950 likes | 1.15k Views
le barbare, l'étranger : images de l'autre " PRODOTTO FINALE POSEIDON Marina Marino (corsista). TUTTO IL PERCORSO è VISIBILE ALL’INDIRIZZO http://cid-bf971b50d5e00c1b.spaces.live.com : / Oppure CLICCANDO SUL TITOLO. La prospettiva del labirinto IL LABIRINTO DELLA DIVERSITA’
E N D
le barbare, l'étranger : images de l'autre " PRODOTTO FINALE POSEIDON Marina Marino (corsista) TUTTO IL PERCORSO è VISIBILE ALL’INDIRIZZO http://cid-bf971b50d5e00c1b.spaces.live.com :/ Oppure CLICCANDO SUL TITOLO
La prospettiva del labirinto IL LABIRINTO DELLA DIVERSITA’ Basta seguire per poco la traccia dei percorsi ripetuti dalle parole per scoprire, in una visione sconcertante, la struttura labirintica dell'essere umano. GEORGE BATAILLE, Il labirinto. Marina Marino, corsista.
Un labirinto ed i suoi meandri: Vi è la ricerca di uno scopo finale, il ritrovamento del percorso che porta all'uscita; ; per raggiungere questi obiettivi è necessario scovarne il filo logico. Rete e labirinto…La nostra società stenta a far proprie le caratteristiche di fondo della Rete viste le tendenze alla sintesi, alla linearità, dominanti nella nostra cultura e difficilmente disposta ad un'apertura verso la multidirezionalità. Una dimostrazione di questa nostra impostazione può essere l'abitudine ad impostare lo studio sulla Rete come organizzazione che ci porta alla desiderata "chiusura del cerchio", ad un esito certo, concreto. Dovremmo invece rimanere aperti ad una molteplicità di conclusioni. (Magister, Plinsky 1991) La Rete è un concetto antichissimo strettamente correlato all'"utopia" ed in qualche modo all'agora della polis greca. L'agora si attiva nel momento in cui la piazza si popola e dunque si creano le condizioni per lo scambio e quando ciò accade essa si tramuta in una rete a tutti gli effetti, una rete di relazioni intersoggettive. Nella piazza greca si contaminano identità diverse, si forma una comunità in continuo movimento difficilmente rappresentabile in forme lineari.(Ibidem) Un ipertesto di storie diverse accomunate unicamente da un'appartenenza ad una "comunità temporanea". La Rete dell'ipertesto lancia una sfida all'attuale impostazione culturale, per aprirla verso nuove possibilità di contributi molto più ampi. Ragionando di ipertesti e della loro struttura a rete, ritorna d'attualità a distanza di secoli, il concetto di labirinto. Il gusto dell'esplorazione, l'aumento delle possibilità di scelta e la convinzione di trovare il proprio percorso nella massa dei dati, sono le caratteristiche che possono accomunare i due concetti. Accettando la classificazione di Rosenstiehl riportata da Lughi, i labirinti si possono suddividere in tre grandi categorie: unicursali, arborescenti e ciclomatici. Unicursale è un labirinto dove non ci si può perdere, si può immaginare come una fune avvolta su se stessa. L'esploratore entrerà da una parte e uscirà dall'altra senza possibilità di errore. Il labirinto arborescenteha una struttura simile a quella di un albero. Qui si incontrano vari rami, ed il navigatore terminata l'esplorazione del ramo dovrà tornare indietro, proseguire fino al prossimo bivio, eventualmente esplorare il nuovo ramo e così via. Ilabirinto ciclomatico si presenta con la struttura della Rete. Rispetto al precedente ha dei passaggi trasversali da un ramo all'altro. In questo labirinto ci si può perdere, l'esploratore rischia di rimanere intrappolato. Si vede come i tre tipi di labirinto possano essere paragonati alle tre forme di strutture ipertestuali (gerarchica, multisequenziale e libera) . Evidentemente il terzo modello rappresenta meglio di ogni altro il concetto di ipertesto.
Il Labirinto si aggroviglia, si complica, è una serie di illusioni e ingannevoli camminamenti che non danno più la certezza di arrivare al Centro e, una volta arrivati, non danno più la certezza di raggiungere l'Uscita. Il Labirinto diventa, allora, il luogo della perdizione, dell'errore, del mistero e dell'avventura ma anche della curiosità,della motivazione,della prova. Tutte le certezze vengono meno; le conoscenze acquisite sono in crisi ma fortissimo è il desiderio di uscire, la spinta a misurarsi e ad interrogarsi. E così come Teseo esce dal Labirinto e scopre la Verità nel nostro percorso del Diverso vissuto nella Rete come in un labirinto,lo studente,come chialtro vi entri,Scopre che, dopo aver tutto esplorato, ha finito per ritrovarsi al punto di partenza. Questo percorso didattico vuole essere dunque “labirintico” Il mondo è pieno di labirinti manifesti o celati, proprio come in una chat : Ciascuno costruisce il proprio labirinto entrando ed uscendo da “porte” e “sentieri” ( i links) in cui può avanzare o perdersi.,errando, nel dedalo della realtà virtuale. Ecco perché all’inizio del mio segmento pedagogico ho scelto di proporre agli studenti un gioco virtuale di labirinto: “La dimensione astratta con cui crescono le nuove generazioni è proprio quella di una fiaba giocata attraverso lo schermo di un computer. L'essere è proiettato nel mondo surreale dell'immagine del gioco tridimensionale e l'iniziazione contemporanea di un adolescente (nato nella parte «ricca» del pianeta) risiede nella sua capacità di superare i quadri del videogame. Questi giochi tridimensionali sono spesso studiati in funzione di un vero e proprio percorso labirintico nel quale l'eroe (il giocatore) deve scoprire la strada e trovare gli oggetti fatati.(…) Il gioco proviene da un passato perduto nel tempo, dalle danze e dai giochi del Labirinto di Cnosso. La sola differenza tra mondo archeologico e mondo contemporaneo è la modalità con cui la partita viene giocata: non più, solamente, danze tribali e salti sul toro, ma interazione con lo svolgersi dell'avventura attraverso la tastiera di un computer o un joystick.
