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Recupero energetico del biogas da discarica

Recupero energetico del biogas da discarica. Fonti rinnovabili di energia Prof. Andrea Corti.

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Presentation Transcript


  1. Recupero energetico del biogas da discarica Fonti rinnovabili di energiaProf. Andrea Corti ing. Isabella PecoriniDipartimento di Energetica "Sergio Stecco"Università degli Studi di Firenzevia di S. Marta 3 - 50139 Firenze (Italy)Tel +39 055 4796473, Fax +39 055 4796342E-Mail: isabella.pecorini@pin.unifi.itWeb: http://vega.de.unifi.it/staff.htm

  2. Sommario • Cos’è il BIOGAS - LA METANOGENESI - LA CURVA PRODUTTIVA – modello teorico • Criteri costruttivi e gestionali del sistema di captazione del BIOGAS da discarica - I CRITERI PROGETTUALI E COSTRUTTIVI - I CRITERI GESTIONALI • Il recupero energetico • Incentivi per fonti rinnovabili • Caso di studio

  3. Cosa è il BIOGAS • Prodotto dei processi di degrazione della materia organica. • La sostanza organica è biodegradata sia in modo aerobico che anaerobico (prevalentemente • Il processo aerobico genera CO2 e H2O e libera calore, non recuperabile • L’anaerobico ha come cataboliti CH4 e CO2 che generano criticità gestionali. • In entrambe i processi si generano dei gas in minore quantità anche nocivi…e maleodoranti.

  4. Cosa è il BIOGAS • Il biogas è prodotto dalla degradazione della sostanza organica (intesa come substarato, es: fanghi da depurazione, reflui animali, rifiuti organici) in ambiente anaerobico. • Le condizioni anerobiche sono ricreate in reattori o digestori anerobici oltre che nelle discariche (quest’ultima non consente un controllo dei parametri forzanti il processo, es: pH, umidità, temperatura …)

  5. Effetti del BIOGAS Effetti delle emissioni di biogas sull’ambiente • CH4 e CO2 sono gas serra • I composti contenenti zolfo se emessi in atmosfera si ossidano e contribuiscono al fenomeno delle piogge acide, come pure gli idrocarburi che portano alla formazione di acidi organici. • Gli idrocarburi alogenati sono i composti maggiormente impattanti sull’ambiente in quanto contribuiscono sia all’effetto serra che al buco dell’ozono. Effetti delle emissioni di biogas sull’uomo • Odori: Studio del TLV (valori limite di esposizione) delle sostanze osmogene. • Analizziamo nello specifico il biogas da discarica….

  6. Le discariche moderne (D.Lgs 36/03)

  7. SOLIDI LIQUIDI RIFIUTI GASSOSI Processi di degradazione in Discarica I rifiuti depositati in discarica vengono decomposti da una combinazione di processi chimici, fisici e biologici. La decomposizione produce residui solidi, liquidi e gassosi. DISCARICA Processi: Chimici Fisici Biologici Il principale meccanismo di degradazione è quello biologico che ha inizio quando i rifiuti vengono depositati in discarica agendo sulla parte organica. Tale meccanismo, comunque, è strettamente legato sia ai processi fisici che a quelli chimici che evolvono di pari passo. Ad esempio i processi chimico-fisici influenzano la disponibilità di nutrienti necessari per i processi biologici.

  8. Processi di degradazione in Discarica I processi fisici che avvengono in discarica consistono nella rottura e nella movimentazione dei rifiuti, nella variazione dell’umidità dei rifiuti, nel trasporto di particelle con l’acqua e nella diffusione di sostanze a causa di gradienti di concentrazione. I processi chimici che concorrono alla degradazione del rifiuto includono l’idrolisi, la dissoluzione/precipitazione, assorbimento/desorbimento, scambio ionico. La degradazione chimica produce un’alterazione delle caratteristiche del rifiuto ed una maggiore mobilità dei componenti dei rifiuti, tendendo ad una maggiore uniformità delle caratteristiche chimiche della discarica. I processi biologici hanno luogo in discarica grazie alla presenza naturale di alcune tipologie di batteri. Il processo è molto complesso dal momento che segue diverse fasi in sequenza e/o parallelo portando alla produzione di diversi prodotti. LA DISCARICA SI COMPORTA COME UN REATTORE BIOCHIMICO (pb. di umidità, composizione, età, etc. non uniformi)

