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Assistenza pre- e post-operatoria al paziente sottoposto ad intervento chirurgico della tiroide. Cinzia Vianello Coordinatrice infermieristica Blocco Operatorio Ospedale dell’Angelo-Mestre. LA TIROIDE. LA TIROIDE.
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Assistenza pre- e post-operatoria al paziente sottoposto ad intervento chirurgico della tiroide Cinzia Vianello Coordinatrice infermieristica Blocco Operatorio Ospedale dell’Angelo-Mestre
LA TIROIDE • Ghiandola situata nel collo in posizione mediana davanti alla laringe ed alla trachea.È costituita da tante piccole formazioni rotondeggianti (follicoli),ciascuna delle quali presenta una cavità interna,piena di una sostanza detta colloide, e un involucro di cellule epiteliali che producono la colloide e secernono l'ormone tiroideo. La tiroide è uno degli organi più abbondantemente vascolarizzati. Essa secerne due tipi di ormoni: la tirocalcitonina che controlla il calcio nel sangue e le iodotironine, i cui effetti sono rivolti essenzialmente al controllo del metabolismo.
TIROIDE • L’ATTIVITA ENDOCRINA DELLA TIROIDE, COME QUELLA DI ALTRE GHIANDOLE A SECREZIONE INTERNA, E’ SOTTO IL CONTROLLO DELL’IPOFISI ANTERIORE. • GLI ORMONI TIROIDEI ESPLICANO MOLTEPLICI AZIONI: • AZIONE SUI PROCESSI METABOLICI: OSSIDAZIONE DELLE CELL, ACCELERA SINTESI E DEMOLIZIONE DELLE PROTEINE. AZIONE ECCITOMETABOLICA. • AZIONE SULLA CRESCITA: SVILUPPO SOMATICO, PSICHICO E SESSUALE DELL’INDIVIDUO • AZIONE SUL SISTEMA NERVOSO VEGETATIVO: ADRENALINA E NORADRENALINA E’ POTENZIATA DAGLI ORMONI. • AZIONE SULLA TERMOREGOLAZIONE • SVILUPPO DELLA CUTE ED ANNESSI CUTANEI.
LA TIROIDE • LA TIROIDE PRODUCE 3 ORMONI: • ORMONE TIROIDEO: comprende due diversi ormoni prodotti dalla tiroide: TIROXINA (T4) E TRIIODOTIRONINA (T3); aminoacidi che nella loro struttura legano lo iodio. • CALCITONINA: secrezione non regolata dal TSH, ma in risposta a elevati livelli plasmatici di Ca. • LO IODIO: • Essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei; carenza = disfunzione tiroidea • Viene captato (ioduro) dal sangue e trasformato in iodio molecolare + tirosina = T3 e T4.
Indagini preliminari all’atto operatorio PREMESSA • In tutti gli ambienti in cui ciò sia possibile, è auspicabile la costituzione di un team multidisciplinare costituito da un endocrinologo, un medico nucleare e un chirurgo esperto in neoplasie del collo. A tale team dovrebbero poi afferire citopatologi, anatomo-patologi, specialisti in diagnostica per immagini e personale infermieristico esperti nella gestione di pazienti con carcinoma tiroideo o patologia oncologica. • Le principali indagini preliminari all’atto operatorio di tiroidectomia totale (da valutare caso per caso) sono le seguenti:
PRINCIPALI INDAGINI • Dosaggio della calcitonina serica: • Per escludere (soprattutto in caso di reperto citologico di neoplasia follicolare) un carcinoma midollare della tiroide. • Ecografia del collo: • 1) esame della tiroide, • 2) studio ecografico della regione cervicale (per la ricerca di linfonodi sospetti per metastasi), • 3) agoaspirazione delle lesioni tiroidee coesistenti e di eventuali adenopatie con esame citologico e dosaggio della tireoglobulina sul liquido di lavaggio dell’ago. • Laringoscopia indiretta: • Per valutare la motilità delle corde vocali prima della terapia chirurgica. • Dosaggio del PTH e della calcemia: • Per documentare il funzionamento delle paratiroidi prima del trattamento chirurgico.
