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USI E FUNZIONI DEL CONGIUNTIVO LATINO

USI E FUNZIONI DEL CONGIUNTIVO LATINO. Un po’ di storia della lingua slide - 1 -. È considerato dagli antichi grammatici greci per eccellenza il “modo dell’ipotassi” come dimostra il termine impiegato per designarlo, ovvero uJpotaktikhvv ( scil . e[gklisi  ).

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USI E FUNZIONI DEL CONGIUNTIVO LATINO

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  1. USI E FUNZIONI DEL CONGIUNTIVO LATINO

  2. Un po’ di storia della linguaslide - 1 - È considerato dagli antichi grammatici greci per eccellenza il “modo dell’ipotassi” come dimostra il termine impiegato per designarlo, ovvero uJpotaktikhvv (scil. e[gklisi). Anche i grammatici latini ne considerarono unicamente il valore ‘subordinativo’: essi, infatti, ricalcarono la denominazione greca con il termine ‘subiunctivus’ o ‘coniunctivus’, così detto, secondo Macrobio (V-VI sec. d.C.), ex sola coniunctione, quae ei accidit (GL V. 643. 22), cioè “solo dalla congiunzione che lo accompagna”.

  3. Un po’ di storia della linguaslide -2 - Ma Prisciano di Cesarea (V-VI sec. d.C.), muovendo sempre dall’antica riflessione grammaticale greca che riconosce a tale modo un valore ed un uso esclusivamente ipotattico, arricchisce addirittura gli elementi da cui il congiuntivo si trova a dipendere: eget non modo adverbio vel coniunctione, verum etiam altero verbo, ut perfectum significet sensum (GL p. 424. 12), “(il congiuntivo) necessita non solo di un avverbio o di una congiunzione, ma anche di un altro verbo per acquisire un significato compiuto”.

  4. Un po’ di storia della linguaslide - 3 - Ma l’antica nomenclatura adottata per definirlo non chiarisce, come invece avviene per gli altri modi, la sua natura, non riflette, cioè, la sua ijdiva e[nnoia, ma mette in rilievo esclusivamente il suo rapporto sintattico. Nel processo evolutivo che ha interessato tale modo, la funzione subordinativa si è imposta sul suo valore semantico a tal punto che di esso se ne è negata l’esistenza come si deduce anche dal passo succitato di Prisciano e da un’affermazione del grammatico Diomede (GL I. p. 340. 24) che, infatti, dice: subiunctivus... dictus, quod per se non exprimat sensum.

  5. Un po’ di storia della linguaslide - 4 - Ma la moderna grammatica, in una prospettiva più ampia e soddisfacente, non solo recupera l’originaria natura del congiuntivo, ma ne ridefinisce anche i suoi usi riconoscendogli una sua autonomia e indipendenza semantica e sintattica.

  6. Un po’ di storia della linguaslide - 5 - Il congiuntivo è per definizione il modo della “rappresentazione soggettiva”, cioè presenta il processo verbale secondo la prospettiva del soggetto ed in quanto tale si oppone all’indicativo che è il modo della enunciazione oggettiva, della pura constatazione effettuale. E questa polare opposizione è ancora più evidente in latino che ha ‘sintetizzato’ nel solo congiuntivo l’aspetto subiettivo del congiuntivo e dell’ottativo indeuropeo.

  7. Congiuntivi indipendentislide - 6 - I congiuntivi indipendenti possono essere distinti in due categorie: • Congiuntivi di tipo volitivo • (neg. in genere ne) cong. esortativo (e/o iussivo)- cong. desiderativo (detto anche optativus) – cong. concessivo Si tratta di congiuntivi che racchiudono in sé una serie di funzioni che, sia pure con differenti sfumature, pertengono tutte alla sfera della volizione, esprimono, cioè, in senso lato, la volontà del parlante; • Congiuntivi di tipo potenziale • (neg. in genere non) Cong. potenziale – cong. dubitativo (detto anche deliberativo) – cong. suppositivo –cong. irreale (funzione ereditata dall’ottativo indoeuropeo) che esprimono una possibilità o eventualità

  8. Congiuntivi di tipo volitivoslide - 7 - In latino a seconda della persona in cui è espresso, poiché varia la carica ingiuntiva, il congiuntivo da alcuni studiosi viene distinto in esortativo e iussivo. Qui, anche per comodità espositiva, seguiamo tale distinzione che di fatto si potrebbe applicare anche al congiuntivo greco.