È presente, nel gioco, una sostanziale affermazione del «principio di insufficienza» dell'Essere che sperimenta nuove metodologie di confronto con la propria mente. Il rituale mantiene la sua forza mutando le sue caratteristiche esterne. Vincere una partita computerizzata diviene rito contemporaneo, un culto pagano in cui l'esistenza perde la sua materialità per confondersi nell'immagine mentale. Ma lo status psichico di coinvolgimento proietta il nostro essere, nel gioco, dentro lo schermo del computer…” (Marco Maria Sambo LABIRINTI Da Cnosso ai videogames)Alla Fine del mio percorso lo studente ritroverà la domanda iniziale (“BARBARI, NOI?” ) ma nutrita,completata da da un percorso pedagogico individuale e collettivo fatto consapevolmente in cui si sarà. arricchito .
Labirinto Obiettivi Obiettivi generali Obiettivi specifici Obiettivi disciplinari (francese) La didattica Oggetti di studio Griglie di valutazione Home page
OBIETTIVI PREMESSA : ho voluto immaginare e realizzare un percorso didattico che,partendo e centrandosi sul FRANCESE ( la disciplina che io insegno) si articolasse come leit motiv durante un intero anno scolastico intorno al tema dell'ALTERITA' .Tale percorso ( non esaustivo) vorrebbe suggererire un'idea di attività che partendo dal tema possa declinarsi in numerose sfaccettature che coinvolgano in modo più o meno diretto se non tutte le discipline di un ipotetico consiglio di classe,almeno una buona parte di esse .
Sono convinta che tutte le discipline possono esprimere gli stessi obiettivi, gli stessi ideali e possano lavorare insieme liberandosi dal "programma" e dal " manuale" per divenire ,come tessere di un puzzle, gli elementi di un unico percorso di crescita culturale ed al tempo stesso umana degli alunni. Non ho osato coinvolgere la matematica per delle mie oggettive carenze, ma auspicherei di incontrare un/una collega di matematica che partendo dall'idea di DIVERSITA' costruisse un percorso nella propria disciplina...sono certa...che volendo..si può! Ovviamente, il mio percorso è solo un'idea! Sottolineo che la scelta di usare un sito per presentare il mio "Prodotto finale" non è casuale: proporre ad una vera classe questo o un altro percorso che si articoli su un blog permetterebbe una vera , ricca interazione tra discenti e tra docente e discenti facendo immediatamente del "sapere" un "fare": la motivazione ne sarebbe accresciuta enormemente e la scuola comincerebbe ad avvicinarsi al mondo dei nostri adolescenti proponendo loro un utilizzo delle nuove tecnologie a scopo didattico e formativo.
Aggiungo altresì che prevedrei l'uso di un wiki per i lavori di gruppo sia a casa che a scuola in aula multimediale e di una piattaforma elearning del tipo CLAROLINE come spazio condiviso di lavoro. Tale metodologia che fa delle tic un mezzo e non un fine ,tende,tra l'altro, a fare veramente del singolo discente il fulcro dell'azione didattica: sdottolineo solo (tra le innumerevoli possibilità) come il recupero individuale ,in itinere,possa essere facilitato sia dall'uso di una piattaforma elearning che di blog,wiki,ecc con notevoli vantaggi per gli alunni ed un minore dispendio di energie e denaro da parte dell'amministrazione... IL percorso che segue è pensato per una terza media e biennio superiore.
OBIETTIVI GENERALI : • Affrontare in un percorso pedagogico (Italiano, francese,latino, storia e geografia,musica,arte..) dei temi di grande attualità. • Far Riflettere sull’idea di “ ALTERITA’” per favorire la creazione di un’Europa delle nuove generazioni che si arrichisca con la conoscenza reciproca delle genti e con la loro integrazione in una società ed in una Scuola sempre più multiculturali e multietniche. • Far comprendere che accettare l’idea di Alterità e di Differenza implica che ci si astenga dal giudicare le differenze in termini di superiorità o inferiorità. • Sensibilizzare i giovani all’idea di Ingiustizia e Sottosviluppo. • Ritrovare nelle radici comuni della cultura le nostre analogie e le nostre differenze ma anche i "suggerimenti" per una presa di coscienza dell'importanza di una Europa "in comune" per il nostro futuro. • Acquisire la consapevolezza che è nella diversità culturale e religiosa che l'Europa si è costruita lungo i secoli. • Diventare coscienti che questo tema" ci riguarda tutti".