GOZZO TIROIDEO • Con il termine gozzo o struma si intende un aumento di volume della tiroide non dovuto a cause infiammatorie né tumorali, caratterizzato clinicamente da livelli di ormoni tiroidei nel sangue generalmente normali (eutiroidismo). La causa più comune di gozzo è la carenza iodica. Il requisito essenziale per la normale sintesi degli ormoni tiroidei è infatti l’apporto di adeguate quantità di iodio, elemento scarsamente reperibile sulla superficie terrestre; ne consegue che in quelle aree in cui la carenza iodica è maggiormente importante, come in Sicilia, il contenuto di iodio negli alimenti risulta insufficiente per la sintesi ormonale. Ad una minore produzione ormonale consegue una maggiore stimolazione della tiroide da parte del TSH (ormone di regolazione ipofisario), che ha come effetto l’aumento di volume della ghiandola stessa. • Parliamo di gozzo endemico se è presente in più del 5% della popolazione scolare di una determinata area, correlato generalmente a carenza iodica, e di gozzo sporadico (≤ 5%)
GOZZO TIROIDEO • TERAPIA: • il trattamento del gozzo varia in relazione alle sue dimensioni, alla presenza o meno di noduli, all’eventuale sintomatologia associata e ai livelli ormonali in circolo. • La terapia può essere medica e chirurgica. • Terapia sostitutiva con l’ormone sintetico L-T4, per ridurre l’iperstimolazione e quindi le dimensioni del gozzo, e in tutti i casi in cui si giunge al deficit ormonale. • Terapia chirurgica (tiroidectomia totale) seguita da terapia farmacologica sostitutiva, per eliminare il danno estetico, in presenza di noduli sospetti o tendenti all’aumento volumetrico, e in tutti i casi in cui sia presente compressione tracheoesofagea.
CANCRO DELLA TIROIDE Il cancro della tiroide ha una prevalenza molto minore di quella di altre forme di cancro, ma rappresenta il 90% dei tumori maligni endocrini ACCERTAMENTO E VALUTAZIONE DIAGNOSTICA •palpazione del collo: masse dure e fisse singole o associate a linfoadenopatia cervicale suggeriscono malignità • prove di funzionalità tiroidea (raramente forniscono esiti conclusivi) • agobiopsia in anestesia locale (differenziazione tra benigni e maligni e stadiazione di neoplasia maligna) • agobiopsia con ago di calibro più grosso (se biopsia standard non permette di trarre conclusioni)
CANCRO DELLA TIROIDE TRATTAMENTO CHIRURGICO Le ghiandole paratiroidi si cerca di non asportarle per ridurre il rischio di ipocalcemia postoperatoria e di tetania. Dopo il trattamento chirurgico, se il tumore è radiosensibile si procede all’ablazione del tessuto ghiandolare residuo irradiando con iodio radioattivo. Dopo il trattamento chirurgico si somministra ormone tiroideo a dosi soppressive per portare i livelli di TSH a valori compatibili con uno stato eutiroideo. Se il tessuto tiroideo residuo non è sufficiente a produrre quantità di ormone sufficiente sarà necessaria una terapia cronica con tiroxina.
TIROIDECTOMIA TOTALE O SUB-TOTALE • INTERVENTO CHIRURGICO • Il carcinoma tiroideo differenziato ha una lenta evoluzione e prognosi generalmente buona, ma resta comunque una neoplasia potenzialmente letale in una percentuale di casi non trascurabile. • Pertanto il trattamento iniziale deve essere il più radicale possibile per eliminare tutti i focolai tumorali e permettere un’ottima qualità della vita, evitando complicanze iatrogene. • Il trattamento del carcinoma tiroideo è chirurgico e si basa sulla tiroidectomia totale o sub-totale. Spesso la precoce diffusione linfonodale rende necessario lo svuotamento linfonodale centrale. La linfectomia laterocervicale, viceversa, è rappresentata dall’evidenza ecografica di metastasi. • La principale obiezione alla tiroidectomia totale è la possibilità di complicanze chirurgiche a carico delle paratiroidi (ipoparatiroidismo) e dei nervi laringei ricorrenti (paralisi cordale).
