia alla realtà • perché è una forma di comunicazione • perché ti trascina • perché è magia in quanto trasforma le sensazioni in parole • perché è liberazione dell’anima • perché è estensione di noi stessi • perché apre nuovi orizzonti ricchi di emozioni e di vita • perché è viaggio nel mondo dei pensieri dove tutto è lecito; la vista e il pensiero nuotano liberi da divieti • perché mi apre al mondo senza paura • perché è un momento di ritrovo e di raccolta del proprio pensiero • perché è immagine, verità, mistero, concentrato di vita • perché è un non so che di parole quasi inventate da noi • perché è tesoro che non può essere rubato • perché in essa riesco ad esprimermi • per conoscere nuovi modi di scrivere e acquisire nuovi vocaboli • perché si avvale di parole magiche • perché si possano rivalutare gli aspetti della poesia • perché è un passaggio tra il mondo interno e quello esterno • perché sono le parole del cuore
Che cos’è la poesia? La poesia si avvale di parole, cioè il pensiero della poesia è tradotto dalle parole che nascono dalle cose (albero, pietra, tavolo, bambino,…) in quanto esistono prima della parola stessa: basta pensare al linguaggio dell’uomo che si sviluppa e si articola molto tardi nella scala evolutiva, mentre la natura, l’intero ecosistema, esisteva già. La parola, la lingua è una realtà artificiale, benché legata alla cosa, ed è costruita dall’uomo con l’esperienza. La poesia è un interscambio tra la realtà e la fantasia che ha la capacità di trasformarla tra la realtà penetrata da un occhio che vede oltre il visibile comune e la capacità del soggetto vedente (il poeta) di rendere in parte visibile quello che gli altri non vedono. sostanze diverse che vanno a combinarsi tra di loro fino a dare un prodotto in cui non si vedono più i singoli elementi, ma ci sono.
Chi è il poeta? Il poeta è un uomo concreto, un uomo di azione ce vive nel mondo e quando può cerca anche di trasformarlo (Dante - Foscolo). È un uomo ancorato alla realtà da cui trae la sua esperienza. Del poeta sono state date molte definizioni di cui ne riportiamo alcune: il poeta è colui che rivela agli altri il segreto del mondo e del rapporto fra le cose (Saba) il poeta è un esploratore degli abissi. È un sommozzatore che lascia sul fondo i suoi segreti e quando torna in superficie racconta agli altri poche cose, nascondendo quell’ inesauribile segreto che ci lascia sulla soglia della verità (Ungaretti) il poeta è un giocoliere, un saltimbanco che ride piangendo (Palazzeschi) il poeta è un uomo dall’occhio bionico perché vede quello che gli altri non vedono; penetra nelle cose, va oltre la realtà, la supera per poi ritornare alla realtà stessa traducendola agli altri che vedono solo attraverso i suoi occhi (Anibaldi)
Nell’ ambito della poesia abbiamo scelto alcune poesie di poeti francesi riguardanti gli affetti familiari Ora ve ne leggeremo un esempio.
MON PÈRE, QUAND J’AVAIS... 4ans: Mon papa peut tout faire 5ans: Mon papa sait beaucoup de choses 6 ans: Mon papa est plus intelligent que ton papa 8ans: Mon papa ne sait pas tout à fait tout 10 ans: Dans l’ancien temps, quand mon père était jeune, les choses étaient sans aucun doute très différentes 12ans: Oh! Bien, naturellement, mon père ne connaît rien a ce sujet! Il est trop vieux pour se souvenir de son enfance 14 ans: Ne portez pas attention à mon père. Il est tellement vieux jeu! 21 ans: Lui ? Mon Dieu, il est désespérément démodé 25 ans: Papa en connaît un peu à ce sujet; c’est normal, il y a tellement longtemps qu’il roule sa bosse 30ans: Peut-être devrions-nous demander à papa ce qu’il en pense. Après tout, il a tant d’expérience 35 ans: Je ne ferais rien tant que je n’aurai pas parlé a papa 40 ans: Je me demande comment papa s’y serait pris. Il était si sage et avait énormément expérience 50 ans: Je donnerais n’importe quoi pour que papa soit ici pour discuter de cela avec lui. (Auter inconnu) Dommage que je n’aie pas reconnu son intelligence. Il aurait pu m’en apprendre beaucoup.