L’Humanité c’est la pluralité des cultures. “L’autre, femme ou homme, de la même espèce que moi, et pourtant différent, comment le regarder ? Comment me comporter face à lui ?Si je vois en lui un ennemi qui me menace, qui me fait peur, je ne songe qu’à me défendre contre lui, et pour mieux me défendre, à l’attaquer. C’est cela le racisme.Si je vois en lui un obstacle qui gêne ma progression, je ne cherche qu’à le dépasser, à l’éliminer. C’est cela la compétition qui transforme la vie de chacun en une suite de batailles parfois gagnées, en guerre toujours perdue.Pour être réaliste, je dois voir en l’autre une source qui contribuera à ma propre construction. Car je suis les liens que je tisse ; me priver d’échanges c’est m’appauvrir. Le comprendre, c’est participer à l’Humanitude. »Albert Jacquard
OBIETTIVI Specifici: • Creazione di una cultura personale e di un pensiero autonomo. • Accrescere le competenze linguistiche. • Portare gli alunni a ben cogliere i significati profondi di testi,opere e documenti. • Raggiungere il livello A2 del Quadro di riferimento europeo • Pur mantenendo la specificità delle singole discipline e senza alterare la specificità di ciascuna di esse, alcuni insegnanti hanno deciso di seguire il tema dell'ALTRO comme leit motiv tematico . • Favorire l'interdisciplinarietà ed il lavoro di gruppo
OBIETTIVI DISCIPLINARI ( FRANCESE) Classe III e Biennio Superioire - Pour la maîtrise de la langue, le but est d’amener les élèves, en fin d’année, à rédiger un texte composé, écrit dans une syntaxe et une orthographe correctes et avec un vocabulaire approprié, et de les conduire à exprimer clairement leur pensée à l’oral.- Pour la connaissance de la littérature, des extraits d’œuvres intégrales seront lues (étudiées en lecture analytique, ou abordées en lecture cursive. Des groupements de textes complèteront ces lectures. Ces textes sont étudiés parce qu’ils représentent des formes d’expression qui mettent en jeu les thèmes choisis, parce qu’ils appartiennent à des périodes significatives de l’histoire littéraire et culturelle, et qu’ils révèlent des enjeux de l’expérience humaine et participent de débats d’idées importants. En fin de parcours , les élèves doivent disposer ainsi d’un ensemble de lectures constituant des références essentielles.- Pour la constitution de leur culture, les élèves devront, en fin d’année, pouvoir se repérer dans le cadre thématique , en s’appuyant sur les textes et les documents abordés dans cette classe . - Pour la formation d’une pensée critique autonome, , les lycéens devront être en mesure de lire, comprendre et commenter par eux-mêmes un texte, en repérant les questions de langue, , de contexte, d’argumentation et d’esthétique, qui peuvent être pertinentes à son sujet ; ils devront être capables, à partir de leurs lectures, de formuler un jugement personnel argumenté, notamment dans un commentaire ou dans une prise de parole..
LA DIDATTICA: La metodologia didattica è quella della "Pédagogie de projet", DIDATTICA PER SCOPERTA, in un'ottica COSTRUTTIVISTA.
Se la conoscenza è legata al contesto ed all’attività dell’individuo, non c’è mai un solo modo giusto di fare qualcosa, non esistono quindi procedure di insegnamento fisse, meccaniche e standardizzate. Se la conoscenza è un’attiva e personale costruzione di significato attraverso meccanismi di assimilazione e accomodamento, coerente con la storia individuale, un docente può offrire allo studente stimolo ed indirizzamento, ma non può influire direttamente sul suo apprendimento: “l’istruzione non è causa dell’apprendimento, essa crea un contesto in cui l’apprendimento prende posto come fa in altri contesti” (Wenger, 1998, p. 266), quali la famiglia o il gruppo dei pari. Quindi l’insegnante non determina meccanicamente l’apprendimento, che va visto piuttosto come un processo continuo e pervasivo, che vede l’insegnamento come una delle tante risorse possibili. In altre parole, il docente può svolgere efficacemente e consapevolmente la sua funzione, solo riconoscendo l’illusorietà di un rapporto diretto e causale tra insegnamento e apprendimento, vedendolo invece come risposta, possibile ma non predeterminabile e pianificabile, alle finalità pedagogiche del setting che ha predisposto.
Anche la comunicazione e l’azione del docente possono essere considerate un oggetto tra gli altri oggetti a disposizione per apprendere. Infatti, ciò che l’insegnante dice e propone, viene sempre e comunque interpretato dallo studente e le interpretazioni quasi mai coincidono con quello che si voleva trasmettere, in quanto il significato viene ricostruito a partire dalle conoscenze pregresse e dagli scopi personali: “l’insegnante e i materiali d’istruzione diventano risorse per l’apprendimento in molti modi complessi, attraverso le loro intenzioni pedagogiche” (Varisco, 2002, p. 176). Tuttavia, non ci troviamo di fronte studenti privi di idee o di spiegazioni sui diversi domini di conoscenze che affrontano a scuola. Al contrario, essi sviluppano precocemente “teorie ingenue” sulla realtà, microteorie utilizzate come cornici interpretative, come paradigmi validi fin quando non vengono smentiti; modelli mentali anche fortemente strutturati che tendono a modificarsi a fatica. L’apprendimento, allora, va considerato come un processo di modifica e ristrutturazione di questi schemi rappresentativi, un progressivo adeguamento delle strutture cognitive che si rivelano inadeguate alle nuove situazioni che si presentano. Il docente fornisce assistenza all’interno del processo per facilitare la rielaborazione dell’esperienza individuale che resta, comunque, compito e fatica dell’alunno.
OGGETTI DI STUDIO :(sottoTemi in cui declinare il tema pricipale) Thème 1 les relations avec les autres Thème 2) Changement du visage de l'autre Thème 3 Les contacts avec les autres civilisations Thème 4 les expériences sociales et/ou politiques Thème 5 L'Europe en mutation
TEMA 1. LE RELAZIONI CON L'ALTRO in questa tappa del percorso saranno presentati una serie di documenti che coinvolgono anche le altre discipline: ( inglese, tedesco,italiano,storia,geografia,latino). tutti i documenti saranno presi in esame dall'intero gruppo classe ma su alcuni i gruppi più piccoli di 4 o 5 alunni sceglieranno in seguito di realizzare il proprio "prodotto" ( utilizzazione delle schede contratto di cui sopra)
“L’autre, femme ou homme, de la même espèce que moi, et pourtant différent, comment le regarder ? Comment me comporter face à lui ?Si je vois en lui un ennemi qui me menace, qui me fait peur, je ne songe qu’à me défendre contre lui, et pour mieux me défendre, à l’attaquer. C’est cela le racisme.Si je vois en lui un obstacle qui gêne ma progression, je ne cherche qu’à le dépasser, à l’éliminer. C’est cela la compétition qui transforme la vie de chacun en une suite de batailles parfois gagnées, en guerre toujours perdue.Pour être réaliste, je dois voir en l’autre une source qui contribuera à ma propre construction. Car je suis les liens que je tisse ; me priver d’échanges c’est m’appauvrir. Le comprendre, c’est participer à l’Humanitude “
Prima di avanzare nel nostro percorso guardiamo questo video che dal passato ( è cantato in LATINO) ci proietta verso il futuro (è Music Dance) e ci permette di formulare un AUGURIO... CLICCARE QUI PER VEDERE IL VIDEO CLIP PER LEGGERE IL TESTO IN LATINO cliccare qui ATTIVITA’ Dopo aver letto questo documento cercando di coglierne il significato generale, a gruppi, Scriviamo dei MESSAGGI IN BOTTIGLIA, piccoli desideri,auspici, ciò che vorremmo che si realizzasse per il nostro futuro comune,piccole frasi in FRANCESE ITALIANO LATINO INGLESE metteremo questi bigliettini in piccole mongolfiere che...spediremo in ..cielo.