L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA AL PAZIENTE SOTTOPOSTO AD INTERVENTO ALLA TIROIDE • Il ruolo infermieristico inizia sin dal ricovero: è, infatti, l’infermiere ad accogliere il paziente, a compilare la cartella clinica e infermieristica, avendo cura di domandare al soggetto le eventuali allergie a farmaci e la presenza di altre patologie oltre a quella per la quale è ricoverato (per esempio se soffre o ha sofferto d’ipertensione, diabete, regressi infarti, problemi cardiaci o respiratori). • Eseguite le prime fasi di accoglienza del paziente e una volta rassicuratolo con tutte le dovute spiegazioni e informazioni sugli esami diagnostici-strumentali che dovrà eseguire, l’infermiere inizia a programmare date ed esami necessari all’intervento: • Rx tradizionale • ECG • Ecografia tiroidea • Ago aspirato:La citoaspirazione con ago sottile (fine needle aspiration biopsy-FNAB) rappresenta la procedura maggiormente accurata per determinare se un nodulo possieda elementi di rischio tali da giust i f i c a re l’exeresi chiru rgica o se la probabilità di benignità sia talmente elevata da consigliare la semplice osservazione clinica. • Laringoscopia • Visita anestesiologica • TAC/RMN
VALUTAZIONE PREOPERATORIA • Stato psicologico del paziente: un primo compito dell’infermiere è comprendere le necessità che tale stato di malattia impone, trattandosi di malattia oncologica: creare un rapporto di fiducia e di empatia con il paziente è indispensabile per gestire e attuare un’ottima assistenza: • Paura della morte • Perdita integrità della persona(deturpazione) • Modificazione del sè e dei rapporti con gli altri Sono timori vissuti come insuperabili dal paziente • Attuare strategie di coping: Parlare al paziente con onestà e franchezza, ma in tono ottimistico, delle prospettive di vita o di recupero post-operatorio lo aiuterà ad accettarne meglio il disagio, riducendo cosi stress e depressione, che influenzerebbero negativamente l’intero processo di cura.
OBIETTIVI • RAGGIUNGIMENTO DI UN LIVELLO ADEGUATO DI CONOSCENZA : una buona informazione preoperatoria ha dimostrato svariati esiti positivi per il paziente quali riduzione dei tempi di degenza post-operatoria, della paura, dell’ansia, dello stress psicologico e del dolore, aumento della collaborazione allo svolgimento delle attività prescritte, soddisfazione, abilità nell’assunzione di farmaci, uso di analgesici, recupero fisico, autonomia di movimento e grado di preparazione per la dimissione. • DIMINUZIONE DELL’ANSIA E DELLO STRESS : spesso il paziente proviene da un ambiente carico di stress e nervosismo dovuti proprio al tipo di patologia. Può essere legittima la richiesta non infrequente di rimanere da soli, rifiutando la presenza dei familiari • AUTONOMIA fisica raggiungibile al più presto possibile
PREPARAZIONE DEL PAZIENTE • La tricotomia è eseguita per di più esclusivamente negli uomini nella zona sottostante il collo allo scopo di creare la zona per il campo sterile. Laddove possibile, è comunque preferibile procedere alla chirurgia senza eseguire la tricotomia piuttosto che utilizzare rasoi a lametta, questo per diminuire il rischio d’infezione della ferita chirurgica. Se il paziente è in grado di realizzare personalmente quest’azione, compito dell’infermiere sarà istruirlo su come procedere e quale zona corporea trattare; qualora invece il paziente presentasse difficoltà, sarà l’infermiere stesso che andrà a effettuare la manovra cercando di praticarla il più vicino possibile al tempo operatorio per diminuire il rischio dell’infezione della ferita chirurgica. • Il digiuno da solidi e liquidi prima dell’anestesia generale è, da molto tempo, considerato di fondamentale importanza per la sicurezza del paziente, al fine di ridurre il rischio di rigurgito del contenuto gastrico. Ciò è legato al fatto che con l’induzione dell’anestesia, si determina la cessazione, con entità variabile in relazione al livello dell’anestesia, dello stimolo della tosse e della deglutizione, nonché la depressione dei riflessi faringo-laringei. La verifica del rispetto della prescrizione di digiuno deve essere eseguita al momento dell’intervento.
