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POMPEI. SOMMARIO. STORIA ORIGINI E STORIA ECONOMIA OLTRE LA VITA: CULTO DEI MORTI E RITI FUNEBRI RELIGIONE IMMAGINI DI REPERTI POMPEANI. LA STORIA.
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SOMMARIO • STORIA • ORIGINI E STORIA • ECONOMIA • OLTRE LA VITA: CULTO DEI MORTI E RITI FUNEBRI • RELIGIONE • IMMAGINI DI REPERTI POMPEANI
LA STORIA La storia di Pompei inizia verso la fine del II millennio a. C., quando le popolazioni italiche della Campania centro-meridionale, gli Opici, occuparono l'estremità di un'antichissima colata lavica che, dalle pendici meridionali del Vesuvio, si protendeva verso il mare. Questo pianoro dalle pareti scoscese, circondato su due lati dal fiume Sarno e situato vicino alla costa, si presentava ai suoi primi abitanti come un luogo ottimale per l'insediamento: poteva essere facilmente difeso, l'acqua non mancava e l'attività preistorica del vulcano aveva reso fertili le terre circostanti. Inoltre dal pianoro di Pompei si dominava quasi tutta la costa del Golfo di Napoli e si poteva controllare la foce del fiume, punto di arrivo al mare delle vie e dei traffici provenienti dalla pianura interna. Di questo primo abitato non sappiamo praticamente nulla, poiché gli strati più antichi sotto le case della città romana non sono stati quasi mai raggiunti dalle ricerche archeologiche. Tutto quello che ci rimane è un nucleo di frammenti ceramici raccolti in vari punti della città. Molto tempo dopo, nel VI secolo a. C., avvenne la prima grande trasformazione dell'antico abitato. Tutto il pianoro venne cinto da un muro di fortificazione e furono costruiti per la prima volta i templi più antichi della città: il tempio di Apollo e il tempio dorico. Nonostante sia stata accertata già in quest'epoca la presenza di imponenti edifici pubblici, ampie porzioni dello spazio racchiuso dalle mura non furono edificate e probabilmente utilizzate per l'agricoltura o per l'allevamento. L'approdo presso la foce del fiume aveva intanto favorito la nascita di un mercato, dove si concentrarono le attività commerciali tra le genti italiche e le popolazioni greche ed etrusche della regione. Alla fine del V secolo a. C. Cuma e Capua, le due "capitali" della Campania, furono conquistate dai Sanniti, un popolo italico che proveniva dalle zone interne dell'appennino abruzzese e molisano, attirato dalle fertili terre vicine alla costa. L'ondata degli invasori investì probabilmente anche il piccolo centro di Pompei, ma la struttura dell'abitato restò sostanzialmente immutata. L'ultima fase della storia della città inizia con il II secolo a C., quando Roma concluse felicemente la seconda guerra contro Cartagine e consolidò il suo potere sulle città campane. Pompei si abbellì con edifici, sia pubblici sia privati, simili a quelli che si trovavano nelle città latine e a Roma stessa. Nell'80 a. C. il dittatore romano Silla conquistò militarmente Pompei dopo un lungo assedio e vi fondò una colonia. Da questo momento in poi i magistrati sannitici (meddices) vennero soppressi e la città fu retta da un senato di circa 100 membri (ordo) da due edili (magistrati addetti alla manutenzione dei monumenti e delle strade della città) e da due duoviri (i sommi magistrati a cui era affidato il potere esecutivo). Nel 62 d. C. un disastroso terremoto si abbatté sulle città del Golfo di Napoli danneggiando gravemente anche Pompei. Nerone, allora imperatore, si impegnò personalmente nella ricostruzione delle città colpite dal sisma. Si trattava però dell'inizio della fine. Alla prima grande scossa ne seguirono altre di minore entità, ma con frequenza sempre più intensa. Molte case ed edifici pubblici erano ancora in riparazione la fatidica notte del 24 Agosto 79.