  9. Congiuntivi di tipo volitivoslide - 8 - CONGIUNTIVO ESORTATIVO(E/O IUSSIVO) Ricorre alla 1a persona singolare e plurale del presente. Della 1a singolare si registrano occorrenze sporadiche già nel latino arcaico (cf. Plaut. Bacch. 1027 taceam nunc iam “che io taccia ora” o meglio “ora mi tappo subito la bocca”), non presenta attestazioni nella lingua classica ma ritorna, pur se in casi isolati, nella scrittura dei poeti augustei (cf. Verg. Aen. IX. 216 neu matri miserae tanti sim causa doloris “non sia io causa di un così grande dolore alla (tua) misera madre”) e degli scrittori tardi (cf. Val. Fl. IV. 444-5 non ego nunc... memorem...” “non è questo il momento... che io parli...”).

  10. Congiuntivi di tipo volitivoslide - 9 - Una più ampia ricorrenza, invece, presenta la 1a persona plurale, documentata già nella lingua arcaica (in cui frequente è il tipo, quasi formulare, eamus) e abbondantemente diffusa in quella classica cf. Cic. Sest. 143 amemus patriam, pareamus senatui, consulamusbonis; praesentis fructus neglegamus, posteritatis gloriae serviamus; id esse optumum putemus quod erit rectissimum; speremus quae volumus, sed quod acciderit feramus... “amiamo la patria, obbediamo al senato, aiutiamo gli onesti, trascuriamo il profitto presente, preoccupiamoci della gloria futura; giudichiamo ottimo quel che sarà giustissimo, speriamo [di ottenere] ciò che desideriamo, ma sopportiamo ciò che ci accadrà...”.

  11. Congiuntivi di tipo volitivoslide - 10 - La negazione oscilla fra ne e non (ma anche nemo, nullus, nusquam, nihil, etc.) (cf. Cic. Cluent. 155 a legibus non recedamus “non scostiamoci dalle leggi”; cf. Cic. Verr. IV. 7. 15 ne difficilia optemus “nondesideriamo ciò che è difficile”). La spiegazione più comunemente proposta di questa alternanza è che non è impiegato quando si nega un solo termine o quando si intende rimarcare in modo più energico una contrapposizione; ma suggestiva e convincente è l’opinione di G. Calboli che, invece, ritiene alla base di tale uso ‘incerto’ il fatto che in latino la negazione non si espandesse a scapito di ne.

  12. Congiuntivi di tipo volitivoslide - 11 - Congiuntivo iussivo Ricorre alla 2a persona (soprattutto singolare) e alla 3apersona. Esso, al presente, è impiegato in luogo dell’imperativo, ma secondo alcuni studiosi rispetto a quest’ultimo esprime una prescrizione più morbida o un comando più generale, diversamente altri (così G. Calboli) pensano che l’uso del congiuntivo iussivo sia talora motivato da esigenze metriche o rappresenti una semplice variatio. Personalmente credo che fra i due modi una differenza sussista e che essa sia affidata soprattutto ad una diversa tonalità.

  13. Congiuntivi di tipo volitivoslide - 12 - Tale congiuntivo compare nella prosa preclassica, nella poesia e in particolare nel linguaggio familiare. Il suo uso nella prosa classica è sporadico e serve soprattutto ad esprimere ordini generici ad una persona indeterminata. Talora nel latino arcaico, specialmente in Catone, il congiuntivo iussivo è preceduto da ut o da qui che ne rafforza il valore.