FASE POSTOPERATORIA • Un intervento chirurgico è sempre un evento “ traumatico ” per l’organismo, che reagisce con modificazioni fisiologiche e metaboliche controllate da stimoli neuroendocrini. • L’immediato decorso post-operatorio, risulta estremamente delicato e critico per il paziente tanto da richiedere una particolare attenzione assistenziale. • Questa fase richiede il controllo, attento e frequente, di numerosi parametri tra cui la respirazione, i parametri vitali, il livello di coscienza, le perdite ematiche, la somministrazione della terapia endovenosa prescritta, lo stato emotivo, il dolore. • Nelle fasi successive, inoltre, l’attenzione deve essere rivolta alla ripresa dell’eliminazione, dell’alimentazione e della mobilizzazione della persona. • La prima valutazione post-operatoria deve essere realizzata immediatamente al ritorno del paziente dalla sala: i valori rilevati fungono da riferimento per le valutazioni successive delle condizioni della persona e consentono di rilevare se si sono verificati dei problemi nel tragitto dalla sala operatoria. • Questa valutazione può essere fatta sia dal medico responsabile, che dall’infermiere responsabile, che riferirà immediatamente la presenza di alterazione dei parametri rilevati.
FASE POSTOPERATORIA • L’infermiere monitorerà e assisterà il paziente nell’immediato post-operatorio ponendo attenzione a: • Predisporre un ambiente sicuro • Recupero degli effetti dell’anestesia • Recupero dello stato fisiologico (ritorno delle funzioni motorie e sensoriali) • Stabilizzazione dei segni vitali, orientamento temporo-spaziale • Eventuali complicanze • Controllo temperatura corporea • Gestione del dolore • Efficacia terapeutica • Accertamento dei livelli di coscienza • Cura di sé
FASE POSTOPERATORIA • POSTURA: a seguito di un intervento di tiroidectomia totale, appena il paziente ha ripreso conoscenza viene fatto distendere sul dorso, in posizione semiseduta con la testa elevata e col sostegno di cuscini (è molto importante che rimanga disteso e mantenga tale posizione soprattutto nelle prime 12 ore). • Sarà necessario che mantenga fermo il collo, non faccia movimenti bruschi cosi da evitare che il capo subisca contraccolpi che oltre a poter compromettere la riuscita dell’intervento, possono causare ipotensione.Potrà aiutarsi nel sostenere il collo con le mani nella parte posteriore. • INFORMAZIONE/EDUCAZIONE AL PAZIENTE E FAMILIARI: • Descrivere la giusta postura che dovrà essere mantenuta. Riferirà notizie connesse ai tempi di rimozione di eventuali drenaggi, spiegando l’importanza che questi rivestono per la ripresa dello stato di salute. ACCERTAMENTO DELLA FUNZIONALITA’RESPIRATORIA: • L’infermiere prenderà atto della rilevazione di parametri respiratori quali saturazione dell’ossigeno (SpO2); frequenza respiratoria (14-18atti il minuto); percentuale di ossigeno e anidride carbonica; caratteristiche del respiro; movimenti del torace; ricerca dei segni di ostruzione bronchiale. Talvolta un edema della glottide, la formazione di un ematoma o una lesione del nervo ricorrente, possono provocare difficoltà respiratorie: tutto deve essere repentinamente segnalato.
FASE POSTOPERATORIA Accertamento funzionalità cardiovascolare e stabilità emodinamica • Importante per la prevenzione e il riconoscimento precoce delle complicanze legate all’intervento: saranno controllate pressione arteriosa (PA); ev. pressione venosa centrale (PVC); frequenza cardiaca (FC); ricerca della presenza dei segni clinici dello shock. Controllo del dolore post-operatorio • L’infermiere si occuperà di prendere informazioni riguardo alle caratteristiche del dolore, alla sua localizzazione e qualità, attraverso il rilievo di segni soggettivi e segni oggettivi (aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, atteggiamento di difesa, irrequietezza e irritabilità del paziente). • Deve essere scrupolosamente rispettata la somministrazione di t. analgesica. • Il paziente deve stancarsi il meno possibile: anche parlare può essere faticoso: Osservazione della variazione di voce. Controllo del sito d’incisione e sistemi di drenaggio • L’infermiere controllerà principalmente l’integrità e l’adesione della medicazione; il corretto funzionamento dei drenaggi e il loro ancoraggio; l’aspetto esterno della cute nel sito d’incisione; e s’impegnerà nell’osservazione e nell’identificazione precoce di complicanze quali ostruzioni, emorragie.