Ton voisin est étranger Ton Christ est juifTes chiffres sont arabesTon écriture est latineTa pizza est italienneTa démocratie est grecqueTa voiture est japonaiseL'anis de ton pastis est égyptienTon essence est moyen-orientaleTa télé est coréenneTes fringues sont chinoisesTon hamburger est allemandTon whisky est écossaisTon thé est indienTon café est brésilienTa choucroute est chinoiseTon shit est marocainTes capotes sont anglaisesTon chocolat est suisseTon coca est américainTes frites sont belgesTes vacances sont espagnolesTon sucre est martiniquais Et tu reproches à ton voisin d'être un étranger ! (Julos Beaucarne & Marina Missier)
Questa poesia ci è servita da “entrée en matière…” ora guardiamo questo film e facciamo le attività…. La couleur de la verité: FILM ET ACTIVITE'S (cliccare qui per vedere le attività) ATTTIVITA' ed ESERCIZI SUL FILM ( cliccare qui)
Né quelque part.... • GUARDIAMO IL VIDEO CLICCANDO QUI SOPRA (testo italiano) • CANZONE IN FRANCESE
La ballade des gens qui sont nés quelque part 01C'est vrai qu'ils sont plaisants, tous ces petits villages, 02Tous ces bourgs, ces hameaux, ces lieux-dits, ces cités 03Avec leurs châteaux-forts, leurs églises, leurs plages, 04Ils n'ont qu'un seul point faible, et c'est d'être habités, 05Et c'est d'être habités par des gens qui regardent 06Le reste avec mépris du haut de leurs remparts, 07La race des chauvins des porteurs de cocardes,1 - 08Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part, 09Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part. 10Maudits soient ces enfants de leur mère patrie 11Empalés une fois pour tout's sur leur clocher,2 2Qui vous montrent leurs tours, leurs musées, leur mairie, 13Vous font voir du pays natal jusqu'à loucher 14Qu'ils sortent de Paris ou de Rome ou de Sète 3 15Ou du Diable Vauvert ou bien de Zanzibar,4 16Ou même de Montcuq,5 il s'en flattent, mazette,6 17Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part, 18Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part. 19Le sable dans lequel, douillettes, leurs autruches7 20Enfouissent la tête, on trouve pas plus fin ; 21Quant à l'air qu'ils emploient pour gonfler leurs baudruches,8 22Leurs bulles de savon, c'est du souffle divin. 23Et petit à petit, les voilà qui se montent 24Le cou (9 )jusqu'à penser que le crottin fait par 25Leurs chevaux, même en bois, rend jaloux tout le monde,10 26Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part, 27Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part. 28C'est pas un lieu commun (11) celui de leur naissance, 29Ils plaignent de tout coeur les pauvres malchanceux, 30Les petits maladroits qui n'eur'nt pas la présence, 31La présence d'esprit de voir le jour chez eux. 32Quand sonne le tocsin (12) sur leur bonheur précaire, 33Contre les étrangers tous plus ou moins barbares,13 34Ils sortent de leur trou pour mourir à la guerre, 35Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part, 36Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part. 37Mon Dieu, qu'il ferait bon sur la terre des hommes 38Si l'on n'y rencontrait cette race incongrue, 39Cette race importune et qui partout foisonne : 40La race des gens du terroir, des gens du cru. 41Que la vie serait belle en toutes circonstances 42Si vous (14) n'aviez tiré du néant ces jobards, 43Preuve peut-être bien de votre inexistence : 44Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part, 45Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part.15 Georges Brassens LE TEXTE
NOTE: 1 CocardeInsigne circulaire au couleurs nationales.Qui vient de l'ancien Français Coquart "Coq" au sens figuré 'sot, vaniteux'. 2ClocherAvoir l'esprit de clocher, c'est avoir un esprit étroit, être chauvin, ne pas voir plus loin que le bout de sa rue. Quand on sait ce qu'empalé, ou empaffé, veut dire, l'image est à la fois terrible et à hurler de rire (un rire un peu douloureux quand même). 3En citant Sète, Brassens s'inclut un peu dans ces imbéciles heureux un peu trop chauvins cfr.(Supplique pour être enterré à la plage de Sète ) où il fait exactement ce qu'il critique ici) . Terre à terreIl faut bien voir que Brassens défend toujours la simplicité terre-à-terre. Ici, il se prononce contre ceux qui "se gonflent d'orgueil" et associent le hasard de leur naissance à un sentiment de supériorité par rapport au reste du monde - ceux qui enfoncent soit la tête dans cette terre pour ne pas voir plus loin que le bout de leur nez, soit se gonflent à tel degré qu'ils planent en Dieu au-dessus des têtes d'autrui. Dans la Supplique pour être enterré à la plage de Sète, Brassens reste terre-à-terre, car il ne parle que du corps et non de l'âme. La Supplique n'est pas du tout gonflée d'orgueil, au contraire : Brassens réduit l'importance de la ville de naissance au corps sans aucune prétention d'âme... Il en est de même de La mauvaise réputation, où "le cul-terreux se retrouve par terre", ce qui dit tout.