  14. Congiuntivi di tipo volitivoslide - 13 - Oltre al presente congiuntivo ricorre, pur se più sporadicamente, anche il perfetto congiuntivo, attivo o passivo, ma in tal caso esso indica un processo compiuto nel presente: cf. Cic. Orat. II. 85 sit... mihi tinctus litteris “abbia un’infarinatura letteraria”; Cic. Inv. II. 50 hoc sit nobis dictum “sia a noi detto ciò”, etc.

  15. Congiuntivi di tipo volitivoslide - 14 - Il congiuntivo iussivo se preceduto da negazione (ne o talora non) assume un valore proibitivo, esprime, cioè, un divieto assoluto e perentorio. Il tipo più frequente nel latino classico, ma già ampiamente diffuso in quello arcaico è ne + la 2a persona del congiuntivo perfetto (es. ne feceris, ne feceritis), mentre la forma ne + congiuntivo presente (es. ne facias) è ben rappresentata nel latino arcaico e meno in quello classico e postclassico.

  16. Congiuntivi di tipo volitivoslide - 15 - Ricordiamo che accanto a queste forme di proibitivo troviamo il tipo ne + imperativo presente (es. ne fac) il cui uso è frequente nella lingua arcaica ed assente quasi del tutto in quella classica se non come “specializzazione poetica”. Altra forma ampiamente documentata soprattutto nel latino classico (specie nella prosa) e meno in quello arcaico è rappresentata dalla perifrasi noli, nolite + infinito. Comune, soprattutto nel linguaggio colloquiale e familiare, anche un’altra perifrasi, ovvero cave, caveto, cavete + congiuntivo: cave putes quicquam esse verius (Cic. Fin. II. 71) “non credere (lett. “guardati dal credere”) che ci sia qualcosa di più vero”.

  17. Congiuntivi di tipo volitivoslide - 16 - Il congiuntivo iussivo può essere oltre che riferito al presente anche al passato. In tal caso i tempi sono l’imperfetto e il piuccheperfetto ed esprimono propriamente il tardivo rimpianto o la riprovazione per quel che sarebbe dovuto accadere ma non è accaduto. Circa l’uso dei tempi va detto che l’imperfetto è tipico del latino arcaico, mentre nella lingua classica prevale nettamente il piuccheperfetto, assente nell’arcaico a giudizio del Calboli che però ammette che “in alcuni casi si può essere incerti se si tratti di un valore iussivo o potenziale”. Ma altri studiosi (Wackernagel, Blase, etc.) individuano occorrenze di piuccheperfetto congiuntivo con valore iussivo anche nel latino arcaico. Un esempio è considerato il verso riportato da Cicerone (Sest. 45) e il cui autore sarebbe appunto un antico poeta: restitisses, oppugnasses, mortem pugnans oppetisses. La negazione di questo iussivo del passato è generalmente ne, anche se nel tardo latino si alterna con non.

  18. Congiuntivi di tipo volitivoslide - 17 - CONGIUNTIVO DESIDERATIVO (OPTATIVUS) In latino il desiderio, l’augurio che qualcosa avvenga (cong. pres.) o sia avvenuta (cong. perf.), o il rimpianto che qualcosa non avvenga (cong. imperf.) o non sia avvenuta (cong. piuccheperf.) è espresso dal cosiddetto «congiuntivo ottativo». In quest’uso corrisponde all’ottativo greco di cui il congiuntivo ha assorbito le funzioni e i valori semantici.