GESTIONE DELLE COMPLICANZE OPERATORIE A SEGUITO DI TIROIDECTOMIA Intervento infermieristico nella gestione dell’emorragia postoperatoria L’emorragia si verifica in genere nelle prime 24 ore post-operatorie (il 75% delle quali nelle prime 12 ore) e del tutto eccezionalmente oltre le 24 ore. Raramente l’emorragia è dovuta al cedimento di una legatura vascolare, mentre la causa di gran lunga più frequente deriva da un accesso ipertensivo post-operatorio, specie in pazienti già ipertesi nel pre-operatorio. Per questo motivo è importante eseguire un attento monitoraggio pressorio nei pazienti operati, almeno per le prime 12 ore dopo l’intervento, accorgimento che in molte casistiche, ha fatto crollare la percentuale di emorragie post-operatorie. Nel caso di emorragia importante, il collo del paziente apparirà gonfio e edematoso, e avvertirà una grave difficoltà respiratoria causata dalla presenza di grossi coaguli di sangue che comprimono la trachea.
GESTIONE DELLE COMPLICANZE OPERATORIE A SEGUITO DI TIROIDECTOMIA • In questi casi, l’infermiera dovrà chiamare immediatamente il medico avvisandolo di quanto accaduto, e controllerà più volte i parametri vitali, i drenaggi e lo stato generale del paziente. • L’assistenza infermieristica si concentrerà inoltre sull’osservazione di segni e sintomi che possono manifestare uno shock emorragico: le manifestazioni precoci includono tachicardia e vasocostrizione cutanea. • Attenzioni specifiche vanno riservate alla frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, circolo cutaneo e pressione arteriosa differenziale. • Nei casi più gravi di emorragia, il paziente dovrà essere sottoposto nuovamente a intervento chirurgico.
GESTIONE DELLE COMPLICANZE OPERATORIE A SEGUITO DI TIROIDECTOMIA Intervento infermieristico nella gestione di lesioni delle paratiroidi:IPOCALCEMIA Le lesioni delle paratiroidi sono dovute in genere all’avulsione accidentale ma possono verificarsi anche in relazione ad una loro devascolarizzazione dovuta alla preparazione chirurgica. In genere non basta l’asportazione di una singola paratiroide a determinare l’ipoparatiroidismo post-operatorio, giacché le paratiroidi residue sono sufficienti ad assicurare buoni livelli di paratormone nel sangue. L’ipoparatiroidismo può essere transitorio o definitivo (se persiste oltre i 6 mesi dall’intervento) e può essere una patologia estremamente invalidante per il paziente; si evidenzia dopo qualche ora dall’intervento, raramente dopo qualche settimana o mese.
IPOCALCEMIA L’ipoparatiroidismo post-operatorio determina una riduzione più o meno severa dei livelli di calcio nel sangue (ipocalcemia) che provoca una sintomatologia caratterizzata da un aumento dell’eccitabilità neuromuscolare che si evidenzia con vari gradi di parestesie (formicolii alle estremità e intorno alla regione buccale, senso d’intorpidimento muscolare ecc.), fino ad arrivare alla cosiddetta “crisi tetanica” caratterizzata dalla contrazione di diversi gruppi muscolari, in particolare di quelli facciali (trisma) e di quelli del carpo. È opportuno che, nelle 24 ore successive all’intervento di tiroidectomia l’infermiere interroghi il paziente circa l’insorgenza di parestesie e che un controllo della calcemia sia programmato ogni 12 ore durante il post-operatorio. La terapia dell’ipoparatiroidismo definitivo viene condotta con vitamina D, agonista del paratormone (l’ormone mancante), e con Sali di Calcio: la dose di attacco varierà in rapporto alla gravità dell’ipocalcemia.