  9. DECOMPOSIZIONE AEROBICA FASE ACIDA DECOMPOSIZIONE ANAEROBICA FASE METANIGENA Processi di degradazione Corg La degradazione biologica in discarica avviene secondo DUE/TRE fasi: Materiale organico + O2  CO2 + H2O + biomassa + + materiali parzialmente degradati + energia termica

  10. Processi di degradazione Corg • Si divide in tre fasi: aerobica transitoria, acida e metanigena • Da cosa dipende: n° microrganismi e ambiente chimico fisico adatto Fase transitoria Durata: da alcuni minuti a qualche giorno; Processo: Consumo di ossigeno presente nella massa dei rifiuti. Termina quando le pressioni dei gas prodotti all’interno del cumulo non permettono all’ossigeno esterno di penetrare nei pori degli strati superficiali. (la presenza dell’O2 è funzione della porosità del rifiuto e dalla tipologia). I CATABOLITI: Le proteine si degradano dapprima in amminoacidi, quindi CO2, H2O, nitrati e solfati; I carboidrati si convertono ad anidride carbonica e H2O; I grassi si idrolizzano ad acidi grassi e glicerolo successivamente degradati in cataboliti semplici attraverso la formazione di prodotti intermedi quali acidi volatili e alcali. La cellulosa che costituisce la parte preponderante della frazione organica, è degradata per mezzo di organismi extracellulari a glucosio che viene usato dai batteri e convertito in anidride carbonica e acqua.

  11. Processi di degradazione Corg DECOMPOSIZIONE ANAEROBICA - Fase acida • Il processo: • In questa fase si riscontra una iniziale produzione di idrogeno ad opera dei batteri facoltativi aerobi, che trasformano l’acido formico. Per questo si raggiungo delle % di H anche del 25%. • In questa fase, di breve durata, la discarica da origine agli odori più molesti, dovuti anche a variazioni di pressioni interne al cumulo dovute alla produzione di gas, come H, che veicolano sostanze odorigine. Il fenomeno è accentuato con le basse pressioni atmosferiche. • Questa fase si chiama acida instabile e si contrappone alla stabile in cui praticamente non si ha produzione di gas. La fase stabile è caratterizzata dalla idrolisi della sostanza organica, le reazioni avvengono in corrispondenza dell’interfaccia solido liquido, e i prodotti fungono da substrato per i microrganismi presenti in fase acquosa. Inseguito tali batteri producono enzimi responsabili dell’idrolisi enzimatica, che come prodotti dà acidi grassi volatili, acido lattico, CO2 e H2. Tali prodotti sono trasformati in acido acetico, substrato ideale dei batteri metanigeni. • La fase acetica può durare da 3 mesi a 3 anni, e se i valori di ph sono troppo bassi si innesca una fase acetica stabile, che non produce gas. • Temperatura: 60-70 °C • Il percolato prodotto è caratterizzato da alti valori di BOD5 (30.000 mg/l e alti rapporti BOD/COD 0,5-0,7) ad indicare una grande frazione di materia organica solubile e rapidamente biodegradabile. (NB:alte presenze di ione ammonio).

