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Sintomi di diabete e/o glucosio plasmatico >200mg/dlglicemia a digiuno > 126 mg/dlglicemia 2 h >200 mg/dl durante OGTT Questi criteri dovrebbero essere confermati ripetendo i tests in giorni diversi. ADA Consensus Statements, Diabetes Care, 2000. Criteri di diagnosi. Diabete Tipo IDiabete Ti
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1. DIABETE MELLITO IN ETA’PEDIATRICA
2. Sintomi di diabete e/o glucosio plasmatico >200mg/dl
glicemia a digiuno > 126 mg/dl
glicemia 2 h >200 mg/dl durante OGTT
Questi criteri dovrebbero essere confermati ripetendo i tests in giorni diversi
3. Diabete Tipo I
Diabete Tipo II
Mody
Diabete neonatale
Diabete Mitocondriale
Sindromi genetiche
Diabete secondario
5. DIABETE MELLITO NEONATALE
iperglicemia entro il 1° mese di vita (mediana 3 gg), in bambini a termine; richiede trattamento insulinico.
Incidenza 1:400000/1:500000 nati vivi
6. Diabete neonatale transitorio
Diabete neonatale permanente
Diabete mellito tipo1 ad insorgenza precoce
7. Difficilmente differenziabili clinicamente:
- basso peso alla nascita,
- assenza di segni di immunità anti betacellula
- HLA non particolare
- assenza o minima presenza di acetone
- necessità di terapia insulinica
Pochissime segnalazioni di complicanze microangiopatiche
8. Diabete neonatale permanente 34-50%: Mutazione gene KCNJ11 codificante Kir6.2 (subunità del canale del potassio ATP-sensibile)
Mutazione gene FOXP3 (IPEX)
Delezione gene IPF1 (agenesia pancreas)
Mutazione gene EIF2AK3 (Wolkott-Rallison)
Omozigosi mutazione Glucokinasi
Altre sindromi senza definizione genetica
(ipereattività fosforibosil-ATP-fosfatasi X linked, associato a ipoplasia cerebellare)
11. immunodysregulation, polyendocrinopathy, enteropathy, X linked
12. Diabete tipo 2
Numerosi studi epidemiologici confermano che il diabete di tipo 2 sta assumendo i connotati di un’emergenza sanitaria mondiale, rivelandosi negli ultimi anni sempre piu’ frequente anche nella popolazione pediatrica.
13. -0,7/100.000 1982
-7,2/100.000 1994
J.Pediatrics,1996
18. Fattori ambientali di rischio Latte vaccino e altre proteine
Nei neonati allattati al seno per meno di 3-4 mesi il rischio per DMT1 è di 1,5 volte superiore a quello dei neonati allattati al seno più a lungo
Assunzione di nitrati/nitriti
I composti nitrosaminici sono tossici per le beta-cellule
Deficit di vitamina D
Per alcuni studi la supplementazione di vit.D nel lattante porterebbe ad una diminuzione significativa del rischio di DMT1
Infezioni virali
I virus potenziali promotori del danno beta-cellulare attraverso l’attivazione di fenomeni autoimmunitari sono: virus della rosolia ed enterovirus (polio, echo, coxackie A e B)
19. RISCHIO FAMILIARE Popolazione generale 0.1%
Gemelli identici 35%
Fratelli HLA identici 15%
Fratelli HLA aploidentici 5%
Fratelli HLA non identici 1%
Genitori 3%
Figlio di padre IDDM 6%
Figlio di madre IDDM 2%
20. Manifestazioni clinicheall’esordio CLASSICO
poliuria con nicturia
polidipsia
disidratazione
calo ponderale
polifagia
astenia
CHETOACIDOSI
respiro di Kussmaul
alito acetonemico
tachicardia
ipotensione
cute sollevabile in pliche
21. Chetoacidosi diabeticaSintomi Poliuria, polidipsia, enuresi, disidratazione
Polifagia, calo ponderale, astenia
Vulvovaginite da Candida, dolori addominali
Respiro di Kussmaul, letargia, coma
22. Chetoacidosi diabetica più frequenti ‘diagnosi’ di accettazione Asma
Appendicite
Vomito acetonemico
Infezione delle vie urinarie
27. Diabete mellito insulino- dipendente in età pediatricaTERAPIA
29. Supporto di un Team diabetologico Centro diabetologico, infermiera specializzata, dietista, psicologo
Visita di controllo periodica
Possibilità di consulto telefonico o telematico
Programmi di educazione continua (ex. campi scuola, incontro con associazioni)
30. Alimentazione Incoraggiare stili di vita salutari
Regolarita’ nell’assunzione del cibo
Dieta normocalorica per l’età
40-60% carboidrati, 30-35% grassi, 10-15% proteine
Limitazione degli zuccheri semplici
31. Esercizio Fisico Una regolare attivita’ fisico-sportiva permette di conservare una buona funzionalita’ cardio-circolatoria e respiratoria, aumentare la forza muscolare, diminuire il fabbisogno insulinico giornaliero
32. TERAPIA INSULINICA
33. Dalla scoperta dell’insulina nel 1922 sono stati fatti numerosi progressi dapprima nell’estrazione dal pancreas di animale e successivamente nella produzione sintetica in laboratorio
Attualmente in commercio insulina umana ottenuta con la biologia molecolare (concentrazione 100U/ml)
Diversi tipi: ultrarapida, pronta o rapida, lenta, analogo lenta, ultralenta, premiscelata
Diverse modalita’ di iniezione (siringhe, penne, microinfusori)
34. Novità in terapia Utilizzo analoghi rapidi e analoghi ritardati
Utilizzo domiciliare del microinfusore
Nuove vie di somministrazione insulinica
Sviluppo tecnologico nella gestione del monitoraggio glicemico
37. Vantaggi clinici analogo rapido Riduzione dell’iperglicemia postprandiale
Eliminazione del tempo di attesa dal pasto
Maggiore flessibilità e possibilità di rapida correzione iperglicemia
Migliore risposta all’esercizio fisico
Maggiore compliance
38. Svantaggi Breve durata di azione che determina una iperglicemia dopo 4 ore dal pasto
Necessità di associare lenta NPH ( rapporto 2:1) oppure di aumentare il numero di iniezioni giornaliere
Non riportato miglioramento significativo del controllo metabolico (HbA1c)
40. Analogo lento glargina Insulina lenta ottenuta con l’aggiunta di due arginine C terminali e la sostituzione di asparagina con glicina alla posizione 21
Questo modifica le caratteristiche isoelettriche dell’insulina che precipita nei tessuti e viene lentamente riassorbita
Ottenuta con biologia molecolare da E. coli
45. Utilizzo del microinfusore (CSII) nell’infanzia e nell’adolescenza Dispositivo programmabile per la somministrazione in modo continuo di un flusso basale di insulina e di boli preprandiali
Anno 2000: Disponibilità infusori compatti, affidabili, con ritmi variabili ed allarmi. Possibilità utilizzo analogo insulina rapida