4 Diable VauvertVoici une expression dont l'origine est mystérieuse. Pour d'aucuns il s'agirait du château de Vauvert, situé dans l'ancien Gentilly, où des apparitions de diables auraient été constatées ; pour d'autres ce château, abandonné, serait devenu un repaire de brigands. Toujours est-il que cette expression est très ancienne puisqu'on la trouve chez Rabelais : "Je vous chicanerai en diable de Vauvert" ZanzibarZanzibar est utilisée pour la rime mais aussi pour dire que les chauvins, il n' y en a pas qu'en France (bien qu'elle en ait la réputation) mais partout. ZanzibarÎle de l'océan Indien, près de la côte d'Afrique ; 1 658 km2 ; 310 000 h. Ch.-l. Zanzibar (125 000 h.). Zanzibar et l'île voisine de Pemba forment la Tanzanie insulaire. [Larousse]. 5 MontcuqMontcuq : 46800, Lot, France "Sortir de mon cul"Pour ne pas oublier l'homophonie ! 6 Mazette ! Expression un peu démodée, équivalent de notre actuel "Eh b'en dis donc!" marquant l'étonnement ou une admiration ironique. Le Robert nous dit qu'à l'origine une mazette était un mauvais petit cheval, et par la suite un maladroit ou un incapable. Complément:Expression échiquéenne : une mazette est un mauvais joueur d'echecs. S'il on veut chercher un rapport avec la chanson, cela risque d'être difficile.
L'expression des joueurs : "quand mazette voit échec, mazette fait échec" veut dire que ce sublime amateur ne voit pas plus loin que le bout de son nez, se précipite vers le plus attirant a priori. Complément:Un mauvais joueur, mais pas seulement aux échecs... Je note en particulier que l'expression revient souvent chez Jean Ray pour désigner un mauvais golfeur (Contes Noirs du golf). Mais dans la chanson de GB c'est bien une expression d'étonnement. Voir aussi Cyrano de Bergerac, d'Edmond Rostand :... Ne découvrir du talent qu'aux mazettes 7 AutruchesLa légende dit que les autruches s'enfouissent la tête dans le sable pour ne pas voir le danger. On peut comprendre que les autruches ici sont les "imbéciles heureux" qui trouvent à tirer gloire même de leur lâcheté, ou de leur aveuglement volontaire. 8 BaudrucheLa baudruche, ce ballon de couleur qu'on gonfle pendant les fêtes, est depuis longtemps l'image de la vanité. La Fontaine s'y réfère indirectement dans La Grenouille qui veut se faire aussi grosse que le Boeuf. Comme la bulle de savon, la baudruche est éphémère et ne dure que le temps d'une fête. Vanité des vanités... Quand au souffle divin, c'est littéralement l'Esprit Saint. La racine gréco-latine du mot esprit, dans ce sens, signifie littéralement "souffle". C'est aussi le souffle divin qui donne la vie à Adam, poupée de glaise façonnée par Dieu qui s'ennuyait.Non seulement, donc, les "imbéciles heureux" sont vaniteux, mais ils justifient leurs prétentions en faisant appel à la Divinité.
9 Se monter le cou...ou encore "se hausser du col", c'est aussi faire preuve de prétention ou de vanité, "péter plus haut que son cul", voire "poéter plus haut que son luth" comme disait, sans doute, un poète. 10 ProtectionnismeLorsque l'on possède quelque chose dont on pense les autres jaloux, on a tendance à pratiquer le protectionnisme, à vouloir le défendre contre le pillage des gens qui ne le mériteraient pas. Vers 23-24-25, Brassens semble parler de paranoïa qui mène à la protection du territoire contre l'immigration. 11.Lieu communJeu entre la locution "un lieu commun" : une idée très (voire trop) répandue,et le lieu de naissance (qui n'est donc chez ces gens-là pas commun, mais d'un intérêt exceptionnel). 12 TocsinLes cloches des églises sonnaient autrefois le tocsin ("sonnerie répétée et prolongée", dit le Robert) pour signaler un incendie (c'était avant les sirènes électriques) ou annoncer la guerre, comme l'implique le reste du couplet. 13 Plus ou moins barbaresIci, Brassens joue certainement sur l'étymologie du mot "barbare", qui signifie "étranger" en grec. Il souligne donc humoristiquement ce pléonasme masqué, puisque de ce point de vue, tout étranger est finalement un barbare, et vice-versa.
Bien entendu, l'acception commune du mot "barbare" est également entendue ; il va de soi que les étrangers ne sont pas forcément cruels... ComplémentPour les Grecs de l'antiquité, les barbares sont aussi les personnes qui portent la barbe (ou la moustache). Il est intéressant de noter que Brassens ayant porté sa luxuriante moustache pendant presque toute sa vie, il pouvait donc être de ces barbares. 14 VousVotre inexistence. Il s'agit de ce "Mon Dieu" que GB invoque au début du couplet. Les preuves de l'existence de Dieu ont été pendant des siècles âpremement disputées par des tas de théologiens et de philosophes, Descartes entre autres. 15 Nés quelque partMaxime Le Forestier avait, à la fin des années 80 il me semble, fait une réponse à GB dans sa chanson Nés Quelque Part (On choisit pas ses parents - On choisit pas sa famille...) où l'on peut entendre au refrain de magnifiques choeurs sud-africains. Il est d'ailleurs assez paradoxal que Brassens, sa pipe et ses chats, silhouette plutôt casanière, se déclare ici implicitement citoyen "de la terre des hommes", quand Le Forestier, avec son image de hippie voyageur, un peu exotique (San Francisco, Passer Ma Route, Ambalaba, Bille de Verre) réclame le droit d'appartenir à un terroir : Je suis né quelque part, laissez-moi ce repère ou je perds la mémoire. Nuance
Je ne suis pas sûr que Brassens fustige ici les "gens du terroir" ou même l'attachement que l'on peut avoir (peut-être que l'on doit avoir) pour ses racines mais plutôt les "imbéciles heureux" qui en font état à tout bout de champ et qui méprisent les racines des autres (cf. premier couplet). Brassens était discret, aimait la discrétion et aimait avec discrétion. Il écrit la "Supplique pour être enterré à la plage de Sète "et achète une maison en Bretagne, la Supplique prône le retour aux racines "post-mortem" sans pour autant glorifier Sète, d'ailleurs on n'y parle que de la plage...Je ne pense pas donc qu'il puisse y avoir contadiction entre ces deux chansons même si GB semble s'en excuser, le moins que l'on puisse dire c'est que la Supplique ne semble pas être l'oeuvre d'un imbécile, fût-il heureux.ComplémentA ce propos, Michel Barlow, dans Chansons Brassens (Profil d'une oeuvre, 1981) : "Il est une catégorie de bêtise qui sert souvent de cible aux sarcasmes de Brassens, on pourrait l'appeler la bétise géographique. Certes tout homme a ses racines et ne saurait les mépriser. Mais ce qui est grave, c'est de chérir les racines au point d'en oublier les branches, les fleurs ou les fruits ; d'être plus soucieux de ses origines que de sa destination, de se préocuper tant de sa patrie qu'on en oublie d'être soi-même [...]. Tout cela ne serait que ridicule si la bêtise ne s'alliait souvent à l'agressivité. Les querelles de clocher dégénèrent vite en incidents de frontière : et l'on s'étripe héroïquement pour "l'Amour sacré de la partie".