  12. Processi di degradazione Corg DECOMPOSIZIONE ANAEROBICA - Metanogenesi • La terza fase è quella propriamente metanigena. I batteri anaerobi obbligati sono sensibili al pH e hanno un tasso di crescita basso. Si stabilizzano e utilizzano come substrato i prodotti della fase precedente. Ci sono due tipi di batteri che lavorano in questa fase gli acetofilici, che trasformano acido acetico in CO2 e CH4 ( che costituisce il 70% del metano prodotto) e gli idrogenofiliciche da H2 e CO2 generano metano. NB: la pressione non è un fattore inibente ( solo maggiori di 1 atm) • Il percolato prodotto in questa fase è in genere con bassi valori di BOD5 e bassi rapporti BOD5/COD (anche 0.1), sebbene sia questa la fase più attiva dal punto di vita microbatteriologico, e coesistano, in equilibrio dinamico batteri metanigeni e batteri acetogenici. • L’azoto ammoniacale, i metalli, i solfati e i cloruri restano comunque presenti perché possono essere solubilizzati. Da sottolineare che la solubilizzazione dei materiali proteici porta alla formazione di piccoli quantitativi di gas indesiderati quali ammoniaca e acido solfidrico. Il ph si mantiene in campo debolmente alcalino. • I batteri metanigeni lavorano con un ph compreso fra 6 e 8,5. • La transizione fra la seconda e la terza fase può essere incompleta, e quindi non tutto il carbonio organico si trasforma. • NB: non tutta la frazione organica dei RSU è biodegradabile (ma solo il 50%), e circa il 50 % del carbonio organico interviene nei processi di degradazione ed è quindi biogassificabile. Nella discarica le tre fasi coesistono, e il percolato funge da fluido vettore di nutrienti e substrato.

  13. Processi di degradazione Corg DECOMPOSIZIONE ANAEROBICA FASE METANIGENA In questa fase, divengono dominanti batteri anaerobici metanigeni, che utilizzano i prodotti dello stadio precedente per produrre anidride carbonica, metano, acqua con rilascio in parte di energia termica. Il processo metanigeno ha una velocità inferiore rispetto agli altri. I batteri metanigeni utilizzano i prodotti della fase acetogenica, ad esempio: a partire da idrogeno: 4H2 + CO2 CH4 + 2H2O (1) a partire da acido acetico CH3COOH  CH4 + CO2 (2) Il consumo degli acidi organici provoca una risalita del pH del percolato a valori di 7-8. Di conseguenza il percolato diviene meno aggressivo chimicamente e contiene un minore contenuto organico. Gli acidi organici che non possono essere direttamente convertiti in metano dai batteri metanigeni vengono prima decomposti secondo diversi passaggi. Il substrato di crescita dei metanigeni sono gli acidi grassi volatili (VFA), ma una loro concentrazione troppo elevata inibisce l’attività dei metanigeni stessi, fino a diventare tossica.

  14. Caratterizzazione del BIOGAS • Poiché la fase metanigena, che ha una durata estesa rispetto le altre, è da considerarsi quella più significativa ai fini di studio, anche per l’importate valenza energetica che assume. • La composizione del gas emesso durante la fase stabile di metanogenesi è valutabile pari a (Gandollaet al.): • CH4 45%-65% vol • CO2 65%-45% vol • H2 0%vol (20%-30% valore anomalo) • O2 0%vol (max 20% valore anomalo) • N2 10-0% vol (max 80% valore anomalo) • H2S tracce • H2O 2-5% vol • I valori fra parentesi sono anomali, l’idrogeno può prodursi solo immediatamente dopo il deposito dei rifiuti e per un periodo di tempo molto limitato, l’ossigeno e l’azoto non sono generati dalla degradazione, bensì possono derivare da infiltrazioni d’aria all’interno della massa dei rifiuti. Nel biogas sono presenti altri composti in tracce alcuni dei quali pericolosi o comunque arrecanti impatti sull’ambiente.

  15. Caratterizzazione del BIOGAS

  16. La previsioneproduttiva Al fine di progettare un impianto di recupero energetico del biogas e valutare la sostenibilità economica dello stesso è necessario conoscere la curva di produzione teorica attesa del biogas MODELLI DI PRODUZIONE DI BIOGAS Al fine di prevedere la resa e il rateo di produzione del biogas da discarica per valutare anche possibili migrazioni e problemi gestionali correlati è necessario implementare dei modelli. Fin dagli anni 70 sono stati pensati metodi, prima qualitativi poi quantitativi, come Palos Verdes, Scholl-Canyone Sheldon Arleta models Struttura di un modello di produzione di biogas: • sottomodello stechiometrico: fornisce la massima resa teorica di biogas da degradazione anaerobica di frazione organica • sottomodello cinetico: è un modello dinamico che fornisce il rateo di generazione del biogas. • Composizione rifiuto • Conferimenti annui INPUT