Origini e storia • Pompei ha origini antiche quanto quelle di Roma: infatti la «gens pompeia» proveniente dagli Oschi, uno dei primi popoli italici, nell’VIII secolo a.C., fondò e diede il nome al primo aggregato urbano. Luogo di passaggio obbligato tra il nord ed il sud, tra il mare e le interne ricche vallate, ben presto Pompei diventa importante nodo viario e portuale e, pertanto, ambita preda per i potenti stati confinanti. Primo a sottomettere Pompei è lo Stato greco di Cuma. A questo, solo per il periodo tra il 525 e il 474 a.C., viene sottratta dagli Etruschi in piena espansione. Sul finire del quinto secolo è conquistata dai Sanniti che dalla zona appenninica di Isernia dilagano prepotentemente verso il mare Tirreno. Nel 310 a.C. anche i Sanniti vengono sconfitti dai romani e, Pompei, è consociata al nuovo Stato. Ribellatasi con la Lega Italica nell’89 a.C., viene espugnata da Silla, e pur salvandosi dalla distruzione, perde ogni residua autonomia divenendo «Colonia Veneria Cornelia P.» in onore del conquistatore. In questi seicento anni ogni popolo invasore trapianta i propri costumi e la propria arte a Pompei, soprattutto i Sanniti di cui restano, dopo quattro secoli di progressiva romanizzazione, impronte rilevanti nelle costruzioni e nell’arte.
ECONOMIA • Fin dalle prime fasi della sua vita Pompei ha dimostrato vocazione per i commerci. La sua stessa posizione topografica, in posizione dominante su un porto che la metteva in comunicazione con i principali centri del Mediterraneo, ha favorito la nascita e lo sviluppo di una fiorente e duratura attività commerciale, riflessa anche nello sviluppo urbanistico della città. Pompei traeva dall’agricoltura e dal commercio le principali risorse che l’avevano resa uno dei più fiorenti centri della Campania antica. Cuore delle attività commerciali di Pompei è l'area del Foro, centro del nucleo più antico della città,che mantiene nel tempo inalterato il carattere di fulcro della vita civile, religiosa e commerciale. Tutt'intorno alla piazza si aprono una serie di botteghe (tabernae); nel Foro prendono posto gli edifici con funzioni civili, ma soprattutto quelli che sono sede delle grandi attività commerciali. Il vino pompeiano era esportato anche al di fuori della Campania, in anfore da trasporto, dotate di una parte terminale appuntita in modo da favorire la disposizione nelle stive delle navi a file alternate: una campionatura è presentata in mostra. Ad alimentare il commercio di grosso spessore erano anche la produzione di olio, garum e tessile. I diversi sistemi di misurazione usati dai commercianti provenienti anche dai centri vicini e lontani,venivano tradotti nelle unità di misure ufficiali di Pompei nella Mensa Ponderaria, una tavola di pietra con le misure di capacità, con duplice iscrizione in osco e in latino. Appositi magistrati erano poi incaricati di vigilare per impedire arbitrii da parte dei negozianti.Tali aspetti della vita economica pompeiana sono illustrati in mostra da stadere in bronzo, una grande bilancia ricostruita (con elementi in bronzo originali) utilizzata per prodotti agricoli e pesi in basalto.A completare il tema relativo all’economia e al commercio, l’esposizione presenta una selezione di monete in oro, argento e bronzo.
OLTRE LA VITA: CULTO DEI MORTI E RITI FUNEBRI • Una serie di rituali erano legati alla morte e alla cura del defunto dopo la sepoltura.Dopo aver chiuso gli occhi e aver dato l'ultimo bacio, veniva pronunciato il nome del defunto. Poi il corpo, lavato e cosparso di sostanze aromatiche, era vestito con l'abito più adatto ad esaltarne lo status. Tuttavia, anche nel caso di uomini di bassa estrazione sociale, si faceva uso della toga, altrimenti riservata a uomini di ceto sociale elevato. Dopo la pompa, il corpo veniva inumato o cremato. Le pratiche di cremazione, unico rito attestato a Pompei nelle necropoli romane, si diversificavano a seconda del livello sociale del defunto.Per i più poveri il rogo era preparato sul luogo stesso della sepoltura, mentre, in altri casi, nella necropoli esisteva un luogo apposito nel quale il corpo veniva cremato su alte pire ornate di ghirlande e drappeggi, cosparse di sostanze aromatiche. Dopo che il rogo era stato spento con il vino, le ossa erano deposte in urne di terracotta o vetro, protette talvolta da ciste di pietra o di marmo.Nel vaso era collocata spesso, insieme ad unguentari, una moneta, l' obolo di Caronte che era un simbolico