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IL BAMBINO ADHD E LA SCUOLA

IL BAMBINO ADHD E LA SCUOLA. UONPIA - Casalmaggiore, 10 novembre 2011 Dr.ssa Gabriella Pelizzari. ADHD.

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IL BAMBINO ADHD E LA SCUOLA

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Presentation Transcript


  1. IL BAMBINO ADHD E LA SCUOLA UONPIA - Casalmaggiore, 10 novembre 2011 Dr.ssa Gabriella Pelizzari

  2. ADHD • Disturbo evolutivo dell’autocontrollo di origine neurobiologicache interferisce con il normale sviluppo del bambino e ostacola lo svolgimento delle comuni attivita’quotidiane (comportamento bambino vs attese ambiente) • Sintomi: attenzione e concentrazione, impulsivita’ , iperattivita’

  3. ADHD

  4. ADHD

  5. ADHD • Capacita’ di autocontrollo/autoregolazione: dimensione temperamentale • Evoluzione: insorgenza sui 3-4 anni e sensibile ad alcuni eventi/criticita’ (inizio scuola elementare, richieste di compiti sempre piu’ complessi, richieste sociali sempre piu’ alte, adolescenza) • Disturbo associato e/o/secondario a …

  6. ADHD • Eventuali: comportamenti aggressivi, difficolta’ cognitive, problemi emotivi, problemi di interazione sociale • Compromesse: Funzioni Esecutive (sistema inibizione) e Processi Cognitivi legati alla Motivazione • Dissociazione: conoscenza metacognitiva (adeguata) e processi di controllo (deficitari)

  7. Organizzazione e Controllo dei processi cognitivi Concentrazione e Attenzione Sostenuta Pianificazione e Soluzione di problemi Il Bambino non riesce a regolare Impulsivita’ Autostima Comportamento con gli altri Motivazione e Fiducia nell’impegno e nello sforzo Gestione delle Emozioni Comportamento Motorio

  8. ADHD e motivazione • La motivazione in un alunno con iperattivita’ non ha molto a che fare con laforza di volonta’ • I problemi motivazionali per questi alunni sono di natura costituzionale e temperamentale = hanno origine all’interno del sistema nervoso centrale in aree ben specifiche del cervello

  9. Ancora… • A causa di questo deficit motivazionale, i bambini con difficolta’ attentive e iperattivita’ sono portati a comportarsi in modo negativo in quegli ambienti in cui i premi sono deboli, dilazionati, non frequenti e di natura ordinaria • Purtroppo queste sono le caratteristiche di molte modalita’ di gratificazione adottate nella maggior parte delle scuole (v.R.Barkley …”disturbo da deficit motivazionale” …)

  10. Ancora… • Il livello motivazionale determina il livello di partecipazione nelle varie situazioni ed e’ il fattore piu’ importante nel rafforzare l’attenzione verso il compito assegnato • La motivazione (e la conseguente capacita’ di risposta alle ricompense e alle punizioni) puo’ variare moltissimo • Considerare la saturazione delle ricompense (novita’!) • Le ricompense devono essere piuttosto consistenti • Poca sensibilita’ verso la punizione

  11. ADHD/UONPIA • Valutazione psicodiagnostica: protocollo diagnostico (laborioso) per avere il profilo funzionale individuale (punti di forza/debolezza) • Progetto terapeutico: trattamento combinato multimodale (laborioso) = Parent Training, percorso di Autoregolazione, Farmaco, lavoro con la Scuola, … • Soggetti e percorsi: genitori, bambino, insegnanti, accompagnati a comprendere il disturbo, ad apprendere strategie di modificazione del comportamento, …

  12. Considerazioni conclusive • L’iperattivita’ non e’ solo un problema di comportamento • Ne’ e’ possibile attribuire le difficolta’ dell’alunno esclusivamente a fattori neurologici • Il bambino iperattivo e’ un individuo che “sente”, che prova emozioni

  13. Ancora… • Un altro presupposto fondamentale riguarda l’atteggiamento mentale nei confronti dell’alunno e dei suoi comportamenti: alcune convinzioni (o atteggiamenti) si rivelano di ostacolo per una maturazione del bambino e per le relazioni interpersonali all’interno e all’esterno della classe • Insegnanti e genitori hanno spesso convinzioni erronee o inesatte circa le cause e il livello di controllabilita’ di tali problemi (attribuzioni)