  17. La previsioneproduttiva POST-MORTEM Gestione Chiusura nel 2013

  18. La previsione produttiva

  19. Il Biogas come COMBUSTIBILE Al fine di recuperare il biogas, quale combustibile, deve essere progettato e gestito: • Il sistema di captazione della discarica (D.Lgs 36/03); • La centrale di aspirazione e trattamento del gas

  20. Elementi costruttivi del sistema di captazione • “Le discariche che accettano rifiuti biodegradabili devono essere dotati di impianti per l'estrazione dei gas che garantiscano la massima efficienza di captazione e il conseguente utilizzo energetico” (D. Lgs. 36/2003). • Gli obiettivi del sistema di captazione, trattamento/utilizzo sono: • garantire la sicurezza all’interno della discarica e nelle aree limitrofe • minimizzare le emissioni moleste, ed eventualmente nocive, che possono esercitare un forte impatto negativo sulla popolazione limitrofa, sul personale dell’impianto e sulla vegetazione • consentire il recupero di una fonte di energia rinnovabile. • Una corretta gestione del biogas deve innanzitutto garantire le condizioni di sicurezza in discarica, mediante il controllo dell’infiammabilità della miscela costituente il biogas e la prevenzione di meccanismi di migrazione e di accumulo del biogas. • Il biogas può trovarsi nell’intervallo di infiammabilità a seguito di un’eccessiva aspirazione o all’accumulo in ambienti chiusi interni alla discarica (locali di servizio, componenti della rete di raccolta del biogas o del percolato) o esterni (cantine, seminterrati, etc.) in seguito a migrazione laterale nel terreno. • Un sistema completo di captazione, trattamento/utilizzo comprende i seguenti elementi: • sistema di captazione • rete di trasporto • impianto di pre-trattamento • utilizzo/trattamento finale

  21. ELEMENTI COSTITUTIVI

  22. GLI ELEMENTI COSTRUTTIVI ELEMENTI CARATTERIZZANTI: • I POZZI DI CAPTAZIONE • LA RETE DI TRASPORTO • LE STAZIONI DI REGOLAZIONE • LA CENTRALE DI ESTRAZIONE E CONTROLLO • IL SISTEMA DI COMBUSTIONE (torcia) • IL SISTEMA DI UTILIZZO (recupero energetico)

  23. Pozzi di biogas • REALIZZATI A DISCARICA COMPLETATA (PER LOTTI - ESAURITA) O IN FASE GESTIONALE • - TIPOLOGIA: • verticali • orizzontali (trincee)

  24. Dreni di estrazione di biogas Geotessile filtrante Ghiaia 40/60 Tubo fessurato HDPE Ø 110 mm di captazione del biogas Tubo fessurato PVC Ø 75 mm per reiniezione percolato Geomembrana HDPE 2mm

  25. Stazioni di regolazione e linee di trasporto Linee di trasporto • LINEE SECONDARIE: tra pozzi e stazioni di regolazione • LINEE PRINCIPALI: tra stazioni di regolazione e centrale di estrazione COMPONENTI E ACCESSORI: • teste di pozzo • separatori di condensa • valvole di intercettazione • LAY-OUT: • in serie • in parallelo Stazioni di Regolazione CONTENGONO:  I terminali delle linee dei pozzi  I separatori di condensa  Le valvole di intercettazione  Le valvole di regolazione (Manuali o Automatiche)  Il sistema di campionamento del gas

  26. Stazioni di regolazione e linee di trasporto Configurazione finale: 119 pozzi di biogas R=20 m 35 pozzi di percolato Motori Torce

