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La promozione delle abilità sociali: proposte di intervento nella scuola

La promozione delle abilità sociali: proposte di intervento nella scuola. Alessandra Notarnicola Dipartimento di Psicologia Università degli Studi di Bari E mail a.notarnicola@psico.uniba.it. SKILLSTREAMING = INTEGRABILITARE.

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La promozione delle abilità sociali: proposte di intervento nella scuola

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Presentation Transcript


  1. La promozione delle abilità sociali: proposte di intervento nella scuola Alessandra Notarnicola Dipartimento di Psicologia Università degli Studi di Bari E mail a.notarnicola@psico.uniba.it

  2. SKILLSTREAMING=INTEGRABILITARE IL PROCESSO DI ABILITAZIONE, SVILUPPO DI COMPORTAMENTI, COSTITUISCE UN “SUPPORTO” ESSENZIALE AL PROCESSO PIU’ AMPIO DELL’INTEGRAZIONE SOCIALE

  3. La socialità Stare in rapporto costruttivo e reciprocamente gratificante con l’altro È l’indicatore critico, il vero specchio, della maturazione del carattere e della personalità globale del bambino • OPINIONE COMUNE: Il rapporto interpersonale si apprende ma non si insegna; si costruisce e si modella poco a poco grazie a continui processi di apprendimento

  4. Quando tutto funziona…. L’insegnante ha un ruolo indiretto interviene come ATTORE SOCIALE nel flusso delle relazioni della classe, in via incidentale, con un ATTEGGIAMENTO NON INVASIVO; DI ATTESA

  5. Ma quando qualcosa si inceppa?

  6. I bambini “problema” Soggetti che, non possiedono un repertorio sufficiente di abilità sociali e affrontano i fatti normali della vita quotidiana con immaturità, aggressività o eccessiva remissività (Quay, 1979). I comportamenti disfunzionali • interferiscono con il benessere personale del soggetto e con lo sviluppo di soddisfacenti interazioni sociali • Sono emessi in quantità eccessiva

  7. Legge sull’educazione dei ragazzi handicappati 94/142“L’educazione dei ragazzi handicappati deve avvenire contemporaneamente e nello stesso ambiente di quella dei normodotati…” L’INSERIMENTO NON ASSICURA L’INTEGRAZIONE Un’ottima modalità per aumentare le probabilità che l’integrazione abbia successo è quella di insegnare direttamente agli alunni le cosiddette abilità sociali

  8. Bambini normodotati con disturbo del comportamento (= trovano gratificazioni in comportamenti o ruoli disadattivi) Bambini/persone con handicap mentale (= difficoltà strutturali ad avviare gli apprendimenti sociali, carenza di abilità) A chi si insegnano le abilità sociali?

  9. Perché non tutti apprendono un comportamento sociale accettabile? • Lo studente non sa qual’è il comportamento giusto da emettere (mancanza di modelling o flessibilità comportamentale) • Egli lo sa, ma non ha mai provato ad emetterlo (mancanza di rinforzo) • Le sue condizioni emotive inibiscono l’emissione del comportamento desiderato

  10. COME? Alcuni preferiscono esortare i propri alunni a “comportarsi bene”, anziché insegnare loro a stabilire una positiva interazione reciproca. È strano chiedere ad uno studente di leggere bene prima di avergli insegnato l’abilità necessaria per farlo (Morse, 1982)

  11. INTERVENIRE IN NEGATIVO: vincoli, divieti sollecitazioni moralistiche a “non fare” “spogliare” autoritariamente di comportamenti disadattivi INTERVENIRE IN POSITIVO: Offrire alternative comportamentali praticabili, con programmazione competente in modo che sia il bambino stesso a spogliarsene gradatamente da sé Come?

