1 / 39

La risurrezione di Gesù

La risurrezione di Gesù. il NT ci attesta una situazione paradossale: i discepoli, dispersi dinanzi all’arresto e alla morte di Gesù, si ritrovano di lì a poco ad annunciare che quell’uomo morto in croce ora vive e vive per sempre

wilbur
Download Presentation

La risurrezione di Gesù

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. La risurrezione di Gesù

  2. il NT ci attesta una situazione paradossale: i discepoli, dispersi dinanzi all’arresto e alla morte di Gesù, si ritrovano di lì a poco ad annunciare che quell’uomo morto in croce ora vive e vive per sempre • Fra morte in Croce e annuncio del Signore vivente esiste uno iato • L’abisso dello iato impedisce sia stato colmato dall’idea di un rapimento del cadavere o dell’invenzione del fatto della risurrezione • Lo iato poteva essere colmato soltanto da un evento di Dio che confermasse il Maestro e la verità del suo vangelo; tale evento fu la risurrezione, che manifestò l’assoluta coincidenza d’identità fra il risorto e quel Gesù che aveva annunciato l’avvento del regno di Dio, era stato ripudiato dal popolo e infine condannato a morte • Tutti i testi del NT concordano nell’attestazione della risurrezione di Gesù come realtà oggettiva che ha dei testimoni non dell’evento in sé ma del manifestarsi del risorto

  3. Un fatto, per quanto senza analoghi, poiché la risurrezione non fu la rianimazione del cadavere; Gesù non risorge per tornare a morire, ma per entrare in una forma di esistenza diversa rispetto ai modi abituali delle persone • Nonostante tutto, l’inizio non fu così chiaro ed unanime come la testimonianza che seguì. I vangeli e gli Atti ci riferiscono l’incredulità, la durezza di cuore (cf Mc 16,14), i dubbi (cf Mt 28,17), l’ipotesi di vaneggiamenti (cf Lc 24,11; 24,24), la rassegnazione (cf Lc 24,21), lo stupore e lo spavento • Ciò che appare ancor più significativo è il modo in cui l’annuncio di Pasqua ci è stato tramandato. Infatti i generi letterari sono di due tipi: le confessioni di fede (che rappresentano la forma più antica) e i racconti dei Vangeli (più recenti)

  4. La risurrezione è evento unico e irripetibile quindi non ci sono parole adeguate ad esprimerlo ma solo metafore, immagini • I linguaggi sono di tre tipi • Risurrezione • Esaltazione • vita

  5. I formulari di fede I formulari di fede rappresentano il filone più antico della tradizione sulla risurrezione e si dividono in acclamazioni, omologie, dossologie inni Tali formulari sottolineano della risurrezione:

  6. Formulazione teologica dell’evento: Dio è colui che ha risuscitato Gesù dai morti • - «Poiché se con la tua bocca proclamerai che “Gesù è il Signore”, e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo» (Rm 10,9) • - “E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, lui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Rm 8,11)

  7. Formulazione cristologica della risurrezione:Cristo stesso “soggetto-oggetto” della risurrezione • “Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti” (1Ts 4,14) • “Egli la [= sua potenza] manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli” (Ef 1,20).

  8. Formulazione soteriologica del mistero pasquale: • Cristo “…il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione” (Rm 4,25)

  9. La confessione di fede di 1Cor 15, 3-5 «(3)Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì (apéthanen)per i nostri peccati secondo le Scritture, (4) fu sepolto (etaphē) ed è risuscitato (egēgertai) il terzo giorno secondo le Scritture, (5) e che apparve (ōphthē) a Cefa e quindi ai Dodici»

  10. Si tratta di quattro frasi costruite su quattro verbi, anche se la confessione è basata su due affermazioni principali: • la morte e la risurrezione di Gesù sostenute da affermazioni di supporto come a dire che “è tanto vero che morì che fu sepolto ed è altrettanto vero che risuscitò che fu visto”.