  14. Ancora… • Assicurare al bambino un maggior benessere emotivo e’ il punto di partenza per qualsiasi intervento si intenda impostare • Esistono efficaci strategie psicoeducativecomportamentali in grado di aiutare a migliorare notevolmente la situazione del bambino • Occorre molta sistematicita’ in ogni fase

  15. Modello per lo sviluppo di un progetto di intervento psicoeducativo comportamentale Sequenza di tre componenti che sono: • A) evento antecedente • B) comportamento • C) conseguenze

  16. A) cio’ che succede all’inizio (eventi antecedenti = input del sistema ABC) • Regole (spesso non chiare = riflessioni e scelte) • Aspettative (chiarezza) • Comunicazioni (concisione, stili insegnanti: passivo, aggressivo, assertivo; contatto oculare) • Pensieri/Attribuzioni = struttura di base attraverso la quale il comportamento del bambino puo’ essere osservato in famiglia o a scuola

  17. B) la questione centrale (ilcomportamento) • Il comportamento e’ cio’ che il bambino fa, cioe’ qualcosa di osservabile di cui si puo’ contare la frequenza e che sipuo’modificare (non “E’ pigro…non lavora…ha un brutto carattere…”) • Per lavorare meglio e’utile fare un elenco diquelli desiderabili e di quelli indesiderabili • Comportamenti che si manifestano a casa, a scuola e fuori

  18. Comportamenti problematici: 4 categorie 1. Rapporti con i genitori 2. Rapporti con i fratelli 3. Rapporti con i compagni 4. Rapporti con se stessi in diverse aree: - sicurezza - moralita’ - abitudini - controllo - espressione delle emozioni

  19. C) le reazioni al comportamento (le conseguenze) • Le conseguenze determinate da queste azioni sono di grande importanza, indipendentemente dal fatto che il comportamento sia stato prodotto da una specifica richiesta o sia stato provocato da alcuni atteggiamenti degli adulti • Sono di due tipi: premi e punizioni

  20. I premi: due sottotipi • Assegnare unaconseguenza positiva (oggetto, attivita’, ricompensa sociale) • Rimuovere unaconseguenza negativa (togliere il bambino da una situazione a lui sgradita)

  21. Le punizioni: due sottotipi • Assegnare una conseguenza negativa (rimproverarlo) • Rimuovere una conseguenza positiva (togliere un giocattolo o un’opportunita’ di svolgere una bella attivita’)

  22. Nel lessico psicologico le conseguenze premianti vengono chiamate rinforzi • Nell’ambito di programmi di modificazione del comportamento attuabili in classe la maggior parte delle strategie si basanosull’uso dirinforzi positivi. • E’ bene quindi tenere presente i diversi tipi di rinforzi a cui e’ posssibile ricorrere

  23. Tipologia dei rinforzi positivi • Rinforzi tangibili (premi materiali: giochi, dolci, figurine) • Rinforzi sociali (manifestazioni di approvazione e affetto: sorrisi, carezze, elogi, riconoscimenti) • Rinforzi simbolici (bollini o gettoni premio accumulati e poi scambiati con premi tangibili) • Rinforzi dinamici (attivita’ gratificanti o privilegi particolari: usare il computer, vedere una videocassetta)

  24. I rinforzi negativi • Rinforzo negativo = togliere qualcosa di sgradevole come conseguenza premiante (fobia scolare) • Anche il rinforzo negativo “premia” un dato comportamento e lo rende piu’ frequente • Rinforzo negativo vspunizione: la punizione indebolisce il comportamento (temporaneamente) introducendo qualcosa di sgradevole • Sia i rinforzi positivi che negativi producono un aumento del comportamento che li precede

  25. Uso della sequenza ABC Antecedente-Comportamento-Conseguenze: A B C AntecedenteComportamento Conseguenze (Stimolo antecedente) (Risposta comportamentale) (stimolo conseguente)