  19. Congiuntivi di tipo volitivoslide - 18 - Il latino classico diversifica l’uso dei tempi del congiuntivo a seconda che il desiderio formulato sia percepito come realizzabile o irrealizzabile ed in particolare per: • il DESIDERIO REALIZZABILE nel presente-futuro adopera il presente congiuntivo Es. Di tibi dent quaecumque optes (Plauto) Nel latino arcaico il desiderio riferito al presente-futuro può essere espresso oltre che con il presente congiuntivo anche con il perfetto aoristo o sigmatico (faxint, servassint, prohibessint, etc.) di cui sono rimasti nel latino classico solo forme fossili come faxim o ausim • DESIDERIO REALIZZABILE nel passato adopera il perfetto congiuntivo (di uso raro) Es. Utinam recte auguraverim (Cic.) “Possa io aver profetizzato correttamente!”

  20. Congiuntivi di tipo volitivoslide - 19 - • il DESIDERIO IRREALIZZABILEnel presente-futuro adopera l’imperfetto • Utinam fortuna nunc anatina uterer! (Pl., Rud. 533). “Magari ora avessi in sorte di essere una papera!” • Utinam P. Clodiusnon modo viveret, sed etiam praetor,consul,dictator esset (Cic.) “Magari P. Clodio non solo fosse vivo, ma anche fosse pretore, console, dittatore!” • il DESIDERIO IRREALIZZABILEnel passato adopera il piuccheperfetto congiuntivo • Atque hoc utinam a principio tibi placuisset(Sall., Jug. 102). • “Oh, se tu fossi stato di quest'idea fin dall'inizio!” • Utinam non tam fratri pietatem quam patriae praestare voluisset! • “Magariavesse voluto mostrare devozione non tanto verso il fratello quanto verso la patria! (Cic. Brut. 126)

  21. Per schematizzare… slide - 20 -

  22. Per approfondire… slide - 21 - Questa specializzazione dell’uso dei tempi per distinguere il desiderio realizzabile da quello irrealizzabile trova la sua applicazione formale nel latino classico, mentre nel latino arcaico tale distinzione non è ancora del tutto definita. Infatti, ad esempio, il congiuntivo presente può esprimere sia il desiderio realizzabile (cf. Ter. Eun. 210 utinam tam aliquid invenire facile possis) che quello irrealizzabile (cf. Plaut. Asin. 418 utinam nunc stimulus in manu mihi sit). Talora poi sempre nel latino arcaico il congiuntivo imperfetto può essere impiegato oltre che normalmente per il desiderio irrealizzabile nel presente, anche per esprimere il desiderio irrealizzabile nel passato.

  23. slide - 22 - La particella che generalmente introduce questo tipo di congiuntivo è utinam(rara la forma o utinam), assente nei tipi formulari e meno frequente, nel latino arcaico, con il desiderio irrealizzabile. Ma anche altre particelle possono precedere il congiuntivo ottativo ed in particolare: ut (uti) che è la forma base di utinam (uti + nam); qui seguito da un pronome (il suo uso è quasi esclusivamente arcaico233); ita e sic, quest’ultima tipica soprattutto nel latino poetico e postclassico (cf. Catull. 17. 5 sic tibi bonus ex tua pons libidine fiat “così sia a te un ponte nuovo secondo i tuoi desideri”); si, o più frequentemente o si (cf. Verg. Aen. VIII. 560 o mihi praeteritos referatsi Iuppiter annos “Ohse a me Giove rendesse gli anni trascorsi!”). La negazione normalmente è ne, ma già nel latino arcaico compare anche non, attestata poi anche nel latino classico e più tardo.

  24. Congiuntivi di tipo volitivoslide - 22 - CONGIUNTIVO CONCESSIVO Il «congiuntivo concessivo» serve, appunto, ad esprimere una concessione, ad ammettere che qualcosa possa avvenire o possa essere avvenuta. In italiano si rende mediante locuzioni fraseologiche quali ad esempio “ammettiamo pure che”, “concesso pure che”. Generalmente tale congiuntivo è collocato ad inizio di frase e può essere introdotto dagli imperativi (concessivi): age “va bene”, esto “sia pure”; o più frequentemente da licet o dall’avverbio sane (in genere posposto). La negazione è ne. Il latino arcaico fa uno scarso uso del tipo concessivo diffuso soprattutto nel latino classico, tuttavia non mancano esempi in Plauto e Terenzio o in altri antichi scrittori.