IPOCALCEMIA • L’ipocalcemia post-operatoria precoce e reversibile è la più frequente: essa è in genere legata a ischemia intra-operatoria delle paratiroidi, irrorate dagli stessi vasi della tiroide, e regredisce entro pochi giorni o settimane dall’intervento. • Negli ultimi anni la percentuale d’ipocalcemia post-operatoria è diminuita sensibilmente grazie all’utilizzo di una profilassi con Vit. D e sali di calcio per bocca . • La sintomatologia dipende dalla gravità dell’ipocalcemia e dalla velocità della sua comparsa. • A seguito di prescrizione medica, l’infermiere si occuperà dei necessari controlli periodici della calcemia (inizialmente ogni 3 giorni, quindi una volta a settimana e infine, dopo documentata stabilizzazione, ogni mese), eseguiti sia per valutare se il danno è permanente, sia per evitare fenomeni di sovradosaggio.
IPOCALCEMIA • Nell’ipoparatiroidismo cronico se non vengono assunte preparazioni di calcio è cruciale la dieta, che dovrebbe essere ricca di latte e latticini, e associata all’uso di acque di acquedotto (o a contenuto noto di calcio), possibilmente senza l’uso di acque oligominerali prive di calcio. Compito del medico e dell’infermiere sarà quindi anche quello di predisporre il paziente a una dieta equilibrata da seguire nel periodo successivo alla cura. • Nei casi più gravi come l’ipocalcemia acuta con tetania, che rappresenta un’emergenza endocrina, si richiede un trattamento immediato (subito dopo aver eseguito un prelievo per la calcemia) con l'infusione EV di sali di Ca. • L’infermiere preparerà il calcio gluconato, che può essere somministrato EV sotto forma di 10 ml di soluzione al 10% in 10 minuti. Nelle successive 12-24 ore possono essere necessarie infusioni ripetute o l'aggiunta di un'infusione continua.
GESTIONE DELLE COMPLICANZE OPERATORIE A SEGUITO DI TIROIDECTOMIA Intervento infermieristico nella gestione di lesione dei nervi laringei La lesione del nervo laringeo inferiore, detto comunemente ricorrente, può essere transitoria o permanente, monolaterale o bilaterale. La corda vocale innervata dal nervo lesionato rimane, transitoriamente o permanentemente, paralizzata in posizione semichiusa, con modificazione del tono della voce che sarà indebolito e bitonale. Se sono lesionati entrambi i nervi, le due corde paralizzate in posizione semichiusa possono ostacolare il passaggio dell'aria ai polmoni ed esporre al rischio di asfissia. In questi casi è necessario intubare immediatamente il paziente, per consentire una respirazione assistita meccanicamente. In questa situazione, l’obiettivo è quello garantire la pervietà delle vie aeree superiori e consentire una ventilazione adeguata. L’assistenza infermieristica durante l’intubazione prevede prima di tutto un’adeguata informazione al paziente sulla manovra che verrà effettuata, ove il suo stato di coscienza lo consenta.
Intervento infermieristico nella gestione di lesione dei nervi laringei • Garantire la privacy del paziente e rimuovere le eventuali protesi dentarie mobili. • Monitorizzare il paziente e assicurarsi che sia portatore di un accesso venoso periferico (in caso contrario, provvedere al posizionamento prima dell’inizio dell’intubazione). • L’infermiere organizzerà poi tutti farmaci necessari all’intubazione, e i farmaci d’urgenza, poiché resta comunque una manovra ad alto rischio. • Preparerà il tubo (che sarà lubrificato e sarà controllata la tenuta della cuffia gonfiandola con la siringa); dopodiché si farà assumere al paziente la posizione più idonea, collocandolo supino, con il collo lievemente flesso e il capo esteso. • Prima della manovra d’introduzione del tubo, l’infermiere pre-ossigenerà il paziente, ventilando con maschere facciali e con ossigeno ad alte percentuali. L’infermiere assisterà il medico durante la manovra, controllando costantemente i parametri vitali e aspirando eventuali secrezioni presenti.