  11. I contenuti del messaggio sono indicati attraverso quattro verbi: • “morì”, “fu sepolto”, “è risorto”, “apparve”; • tre sono all’aoristo (morì – fu sepolto – apparve) ed esprimono eventi che una volta accaduti restano consegnati al passato • il risorgere è espresso con il perfetto, trattandosi di un evento che continua, sicché Cristo è morto, ma non rimane morto, fu sepolto, ma non rimane sepolto, è apparso, ma non continua ad apparire, • mentre è e rimane risorto proprio perché il perfetto dice che l’evento passato caratterizza il presente: “egli è risorto ed ora è vivo”

  12. Due ulteriori aspetti • 1) L’espressione morì “per i nostri peccati” sta ad indicare: - da un lato il fatto che la morte di Gesù è causata dal peccato, trattandosi di una palese ingiustizia, che si consuma in un mondo in cui domina il peccato - dall’altro Gesù morì in favore dei nostri peccati, ossia per liberarci dalla schiavitù del peccato (redenzione). • 2) L’espressione ricorrente “secondo le Scritture” indica la conformità dell’evento al piano salvifico di Dio realizzato nella storia della salvezza ed attestato nelle Scritture (che qui sono quelle dell’Antico Testamento). Sicché tale affermazione, sta ad esprimere teologicamente la continuità, nel senso del compimento, fra l’evento pasquale e l’antica alleanza.

  13. l’evento fondatore dell’auto-manifestazione di Dio in Cristo (la risurrezione) è • un evento metastorico (cioè appartenente all’eschaton, al di là della storia) • che si dà nella storia e dunque storico, in quanto si tratta di una vera e propria irruzione del soprannaturale nella storia. • In tal senso tale evento può dirsi un evento “escatologico”, in cui gli ultimi tempi e le ultime realtà non sono solo annunciati, ma già realizzati

  14. Centralità del mistero pasquale • Il Cristo della fede proietta la sua luce sul Gesù della storia, senza che lo cancelli • Il Cristo della fede, senza il necessario riferimento al Gesù della storia, ridurrebbe la narrazione dell’evento fondatore e delle vicende di Gesù di Nazaret a mera mitologia • Prescindere dal Cristo della fede, significa precludersi la possibilità di cogliere il senso stesso della persona e della vicenda di Gesù

  15. La risurrezione nei racconti pasquali dei vangeli • I racconti pasquali evangelici relativi al sepolcro vuoto e alle apparizioni del Risorto, sono più tardivi rispetto alle confessioni di fede. • Non sono delle relazioni storiche sugli eventi accaduti ma uno sviluppo narrativo della confessione pasquale. • Essi si trovano alla fine dei quattro vangeli (cf Mc 16, 1-8 e par.) e in At 1, 3-11 e veicolano tradizioni molto antiche, profondamente rielaborate dagli evangelisti in funzione delle comunità per le quali scrivono. • Le apparizioni rimandano alla Galilea mentre la tradizione del sepolcro vuoto rimanda a Gerusalemme.

  16. Il sepolcro vuoto • A mo’ di premessa: “nelle testimonianze più antiche la scoperta del sepolcro vuoto non produce mai la fede nel Risorto, ma è solo causa di sconcerto se non di paura. In quanto tale perciò esso è un segno ambiguo, non costringente, come dimostra anche l’accusa giudaica del trafugamento del cadavere. Si spiega così come il dato del sepolcro vuoto sia assente dall’antico annuncio kerigmatico” (R. Penna)

  17. Il racconto del sepolcro vuoto è l’unico racconto pasquale comune a tutti i Sinottici anche se le divergenze sono signi-ficative. Infatti: • convergono solo su due elementi: la visita delle donne e la presenza angelica, • divergono su tutta una serie di particolari significativi

  18. Nei racconti gli evangelisti non intendono tanto redarre una cronaca dei fatti • Si veda il racconto di Mc, che è il più antico: • il desiderio di ungere un cadavere già avvolto in un lenzuolo di lino non trova riscontro in alcuna usanza del tempo • è poco probabile che le donne solo quando sono sulla via che conduce al sepolcro pensino di aver bisogno di aiuto per rotolare il masso all’ingresso della tomba.