  27. La centrale di estrazione e controllo • NECESSITA’ DELL’ESTRAZIONE FORZATA PER   OTTENERE RAGGI DI INFLUENZA DI20  30 m • DEPRESSIONE IN ASPIRAZIONE • PRESSIONE IN MANDATA • VENTILATORI CENTRIFUGHI MULTISTADI • IL SISTEMA DI CONTROLLO CONSENTE DI   CENTRALIZZARE AFFIDANDO AD UN SISTEMA   DI PLC-PC LA GESTIONE DELLE FUNZIONI   OPERATIVE DELL’IMPIANTO • POSSIBILITA’ DI PILOTARE L’ESTRAZIONE   POZZO PER POZZO • POSSIBILITA’ DI INSERIRE BLOCCHI DI   SICUREZZA • POSSIBILITA’ DI GESTIRE AUTONOMAMENTE   SITUAZIONI DIVERSE (POZZI PERIFERICI E   CENTRALI, LOTTI VECCHI E NUOVI)

  28. SOFFIANTI

  29. Sistema di combustione TORCE •  Destinazione finale del biogas: • • Le torce: • - a fiamma libera • - con camera di combustione • - con camera di combustione refrattariata •  Condizioni di combustione secondo le prescrizioni di       legge • • Temperatura > 1000 °C • • Tempo > 0,3 secondi • • Ossigeno residuo > 6%

  30. Il sistema di utilizzo • RECUPERO ENERGETICO • LA PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA • GLI ASPETTI LEGISLATIVI: - IL CIP 6/92 - I CERTIFICATI VERDI (D.L. 79/99 - DECRETO BERSANI) Approfondiamo in seguito …

  31. Il sistema di utilizzo • MOTORI ENDOTERMICI PER: - produzione di sola energia elettrica - produzione di energia elettrica e di energia termica • TURBINE A GAS PER: - produzione di energia elettrica • RECUPERO DI CALORE IN CALDAIA

  32. Criteri Gestionali OBIETTIVI DEL GESTORE SONO: 1) Bonifica 2) Recupero Energetico (eventuale) DISPONE DI: a) Impianto Estrazione Biogas b) Curva di Produzione Biogas LA REGOLAZIONE DELL’IMPIANTO CONSENTIRA’ DI ESTRARRE UNA MISCELA GASSOSA:  Con percentuale di ossigeno di sicurezza  Con valore di metano stabile ed elevato (in caso di recupero energetico)  Eliminare o ridurre le fughe incontrollate  Estrarre quantità di biogas corrispondenti alla curva di     produzione  Gestire lotti differenti per età e/o tipologia con     caratteristiche diverse e criteri opportuni.

  33. RECUPERO ENERGETICO In particolare …. • Il biogas come combustibile (Potere calorifico del biogas) • Dimensionamento del gruppo motori • Costi • Certificati verdi • Bilancio della CO2 evitata

  34. Reazioni di combustione e processi termodinamici Parametri chimico fisici del Metano Il processo di combustione del metano però può essere descritto semplicemente con la seguente reazione: Per ottenere la completa ossidazione del metano sono necessari diversi passaggi attraverso i quali H2, CO e H2CO sono semiprodotti stabili della reazione. Questi processi sono così complicati che non è possibile descriverli completamente. Quindi, se del combustibile non bruciato o altri prodotti intermedi vengono emessi da una combustione, il motivo di queste emissioni è riconducibile ad un grande deficit di ossigeno, ad una pessima miscela combustibile-aria, o ad un rapido raffreddamento delle sostanze coinvolte nella reazione ad una temperatura inferiore a quella ottimale. • Potenziali emissioni dalla combustione del LFG • La qualità del LFG è importante non solo per le operazioni tecniche della combustione ma anche perla • composizione del gas esausto. I problemi con le sostanze nocive sono causati non dai componenti principali ma dalle componenti presenti in traccia nel LFG. • Per questa ragione la fiamma può provocare la completa combustione degli elementi in traccia, così da avere nel gas esausto solo elementi quali CO2, HCl, HF, SO2, e H2O.