Ipotiroidismo Spesso il paziente non è adeguatamente preparato ai problemi d'ordine fisico ed emotivo causati dall'ipotiroidismo e dalla cura del cancro alla tiroide. L'opinione pubblica non è a conoscenza di molte implicazioni relative alle patologie della tiroide: il team ha il compito di educare il paziente e le persone che gli sono vicine. E’ lo stesso paziente che dovrà assicurarsi che gli alimenti rientrino nella dieta della cura alla tiroide. Ogni paziente potrà reagire in maniera diversa al trattamento, avvertendo solo alcuni o molti dei sintomi di cui sopra; per questo alcuni rimedi basati sul buonsenso talvolta risultano particolarmente utili. Il paziente che presenta condizioni di ipotiroidismo sempre più accentuate, sperimenterà il rallentamento delle proprie funzioni vitali e potrà necessitare di lassativi, lubrificanti per le fosse nasali, creme idratanti per la pelle e le unghie, shampoo delicati ed assistenza da parte di altre persone. Potrà inoltre avvertire sintomi di depressione, sentirsi di cattivo umore o triste. Oppure, sentirsi particolarmente stanco. La reazione è decisamente soggettiva e ogni tipo di trattamento determina risposte diverse a seconda del paziente.
Ipotiroidismo Alimenti che si possono consumare • Riso • Crusca di riso • Frutta • Orzo • Crusca di frumento • Legumi • Cereali con grani interi • Tuberi
Radioterapia metabolica Lo iodio-131 viene somministrato dopo l’intervento chirurgico di tiroidectomia per tre fondamentali ragioni: • A distruggere ogni residuo di tessuto tiroideo normale per aumentare la sensibilità della scintigrafia whole body con radioiodio e del dosaggio della tireoglobulina circolante nel corso del successivo follow-up per l’evidenziazione di eventuali recidive della malattia o metastasi a distanza. 2. A distruggere eventuali microfocolai carcinomatosi e quindi ridurre il rischio di recidiva a lungo termine. 3. A permettere l’effettuazione di una scintigrafia whole body, utilizzando l’elevata attività di iodio-131 somministrata a scopo terapeutico, che presenta una sensibilità superiore alla scintigrafia con attività diagnostica convenzionale nell’evidenziare persistenza di malattia.
Radioterapia metabolica • Lo iodio radioattivo viene utilizzato durante gli esami per determinare le malattie della tiroide o come trattamento iniziale per il tessuto tiroideo residuo, in seguito ad intervento chirurgico.Gli infermieri che assistono i pazienti sottoposti a terapia a base di iodio radioattivo dovranno adottare una serie di precauzioni. Suggeriamo di limitare l'esposizione al paziente, anche se non è necessario allontanarsi completamente. L'esposizione alla radioattività sarà ridotta ai minimi termini; consigliamo, invece, al personale in stato interessante di evitare completamente l'esposizione alla radioattività.I residui corporei radioattivi dovranno essere eliminati definitivamente: è consigliabile rivolgere particolare attenzione alla pulizia delle mani, degli attrezzi, assicurandosi di tirare due volte lo scarico nel bagno e di porre i prodotti contaminati in contenitori speciali. Ulteriori e più dettagliate informazioni verranno fornite direttamente dal Reparto di Medicina Nucleare dell'ospedale.Il medico dovrà istruire il paziente su tutte le informazioni e precauzioni necessarie in merito alla terapia; il paziente, inoltre, avrà bisogno di un forte supporto morale, al fine di capire e cooperare con il medico nel corso della terapia. Alcuni momenti di serena discussione potranno essere di grande aiuto per il paziente.
Radioterapia metabolica • La somministrazione di una dose terapeutica di iodio-131 può determinare alcuni effetti collaterali, peraltro con una bassa incidenza complessiva. • Occasionalmente il paziente può sperimentare nausea mentre una scialoadenite transitoria risulta relativamente frequente: tuttavia raramente si osservano esiti cronici e xerostomia persistente. Questo evenienza può essere prevenuta mantenendo una buona idratazione e consigliando al paziente di utilizzare bevande, chewing-gum o caramelle al limone per favorire la salivazione e la conseguente eliminazione del radioiodio dal parenchima delle ghiandole salivari. La xerostomia è osservata frequentemente quando al radioiodio venga associato anche un trattamento radiante esterno