  25. slide - 23 - USO DEI TEMPI VERBALI Circa l’uso dei tempi si ricorda che se la concessione si pone nel presente è impiegato il congiuntivo presente Cic. Tusc. II. 5. 14 quarene sit sane summum malum dolor: malum certe est “pertanto ammettiamo pure che il dolore non sia il male peggiore: ma certamente è un male”; Cic. Verr.4.133 licet iste dicat emisse se... credite hoc mihi dica pure, costui, di aver comperato... credete a me, se invece la concessione si pone nel passato è impiegato il congiuntivo perfetto.

  26. slide - 24 - Discusso è l’uso del concessivo riferito al passato (cong. perf.): alcuni studiosi (Ernout-Thomas, Hofmann-Szantyr, Ghiselli, etc.) ritengono che non si abbia prima Cicerone (es. Lig. VI. 18 fuerint cupidi, fuerint irati, fuerint pertinaces “ammettiamo che fossero avidi, che fossero in preda all’ira, che fossero ostinati”), tuttavia forse, come suggerisce anche Calboli, non bisognerebbe scartare, tout court, la forma dal latino arcaico dal momento che esistono esempi anche se oggettivamente incerti.

  27. Congiuntivi di tipo potenzialeslide - 25 - CONGIUNTIVO POTENZIALE (neg. non) Il congiuntivo potenziale serve ad esprimere la possibilità eventuale, ovvero presenta un’azione o un’affermazione come puramente probabile. In italiano tale congiuntivo può essere reso o con un condizionale o attraverso una perifrasi con il verbo “potere, osare” fraseologici. E’ necessario distinguere il concetto di “possibilità” da quello di “potenzialità”: la “possibilità” è affermata in assoluto (es. hoc dicere potes = “puoi/potresti dire ciò” nel senso che comunque hai la possibilitàdi farlo. La potenzialità è una possibilità eventuale, cioè percepita come probabile, eventuale. Nella espressione della potenzialità il verbo “potere” è fraseologico e la frase è generalmente introdotta da un pronome interrogativo o, più raramente, indefinito.

  28. slide - 26 - La potenzialità prospettiva (nel presente-futuro) è espressa classicamente dal presente o dal perfetto congiuntivo (con valore atemporale) senza una sostanziale differenza. quis hoc neget? = quis hoc negaverit? “chi potrebbe negare questo?”

  29. slide - 27 - La potenzialità nel passato in latino è rappresentata con il congiuntivo imperfetto (o più raramente piuccheperfetto) L’uso del potenziale in latino, come anche in greco, è per lo più circoscritto ad espressioni stereotipate con soggetto indeterminato espresso da pronomi interrogativi o negativi come quis?, quid?, nemo, etc., da pronomi indefiniti come aliquis, quis,etc., da avverbi di luogo come ubi, etc. e dal frequente cosiddetto «tu generico o retorico», ovvero la 2a persona singolare impiegata retoricamente con valore impersonale (cf. Liv. XXI. 4 ... haud facile discerneres utrum imperatori an exercitui carior esset “... non facilmente avresti potuto [= si sarebbe potuto] distinguere se fosse più caro al comandante o all’esercito”).

  30. slide - 28 - I tipi potenziali più diffusi («tu generico»), impiegati in espressioni formulari, sono: dicas (diresti/potresti dire) diceres (avresti detto/avresti potuto dire) credas (crederesti/potresti credere) crederes (avresti creduto/avresti potuto credere) putes (penseresti/potresti pensare) putares (avresti pensato/avresti potuto pensare) videas (vedresti/potresti vedere) videres (avresti visto/avresti potuto vedere) invenias (troveresti/potresti trovare) invenires (avresti trovato/avresti potuto trovare)

  31. slide - 29 - Esistono altre espressioni formulari di tipo potenziale: Aliquis (quis, quispiam) dicat/dixerit ovvero “qualcuno potrebbe dire” Il tipo dixerit aliquis (equivalente di aliquis dicat), assente nell’arcaico, fa la sua prima comparsa in Catullo (67, 37) e nel latino classico ha trovato un’ampia diffusione determinata o agevolata dal modello greco ei[poi ti a[n.