  19. È legittimo piuttosto ritenere che il racconto relativo al sepolcro vuoto sia una eziologia cultuale, un racconto, cioè, che intende legittimare una celebrazione di culto della comunità primitiva di Gerusalemme attorno alla tomba di Gesù il giorno di Pasqua, annunciando la buona novella della risurrezione e indicando come segno di tale evento il sepolcro vuoto

  20. L’evento che toglie l’ambiguità alla tomba vuota e che genera la fede nella risurrezione, a partire dalla quale acquista senso per la fede anche il segno della tomba vuota, è la testimonianza di fede sulle apparizioni del Risorto

  21. Struttura delle apparizioni 1) INIZIATIVA • In maniera unanime nelle narrazioni pasquali si parla di incontri con il Cristo vivente. In essi è il Signore stesso che prende l’iniziativa letteralmente: «Lui stesso si è presentato vivente» (At 1,3). È Gesù di persona che si fa vedere o che appare • L’essere visto di Gesù (passivo) può essere interpretato in 3 modi:

  22. a) come passivo: “è stato visto”. I soggetti attivi del vedere sarebbero in questo caso i discepoli. Poiché questa forma verbale è probabilmente quella usata anche nell’AT per le teofanie, bisogna escludere questo primo significato • b) Ancora al passivo, come una descrizione dell’agire di Dio (passivo divino): egli è stato fatto vedere, è stato rivelato. Qui il soggetto attivo è Dio • c) Come medio: egli si è fatto vedere, è apparso. Qui il soggetto attivo è Cristo stesso.

  23. Le apparizioni del Risorto • Le apparizioni del Risorto vengono descritte utilizzando il modello delle teofanie: si tratta quindi di rivelazioni in cui Dio stesso è in azione e Dio può essere visto solo se si manifesta mediante un gesto libero della sua grazia. • Il verbo delle apparizioni, perciò, indica qualcosa di più di una visione che i sensi umani non potreb-bero sopportare: è l’irruzione del nascosto e dell’invisibile nella sfera del manifesto: è il Risorto che si mostra vivente e prende la parola • la realtà sperimentata è stata colta come distinta, esterna, “oggettiva”. Pertanto, le categorie di un “vedere visionario” non sono sufficienti per interpretare la realtà veicolata dalle apparizioni pasquali: non si tratta di “visioni soggettive”, attribuibili alla fede dei discepoli e neppure di “visioni oggettive”, prodotte nell’intimo di essi da un intervento obiettivo di Dio.

  24. Le apparizioni del Risorto 2) IL RICONOSCIMENTO • Anche questo secondo momento, che fa seguito al mostrarsi di Gesù, dipende dalla sua iniziativa. • È il Cristo che mostra le mani e il costato (Gv 20,20), • che invita Tommaso a toccare le sue piaghe (Gv 20,27) • i discepoli a gettare la rete, • che spezza loro il pane (Gv 21), • che si lascia riconoscere da Maria Maddalena (Gv 20,16) e dai discepoli di Emmaus, ai quali spiega le Scritture e spezza il pane (Lc 24). Nel vivente che appare viene riconosciuto Gesù di Nazaret, nel Risorto il Crocifisso.

  25. La testimonianza evangelica insiste sulla realtà di ciò che gli apostoli vedono, sottolineando che Gesù è veramente vivo, non è un fantasma, è libero, viene quando vuole, appare dove vuole, dà degli ordini, richiama il suo insegnamento, si fa riconoscere. • L’evento fondamentale delle apparizioni di Pasqua è la rivelazione dell’identità e continuità di Gesù nella contraddizione totale fra croce e risurrezione: Gesù si mostra lo stesso di prima eppure la libertà di cui gode lo fa diventare un altro. Infatti: • viene in mezzo ai discepoli “mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano” (Gv 20,19) o sparisce alla loro vista (Lc 24,31). • Egli non appare più costretto dai nostri condizionamenti: la padronanza assoluta nei confronti della morte lo ha liberato da ogni limite.