  35. Biogas come combustibile • Se il trattamento del biogas implica un recupero energetico il combustibile deve avere le caratteristiche che si adattano all’impiego. • Nella quasi totalità dei casi per la valorizzazione energetica del biogas sono utilizzati MCI. MCI le specifiche del costruttore • Per l’impiego come carburante è necessario dei prettrattamenti, e il controllo periodico dei parametri. • Le richieste del costruttore sono in merito a: • Potere calorifico: determinato prevalentemente dalla percentuale di metano presente. Minore è il PCI maggiore la quantità di volume che deve passare dal motore, questo significa che potenzialmente maggiori quantità di gas aggressivi potrebbero venire a contatto con le parti metalliche del motore,(questo è uno dei motivi per cui i produttori indicano i limiti di concentrazione dei gas aggressivi per % di CH4). Con basso potere colorifico è necessario alzare la pressione del gas in input al motore con conseguente aumento dei gas incombusti. La massima variazione del range di funzionamento della % di metano è 45%±15%. NB

  36. Le richieste del costruttore di MCI1/2 • La concentrazione dei composti dello zolfo: sono altamente corrosivi specialmente in presenza di acqua e umidità. Questi composti possono causare l’usura dei pistoni e dei cilindri.Lo zolfo tende ad accumularsi anche nell’olio lubrificante del motore, obbligando a manutenzioni frequenti. Per limitare le concentrazioni di H2S è necessario ostacolare la vita dei batteri solfato riduttori, e limitare l’entrata in discarica di prodotti o terreni contenenti gesso, oltre che dei reflui da trattamenti di desolforazione. • La concentrazione dei composti alogenati contenenti cloro, bromo e del fluoro (ad esempio, tetracloruro di carbonio, chlorobenzene, cloroformio e trifluoromethane). Durante il processo di combustione si possono formare dei gas acidi, HCl e HF, in presenza di umidità. Questi sono responsabili della corrosione di metallo. Combustione di composti alogenati in presenza di idrocarburi entro il gas di discarica può anche portare alla successiva formazione di composti come PCDD e PCDF, in particolare per quanto la combustione di gas fresco sotto 400 ° C. Anche in questo caso si rende necessario frequente cambio l’olio. I più comuni fluorurati specie nel gas di discarica sono i clorofluorocarburi (CFC), che sono stati ampiamente utilizzati come refrigeranti e propellenti.

  37. Le richieste del costruttore 2/2 • La concentrazione di ammoniaca: la presenza dell’ammoniaca porta dopo la combustione ad alte concentazioni di NOx, che può reagire e formare altri ossidi pericolosi in atmosfera. • La concentrazione dei composti del silicio contenuti in cosmetici prodotti per i capelli e fanghi di reflui civili. Il composti del silicio tendono a formare una patina di colore bianco-grigia che riduce drasticamente la vita del motore. • Polveri: per evitare fenomeni di usura è necessario eliminare le polveri tramite meccanismi quali cicloni e filtri. • Cambi dell’olio: la combustione in presenza di composti del silicio del Cl e del F, portano ad alterare la funzione dell’olio lubrificante. Innalzare le temperature di funzionamento porterebbe ad una riduzione della concentrazione degli acidi di Cl e F, ma non consentirebbe la formazione dello spessore di olio intorno alle parti meccaniche necessarie a lubrificare le parti in movimento. Pertanto risulta necessario aumentare la manutenzione.

  38. Accorgimenti…. • Rimuovere l’umidità e il particolato, in modo da migliorare la combustione. • Un compressore aumenta la pressione in modo da garantire le condizioni ottimali di PCI. • Valvole di sicurezza che garantiscono l’assenza di riflussi del gas.

  39. Schema dei trattamenti monte-valle Alcuni sono facoltativi e vanno considerati nell’analisi dei costi …

  40. Dimensionamento gruppo Motori I principali dati necessari al dimensionamento del gruppo motori: • Schede tecniche fornite direttamente dal produttore Italia relative varie tipologie di motori di taglia diversa (es: Jenbacher) e operazioni di manutenzione; • La quantità di carburante considerata ovvero il biogas prodotto ogni anno secondo il modello di teorico applicando un coefficiente di captazione differente per le fasi di gestione (40%) e post-mortem (60%); • Tempo di funzionamento ( ad es.: 90.000 ore pari a 10 anni).