  12. Perché insegnare le abilità sociali? • Facilita l’integrazione sociale • In età evolutiva, previene il disadattamento scolastico, la delinquenza e la non accettazione dei pari • In età adulta previene i problemi di adattamento • Rafforza lo sviluppo della personalità

  13. Chi dovrebbe insegnare le abilità sociali? • Insegnanti curricolari e di sostegno • Operatori sociali • Psicologi • Consulenti didattici (pedagogisti)

  14. LA PROPOSTA METODOLOGICA DI McGINNIS E COLL. • APPRENDIMENTO STRUTTURATO: METODO ATTIVO DI SOCIOTERAPIA EDUCATIVA

  15. L’APPRENDIMENTO STRUTTURATO Assunto di base IL FARE = potere dirompente sul piano cognitivo l’apprendimento sociale si veicola tramite l’attività del soggetto, oltre che per mezzo di ristrutturazioni cognitive interne

  16. L’APPRENDIMENTO STRUTTURATOModello psicoeducativo di tipo comportamentale per l’insegnamento delle abilità sociali ARTICOLAZIONE IN 4 FASI • MODELING (cosa fare) • ROLEPLAYING (come fare) • FEEDBACK (perché farlo) • GENERALIZZAZIONE (quando farlo)

  17. IL MODELING Apprendimento per imitazione = Cosa fare • L’apprendimento per osservazione • L’effetto di inibizione e disinibizione • L’effetto di facilitazione comportamentale Ottimo strumento per insegnare nuovi comportamenti

  18. IL MODELING: FATTORI FONDAMENTALI • LE CARATTERISTICHE DEL MODELLO -esperto, di prestigio, ricompensato • MODALITA’ DI PRESENTAZIONE DEL MODELLO -modo chiaro, pochi dettagli, gradualità di difficoltà (fading), persone diverse • CARATTERISTICHE DELL’OSSERVATORE -Consapevole, simile, ricompensato

  19. IL MODELING: LA LETTERATURA Efficace con bambini e adolescenti • Studi su Aggressività (Bandura et al., 1961) • Studi su Amicizia • Studi su Creatività • Studi su Condivisione

  20. IL MODELINGCOSA FARE? • SCENETTA DAL VIVO eseguita dai due conduttori • Illustrare i passi comportamentali (singoli comportamenti) che compongono un’abilità nella giusta sequenza • Attinenza con vita reale • Indicare su tabellone i passi • Presentare almeno 2 esempi per ogni abilità

  21. IL MODELINGPRINCIPI GUIDA • Situazioni attinenti alla vita reale • Il modello è rinforzato • Tutti gli esempi portano a risultati positivi • Vanno riprodotti tutti i passi • Non presentare più di un’abilità alla volta PENSARE AD ALTA VOCE = MODELING VERBALE

  22. MODELING VERBALE • è una NARRAZIONE, mette in luce il processo cognitivo che sottende l’esecuzione dell’abilità = PENSARE AD ALTA VOCE

  23. IL MODELING: Condizione necessaria ma non sufficiente Dà risultati positivi solo a breve termine

  24. IL ROLE PLAYING La situazione in cui viene richiesto ad un individuo di simulare un ruolo (comportarsi in un certo modo) mai sostenuto in precedenza, oppure se il ruolo è già proprio, esercitarlo in circostanze diverse da quelle usuali (Mann, 1956) • Grande efficacia nel modificare in senso adattivo i comportamenti del soggetto

  25. IL ROLE PLAYINGFATTORI FONDAMENTALI • La scelta dello studente di partecipare • Il suo coinvolgimento • La capacità di improvvisare • La presenza costante di una ricompensa dopo che l’azione è stata compiuta

  26. IL ROLE PLAYING LA LETTERATURA • ESPERIMENTO-TIPO: • DIFENDERE UNA CONVINZIONE • STUDI SU: • Frequenza scolastica • Abilità sociali • Accettazione dei bambini handicappati • ecc