  26. La continuità del Risorto con il Crocifisso, che è il centro dell’esperienza pasquale, esclude ogni interpretazione riduttiva della realtà della risurrezione. • Essa implica necessariamente anche una dimensione corporea del risorto, che però non va intesa come rianimazione materiale di un cadavere e ritorno alla condizione mortale di esistenza. • La risurrezione si pone su un piano diverso, che sfugge all’esperienza dell’uomo e appartiene già alla nuova creazione escatologica

  27. la prospettiva neotestamentaria respinge: • sia un’interpretazione spiritualistica della risurrezione, nel senso di una semplice immortalità dell’anima • sia al contrario l’idea di una rimaterializzazione dei risuscitati o della rianimazione dei cadaveri. La corporeità della risurrezione significa che Gesù Cristo, il quale è stato risuscitato e innalzato alla destra di Dio, ora non solo vive interamente nella dimensione di Dio, ma è anche interamente e in modo nuovo presente nel mondo, in mezzo a noi «fino alla fine del mondo» (Mt 28,20)

  28. 3) LA MISSIONE • L’incontro col Risorto genera e fonda la missione. • Il Signore appare come colui che invia i suoi discepoli perché siano suoi testimoni (cf Mt 2,1-20; Mc 16,15‑20; Lc 24,48; Gv 20,19ss): «Dio lo ha risuscitato e di questo noi siamo testimoni» (At 3,15; At 5,31-32). Paolo stesso sente il bisogno di collegare il suo annuncio a quello dei primi testimoni (cf 1Cor 15,3-5)

  29. L’importanza e la centralità della missione emerge dalla conclusione del vangelo di Matteo (Mt 28,18-20), in cui risultano significative le seguenti espressioni: • - “ogni potere in Cielo e sulla terra”, cioè il fondamento e la possibilità della missione derivano dalla condizione del Kyrios; • - “tutte le nazioni”, nello spazio e nel tempo, ne costituiscono l’estensione; • - “osservare tutto ciò che vi ho insegnato”, rappresenta la cattolicità del compito, mentre la garanzia è data da “sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”

  30. Il contenuto della fede nella risurrezione di Gesù • La risurrezione avvenimento reale, storico e trascendente (CCC 639) «Il mistero della Risurrezione di Cristo è un avvenimento reale che ha avuto manifestazioni storicamente constatate, come attesta il Nuovo Testamento. Già verso l’anno 56 san Paolo può scrivere ai cristiani di Corinto: “Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici” (1Cor 15,3-4). L’Apostolo parla qui della tradizione viva della Risurrezione che egli aveva appreso dopo la sua conversione alle porte di Damasco».

  31. La risurrezione avvenimento storico dell’ordine fisico «Davanti a queste testimonianze è impossibile interpretare la Risurrezione di Cristo al di fuori dell’ordine fisico e non riconoscerla come un avvenimento storico. Risulta dai fatti che la fede dei discepoli è stata sottoposta alla prova radicale della passione e della morte in croce del loro Maestro da lui stesso preannunziata. Lo sbigottimento provocato dalla passione fu così grande che i discepoli (almeno alcuni di loro) non credettero subito alla notizia della Risurrezione. Lungi dal presentarci una comunità presa da una esaltazione mistica, i Vangeli ci presentano i discepoli smarriti e spaventati, perché non hanno creduto alle pie donne che tornavano dal sepolcro e “quelle parole parvero loro come un vaneggiamento” (Lc 24,11). Quando Gesù si manifesta agli Undici la sera di Pasqua, li rimprovera «per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato» (Mc 16,14)» (CCC 643)

  32. La fede nella risurrezione nasce dall’esperienza della realtà del Risorto • «Anche messi davanti alla realtà di Gesù risuscitato, i discepoli dubitano ancora, tanto la cosa appare loro impossibile: credono di vedere un fantasma. “Per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti” (Lc 24,41). Tommaso conobbe la medesima prova del dubbio e, quando vi fu l’ultima apparizione in Galilea riferita da Matteo, “alcuni... dubitavano” (Mt 28,17). Per questo l’ipotesi secondo cui la Risurrezione sarebbe stata un “prodotto” della fede (o della credulità) degli Apostoli, non ha fondamento. Al contrario, la loro fede nella Risurrezione è nata – sotto l’azione della grazia divina – dall’esperienza diretta della realtà di Gesù Risorto» (CCC 644).

