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Relazioni in classe

Relazioni in classe.

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Presentation Transcript


  1. Relazioni in classe …È difficile stabilire che cosa ci importasse di più, se avessimo più interesse per le scienze che ci venivano insegnate o per la persona dei nostri insegnanti. In ogni caso questi ultimi erano oggetto per tutti noi di interesse sotterraneo continuo, e per molti la via della scienza passava necessariamente per le persone dei professori. Li corteggiavamo o voltavamo loro le spalle, immaginavamo che provassero simpatie o antipatie probabilmente inesistenti, studiavamo i loro caratteri e formavamo e deformavamo i nostri sul loro modello. Essi suscitavano le nostre rivolte più forti e ci costringevano a una completa sottomissione; spiavamo le loro piccole debolezze ed eravamo orgogliosi dei loro grandi meriti, del loro sapere e della loro giustizia. In fondo li amavamo molto, se appena ce ne davano motivo; non so se tutti i nostri insegnanti se ne sono accorti. Ma non si può negare che nei loro confronti avevamo un atteggiamento del tutto particolare, un atteggiamento che poteva avere i suoi inconvenienti per i soggetti interessati . Eravamo, in linea di principio, parimenti inclini ad amarli, a odiarli, a criticarli e a venerarli. ( S.Freud , “Psicologia del ginnasiale”1914, pp. 478-479)

  2. IL PRIMO GIORNO CHE VORREI Alessandro D’Avenia Che cosa avrei voluto sentirmi dire il primo giorno di scuola dai miei professori o cosa vorrei che mi dicessero se tornassi studente? Il racconto delle vacanze? No. Quelle dei miei compagni? No. Saprei già tutto. Devi studiare? Sarà difficile? Bisognerà impegnarsi di più? No, no grazie. Lo so. Per questo sto qui, e poi dall’orecchio dei doveri non ci sento. Ditemi qualcosa di diverso, di nuovo, perché io non cominci ad annoiarmi da subito, ma mi venga almeno un po’ voglia di cominciarlo, quest’anno scolastico. Dall’orecchio della passione ci sento benissimo. Dimostratemi che vale la pena stare qui per un anno intero ad ascoltarvi. Ditemi per favore che tutto questo c’entra con la vita di tutti i giorni, che mi aiuterà a capire meglio il mondo e me stesso, che insomma ne vale la pena di stare qua. Dimostratemi, soprattutto con le vostre vite, che lo sforzo che devo fare potrebbe riempire la mia vita come riempie la vostra. Avete dedicato studi, sforzi e sogni per insegnarmi la vostra materia, adesso dimostratemi che è tutto vero, che voi siete i mediatori di qualcosa di desiderabile e indispensabile, che voi possedete e volete regalarmi. Dimostratemi che perdete il sonno per insegnare quelle cose che – dite – valgono i miei sforzi.

  3. Dover essere…insegnante • “Perché un insegnante sostanzialmente deve fare due cose: deve promuovere l’apprendimento (e deve valutare il grado di raggiungimento) e deve gestire relazioni personali e di gruppo, con gli allievi, con i colleghi e tutta l’organizzazione” • G.Blandino, B.Granieri, “La disponibilità ad apprendere. Dimensioni emotive nella scuola e formazione degli insegnanti”. Raffaello Cortina editore, Milano 1995

  4. Profilo dell’adolescente d’oggi • I Prof: “Non capiamo cosa stia succedendo ai nostri studenti così arroganti, fragili, apatici, impermeabili, passivi, demotivati …” • Esperti: “Il materiale umano è diverso” …”La motivazione è un’esigenza nuova” • M.V. Masoni: “i ragazzi d’oggi ci appaiono disobbedienti ma a loro le gerarchie non sono visibili”…“C’è un’esigenza nuova: parlare di sé, i ragazzi vogliono un rapporto uno a uno”. • O.Benella : “ La filosofia dell’adolescente d’oggi è quella del tutto e subito”

  5. LA MOTIVAZIONE Motus = muovere • Essere mossi o spinti da un motivo, pulsione, desiderio, affetto (“Va’ dove ti porta il cuore”) • Muoversi seguendo con tenacia un metodo ed un percorso strategico (la motivazione mette le ali all’attenzione) • Muoversi verso un obiettivo ( la più potente motivazione è l’autorealizzazione“Sviluppa i tuoi talenti, diventa te stesso. Diventa intelligente e creativo, per affermarti e farti valere”) • Muoversi per raggiungere un vantaggio, una gratificazione personale o sociale , psicologica o materiale

  6. LE CARATTERISTICHE DELLA MOTIVAZIONE AD APPRENDERE La motivazione è intesa come rispetto del bisogno di apprendere di ogni studente , il quale spontaneamente ama imparare ; è intesa come bisogno di autorealizzazione. “Studio perché mi piace, perché mi fa sentire capace, competente, intelligente, creativo”

  7. COME PERCEPISCONO LA SCUOLA GLI STUDENTI ? • Un PESO, una NOIA,una COSTRIZIONE PERCHE’ NON RIESCONO A VEDERLA… • Come un’opportunità di crescita, • Come un luogo in cui possono esplorare le proprie potenzialità, • Coltivare i propri interessi, • Condividere i propri punti di vista, • Rielaborare creativamente le informazioni, • Costruire insieme con gli altri il sapere