  27. ROLE PLAYINGCOME? Dopo la presentazione del modello, avviare una discussione sul rapporto tra l’abilità osservata e ciò che succede nella vita quotidiana riferendosi al FUTURO Il role playing anziché riprodurre i fatti del passato deve cercare di rappresentare ipoteticamente la situazione futura

  28. ROLE PLAYINGCOME? • Attore (scelto dal conduttore o volontario) • Co-attore (scelto dall’attore) • Scena (ambiente fisico, fatti, umori, personaggi) • Osservatori (indizi percettivi, passi comportamentali • Conduttori

  29. ROLE PLAYINGPRINCIPI GUIDA • Un alunno descrive una situazione in cui può rilevarsi utile l’abilità (attore) • L’alunno sceglie un co-attore (simile alla persona con cui ha problemi) • Fornisce informazioni sulla situazione reale • Si ripassano i passi (Tabellone) • Pensare ad alta voce • Si definiscono le responsabilità di ogni partecipante • Un conduttore aiuta l’attore indicando i passi sul tabellone, l’altro osserva attore e partecipanti • Tutti gli alunni partecipano almeno una volta come attori • Un bambino non deve mai emettere comportamenti indesiderati nel role playing

  30. IL ROLE PLAYING: Condizione necessaria ma non sufficiente Dà risultati positivi solo a breve termine

  31. IL FEEDBACK INFORMAZIONALE Far presente all’alunno quanto egli ha saputo correttamente simulare un certo ruolo e in che misura i comportamenti da lui emessi si sono avvicinati a quelli corretti presentati dal modello • RINFORZATORE = qualsiasi evento che aumenti la successiva probabilità di emissione di un dato comportamento

  32. FEEDBACK INFORMAZIONALEPERCHE’? Poiché l’A.S. è un approccio comportamentale il feedback deve riguardare comportamenti ben precisi • Ascoltare le reazioni del co-attore • Ascoltare i commenti degli osservatori • Ascoltare i conduttori • Commenti dell’attore SOLO CRITICHE COSTRUTTIVE E RINFORZI

  33. RINFORZATORE • TANGIBILE O MATERIALE es. denaro • SOCIALE come la lode, l’approvazione • AUTORINFORZATORE autovalutazione Per avere efficacia il feedback informazionale dovrà comprendere tutti e tre i tipi di rinforzatore. Il r. materiale è la base sulla quale funzionano i livelli superiori di r. Lo scopo è quello di eliminare gradualmente quello tangibile e di mantenere costante quello sociale

  34. IL RINFORZAMENTOFATTORI FONDAMENTALI • Tipo di rinforzatore • Tempestività del rinforzamento • Rapporto tra rinforzatore e risposta • Qualità e quantità • Possibilità di rinforzamento • Rinforzamento intermittente (o parziale) Si otterranno dagli alunni le migliori prestazioni quando si daranno loro sufficienti occasioni di ricevere immediatamente il rinforzatore più gradito, in quantità sufficiente, in un rapporto di causalità con il comportamento da essi emesso e secondo un programma di rinformazamento intermittente

  35. SISTEMA DI RINFORZAMENTO • PROGRAMMA SISTEMATICO • TOKEN ECONOMY (gettoni SCAMO) • Per aver rispettato regole • Per aver partecipato attivamente • Per esercizi a casa • Per aver impiegato l’attività in altri contesti • PROGRAMMA DI RINF. INTERMITTENTE • EFFETTO-ONDA (> del rimprovero)

  36. FEEDBACK INFORMAZIONALEPRINCIPI GUIDA • Erogare il rinforzo se son stati eseguiti tutti i passi • Erogare il rinforzo immediatamente dopo azione • Rinforzare co-attore per disponibilità • Garantire varie occasioni di role playing per garantire a tutti di esser rinforzati • Quantità del rinforzo=qualità dell’azione • Rinforzare i miglioramenti È importante che l’alunno ottenga risultati positivi

  37. FEEDBACK INFORMAZIONALE Flessibilità comportamentale = Insegnare alternative comportamentali da aggiungere al proprio repertorio di abilità

