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Giuseppe Garibaldi. Le origini. 1807 nasce a Nizza; il padre era un commerciante marittimo, progettava per il figlio un avvenire da avvocato, medico o ecclesiastico; invece nel figlio prevale la passione per il mare
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Le origini 1807 nasce a Nizza; il padre era un commerciante marittimo, progettava per il figlio un avvenire da avvocato, medico o ecclesiastico; invece nel figlio prevale la passione per il mare 1832 diventa capitano mercantile; durante un viaggio verso il mar d’Azov conosce Giovanni Battista Cuneo che lo introduce nella Giovine Italia
L’incontro con Mazzini 1833/34 incontro a Marsiglia con Mazzini; su sua indicazione entra nella marina sabauda per svolgervi attività cospirativa; tenta di sollevare un ammutinamento, l’impresa fallisce, viene condannato a morte, prende la via dell’esilio Settembre 1835 si imbarca su una nave diretta a Rio de Janeiro; raggiunge la comunità italiana, fatta di commercianti, artigiani, esiliati dai moti liberali del 1820-21, emigrati della Giovine Italia ; forti sentimenti antimonarchici
In Sudamerica Accetta di combattere per il governo secessionista della provincia brasiliana di Rio Grande do Sul, insorta contro l’impero portoghese di don Pedro II Attività di pirateria su una “garopera” che si chiama “Mazzini”; presto gli viene affidato il comando di una flottiglia che veleggia tra laguna del Rio Grande e oceano. Ferito durante uno scontro, viene trasportato, su una goletta argentina, a Buenos Aires e poi Montevideo
La camicia rossa In Uruguay si arruola nella guerra contro l’Argentina del dittatore Juan Manuel de la Rosas, comanda un battaglione composto da 600 esuli italiani: nasce qui la camicia rossa, mentre sulla bandiera, di colore nero, è rappresentato un vulcano in eruzione. Rientro a Montevideo, nomina a generale, comando della difesa nazionale dell’Uruguay. Il dittatore de la Rosas tenta di assoldarlo con una cifra iperbolica 30mila dollari, senza riuscirci
Anita In Uruguay conosce la brasiliana Anita Ribeiro da Silva (autunno 1839, Laguna, provincia di Santa Catarina) La terza moglie, (la seconda fu la marchesina Battistina Raimondi di Como), Francesca Armosino, 1846-1923, da cui ebbe 3 figli Anita Garibaldi, 1821-1849; gli diede 4 figli
I moti del ’48 Garibaldi rientra in Italia per prendere parte ai moti del 1848: ondata rivoluzionaria in Europa, che coinvolge anche l’Italia. Insurrezioni a Palermo e Napoli, Ferdinando di Borbone è costretto a promettere la costituzione; lo stesso fanno i regnanti in Piemonte, Toscana e persino Pio IX nello Stato Pontificio; insurrezioni nel Lombardo-Veneto a Venezia e Milano (le 5 giornate)
La prima guerra d’indipendenza Prima guerra d’indipendenza, alleanza tra militari piemontesi e patrioti, due finalità: combattere l’Austria e espandere il dominio sabaudo/ ideali democratici e repubblicani; Sconfitta di Custoza (22-27 luglio), prosecuzione dell’insurrezione a Roma, in Toscana e a Venezia.
La repubblica romana La repubblica di Roma (febbraio 1849): libertà di culto, soppressione Inquisizione, confisca dei beni ecclesiastici; Pio IX a Gaeta, appello alle forze cattoliche per il reintegro nei poteri temporali Centinaia di volontari in difesa di Roma repubblicana, comando a Garibaldi; affrontano un esercito di 35mila uomini dalla Francia; fuga di Garibaldi verso Venezia, dove resiste la Repubblica; nella fuga Anita muore a Ravenna
Il secondo esilio Di nuovo in esilio: Tangeri, Liverpool, New York (lavora in una fabbrica di candele di proprietà di Antonio Meucci); periodo critico, senza progetti e in povertà 1854 governo piemontese concede il rientro a Nizza; si stabilisce a Caprera, nell’arcipelago della Maddalena, in Sardegna, trasformando l’isoletta in una colonia agricola
La seconda guerra d’indipendenza 1859 seconda guerra di indipendenza, ritorno sul campo al comando dei Cacciatori delle Alpi, zona operativa Milano-Laghi (occupa Varese, Como, Bergamo, Brescia), volontari inquadrati nell’esercito piemontese; con l’armistizio di Villafranca 11 luglio 1859 ferma la sua espansione quando si trova nei pressi del Lago di Garda. La guerra si blocca sul piano diplomatico, prosegue per iniziativa dei volontari
La spedizione dei Mille Chi sono? Veterani e reclute; patrioti ricercati dalle polizie dei singoli stati, uomini esperti di guerra, uomini del tutto privi di esperienza. Alcuni hanno la camicia rossa, la moltitudine erano “variovestiti”. 250 avvocati, 100 medici, 20 farmacisti, 50 ingegneri, commercianti, capitani di navi; 10 artisti, pittori, scultori, studenti universitari. 59 carabinieri genovesi; qualche prete e una donna Rosalia Montmasson moglie di Francesco Crispi, travestita da uomo. Più di 1/3 da Bergamo e dalla Liguria. Un cappellano militare, Alessandro Gavazzi. Al seguito, sul proprio panfilo, lo scrittore Alexandre Dumas
La partenza Notte fra 5 e 6 maggio 1860, partenza da Quarto, due mercantili “Lombardo” e “Piemonte”; obiettivo: sbarcare in Sicilia, appoggiare militarmente le insurrezioni scoppiate nell’isola, risalire fino a Napoli, cacciare i Borboni; proseguire fino a Roma; governo piemontese ufficialmente non sostiene né avversa, in attesa degli eventi
La conquista della Sicilia 11 maggio sbarca a Marsala; 14 maggio assume la dittatura a Salemi in nome di Vittorio Emanuele II; 15 maggio sconfitta dei borbonici a Calatafimi; ingresso in Palermo; 20 luglio vittoria a Milazzo (controllo completo dell’isola); L’esercito diventa di 40mila uomini governo dell’isola gestito da Francesco Crispi; obiettivo nazionale, senza aperture alla questione sociale e chiusura verso i problemi delle campagne.