  33. La risurrezione come evento trascendente (senza testimoni) • «Nessuno è stato testimone oculare dell’avvenimento stesso della Risurrezione e nessun evangelista lo descrive. Nessuno ha potuto dire come essa sia avvenuta fisicamente. Ancor meno fu percettibile ai sensi la sua essenza più intima, il passaggio ad un’altra vita. Avvenimento storico constatabile attraverso il segno del sepolcro vuoto e la realtà degli incontri degli Apostoli con Cristo risorto, la Risurrezione resta non di meno, in ciò in cui trascende e supera la storia, al cuore del Mistero della fede. Per questo motivo Cristo risorto non si manifesta al mondo, ma ai suoi discepoli, “a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme”, i quali “ora sono i suoi testimoni davanti al popolo”» (At 13,31) (CCC 647).

  34. Questi quattro numeri del CCC sintetizzano bene tre aspetti importanti • - la risurrezione è un avvenimento reale (non un’invenzione né un mito); • - la risurrezione è un avvenimento dell’ordine fisico; • - la fede nella risurrezione nasce dall’esperienza della realtà del Risorto (e mai viceversa)

  35. Ricordiamo che: la risurrezione è un evento storico in quanto realmente accaduto ma è anche (e soprattutto) evento metastorico, cioè al di là della storia ovvero escatologico, che come tale è di un genere che non appartiene alla storia ma è stato anticipato nella storia. Che sia evento escatologico e non della storia lo testimonia il fatto che la risurrezione è un avvenimento senza analoghi.

  36. Contenuto della fede nella risurrezione • Dimensione teologica: la risurrezione come atto escatologico della potenza di Dio e definitiva autorivelazione di Dio. Il NT ripete che è il Padre che risuscita Gesù, cioè lo conferma nel suo vangelo e si identifica definitivamente con quell’immagine di Dio (come presenza misericordiosa) annunciata e testimoniata fattivamente da Gesù • Dimensione cristologica: la risurrezione come conferma definitiva della causa (regno di Dio) di Gesù, del suo messaggio come della sua persona. Dio si dichiara in favore di Gesù: il Crocifisso lungi dall’essere un bestemmiatore, come lasciava intendere la morte e il modo della morte, era veramente il Messia, il Figlio stesso di Dio. • Dimensione storico-salvifica: la risurrezione come evento di salvezza universale. La risurrezione non è solo un evento che riguarda Gesù ma rappresenta l’inizio, l’anticipazione della risurrezione dei morti che riguarderà tutti. Gesù, come riferisce l’apostolo, è la “primizia” di coloro che sono morti (cf 1Cor 15,20).

  37. Pasqua, Ascensione, Pentecoste: momenti di un unico evento • Il NT e la fede professata ci ricordano l’ascensione come evento nella vita di Gesù, l’ultimo, della sua esistenza terrena • In Mc 16,9 dopo l’apparizione agli apostoli, Gesù “fu assunto in cielo” • In Luca l’ascensione avviene la sera della risurrezione dopo l’apparizione di Gesù nel cenacolo (cf Lc 24,13.39; 50-52) • In Gv 20,17 l’ascensione ha luogo il mattino della risurrezione • Solo negli Atti degli Apostoli al cap. 1 si parla dell’ascensione come evento avvenuto quaranta giorni dopo la risurrezione

  38. 40 è un numero tondo e sacro, carico di simbolismi • inoltre Luca, introducendo questo intervallo di tempo, esprime l’idea della continuità assoluta tra Gesù e la Chiesa: Gesù ascende, inizia il tempo della Chiesa • Il ritorno al Padre non significa assenza di Gesù dal mondo ma presenza in un modo nuovo, più pieno, in mezzo ai discepoli,

  39. Nel NT 2 tradizioni sul dono dello Spirito Santo. • Gv 20,22 • In Luca dove vi sono cinque descrizioni della manifestazione e della discesa dello Spirito Santo (At 2,1-11; 4,31-32; 8,14-17; 10,40-46; 19,1-7), la prima delle quali racconta i fatti di Pentecoste e contiene il simbolismo del cinquantesimo giorno (7x7+1= 50) • La pasqua trova la sua completezza di significato e di valore con la Pentecoste; passione, glorificazione e dono dello Spirito Santo costituiscono momenti diversi dell’unico mistero di Pasqua

More Related