  38. IL RINFORZAMENTO: Condizione necessaria ma non sufficiente L’evoluzione del comportamento è più stabile e duratura MA Affinché il r. risulti efficace i comportamenti da rinforzare devono comparire con una certa frequenza ed essere sufficientemente adeguati

  39. LA GENERALIZZAZIONE • CONTESTO, MATERIALE DIDATTICO E PERSONALE EDUCATIVO • SISTEMI DI RINFORZAMENTO • SOVRAPPRENDIMENTO, RIPASSO ED ISTRUZIONI DIRETTE

  40. GENERALIZZAZIONE LA COMPONENTE PIU’ IMPORTAMENTE DELL’APPRENDIMENTO STRUTTURATO ESERCIZI A CASA • Gradualità = prima più semplici, poi via via più complessi e impegnativi

  41. AMBIENTE FISICO REGOLA DEGLI ELEMENTI IDENTICI

  42. CONTESTO, MATERIALE DIDATTICO E PERSONALE EDUCATIVO • Impartire le istruzioni in ambienti naturali • Contesto più simile possibile al contesto naturale • Accorgimenti che aumentino la somiglianza tra contesto educativo e naturale • Raccomandare ad insegnanti, genitori e pari di rinforzare ogni abilità impiegata correttamente • Insegnare le abilità in diversi contesti attraverso la simulazione di ruoli

  43. SISTEMI DI RINFORZAMENTO • Erogare il r. immediatamente dopo l’azione desiderata • Elargire il r. con programma intermittente • Ridurre la frequenza con cui viene rinforzato il comportamento • Erogare r. naturali

  44. SOVRAPPRENDIMENTO, RIPASSO ED ISTRUZIONI DIRETTE • Ottenere il sovrapprendimento attraverso l’esercizio, le simulazioni, compiti a casa • Sottrarre sistematicamente le istruzioni ed un eventuale ripasso • Istruzioni dirette • Fornire occasioni

  45. COMPITI A CASA SCHEDA ESERCIZI PER CASA Studente…………….. Data……………. Abilità.……………………………………. Passi: 1 2 3 4 Con chi? Quando? Cosa è accaduto? Come ho fatto? Perché?

  46. MODALITA’ DI VALUTAZIONE PER LA FORMAZIONE DEI GRUPPI Tecniche per selezionare gli studenti e le abilità sociali specifiche da potenziare, in modo da suddividere i diversi studenti in gruppi per progettare un insegnamento individualizzato

  47. MODALITA’ DI VALUTAZIONE PER LA FORMAZIONE DEI GRUPPI • Ad insegnanti e/o operatori sociali • Genitori • Bambini stessi

  48. MODALITA’ DI VALUTAZIONE PER LA FORMAZIONE DEI GRUPPI • Interviste (per bambini o adulti) • Questionari (auto o etero-valutazioni) • Osservazioni (dal vivo o per analogia) • Scale di valutazione comportamentale • Rilevazioni sociometriche (classifiche e valutazioni dei pari)

  49. PER LO STUDENTE “Mi riesce facile ascoltare quando qualcuno mi sta parlando?” “Quando ne ho bisogno so chiedere aiuto?” “Ringrazio chiunque mi abbia fatto un piacere?” PER GLI INSEGNANTI ASCOLTARE: lo studente sembra ascoltare quando qualcuno parla o si sforza di capire cosa viene detto? CHIEDERE AIUTO: lo studente capisce quando ha bisogno di aiuto e sa poi chiedere aiuto in modo garbato? RINGRAZIARE: lo studente ringrazia gli altri per essere stato aiutato o perché gli è stato fatto un favore? SITUAZIONE PROBLEMATICA: ………………………………………… SCHEDA DI VALUTAZIONE DELLE ABILITA’ SOCIALI

  50. TABELLA RIASSUNTIVA DELLE ABILITA’ SOCIALI

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