ATTIVITA' A GRUPPI: DA DOVE VENIAMO? iL " Métissage" è una realtà: riscopriamo le nostre origini,quelle dei nostri genitori,nonnni.. Che lingue,che dialetti parlavano? Cosa mangiavano? Che usanze sono arrivate a noi? Che proverbi? Prodotti differenziati e liberi per ogni gruppo.
TEMA2. CHANGEMENT DU VISAGE DE L'AUTRE (insieme a francese,le altre lingue straniere, arte,italiano,storia,geografia,latino)
UNE ETUDE D'IMAGE Dans l'album intitulé Astérix et les Normands, les deux héros se trouvent confrontés à une invasion d'"hommes du Nord" exaspérés de ne pas connaître la peur qui, paraît-il, "donne des ailes" : ils décident alors de partir "vers les rivages où l'on connaît la peur" et débarquent ainsi non loin du "petit village que nous connaissons bien". Après maintes péripéties, ils découvrent enfin la peur en écoutant le récital d'Assurancetourix, le barde.... INSERER IMAGE DES NORMANDS SAUTANT D'UNE FALAISE, EN ESSAYANT DE VOLER, TANDIS QUE LE BARDE S'EGOSILLE, ET QU'ASTERIX COMMENTE DU HAUT DE LA FALAISE :"EN TOUT CAS, ILS SAURONT QU'EN GAULE, TOUT FINIT PAR DES CHANSONS !"
a) Questions de repérage 1) Sur quel procédé comique repose le propos du Normand ? 2) A partir de là, étudiez la façon dont l'étranger est ici présenté (propos mais aussi attitude des personnages, couleurs) : à quel registre précis se rattache cette image ? 3) Observez la situation des personnages, Gaulois d'un côté, Normands de l'autre : qu'en déduisez-vous? b) Question de synthèse a) Jérôme Garcin, dans un article intitulé "La France d'Astérix", paru dans L'Evénement du Jeudi en 1989, affirme :"Astérix, c'est une certaine idée de la France. On y résiste à l'ennemi avec une opiniâtreté(1) exemplaire (...). Cette sempiternelle (2) liste des stéréotypes nationalistes a d'évidence offert aux Français l'occasion rêvée de prendre une revanche symbolique et ludique sur les années 40, et noires, d'entente semi-cordiale avec l'ennemi teuton (3)." En vous appuyant entre autres sur les propos et l'attitude prêtés ici à Astérix, vous vous demanderez en quoi cette opinion sur le chauvinisme d'Astérix peut s'appliquer à l' image étudiée (vous pourrez étendre votre réflexion à d'autres albums) (1) ténacité, résistance(2) constante, répétée(3) allemand b) Ce type d'images, délivrant un message implicite, vise-t-il à convaincre ou à persuader ? Justifiez et cherchez d'autres types de documents iconographiques reposant sur le même principe.
Le barbarec’est celui qui pense que tous les peuples qui ne vivent pas comme lui sont des barbares. A peine avons-nous conscience de la profondeur de ce préjugé, de la superficialité de cette pensée, de la puissance d’une telle illusion. Ce pourquoi Lévi-Strauss nous explique que les barbares, ce ne sont pas les autres, mais nous-mêmes, avec nos instincts stupides et nos réactions aveugles. c’est celui qui pense que tous les peuples qui ne vivent pas comme lui sont des barbares. A peine avons-nous conscience de la profondeur de ce préjugé, de la superficialité de cette pensée, de la puissance d’une telle illusion. Ce pourquoi Lévi-Strauss nous explique que les barbares, ce ne sont pas les autres, mais nous-mêmes, avec nos instincts stupides et nos réactions aveugles.
c’est celui qui pense que tous les peuples qui ne vivent pas comme lui sont des barbares. A peine avons-nous conscience de la profondeur de ce préjugé, de la superficialité de cette pensée, de la puissance d’une telle illusion. Ce pourquoi Lévi-Strauss nous explique que les barbares, ce ne sont pas les autres, mais nous-mêmes, avec nos instincts stupides et nos réactions aveugles.Mais cela revient en réalité à nier la diversité culturelle. Penser que certains sont moins évolués, qu’ils sont attardés par rapport aux acquis de notre civilisation, c’est subrepticement penser qu’il n’y a qu’une culture possible, qu’une seule évolution de l’humanité possible. Ceux qui sont en retard appartiennent à un stade antérieur de notre évolution. Peut-être que plus tard, avec le temps, ils y viendront… En attendant, c’est croire fermement qu’il n’y a qu’une évolution, une seule civilisation. Les autres ne constituent pas de véritables civilisations
Mais le vrai paradoxe est ailleurs : en pensant que les autres cultures sont sous-évoluées, c’est à elles que nous nous mettons à ressembler. En voulant nous en distinguer, nous nous en rapprochons. -Car ces cultures que nous stigmatisons sont celles qui justement ont du mal à concevoir l’idée d’humanité. Les cultures les plus primitives pensent être les seules cultures, ignorantes des autres hommes et des autres coutumes. Nous ne sommes donc jamais autant « inférieurs » que lorsque nous affirmons notre supériorité. Ce fut d’abord extra, l’"en dehors" latin. Extra, extraneus…, estrange, étrange, étranges étrangers, bizarres, extraordinaires. L’ancien français avait un terme (juridique) désignant une personne originaire d’un pays étranger et vivant en France : c’était aubain. D’où venait l’aubain ? Encore et encore et encore du latin du Moyen Age : alibanus, c’était celui qui était sous la domination (ban) d’un seigneur autre (ali). Tous les autres s’appellent ali... Cela dit, ça n’était pas vraiment une aubaine d’être ali : les ali étaient soumis au droit… d’aubaine. A leur mort, leur héritage revenait au seigneur du lieu. Un petit souvenir de l’étranger.
