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ceraso (sa)

Lavoro della Scuola Media Statale A. Torre di Vallo della Lucania (SA) per il progetto Insediamenti Monastici e Conventuali nelle province di Salerno e Avellino

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Presentation Transcript


  1. Storia di Ceraso Ceraso ,Cerasio,Ciraso, Ceraso:greco e latino nome di pianta . Siggillo ovaleggiante dell’università :pianta di quercia e leggenda Università di Ceraso. Capoluogo dell’omonimo Comune (kmq.45.90,con Massascusa S.Barbara e S.Biase, alle quali si è aggiunta –decr.16 Febbraio1959-la frazione Petrosa).A metri 340 s.l.m. .Da Salerno km. 99.498,da Vallo della Lucania km. 8 .

  2. STORIA DI CERASO La prima notizia pervenutaci su Ceraso è contenuta nella bolla di Eugenio III del 6 maggio 1149 con la quale si conferma all'abate Marino di Cava il possesso anche della chiesa di S. Barbara " ubi Cerasus dicitur ". Dell' importante nodo viario e centro di riferimento toponomastico è notizia pure in una bolla di Alessandro II del gennaio 1168. Il paese è però senz'altro di età più antica. Il toponimo evidentemente discende dalla pianta (Kerasos, Prunus cerasus), originaria dell'Asia Minore, che se non fu importata dagli Joni di Focea, che nel 540 aC. fondarono Velia, certamente fu introdotta da Lucullo che, nel 64 aC. da Kcrasous nel Ponto, ne portò a Roma una varietà (Plinio, XXX 15).

  3. STORIA DI CERASO Il luogo già in età greca, però, era un nodo viario perché proprio da colà si diramava, " dalla strada del sale ", la più breve via per Novi, la Civitella e Gioì. Ed è difficile che in un siffatto centro viario non sia sorto un nucleo abitato già durante le guerre Puniche, quando il luogo, appunto per la sua posizione geografica, divenne un naturale centro di smistamento del legno pregiato per le navi, che si ricavava dai boschi circostanti per i cantieri velini.Non abbiamo elementi per supporre che l'abitato fosse stato abbandonato durante le incursioni barbariche, è certo comunque che il vicus riprese il suo ritmo di vita con l'arrivo dei religiosi italo-greci che con le loro famiglie riempirono il vuoto demografico del territorio. Lo si deduce anche dal titolo della chiesa, intestata a S. Nicola di Mira, e dai circostanti toponimi, tra cui la badia oggi scomparso, ma ancora esistente nel '700, come mostrano i protocolli notarili.

  4. LA CHIESA DI CERASO • La più antica notizia di una visita pastorale a Ceraso si desume dalla bolla di mons. Loffredo del 2 settembre 1541 che appunto nella locale chiesa parrocchiale elevò a sei il numero dei chierici della chiesa della Vergine delle grazie di Vallo.Il primo decreto pervenutoci risale al 20 maggio 1604 ed è di mons. Morello, il quale annoto che il tabernacolo custodiva soltanto una piccola pisside con coppa argentea con base di bronzo dorato, che l'altare maggiore aveva soltanto due candelabri, che l'altare dedicato alla Madonna delle Grazie aveva anch'esso soltanto due candelieri, mentre l'altare dedicato al Rosario aveva pure una « cruce in auricalco ». Questa cappella certamente venne costruita subito dopo la battaglia di Lepanto se il 19 giugno 1579 il Procuratore generale dei PP. Predicatori vi annetteva speciali indulgenze. Il 9 giugno 1629 lo stesso Generale dell'Ordine sanzionò la costituzione di una Confraternita, scioltasi appena pochi decenni fa.

  5. LA CHIESA DI CERASO Mons. Morello visitò anche la cappella di S. Caterina, costruita nel 1496 dalla famiglia Giordano e quella di S. Andrea che sull'altare aveva una croce di legno scolpito.Le chiese erano di una semplicità primitiva se le stesse cappelle costruite nell'abitato da famiglie ragguardevoli del casale erano piuttosto spoglie. La cappella di S. Silvestro, ad esempio, fatta costruire dai Lancillotti, in un primo momento aveva soltanto due piccoli candelieri sull'altare, come quella di S. Giuseppe di patronato dell'università, nonostante avesse avuto donati dei beni per testamento da Giuseppe Miraldo.Comunque, la chiesa doveva essere davvero spoglia se il vescovo ingiungeva al parroco di provvedere entro quattro mesi all'acquisto di « calices et patene » .

  6. LA CHIESA DI CERASO Verso la fine del secolo già era tutto cambiato. Lo si rileva dal decreto del 24 luglio 1698 del fratello di mons. De Pace, il quale « in tempore propter estivos calores », con il suo cancelliere e altri « iter petiit Cerasium versus pedester », impiegando ben due ore da Novi a Ceraso. Ricevuto dal curato, Giuseppe Fasano, essendo l'arciprete Giuseppe Fasano deceduto il 2 aprile, il vicario nella sua relazione conclusiva annotò i seguenti beni e arredi : un « vase lapideo » del fonte battesimale già segnalato da mons. Morello con una « conca ramea », una « magna custodia lignea decurata » collocata sull'altare maggiore, le cappelle del Rosario, arricchita da una lampada d'argento (anche la sepoltura per i confratelli), di S. Caterina della famiglia Giordano, di S. Andrea della famiglia Fasano, della SS. Concezione, evidentemente al posto di quella della Vergine delle Grazie, e dal 1° luglio 1685 della famiglia Vinciguerra, nonché un nuovo altare dedicato a S. Maria del Monte Carmelo da D. Nicola Fasano.

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