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Quale modello di intervento psicologico nella scuola?. Il modello prescrittivoIl modello informativoIl modello educativo-promozionale. Il modello prescrittivo. ?Ci dica dottore, cosa dobbiamo fare?Il processo a cui si fa riferimento ? la trasmissione di regole, prescrizioni, E' inutile perch?
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1. Formazione e counseling ai docenti sulle problematiche emotivo-relazionali e comportamentali degli alunni con disabilità Relatore
Dott. Mauro Mario Coppa
-psicoterapeuta, pedagogista-
2. Quale modello di intervento psicologico nella scuola?
Il modello prescrittivo
Il modello informativo
Il modello educativo-promozionale
3. Il modello prescrittivo “Ci dica dottore, cosa dobbiamo fare?
Il processo a cui si fa riferimento è la trasmissione di regole, prescrizioni,
E’ inutile perché…
Usa una modalità comunicativa unidirezionale
Si chiede all’utente di restare passivo
L’esperienza soggettiva individuale e l’emotività vengono viste come interferenze sospette
4. Il modello informativo “se so che una certa cosa mi farà male, me ne difendo”
Si fonda sulla convinzione che una persona per cambiare il suo comportamento deve “sapere”
Spesso vengono proposte tematiche lontane dai bisogni presenti
E’ opportuno invece lavorare su ciò che già esiste per riflettere ed elaborare gli atteggiamenti presenti
L’informazione è spesso necessaria ma non sufficiente per modificare abitudini e produrre cambiamenti
5. Il modello educativo-promozionale Il docente richiede l’intervento psicologico per cercare un ruolo diverso, e gestire meglio relazioni complesse
L’intenzione del docente è quella di creare condizioni di stimolo, guida e sostegno allo sviluppo individuale dell’allievo
Lo psicologo assume un ruolo di consulente, che sostiene, ma non sostituisce
Il progetto che ne deriva parte dalla lettura della realtà, dall’individuazione di ciò che è possibile ed utile fare
6. Obiettivi e fasi del progetto di counseling
Obiettivi:
Fornire strumenti operativi per gestire relazioni complesse in classe
Couseling diretto per supportare l’insegnante nell’approfondimento di tematiche “contestualizzate”
Fasi realizzative:
1 fase: incontri formativi
2 fase; counseling diretto periodico su tematiche condivise ed interventi individualizzati
7. Benessere e malessere a scuolail punto di vista dei docenti Stretto legame tra vissuti emotivi positivi e forte motivazione all’insegnamento
La relazione con gli alunni ed il clima della classe sostengono una forte motivazione
Quindi la competenza relazionale e dei processi comunicativi con l’alunno giocano un ruolo chiave nella motivazione all’insegnamento
8.
Obiettivi educativi :
Individuare e riconoscere le proprie emozioni
Potenziare il vocabolario emozionale
Comprendere il rapporto tra le proprie emozioni ed il comportamento conseguente
9. La gestione della classe: le componenti strategiche Le metodologie e strategie didattiche e relazionali
L’empowerment del docente
La gestione delle problematiche comportamentali
Il coinvolgimento della famiglia
10. La promozione del benessere in classe i programmi di educazione emotiva e relazionale Atteggiamenti e comportamenti positivi diretti ad aiutare o beneficiare un’altra persona o un gruppo di persone, senza ricevere ricompense
11. Componenti e Funzioni dell’azione prosociale Componenti
Stimolare un atteggiamento non aggressivo, non violento e di autocontrollo
Stimolare un atteggiamento non egocentrico, di apertura
Funzioni
Cooperare, come scelta e azione reciproca di aiuto nel rispetto dell’altro , in vista di un obiettivo comune
Donare, come scelta e azione di aiuto per l’altro, nel rispetto dell’altro
12. Struttura del programma di educazione prosociale Attività riferite sia ad esperienze dirette (giochi, circle-time)che indirette (narrazioni, role-playing) rivolte a bambini dai 7 ai 12-13 anni