STRANIERO A ROMA Rome Nous sommes tous des Barbares. Nous descendons tous de Barbares. Même la très civilisée Rome antique l'avait accepté, qui fondait ses origines sur une étrange légende... Tarchetius, souverain cruel, voit plusieurs jours durant un sexe géant lui apparaître du fond de son âtre. Il consulte un oracle, qui exige qu'une vierge s'unisse à ce sexe. En naîtra un héros invincible. Commise à cet office, une esclave donne naissance à des jumeaux (Romulus et Remus), que Tarchetius, inquiet, ordonne de tuer. Mais les bébés sont juste abandonnés auprès du Tibre par une âme compatissante. Une louve les nourrit, un berger les adopte. On se souvient de la suite : adultes, Romulus et Remus tueront Tarchetius, et fonderont Rome avant de s'entre-tuer.Ainsi la Ville éternelle dont se réclame notre culture occidentale revendiquait sans complexes des racines métissées : ce sont les esclaves, les étrangères ramenées d'on ne sait quelle bataille, qui engendrent ici les rois mythiques. Des rois qui eurent à coeur, ensuite, d'ouvrir davantage les horizons, de peupler leur ville nouvelle d'autres milliers d'étrangers. A peine Rome fondée, Romulus et Remus y délimitent une enceinte sacrée, où accueillir et mettre sous la protection du dieu Asile n'importe quel fugitif. Sans plus de questions. Là-bas, l'esclave n'était plus rendu à son maître, ni le pauvre à ses créditeurs, ni l'assassin à ses juges. Rome se remplit vite...
Alors que les Grecs ont toujours été jaloux de la pureté de leurs origines divines, et peu enclins à accorder le droit de cité à des étrangers (le terme « barbare », d'ailleurs imaginé par eux à partir de méprisantes onomatopées, signifie « étranger à la culture grecque »), les Romains, plus pragmatiques, plus politiques, se sont d'emblée construits dans l'intégration ethnique et sociale. Habile moyen de décupler leur puissance, de recruter des armées immenses ? Ils vaincront les Grecs dès le IIe siècle avant Jésus-Christ et imposeront bientôt leur empire... Les Grecs décrétaient confortablement que tous ceux qui ne PARLAIENT pas grec ne parlaient pas , produisaient tout au plus des borborygmes, BARBARES….. Ainsi, une des premières façons de gérer le plurilinguisme a été de convertir la différence en INÉGALITÉ : l’étranger, celui qui ne parle pas grec, sera pour les citoyens d’Athènes le BARBARE, et l’histoire est remplie d’expressions qui montrent que l’on n’apprécie guère la langue de l’autre : SPEAK WHITE, arrête de BARAGOUINER, qu’est ce que ce CHARABIA (lorsque les Français se moquent des Arabes), c’est quoi cette langue des SPAGHETTIS (tjrs Arabe), ce PETIT NÈGRE lorsqu’on se moque des langues de l’Afrique noire…. C’est donc la Grèce antique qui a vu émerger dans l’étymologie un mot toujours présent dans les langues modernes, BARBARE pour la forme française. Comme je l’avais mentionné en haut, les Grecs avaient trouvé une façon confortable de diviser le monde en classant tous ceux qui ne parlaient pas grec, les *Étrangers* donc, dans la catégorie des barbares, BARBAROI.
« Une fois l'habitude prise de qualifier ainsi de barbares tous les gens à prononciation lourde et empâtée, les idiomes étrangers, j'entends ceux des peuples non grecs, ayant paru autant de prononciations vicieuses, on appliqua à ceux qui les parlaient cette même qualification de barbares, d'abord comme un sobriquet injurieux, puis abusivement comme un véritable nom ethnique pouvant dans sa généralité être opposé au nom d'Hellènes » (Géographie, XIV). Comme l'indique Strabon, qui écrit au Ier siècle, le barbare est donc avant tout celui qui ne parle pas grec : le mot même retranscrit les onomatopées imitatives que les Grecs entendaient dans la bouche de ces étrangers Celse, est contre les Chrétiens, et Tertullien, est pour eux.Selon Celse, ils sont d'une nouvelle race, qui n’a ni patrie, ni traditions. Ce sont des gens simples qui constituent la clientèle des charlatans et des imposteurs. Puisque ils se refusent de rendre hommage à qui preside, alors ils ne doivent ni se marier, ni faire ce que quelqu’un d'autre ferait. Tertullien dit, par contre, que on est tous égaux parce qu’on vit ensemble, on a la meme nourriture, les memes vetements et le meme genre de vie En général ils réconnaissent l’autorité d’un empereur sur les autres, mais l’un voit les Chrétiens differents négativement et l’autre voit les Chrétiens au meme niveau que tout le monde.