  26. Interventi basati sugli antecedenti • Tentativi di cambiare l’ambiente che circonda i bambini con iperattivita’/difficolta’ attentive in modo da facilitare i comportamenti desiderabili di prosocialita’ e partecipazione alle attivita’scolastiche, rendendo meno frequenti i comportamenti non desiderabili • Gli sforzi sono quindi diretti verso il cambiamentoprima che il problema si presenti (preventivi)

  27. Approcci centrati sul bambino • Obiettivo: insegnare al bambino una serie di strategie/abilita’ volte a modificare il suo comportamento di fronte a specifici problemi, e facilitare tale cambiamento, o modificare un processo interno che, a sua volta, lo aiuti in classe o in altre situazioni in cui manifesta un comportamento problematico

  28. Strategie utili • Il dialogo interno (o monologo interiore) puo’ costituire un importante strumento di crescita personale In particolare e’ molto importante il ruolo delle autoistruzioni = la capacita’ di dire a se stessi cosa fare nelle diverse occasioni Aiuta a sviluppare la capacita’di riflettere e le abilita’ di autocontrollo

  29. Il dialogo interno … • Puo’ essere impiegato anche per il controllo della rabbia (“ rilassati… stai calmo… non te la prendere…”) • Anche per aiutare i bambini ad organizzarsi meglio (“da dove comincio?… OK, e adesso?”) • Anche per ricordare le strategie di problemsolving (“leggi il testo… fermati a riflettere…”) • Anche per aiutare il bambino a formarsi un’immagine di se’ piu’ positiva (“sono cosi’ stupido…/ se ci provo posso farcela…”)

  30. Autoistruzioni La procedura abituale di insegnamento all’utilizzo di autoistruzioni e’ divisa in quattro fasi: 1- si chiede all’alunno di formulare ad alta voce lafrase chiave 2- gli si chiede di pronunciarla sottovoce 3- gli si propone di muovere semplicemente le labbra 4- gli si dice di pensare la frase e di pronunciarla insilenzio

  31. Approcci centrati sull’insegnante 1) Fornire un programma e degli orari regolari (e’ necessario avere una sequenza scritta e pianificata delle attivita’ giornaliere della classe, letta e affissa = le routines!) 2) Evitare un sovraccarico di informazioni 3) Stabilire chiaramente le priorita’ (ignorare e scegliere i comportamenti-obiettivo importanti) 4) Gestire i materiali (libri, quaderni, appunti,…) Queste strategie riflettono i cambiamenti che possono essere effettuati da un insegnante per facilitare l’adattamento del bambino

  32. Le 4 piu’ comuni conseguenze negative impiegate nelle classi con bambini iperattivi 1)L’ignorare pianificato 2)Il rimproverare 3)Le conseguenze logiche 4)Il costo della risposta

  33. Le 2 piu’comuni conseguenze negative particolarmente efficaci con bambini disattenti e iperattivi • La punizione con noia 2)La punizione con sforzo

  34. Punizioni inutili e dannose Gentile Signora, Suo figlio Mirco non ascolta quello che dico e si comporta come un bambino di due anni. La prego seriamente di prendere provvedimenti. Per castigo Mirco dovra’ scrivere 50 volte: ”Devo rispettare quello che dice la maestra”

  35. Sommario per un uso efficace delle conseguenze I ripetuti tentativi e i fallimenti negli interventi tendenti a controllare le conseguenze porteranno a: confusione frustrazione scoraggiamento sia negli insegnanti che negli alunni

  36. Insegnare al bambino iperattivo • Quali metodi specifici possono essere utili per insegnare al bambino iperattivo? • Per dare risposta a questo quesito e’ importante tenere conto dialcuni bisogniparticolari di questo bambino (muoversi, parlare, fare domande e sperimentare novita’)

  37. Accorgimenti didattici • Essere positivi (comunicare cio’ che l’alunno deve fare piuttosto che cio’ che non deve fare) • Fornire indicazioni chiare (fornire indicazioni singole e specifiche attendendo un feedback comportamentale dall’alunno) • Insegnare ad avere il proprio ritmo (strutturare il lavoro, suddividere compiti complessi in parti piu’ piccole, concedere qualche piccola pausa programmata)