Il rientro nel continente Metà agosto, sbarco in Calabria (Melito Porto Salvo) nello Ionio; avanzata verso Napoli, ingresso in città il 7 settembre, occupazione pacifica 1 e 2 ottobre, sconfitta dell’esercito borbonico al Volturno e fine del regno delle Due Sicilie.
L’incontro di Teano Governo sabaudo: riportare l’impresa dei Mille nei limiti della conquista regia; evitare ogni possibile deriva democratica, costituzionalista e repubblicana Cavour dopo accordi diplomatici con Napoleone III ottiene il permesso di passare attraverso lo stato pontificio: occupa Marche, Umbria e si ricongiunge a Garibaldi (Legge che rende possibili le annessioni di altri territori purché approvate da plebisciti e non comportassero l’elezione di un Assemblea costituente) V.E. II comanda l’esercito sardo che marcia su Napoli; scontro con forze pontificie 26 ottobre incontro di Teano (o Taverna Catena nel comune di Vairano Patenora); consegna delle Due Sicilie al re; disappunto di Mazzini
Dopo la spedizione dei Mille Difficoltà: avversione del papa, isolamento internazionale, avversari politici dell’unità (partito borbonico, sfere ecclesiastiche), divisioni interne con mazziniani Altri due tentativi di conquistare Roma: 1862, si imbarca a Caprera, sbarca a Palermo, attraversa la Sicilia, giunge in Calabria, dove è fermato dall’esercito regolare sull’Aspromonte (ferite a piede e anca) 1867, successo della battaglia della Bezzecca nella terza guerra d’indipendenza, ordine del ritiro e “obbedisco”; spedizione verso Roma, fermata a Mentana il 3 novembre 1867 da truppe pontificie e francesi; Doppiezza del governo Rattazzi e nuova polemica con Mazzini Ritiro a Caprera
L’ultima fase della vita 1870, breve partecipazione alla guerra francoprussiana. Promozione di progetti politici, a sostegno delle società operaie, a favore del nascente movimento radicale e progressista. Accese posizioni anticlericali, sostiene la necessità di una dittatura temporanea per l’educazione del popolo, propedeutica ad un regime repubblicano 1882 anno della morte (2 giugno): preceduta da un viaggio a Napoli e, a ritroso rispetto alla spedizione dei Mille, verso la Sicilia e Palermo.
L’eredità di Garibaldi 5500 comuni su 8103 gli hanno dedicato piazze o vie durante la Resistenza si formarono divisioni e brigate intitolate a Garibaldi; sono chiamati “garibaldini” i partigiani che militarono nelle formazioni che si riferivano al partito comunista Ma anche nella Gnr della Rsi ci fu una brigata intitolata a Giuseppe Garibaldi, la Brigata Nera autonoma operativa Giuseppe Garibaldi Morbegno
Hanno detto di lui La celebre scrittrice francese George Sandafferma: “Egli non assomiglia a nessuno, ed è in lui tale sorta di mistero che fa meditare. Garibaldi non saprebbe imperare che su uomini liberi e su di essi non ha che i diritti sacri della parola data e della parola ricevuta... È uno dei casi più strani del nostro tempo, in cui la guerra è sempre ispirata da calcoli precisi”. Il “Times”, nel necrologio pubblicato il 5 giugno del 1882, scrive tra l’altro “Garibaldi era un personaggio genuinamente leonino: nobile e dignitoso, improvviso il lampeggiare dell’ira, prontezza al perdono, assenza do ogni rancore malignità o grettezza […]. In Garibaldi l’amore prevaleva largamente sull’odio… A dispetto delle proprie convinzioni intransigentemente repubblicane, egli rispose con una totale devozione a Vittorio Emanuele ed alle offese e ai maltrattamenti subiti ad opera del governo del re… Quale che fosse la sua assimilazione dei moderni concetti filosofici, la fede in Dio rimase in lui inalterata. Sfortunatamente la sua fiducia negli uomini – e nelle donne – trascendeva ogni limite ragionevole…