  8. PERCHE’ ACCADE QUESTO? La scuola è diventata il luogo dell’introiezione massiccia di materie e informazioni, da ingoiare senza rielaborare (Moren “vengono versati saperi”) DEMOTIVAZIONE • Scarso valore assegnato alla scuola, cultura • Pigrizia e poca voglia di “faticare” • Carente rispetto delle regole • Distrazione continua • Noia = impulso ad evadere con trasgressione e uso di sostanze, situazioni rischiose …

  9. COME SI DISTRUGGE LA MOTIVAZIONE • La convinzione di incapacità e la sensazione di impotenza “ A che serve studiare: tanto non ce la farò mai” • La distruzione dell’autostima :una cattiva immagine di sé è demotivante • L’iperstimolazione non hanno tempo di raccogliersi in se stessi • La costrizione allo studio che soffoca il bisogno ad apprendere “mi farò bocciare così i miei genitori capiranno che non possono farmi fare ciò che vogliono” • L’assenza di interesse e di investimento affettivo • L’eccesso di gratificazione all’interno della logica del consumismo che induce falsi bisogni “Tu puoi, tutto e subito” • La didattica senza anima e senza creatività • La mancanza di comunicazione e di dialogo in classe e in famiglia

  10. COSA FARE ? • Don Milani nella Lettera ad una professoressa(1967) propone in modo lapidario: “Ai demotivati basta dare uno scopo” • Mel Levine (2005) sostiene: “Non esistono studenti pigri, ma solo ragazzi in difficoltà che hanno bisogno di essere aiutati, capiti, entusiasmati” E ALLORA, CHE FARE? Basta solo incontrare i ragazzi come persone, prendersi cura del loro processo di apprendimento. E’ sufficiente dialogare con loro come faceva Socrate

  11. CHE COSA MI ACCADREBBE DI BRUTTO SE MI VENISSE VOGLIA DI STUDIARE? RISPOSTE DEI RAGAZZI: • “Toglierei tempo alle cose belle” • “Non mi riconoscerei più, metterei in crisi la mia identità” • “Sarei fregato perché obbligato a farlo sempre” • “Il mio gruppo mi chiamerebbe secchione” M.V. MASONI (psicoterapeuta) trasformare il problema in risorsa Problema: non ho voglia di studiare alimentare l’AUTOSTIMA

  12. STRATEGIE • Dimostrare l’utilità pratica , agganciare la materia ai problemi di tutti i giorni. ( lo studio dell’Italiano mi regala…) • Presentare il valore formativo della disciplina che si insegna (questo argomento vi serve per … questo concetto vi aiuta a …con la padronanza di questa disciplina vi conquisterete la sensazione di essere competenti…) • Presentare delle sfide personali che possano pungolare l’autostima (“vediamo come me la cavo”) • Evidenziare la forza del carattere nel dare noi stessi l’impronta alla nostra vita ( mi posso far piacere questa disciplina che non mi piace se mi concentro sulle strategie più ingegnose per apprenderla. La devo affrontare ma mi è antipatica, va bene, mi rimarrà l’allenamento mentale) • Sottolineare il valore artigianale del successo (se non ti alleni non potrai giocare la prossima partita…)

  13. INVESTIMENTO AFFETTIVO • L’apprendimento è impregnato di affetti, di valori, di significati: è difficile apprendere ciò che non si ama, ciò che non ha valore, che non ha senso. Lo studio richiede Strategie cognitive Risorse affettive metodo studio motivazione PER SUSCITARE MOTIVAZIONE

  14. BISOGNA AGIRE SULLA AFFETTIVITA’LE MOTIVAZIONI HANNO LE STESSE RADICI MISTERIOSE DELLE EMOZIONI, DELL’AMORE Evocare le risorse affettive Dialogare Ascoltare con empatia il dialogo inteso I loro bisogni come ricercare insieme, imparare insieme

  15. Suggerimenti di M.V.Masoni Quali caratteristiche deve avere l’insegnante ideale ? Alla domanda posta ad un gruppo di alunni campione, sottoposti ad uno studio da parte di un gruppo di esperti, si sono individuate 3 caratteristiche fondamentali: 1- deve essere un in segnante competente 2-deve interessarsi circa i suoi alunni 3- non deve fare preferenze Centro Formazione Studio, Laboratorio di Psicologia Dott. M. Masoni

  16. Autostima conquistata Forza di volontà

  17. Studio di caso n.1 • Clima classe all’inizio dell’anno scolastico: Le lezioni si svolgono in un clima di disturbo continuo messo in atto soprattutto da parte degli “alunni caso” che coinvolgono i compagni con battute, passaggio di bigliettini … … … si verificano conflittualità tra i due alunni ripetenti che si ripercuotono sull’andamento delle attività scolastiche e che vedono man mano formarsi alunni schierati …

  18. Studio di caso n. 2 • Clima classe : fin dalla classe prima si era individuato il formarsi di un “gruppo chiuso” di ragazze che escludevano le altre compagne; i maschi non avevano mai legato con le femmine per un diverso livello di maturità . • Problema: l’inserimento della nuova compagna scombina gli equilibri, nascono dei conflitti tra le ragazze (gelosie, presunte preferenze attuate dai prof. nei suoi confronti, messaggi offensivi …) finché la classe intera si schiera contro la compagna. La madre della nuova alunna, molto preoccupata per il disagio che sta vivendo la figlia, si rivolge alla coordinatrice.

  19. Letture consigliate • “La motivazione” di M.Polito Editori Riuniti • “Atleti della mente” di M.Polito • “Il metodo di studio” di M.Polito • “Ti prendo e ti porto via” di Niccolò Ammaniti • “Il registro di classe” di Domenico Startone Grazie Eva Bozzetto eva.bozz@alice.it

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