Il programma può essere realizzato in classe, con l’insegnante, con frequenza settimanale, oppure come progetto specifico integrativo curato da professionisti e/o educatori
13. Training di abilità prosociali in classe Struttura-tipo di ogni unità prosociale:
Situazione-stimolo : occasione-problema
Lettura: interpretazione delle finalità, motivazioni, conseguenze di un comportamento
Azione: comprensione e confronto tramite esperienze personali o di gruppo
Generalizzazione: processo di ricerca e consapevolezza di regole ed atteggiamenti
14. Ambiti applicativi del programma di educazione prosociale Progetto “ICARE” : l’educazione prosociale come mediatore e facilitatore del processo di inclusione scolastica di bambini in situazione di diversità, sia di tipo cognitivo, sensoriale, e socio-culturale
La classe segue un programma di educazione prosociale; la ricaduta pratica degli atteggiamenti e sensibilità acquisite vengono verificate e generalizzate in attività di apprendimento cooperativo, con l’inclusione del bambino in situazione di diversità
Vengono effettuate osservazioni prima e dopo l’attuazione del programma, sia in classe, che nel contesto di apprendimento cooperativo
15. La relazione docente-genitore… Crescere significa accettare i limiti, ma sono gli adulti i primi a non farlo; pensano ad una educazione del figlio senza limiti, né fisici, né psicologici
Perversa e’ la logica del disagio:se un ragazzo non studia, è perché soffre
Molti insegnanti, in difficoltà verso il disagio comportamentale ed i problemi relazionali, oscillano tra autoritarismo e rassegnazione
16. La relazione docente-genitore… Spesso tra famiglie e docenti si crea una barriera di pregiudizi reciproci
Atteggiamento ondivago dei genitori degli studenti: da un lato il vuoto relazionale e fisico, dall’altro il tentativo di colmarlo e diminuire il proprio senso di colpa:
sono dalla tua parte, ti difendo dalle ingiustizie, dai soprusi del mondo
17. L’educazione socio-affettiva per i genitori1. Formazione e consulenza educativa Obiettivi:
Coinvolgere scuola e famiglia in obiettivi condivisi . Esempi di forme collaborative possono nascere intorno al
percorso di consapevolezza e conoscenza relativo all’orientamento scolastico.
itinerari di formazione e coinvolgimento personale in progetti di educazione alla solidarietà
Attuare interventi preventivi e di sostegno per affrontare le varie forme di disagio in ambito familiare, promuovendo la comunicazione continua tra scuola e famiglia (ad es, il quaderno scuola-famiglia in relazione a specifiche problematiche relazionali e/o comportamentali)
18. L’educazione socio-affettiva per i genitori2. Formazione e consulenza educativa Obiettivi:
3. Costruire il benessere dei propri figli promuovendo le abilità educative e comunicative dei genitori
Le forme di collaborazione scuola-famiglia debbono assumere carattere di continuità e periodicità, sin dalla scuola primaria, con forme di auto-muto aiuto
19. L’educazione socio-affettiva per i genitori3. Fasi e livelli di intervento famigliare 1. Corsi sulla genitorialità
2. Corsi di formazione specifici su tematiche “critiche” presenti nella scuola (es. iperattività; problemi emotivi; aggressività)
3. Creazione di gruppi di auto-mutuo-aiuto tra genitori, con la supervisione periodica di un professionista
4. Consulenza educativa individuale a famiglie di bambini con disturbi del comportamento e bullismo
20. La conduzione efficace della classe Una migliore gestione della classe avviene quando l’insegnante :
Ha maggiore capacità di autocontrollo
È in grado di attuare un piano educativo per la modificazione dei comportamenti problematici
21. Le regole della classe Un sistema di regole aiuta gli alunni a relazionarsi in maniera costruttiva ed assumere un comportamento responsabile
Le regole stabilite per la classe debbono essere propositive, poche, e non solo un elenco di divieti
Le regole sono chiare e concrete, e vengono formulate in termini positivi
22. Linee guida per rendere più efficaci le regole della classe Coinvolgere gli alunni nella definizione delle regole
