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POLITICHE INDUSTRIALI PER LO SVILUPPO

POLITICHE INDUSTRIALI PER LO SVILUPPO. Augusto Ninni Università di Parma a.a. 2008-2009. Le politiche per l’innovazione. POLITICHE PER L’INNOVAZIONE Oggetto delle politiche tradizionali per l’innovazione sono l’ introduzione e la diffusione di nuovi prodotti o nuovi processi

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POLITICHE INDUSTRIALI PER LO SVILUPPO

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Presentation Transcript


  1. POLITICHE INDUSTRIALI PER LO SVILUPPO Augusto Ninni Università di Parma a.a. 2008-2009

  2. Le politiche per l’innovazione

  3. POLITICHE PER L’INNOVAZIONE • Oggetto delle politiche tradizionali per l’innovazione sono l’introduzione e la diffusione di nuovi prodotti o nuovi processi • Le innovazioni generalmente derivano dalla R&S istituzionalizzata, dalla commercializzazione di nuove idee, dal reverse engineering ecc. • ma anche dal design e da altre attività “non istituzionalizzate” come ricerca

  4. Divisione del lavoro fra politica della ricerca (università, centri ricerca, laboratori grandi imprese ecc.) e politica dell’innovazione, rispettivamente a monte e a valle dell’attività di R&S, dove lo spartiacque dovrebbe consistere nell’introduzione di prodotti (processi) commercialmente validi

  5. Ormai però si riconosce che il processo di ricerca non è lineare ma più spesso circolare: Diffusione Ricerca Innovazione Ricerca Innovazione Diffusione

  6. Ricerca e innovazione caratterizzate da fallimenti del mercato: • Sono beni pubblici (l’appropriabilità è difficile) • Danno luogo ad esternalità positive (sul piano territoriale economie di agglomerazione)

  7. Fondamenti teorici delle politiche per l’innovazione: Arrow vs Schumpeter Schumpeter: innovazione è • nuovo prodotto • nuovo processo • nuovo mercato • nuova organizzazione del lavoro

  8. Innovazione è l’unico fattore che consente all’impresa concorrenziale di uscire dall’equilibrio di lungo periodo (con profitto=0) ottenendo posizioni temporanee di monopolio MC AC MC AC’ P P P’ 

  9. L’impresa concorrenziale introduce l’innovazione grazie al credito • Altre imprese imitano l’impresa innovatrice, per cui una nuova tecnologia pian piano si diffonde • Verso la fine del processo di diffusione la nuova tecnologia ha sostituito la vecchia: distruzione creatrice

  10. Ma in “Capitalismo, Socialismo, Democrazia” Schumpeter introduce il “capitalismo trustificato” • La grande impresa ha molte maggiori possibilità di introdurre le innovazioni (perché può autofinanziare il processo) • Ipotesi “schumpeteriana”: un certo grado di monopolio (in quanto grande impresa) consente un maggior sviluppo di innovazioni

  11. Concorrenza Monopolio Incentivo + - Realizzabilità - + dell’innovazione (da dimensioni Impresa)

  12. Propensione all’innovazione Tasso di concentrazione La realtà ….

  13. Arrow C C’ Concorrenza Monopolio Quale delle due configurazioni di mercato è più propensa all’innovazione (costi da C a C’) ?

  14. Nell’impresa in concorrenza l’introduzione le consente di praticare un prezzo  inferiore a quello di concorrenti, a cui porta via l’intero mercato • Arrow  C C’ Concorrenza Monopolio

  15. Arrow Profitto prima dell’introduzione dell’innovazione  C C’ Concorrenza Monopolio

  16. Arrow Nuovo livello di prezzo  C Introduzione dell’innovazione C’ Nuovo profitto Concorrenza Monopolio

  17. In realtà questa area non è profitto aggiuntivo (c’era già) Quest’area è profitto perso • Arrow Nuovo livello di prezzo  C C’ Concorrenza Monopolio Quale delle due configurazioni di mercato è più propensa all’innovazione (costi da C a C’) ?

  18. Arrow Nuovo livello di prezzo  C Introduzione dell’innovazione C’ Concorrenza Monopolio Quale delle due configurazioni di mercato è più propensa all’innovazione (costi da C a C’) ?

  19. Incentivo all’innovazione Concorrenza: zwyq Monopolio: CC’LF +(RBMF-PARP’) • Arrow A P R B P’ w C L F D M z > y C’ q O Q Q’ Monopolio Concorrenza La concorrenza è più propensa all’innovazione del monopolio, e quanto maggiore è il tempo in cui l’impresa concorrenziale può godere di una rendita temporanea, tanto maggiore è l’incentivo all’innovazione (finchè le altre non la imitano…)

  20. Implicazioni del modello di Arrow: • La concorrenza è più propensa all’innovazione del monopolio: le politiche anti-trust sono anche politiche per incentivare l’innovazione

  21. L’incentivo ad innovare per l’impresa dipende dal grado di imitabilità dell’innovazione. • Uno dei compiti della politica industriale è quello di garantire una protezione all’imprenditore-innovatore, attraverso il brevetto

  22. Ma l’imitazione dell’innovazione è anche la sua diffusione: lo Stato deve garantire anche che dei benefici dell’innovazione si avvantaggino anche gli altri (acquirenti e concorrenti)  l’innovazione crea esternalità positive

  23. D’altra parte, per sua natura, “copiare” l’innovazione appena nata è molto facile, per cui l’innovatore va protetto e gli vanno garantite delle protezioni legali (problema dell’appropriabilità) • Brevetto sì, ma temporaneo (scadenza dopo un certo numero di anni): problemi della durata e dell’ampiezza