  41. Schede tecniche MCI Il rendimento aumenta su taglie grandi

  42. Dimensionamento gruppo Motori • Un primo dato da considerare per valutare la possibilità di utilizzo di questi motori è la percentuale di metano presente nel biogas: i motori Jenbacher sono in grado di lavorare in un range di concentrazione di metano nel biogas che va da un minimo del 38% al 100%. • Successivamente deve essere valutato il coefficiente di utilizzo di ogni singolo motore. Il primo passo è calcolare l’energia elettrica prodotta da un dato motore, ottenibile dalla seguente formula: • EE è l’energia elettrica prodotta dal motore [kW]; • ηel è il rendimento elettrico del motore; • Qbiogas è la portata di biogas captata dalla rete estrazione [Nm3/h]; • PCIbiogas è il potere calorifico inferiore del biogas [kWh/m3]. • Il PCI del biogas è stato calcolato considerando il PCI del metano una volta nota la percentuale di metano presente nel biogas utilizzando la seguente equazione: • Ogni motore ha un suo costo di acquisto (motore + optional), un consumo di olio, un costo di manutenzione ed un costo di funzionamento. Da modello teorico

  43. Dimensionamento gruppo Motori • Il listino prezzi della Jenbacher indica i costi di acquisto dei motori e delle componenti opzionali che verranno coperti dall’azienda entro n anni (nel nostro caso 10 anni) dalla consegna dei motori con un costo di ammortamento finale per ciascun motore calcolabile con la seguente formula: Dove: • n = anni utili per l’ammortamento; • T = tasso di interesse pari al 65 %; • Cmotore = costo del singolo motore e delle componenti opzionali [€]; • C = costo annuo di ammortamento in n anni [€/anno].

  44. Dimensionamento gruppo Motori • può essere calcolato il coefficiente di utilizzo Ui [%] per ogni motore come il rapporto tra l’energia termica del biogas disponibile come media oraria [Nmc/h] in ingresso in riferimento all’anno i-esimo e l’energia termica richiesta dal motore al funzionamento nominale • Il coefficiente di utilizzo permette al contempo di verificare che il motore considerato sia in grado di lavorare con l’energia termica in ingresso e di determinare il numero di motori che possono essere impiegati nell’anno i-esimo per sfruttare al meglio la portata di biogas in ingresso. Noto il numero di motori all’anno i si può calcolare il tasso di utilizzo di ciascun motore, ipotizzando che la portata in ingresso di biogas si distribuisca uniformemente tra essi. • Dal tasso di utilizzo di ciascun motore e dai grafici dell’efficienza e della potenza elettrica è possibile ricavare l’energia elettrica prodotta annualmente da ciascun motore espressa in kWh. • Si potrebbe verificare che la portata in ingresso di biogas non sia completamente utilizzata, quindi si riesegue il calcolo per poter individuare se la portata residua può essere utilizzata da altri motori da combinare con quelli precedentemente scelti.

  45. Costi MCI

  46. Incentivazioni – Breve storia QUANTO COSTA IL KW/h ceduto? • Fin dal 1992 le aziende produttrici di EE da fonte rinnovabile avevano delle agevolazioni riguardanti il prezzo dell’energia elettrica venduta al gestore. Infatti, dopo l’introduzione di incentivi tariffari a favore delle fonti energetiche rinnovabili tramite i cd. Cip 6/92l’ENEL doveva acquistare l’energia prodotta da impianti rinnovabili ad un sovrapprezzo, fissato dal Comitato interministeriale prezzi. • In Italia l’incentivazione delle energie rinnovabili avviene attraverso lo strumento dei “certificati verdi”, più compatibili con il mutato quadro del mercato “liberalizzato” dell’energia voluto dal D.Lgs. 79/1999 (cd. decreto Bersani). Il prezzo medio del certificato verde del gestore della rete è 8,240 €cent per KWh come da Comunicato GRTN del 27 ottobre 2003 al quale si aggiunge il prezzo riconosciuto alla vendita per l’energia elettrica che è di circa 5 €cent/kWh • Dunque il prezzo di vendita dell’energia elettrica prodotta è di 13 €cent/kWh (DATI 2003).

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