Troppe regole diventano difficili da osservare
Formulare le regole in maniera chiara e precisa
Regole concrete, con un riscontro pratico nella vita reale
Regole eque, funzionali al benessere degli alunni
Formulare le regole in termini positivi, non divieti
Specificare regole e penalità
Ritornare periodicamente sulle regole, ed eventualmente modificarle
23. Il decalogo di convivenza civile tra alunni Regole relative alla soluzione dei conflitti, ad es. imparare a spiegare il proprio punto di vista (aiutano a prevenire atti di aggressività)
Regole riguardanti la comunicazione (es, volume della voce, rispetto del turno)
Regole di sicurezza per gli alunni (es. come uscire ed entrare a scuola)
Regole relative alla libertà di movimento (es. quando alzarsi dal posto)
Regole per facilitare il proprio apprendimento (es. limitare comportamenti disturbanti
24. Il contratto educativo Premessa: l’aggressività cresce anche da sistemi disciplinari incoerenti, senza chiare regole da seguire , né sanzioni previste
È un impegno del tipo “se..allora” per cui lo studente ( o la classe) riceve gratifiche in relazione a comportamenti positivi
Stabilire regole chiare scritte, o con immagini, in cui viene specificato ciò che non viene ammesso, ed i comportamenti positivi attesi
I termini del contratto debbono essere negoziati tra le parti, equi, e chiari
25. Il metodo dell’operatore-amicoovvero i coetanei come agenti di cambiamento Le ragioni: i ragazzi, se formati , hanno attitudini naturali di
Prosocialità
Empatia
Vengono meglio accettati dai coetanei
Obiettivo: affidare agli alunni di Scuola
Media responsabilità educative nei confronti
di coetanei con problemi
Strumenti: il modello dell’operatore-amico che:
Sta vicino ai compagni rifiutati o isolati
Aiuta i compagni in difficoltà scolastiche
Supporta i compagni che vivono momenti difficili
29. Case-study Età: 12 anni
Diagnosi: cerebropatia da infezione virale materna, assenza del linguaggio, deficit visivo bilaterale, assenza del linguaggio, ritardo mentale grave
Livello adattivo-sociale:
difficoltà socio-relazionali,
perseveranza,
auto ed eteroaggressività,
scarsa motivazione al compito
30. L’intervento educativo-riabilitativo P.E.I. basato sul T.E.A.C.C.H.
Sviluppo abilità di comunicazione aumentativa con sistemi pittografici ed oggettuali
Gestione delle contingenze di rinforzo tramite contratto educativo
Controllo dei comportamenti disadattivi, in particolare l’autolesionismo
32. L’integrazione tra interventi farmacologici e psicoeducativi La terapia cognitivo-comportamentale facilita la riduzione dei farmaci (ad es. in caso di reazioni allergiche)
La terapia cognitivo-comportamentale diminuisce i comportamenti devianti, e facilita l’effetto della farmacoterapia
La farmacoterpia facilita le abilità di apprendimento discriminativo
L’integrazione è efficace se valutate selettivamente le variabili inserite
33. Strategie di coping per facilitare la gestione dei comportamenti-problema Il comportamento grave è considerato una delle fonti più significative di stress
Una non adeguata strategie di coping costitusce serio rischio di burn-out
Il rischio stress e burn-out si previene:
Supporto psicologico individuale o a gruppi
Programmazione con controllo delle variabili
Coping con presa in carico diretta dello staff
Percorsi formativi specifici (strategie comportamentali, autodifesa personale)
34. Come gestire in pratica i comportamenti problematici degli alunni Ignorare il comportamento problema e dare attenzione a quelli positivi degli altri
Incoraggiare i comportamenti positivi dell’alunno (anche se rari)
Ridurre all’essenziale i rimproveri
Prevenire il problema anticipando la risposta
Usare affermazioni positive ed empatiche
Formulare richieste con determinazione
Ricordare le regole della classe
Chiedere “che cosa” invece di “perché”
Monitorare la frequenza del comportamento problematico
Ricorrere a gratificazioni concrete
Prevedere il “costo della risposta”