  32. slide - 30 - Rientrano nella sfera del potenziale il congiuntivo di cortesia e il congiuntivo di modestia. I due tipi sono fra loro spesso confusi in quanto entrambi servono ad attenuare, a smorzare il tono di un’asserzione: il primo (“cong. di cortesia”) serve ad ammorbidire e a temperare l’impatto, altrimenti troppo categorico e drastico, di un’espressione imperativa: ad es. velim, nolim, malim ; il secondo (“cong. di modestia”) serve ad attenuare il tono, altrimenti troppo brusco e deciso, di un’affermazione sulla cui veridicità però chi parla non ha alcun dubbio (cf. la 1a pers. del perfetto congiuntivo o più raramente del presente, impiegata per esprimere un’asserzione attenuata: ad es. censuerim “crederei”; dixerim “direi”; haud negaverim “non negherei”, etc.).

  33. Congiuntivo deliberativo (dubitativo)slide - 31 - Così detto in quanto esprime, in forma interrogativa, un dubbio, una perplessità reale o apparente su ciò che il parlante deve fare. Questo tipo di congiuntivo, presente nei vari registri linguistici, dalla lingua letteraria a quella familiare e popolare, è quasi unicamente espresso alla 1a persona singolare o plurale, ma, come vedremo, non mancano esempi di 3a , mentre non si registrano occorrenze alla 2a persona.

  34. slide - 32 - il congiuntivo deliberativo-dubitativo ricorre per il presente-futuro al tempo presente, mentre per il passato all’ imperfetto o più raramente alpiuccheperfetto (ma quest’ultimo solo a partire da Cicerone). Esso, soprattutto nel latino arcaico può occasionalmente essere preceduto da particelle quali -ne, ut, -ne ut, utin che conferiscono all’interrogazione una maggiore vivacità.

  35. slide - 33 - Es. quo curram? quo non curram? (Plaut. Aul. 713) “Dove correre? dove non correre?”. Es. ego auscultem tibi? (Plaut. Mil. 496) “Io dovrei ascoltare te?”. Es. Valerius cotidie cantabat; erat enim scaenicus. Quid faceret aliud? (Cic. De or.III. 23) “Valerio cantava ogni giorno, infatti era un uomo di spettacolo. Che cos’altro avrebbe dovuto fare?”. Es. Egone ut beneficium accepissem contumeliam? (Cic. Ad Att. XV, II.I) “Iodovevo ricevere un insulto come un favore?”

  36. slide - 34 - La negazione è non. W. Kroll, «Glotta», 7, p. 126, n. 1, ritiene che la negazione del congiuntivo deliberativo in latino possa essere anche ‘ne’ e a suo conforto cita Cic. Att. XII. 40. 2 ... ego, quid homines aut reprehendant aut postulent, nescio. Ne doleam? Qui potest? Ne iaceam? . Ma quest’esempio è apparso poco convincente a G. Calboli (XI, p. 287) il quale replica che il ‘ne’ dipende dal verbo precedente, come se fosse postulant ne doleam?... ne iaceam?; per cui la frase dovrebbe significare pressappoco: “io non so che cosa le persone mi rimproverino o pretendano. (Pretendono) che io non soffra? come sarebbe possibile? Che io non mi abbatta?”.