  24. Ma il brevetto non sempre riesce a proteggere… • E inoltre in taluni casi le imprese preferiscono non brevettare (segreto industriale)

  25. Data quindi la probabilità di essere imitati, e data l’importanza degli spillover tecnologici (e non solo), i benefici netti privati dell’innovazione sono minori dei benefici sociali  l’innovazione è un bene pubblico • (I privati producono meno innovazione di quanto serve)

  26. Questo, oltre all’incertezza insita nell’attività di innovazione, spiega perché gran parte dell’attività di R&S viene condotta dallo Stato, o direttamente o finanziata ma condotta su commessa presso laboratori privati • L’attività pubblica si sviluppa nelle fasi più lontane dal mercato (la R di R&S)

  27. Tuttavia il modello di Arrow non considera la concorrenza ex-ante fra innovatori (gara per il brevetto). Chi vince “prende tutto”: • Eccesso di investimenti rispetto al socialmente desiderabile (duplicazioni, sprechi)

  28. Politiche pubbliche strette fra l’obiettivo di incrementare la R&S privata e la necessità di evitare gli sprechi • Inoltre Stato ha incertezza tecnologica e informazione imperfetta

  29. “Nuove” politiche per l’innovazione • (In realtà più o meno le stesse politiche di prima, ma considerate ancora più importanti di prima) • “Dalla politica per settori alla politica per fattori” • Politica orizzontale e a-settoriale

  30. Modelli di crescita endogena: l’innovazione non è più “esterna alle imprese”, ma è il frutto di decisioni e di strategie delle imprese • Crescita dell’economia funzione degli investimenti in R&S • Le imprese effettuano investimenti in R&S per ottenere profitti da monopolio temporaneo (problema dell’appropriabilità)

  31. Compiti dello Stato: • Favorire il clima per gli investimenti (anche con incentivi fiscali e finanziari) • Garantire l’appropriabilità difendendo i brevetti

  32. Teoria evolutiva dell’impresa: Imprese operano in condizioni di incertezza (lo Stato ancor di più…) Gli incumbent poco propensi a innovare Importanza del learning by doing e del capitale umano Differenza fra conoscenza tacita e codificata

  33. Da cui: • Lo Stato deve agevolare il processo di selezione delle tecnologie, ma mai imporre “sentieri privilegiati” e concentrarsi su presunti settori high tech  coordinamento delle istituzioni • Politica della concorrenza: importanza dell’eliminazione delle barriere all’entrata • Importanza della politica dell’istruzione • Importanza delle politiche di attrazione degli investimenti esteri, ma anche dei parchi scientifici e tecnologici e di tutto ciò che possa facilitare la localizzazione delle imprese innovatrici e la cooperazione

  34. “Sistemi nazionali di innovazione”: • “The set of institutions whose interactions determine the innovative performance of national firms”(Rosenberg) • “The national system of innovation is constituted by the institutions and economic structures affecting the rate and direction of technological change in the society” (Edquist-Lundvall) • l’innovazione non è quindi un processo lineare, né circolare, ma il frutto di interazioni fra numerosi soggetti, che costituiscono un “sistema” • Compito delle istituzioni è quindi molto importante: “producono” leggi, standard tecnici, standard di qualità, regole sociali, contribuiscono direttamente e indirettamente al finanziamento delle attività, preparano il capitale umano, e inoltre …

  35. Componenti dei “Sistemi nazionali di innovazione: • Governi: definiscono gli indirizzi di Politica per l’Innovazione • Istituzioni-ponte (associazioni di ricerca, enti promotori): intermediari tra i governi e chi svolge attività di ricerca • Imprese (private o pubbliche) e gli istituti di ricerca che finanziano • Università: forniscono conoscenza e skills (capitale umano) • Altri organismi privati e pubblici: laboratori pubblici, uffici dei brevetti, enti per addestramento ecc.

  36. Importanza dei “Sistemi nazionali di innovazione”  conoscenza tacita, non facilmente trasferibile (salvo quando non è concretizzata in formule o disegni: licenze)

  37. Anche le stesse istituzioni subiscono il movimento ed “evolvono”: le “competenze istituzionali” come elemento principale di un sistema che produce innovazioni • Straordinaria rilevanza dell’aspetto “locale”: disponibilità “locale” di lavoro qualificato, di capitale disponibile al rischio, di sistemi universitari

  38. Paesi Emergenti: • Acquisizione di tecnologia estera: importazione di beni capitali, imitazione e reverse engineering, investimento estero, licenza • Se c’è conoscenza tacita, l’incorporazione della tecnologia nei beni capitali non è sufficiente se non c’è capitale umano e Sistema nazionale di innovazione

  39. Utilizzo e diffusione: • Conta molto il capitale umano; subcontracting; per assicurare qualità dei subcontraenti, sistemi di standardizzazione Miglioramento e sviluppo della tecnologia: • Contano molto la politica verso gli Investimenti Esteri e il regime di difesa dei diritti di proprietà intellettuale • Conta molto anche lo scopo: scarse ricadute da R&D militare

  40. Brasile In anni 70 Import Substitution, politiche collegate a questo Disincentivi (accordi di licenza non oltre i 5 anni, divieto di flussi di pagamento fra MNC e filiali, JV con 50% capitale interno) Sottoinvestimento in K umano Corea Forte enfasi su Impianti chiavi in Mano Porte ristrette a MNC Forte investimento in K umano Orientamento vs Export (cartina di tornasole come sbocco) Casi : Brasile e Corea

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