prezzo pagato a Caronte per il traghettamento dell'anima nell'Aldilà. A seconda del materiale dei contenitori e dello status del defunto, i cinerari potevano essere collocati all'interno di una nicchia o sotto il piano di essa, se si trattava di un colombario, oppure interrati in un piccolo vano aperto nella fronte del monumento o nel recinto annesso, segnalati da stele o da vasi.A Pompei il segnacolo è costituito da un cippo, la columella - di cui si offre un esempio in mostra -, che non trova confronti al di fuori di questa città e che risulta in uso già prima della fondazione della colonia sillana. Generalmente in lava, in tufo di Nocera o calcare, la columella reca nella parte posteriore le tracce della capigliatura maschile o femminile, che in tal modo designa sessualmente il defunto. La sepoltura più ambita era il monumento funerario posto all’esterno delle porte, lungo le vie che fuoriescono dalla città.Tra le sepolture provenienti da monumenti funerari la mostra espone un caso molto raro di rito funebre a Pompei: si tratta di un bustum, ovvero di una forma intermedia tra inumazione e cremazione, relativo alla tomba del Barbidii a Porta Nocera.La tomba ha consentito di recuperare una serie cospicua di oggetti del corredo: statuette, monili anche preziosi, un unguentario in vetro con scatolina d’argento, alcuni elementi del letto funebre, oltre a due monete. Si tratta della tomba di una donna, probabilmente da identificare con la moglie del proprietario del monumento funebre, Pithia Rufilla, la sui sepoltura è attestata dall’iscrizione posta all’ingresso dell’edificio.
VITA RELIGIOSA SOTTO IL VESUVIO Vi era nell'antichità una zona di intensi traffici, in quanto occupava una posizione topografica di strategica importanza ai fini delle relazioni commerciali con altri popoli.Questa stessa posizione favoriva lo sviluppo di un ambiente cosmopolita e, quindi, una fioritura e una mescolanza di religioni diverse.Oltre i primi culti osco-sannitici e italici, i Pompeiani veneravano in modo particolare Ercole, Bacco, Venere, Apollo, Minerva. L'adesione alla sovranità di Roma si espresse inoltre attraverso il culto della Triade Capitolina: Giove, Minerva, Giunone e mediante il culto imperiale. Il culto dell'Imperatore o meglio del suo Genio e della sua Fortuna (Genius e Fortuna Augusta), fu introdotto con la restaurazione augustea. Verso la fine del II sec.a.C. dall'Egitto penetrò in Campania, attraverso la corrente degli scambi commerciali, il culto di Iside protettrice dei marinai: fu tra le religioni greco-orientali, quella che più venne assimilata dai Pompeiani. L’Iseo pompeiano era non a caso l’unico edificio sacro in corso di restauro al momento dell’eruzione, dopo il terremoto del 62 d.C. Un santuario della divinità egizia non ancora scavato, ma localizzato sulla base di molteplici indizi, sorgeva anche ad Ercolano.Un bronzetto di Iside-Fortuna, espressione del sincretismo religioso diffuso in età imperiale tra Iside e la dea Fortuna, e un bronzetto di Iside Panthea testimoniano la diffusione del culto anche in ambito privato. In merito ai culti domestici, case e botteghe avevano larari costituiti da nicchie ricavate nella muratura, vere e proprie are o edicole, o mobili di legno a forma di tempietto, che ospitavano le immagini dei lari, degli antenati e degli dei nei cui confronti i padroni di casa avevano particolare venerazione. Si tratta principalmente di statuette di bronzo, talvolta adorne di materiali preziosi o, in minor misura, di marmo o di terracotta. A questo proposito si presentano in mostra, insieme per la prima volta, le statuette provenienti da un larario di legno a forma di tempietto nella Casa del Graticcio di legno ad Ercolano: la composizione del larario plastico denota la devozione degli abitanti della casa, indirizzata alle divinità tradizionali romane, rappresentate dai bronzetti di Giove, Minerva e Dioniso, e a quelle egizie, rappresentate dalle statuette di Iside e di suo figlio Arpocrate.Tra le opere di maggiore interesse e valore artistico esposte nella sezione sulla religione, sono degni di nota i rilievi arcaistici che appartengono al sacello B di Ercolano: le lastre raffigurano le divinità venerate nel sacello, ovvero Vulcano, Nettuno, Mercurio e Minerva.
ringraziamenti • Prof. Clementina Gily • Alessandro Scorziello (grafica e montaggio) • Francesco Panachia (immagini e musica) • Maria Edelma De Gregorio (testi) • Ilaria Sabatino (testi)