La Lecture de Cornelio Nepote nous fait comprendre comment les Romains considéraient " les différences" (Un'attività proposta dalla professoressa Angela Guiducci,insegnante di Latino, nella mia stessa classe) Quando Cornelio Nepote scrive il De viris illustribus, Roma è la potenza più importante del Mediterraneo: domina da Oriente a Occidente, raccoglie al suo interno popoli,culture, usi, religioni, lingue diversi. La piccola città stato delle origini è ora “ caput mundi”signora del mondo. Se politicamente Roma non è disposta ( almeno per ora, perché in seguito sarà diverso e uomini provenienti da province lontane diventeranno addirittura imperatori) a cedere ad altri la guida e il comando, è però pronta ad accogliere e a “ connettere” gli altri popoli in una sterminata civiltà globale. Piero Citati in un suo articolo apparso su La Repubblica afferma che “ noi, figli della civiltà globale, dovremmo imparare moltissimo dall’arte con cui i Romani amministravano le differenze”. La romanità si caratterizzerebbe dunque come “ secondarietà cioè l’attitudine del ricevere e del trasmettere”, del farsi umilmente veicolo di trasmissione culturale (P. Brague, Il discorso dell’Occidente. Nel modello romano la salvezza dell’Europa; Milano 1998).Ecco dunque il senso da attribuire a queste pagine di Cornelio Nepote che, pur nella scarsa scientificità di storico ( questa è l’accusa che comunemente gli viene mossa) getta uno sguardo sulla vita dei grandi condottieri stranieri, trattando di ciascuno aspetti solo apparentemente banali o irrilevanti, in realtà significativi per il nuovo punto di vista che introducono, per comprendere che una civiltà va giudicata non in base a categorie morali assolute e che la virtù in un contesto può diventare vizio in un altro o viceversa.M.me Angela Guiducci, Professeur de Latin classe IIIC Ln
Géographie XIV SRABONLes Scythes crèvent les yeux à leurs esclaves, afin de les employer à traire le lai tdont ils font leur boisson ordinaire. Il sont des soufflets d’os qui ressemblent à de sflûtes ; ils les mettent dans les parties naturelles des juments ; les esclaves soufflent dans ces os avec la bouche, tandis que d’autres tirent le lait. Ils se servent, à ce qu’ils disent , de ce moyen parce que le souffle fait enfler les veines et baisser leur mamelle. Lorsqu’ils ont tiré le lait, ils versent dans des vases de bois autour desquels ils placent leurs esclaves pour ls remuer te l’agier. Ils enlèvent la partie du lait qui surnage , la regardant comme la meilleure et le plus délicieuse, et celle de dessous comme la moins estimée. C’est pour servir à cette fonction que les Scythes crèvent les yeux à tous leurs prisonniers ; car ils ne sont point cultivateurs mais nomadesHistoire HERODOTE Livre IV Melpomène
ATTIVITA’ Relevez ce qui caractérisait le Barbare et écrivez un texte bref décrivant comment les Grecs se représentaient . EN CLIQUANT SUR LE TITRE CI DESSUS VOUS POURREZ VOIR ET ECOUTER LE PHILOSOPHE EDGAR MORIN A' CE SUJET ACTIVITE D'ORAL "(...) un honnête homme, c'est un homme mêlé", affirme Montaigne. Qu'apporte, d'après vous, le contact avec les autres, qu'ils soient étrangers ou simplement différents ? Que risque-t-on à refuser systématiquement l'autre ? Votre argumentation comprendra une introduction dans laquelle vous poserez clairement votre thèse, puis au moins quatre arguments disposés suivant un ordre logique (pensez aux connecteurs) et étayés par des exemples précis; vous vous attacherez à convaincre votre destinataire rencontrés au cours de la séquence. ( Gli alunni potranno scegliere come realizzare il prodotto: podcast,scenetta,...film..,movie maker..)
TEMA3 : "Contacts avec d'autres civilisations" La controverse de Valladolid
Obiettivi Generali: aborder une autre manière de voir le monde, découvrir un univers culturel et linguistique différent de sa culture d’origine. La perception des autres, la compréhension, les repères personnels sont remis en question . Obiettivi Specifici: Étudier l'argumentation : comment convaincre, persuader et délibérer. Étudier le dialogue dans sa visée délibérative, son rôle dans l'éclaircissement des enjeux et la prise de position. Après la Vision du film réalisé par Jean-Daniel Verhaeghe, d’après un scénario de Jean-Claude Carrière qui s'inspire de faits réels (v. La Controverse de Valladolid). on a analysé en classe un extrait du roman :La controverse de Valladolid Jean-Claude Carrière
du film réalisé par Jean-Daniel Verhaeghe, d’après un scénario de Jean-Claude Carrière qui s'inspire de faits réels (v. La Controverse de Valladolid). on a analysé en classe un extrait du roman :La controverse de Valladolid TEXTE ( CLICCARE QUI ) ATTIVITA':(cliccare qui)
CHI SONO I “DIVERSI?” NOI? Barbari d’Occidente….? ISMAEL LO “LA FEMME SANS HAINE” Dans cette chanson, les "barbares" de l'Occident ont "volé" une femme à son aimé: un changement de perspectives... La peur d'un homme de ne plus rien pouvoir contre " ceux qu'il n'a pas su combattre avec les armes" et que maintenant il ne peut plus arreter avec ses pleurs.. Une chanson qui nous a fait beaucoup penser... Cliccare qui per vedere il video della canzone e leggere il testo
UN ALTRO DOCUMENTO: Donne,diverse, …. Damarys Maa est présidente et fondatrice de l'association IFAFE: Initiatives de Femmes Africaines en France et en Europe.Fondée en 1993 à Paris, son objectif est d'aider les personnes étrangères et leurs familles à mieux s'intégrer en France et en Europe et de lutter contre toutes les formes de discrimination, notamment contre l'image négative imputée aux populations africaines en général et aux femmes en particulier. Cliccare qui per vedere il video ed ascoltare l’intervista
ATTIVITA’ • Attivita': • progettazione e realizzazione di un manifesto • Si può parlare di razzismo e discriminazione in generale. Si possono mostrare dati, informazioni sociologiche e storiche. Tutto questo è possibile e a volte importante. Ma nulla di tutto ciò può avere la forza pedagogica del racconto di una singola storia: trovare sui giornali una -storia di razzismo-e...( a scelta,per gruppi) • _raccontarla con un fumetto • _raccontarla drammatizzandola (creazione di un piccolo film, un podcast,un movie maker..altro) • -inventarene l'epilogo • -modificarne l'intreccio • tali attivitàpossono essere svolte in comune dalla differenti discipline.