  37. slide - 35 - Anche per il congiuntivo deliberativo latino si ripropone il problema della sua origine. Anche in questo caso, ovviamente, la maggior parte degli studiosi è orientata verso una soluzione volitiva nonostante la negazione non, ma c’è chi, come il Pasoli (Saggi di grammatica latina) sulla base appunto della negazione, pensa ad un originario potenziale. Personalmente condivido l’opinione di Ernout-Thomas, che postulano un’«origine mista» che colloca il deliberativo al confine fra il valore volitivo e quello potenziale.

  38. slide - 36 - Rientra nell’ambito del congiuntivo dubitativo il cosiddetto congiuntivo di protesta o di indignazione.In questo casola domanda formulata non contiene un dubbio reale, ma “esprime piuttosto la protesta del parlante nei confronti di un’eventualità che viene respinta (si tratta cioè di una domanda che non ha una risposta ‘aperta’, ma già definita)” (G. B. Conti). In quest’uso il congiuntivo ricorre anche alla 2a persona.

  39. slide - 37 - Hunc ego non diligam, non admirer, non omni ratione defendendum putem? (Cic. Arch. 18) “Io non dovrei amare costui, non dovrei ammirarlo, non dovrei pensare che deve essere difeso ad ogni costo?” Tu repente relinquas, deseras, ad adversarios transeas? (Cic. Verr. 1.40) “Tu improvvisamente abbandonerai i ranghi, diserterai, passerai agli avversari?”

  40. Congiuntivo suppositivoslide - 38 - Il latino per formulare una supposizione implicita di natura paratattica si serve anche del congiuntivo (cosiddetto «congiuntivo suppositivo») ed in dettaglio, del congiuntivo presente (o, occasionalmente, del perfetto per sottolineare l’aspetto compiuto) per la supposizione possibile, ovvero pensata come realizzabile nel presente-futuro, e del congiuntivopiuccheperfetto (raramente imperfetto e limitatamente alla 2a pers. indeterminata) per la supposizione non realizzata nel passato:

  41. slide - 39 - • cf. Cic. Par. XXXVIII reviviscat M. Curius et videas aliquem murenarum copia gloriantem: nonne hunc hominem servum iudicet? “supponiamo che riviva M. Curio e che tu veda un uomo fiero dell’abbondanza di murene; non giudicherebbe costui un servo?”; • cf. Cic. Mil. XIX. 49-50 noctu occidisset; nemo ei neganti non credidisset. Insidioso et pleno latrorum in loco occidisset; nemo ei neganti non credidisset “supponiamo che abbia commesso l’omicidio di notte; tutti gli avrebbero creduto se avesse negato. Supponiamo che abbia commesso l’omicidio in un luogo adatto agli agguati e infestato da briganti; se avesse negato, tutti gli avrebbero creduto”.

  42. slide - 40 - Circa l’uso della negazione non c’è accordo tra gli studiosi: alcuni pensando ad un’origine potenziale del tipo gli attribuiscono la negazione non, altri credono, invece, ad un’origine volitiva e per questo sostengono che la negazione sia ne. La questione nasce dal fatto che il tipo in forma negativa non è documentato con certezza e ciò, come affermano Traina-Bertotti (p. 253), ci “impedisce di decidere in certi casi se ci troviamo di fronte ad un ipotetico, a un concessivo o a un esortativo”.

  43. slide - 41 - la supposizione si esprime anche… Con l’imperativo… In latino un esempio di imperativo suppositivo si può forse vedere in Cic. Tusc. II. 12. 28 roga hoc idem Epicurum, maius dicet esse malum mediocrem dolorem quam maxumum dedecus “supponiamo che tu interroghi (lett. “interroga”) sullo stesso argomento Epicuro, ti risponderebbe che un dolore anche mediocre è un male più grande della più grande vergogna”. Si tratterebbe, proprio come in greco, di una protasi ipotetica (di II o III tipo) espressa paratatticamente. Cf. ancora Cic. Tusc. IV. 24. 53 tracta definitiones fortitudinis, intelleges eam stomacho non egere “supponiamo che tu prenda in esame le definizioni del coraggio, capiresti che esso fa a meno della bile”.

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