  38. Ancora… • Fornire segnali (esterni, visivi o uditivi) • Fornire una routine costantepur continuando acambiare le cose (compromesso per conciliare il bisogno di una strutturazione precisa delle attivita’ con il bisogno di novita’) • Strutturare le transizioni e preparare ai cambiamenti (pianificare e dettagliare in anticipo perche’ capisca e gestisca le novita’)

  39. Ancora … • Consentire una certa possibilita’ di movimento (v. stile impulsivo, disorganizzato, disattento che rende difficile la gestione comportamentale all’interno della classe = elevato livello di irrequietezza motoria = flessibilita’ da parte dell’insegnante, pur con spazi e regole per non disturbare) • Dare un feedback (immediato e attenzione ricorrente; es. banco vicino all’insegnante per facilitare questo scambio comunicativo)

  40. Ancora … • Favorire il successo (sperimentare la gratificazione, anche per contrastare l’immagine negativa di se’ che rinforzerebbe la demotivazione, l’abbandono scolastico e l’assunzione di comportamenti devianti)

  41. Ancora … • Prevenire le difficolta’ (raccogliere tutte le informazioni sull’alunno prima che inizi l’anno scolastico, nel caso inizi un nuovo ciclo ; utile che i genitori si incontrino con insegnanti e dirigente scolastico; le prime settimane di scuola sono critiche per la determinazione di routine,…e lavorare sulle strategie preventive)

  42. Adattare il curricolo • Un modello di didattica flessibile potra’ rispondere meglio alle esigenze e ai bisogni di ciascun alunno • Tre sono i principi basilari da considerare quando si lavora con alunni iperattivi: brevita’, varieta’ e struttura

  43. ADHD • La difficoltà incontrata dall’alunno ADHD e con difficoltà di apprendimento a modulare la propriaconcentrazione e attività in funzione di sollecitazioni esterne, per un periodo di tempo prolungato, emerge soprattutto nell’ambiente “classe”.

  44. ADHD • E’ comunque ormai evidente che se si integra un training nei vari contesti di vita reale del bambino ADHD, in maniera coerente e sinergica, vi saranno maggiori probabilità di ottenere risultati positivi e benefici a livello psicopedagogico.

  45. ADHD • Per poter creare un adeguato rapporto di collaborazione con un bambino ADHD sono necessarie una profonda competenza in ambito pedagogico ed una notevole capacità emotivae creativa, affinché il soggetto possa apprendere le abilità necessarie, di autocontrollo sociali e didattiche, per superare le proprie difficoltà.

  46. ADHD • E’, inoltre, ormai sempre più evidente la necessità di realizzare un intervento realmente globale e concretamente multidisciplinare, con il coinvolgimento di tutti gli insegnanti, dei compagni di classe e della famiglia. • E’ importantissima quindi la motivazione, la creatività e l’abilità dell’insegnante per catturare tale attenzione e coinvolgimento positivo da parte del bambino.

  47. ADHD • Fondamentale ancora una volta, è il prerequisito della formazione e preparazione emotiva dell’insegnante, per una gestione della classe che miri a cambiare l’ambiente che circonda i bambini ADHD e con difficoltà di apprendimento, in modo da facilitare i comportamenti adeguati che favoriscono socievolezza e coinvolgimento positivo alle attività di classe, diminuendo al massimo i comportamenti non favorevoli.

  48. ADHD • Considerando poi la difficoltà dei bambini ADHD a controllare le tendenze impulsive e reattive, i problemi che si manifestano nel seguire le regole e la loro bassa tolleranza alla frustrazione, non sorprende che molti di essi abbiano problemi di aggressività. Infatti, oltre agli accorgimenti didattici e gestionali del singolo e della classe, per una maggiore efficacia sarebbe opportuno la consulenza e la supervisione di un pedagogista clinico o di uno psico-pedagogista.

  49. ADHD • Una conoscenza pratica, anche approfondita, delle varie strategie cognitivo-comportamentali non può essere sufficiente se non si è in grado come insegnanti di mantenere un buon livello di autocontrollo sulle proprie reazioni emotive e comportamentali. • Gli insegnanti che riescono meglio a gestire le difficoltà comportamentali e di apprendimento dell’alunno ADHD sono quelli che hanno maggiori capacità di autocontrollo e che dispongono di un piano di intervento e di strategie comportamentali ben definite e consolidate.

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