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LA FORZA DELL’ANIMA NELLA STORIA

LA FORZA DELL’ANIMA NELLA STORIA. L’anima dei popoli antichi.

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LA FORZA DELL’ANIMA NELLA STORIA

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Presentation Transcript


  1. LA FORZA DELL’ANIMA NELLA STORIA

  2. L’anima dei popoli antichi L’anima dei popoli antichi cercava la relazione con Dio, non riusciva a trovarla perché non aveva Cristo, di fatto però essi vivevano una dimensione inconscia, sapevano che la vita terrena non era il termine ultimo dell’esistenza e ponevano grande cura sia nella sepoltura dei defunti che in una serie di raffigurazioni dell’aldilà dove erano certi che la vita sarebbe continuata.

  3. La vita ultraterrena • La credenza nella vita ultraterrena è una testimonianza della percezione dell’anima e della sua immortalità, ma è anche testimonianza della consapevolezza di una stretta connessione del corpo con l’anima per la cura che molti ponevano nella conservazione dei corpi. • L’inumazione ci parla di un rispetto del corpo non per se stesso, quanto piuttosto in funzione dell’anima e di una sua possibile esistenza nell’aldilà. • La rappresentazione della vita futura era comunque fortemente condizionata dalla lontananza delle loro anime da Dio e dall’Albero della Vita

  4. Già l’uomo di Neanderthal seppelliva con cura i suoi morti e nel V millennio si costruiscono grandi tombe monumentali in pietra. • I faraoni nel III millennio strutturano l’intera vita della comunità egiziana intorno alla costruzione delle piramidi, per consentire alla loro anima di arrivare alla dimora degli dei immortali. • Gli Etruschi ci hanno lasciato molte pitture nelle tombe sulla vita nell’aldilà. • I Greci, nella testimonianza di Omero e prima di perdersi nella ragione, sapevano che la vita dell’uomo è nel soffio che abbandona il corpo al momento della morte; la chiamavano anima (gr.psichè) e, già in epoca omerica, avevano rappresentato l’oltretomba, come un luogo non certo felice, ma comunque “eterno” .

  5. I Romani pur lontani dalla loro anima e da Dio avevano timore delle anime dei defunti, celebravano riti precisi per difendersi dalle anime cattive e chiedevano protezione alle anime degli antenati, i Lari ed i Penati.

  6. L’anima però non è testimoniata solo dalla credenza nell’aldilà e dalla cura dei corpi; l’anima in collegamento con la forza di Dio è quella che consente all’uomo di compiere passaggi importanti per la sua vita, di vivere la propria sessualità, di fare progressi nella tecnica, nelle arti, di scrivere e soprattutto di parlare. • Il linguaggio infatti potrà anche dipendere da una struttura articolare, ma il bisogno di espressione e di relazione e quindi di comunicazione proviene dall’interno dell’uomo e gli appartiene fin da quando appare sulla terra, lontano, ridotto, nudo, ma a immagine e somiglianza di Dio e con un’anima.

  7. La diffusione del Cristianesimo • Il Cristianesimo chiama l’uomo alla radice della propria esistenza, all’interno di sé, per ritrovare la propria anima ed il legame intimo con Dio suo Creatore, per recuperare la connessione delle forze per una vita libera da oppressioni e condizionamenti. • Il Cristianesimo quando si diffonde in Occidente offre l’ opportunità di sconfiggere dal suo interno il male di una società che aveva cumulato in sé i mali di tutto il mondo allora conosciuto e riconquistare dignità e vita. Ma per riuscire in questo era necessaria la collaborazione di ogni persona, disposta ad andare fino in fondo, per scacciare ogni diavolo ed ogni malattia, per ritrovare attraverso Cristo la propria anima e ritornare all’Albero della Vita.

  8. Noi non sappiamo più dare senso alla parola anima. La identifichiamo con mente e rinneghiamo la sua esistenza vivendo come se non ci appartenesse. • L’anima però è ciò che connette strettamente la nostra identità di persone con Dio e con la sessualità, il corpo, i nervi e la mente; consente all’uomo di vivere la propria vita e di partecipare alla creazione continua che rinnova la terra, di partecipare alla relazione con Dio in modo più profondo e creativo di tutte le altre creature

  9. Cristo incarnandosi ci consente di cogliere tutta la bellezza del piano di Dio e tutta la grandezza della dignità della persona umana e ci mostra la via per rimanere in Dio e con Lui sconfiggere il Diavolo, i condizionamenti e la morte. • Rimanere nell’Albero della Vita è per l’uomo molto difficile e la storia ci mostra come anche dopo l’incarnazione di Gesù e nonostante la sua Croce i condizionamenti culturali che ogni civiltà reca con sé continuano ad essere trasmessi di generazione in generazione e che non è possibile per l’uomo essere veramente libero senza affrontare un lungo cammino personale di purificazione che lo porti ad una vera conversione.

  10. I cristiani nell’Impero • Il cristianesimo si diffonde con tranquillità per alcuni decenni, fino a quando i romani pagani cominciano ad accorgersi della stranezza dei cristiani. • Conducono una vita diversa, praticano la monogamia, osservano la castità e la fedeltà coniugale, mettono in comune i loro beni sostengono i poveri, pregano insieme, soprattutto non si occupano di politica. • Nerone (60 d.c.) quando dovrà dare la colpa a qualcuno per l’incendio di Roma, la darà ai cristiani perché la particolarità della loro vita cominciava a suscitare perplessità ed ostilità. • Domiziano li perseguiterà (90 d.c.) perché, ossessionato da manie di persecuzione, li vedrà, in quanto “strani”, come gruppo sovversivo pericoloso per la propria vita, insieme a stoici e giudaici.

  11. Le persecuzioni • I cristiani in un primo momento sono perseguitati perché rendono chiari i condizionamenti di quel mondo pagano e con la loro condotta mettono in crisi il sistema di vita dell’impero, ma anche nella morte riescono suscitare critiche e perplessità, perché uomini e donne affrontano il martirio con una forza interiore che viene loro da un’anima in collegamento con Dio, dalla certezza della vita eterna, delle quali i pagani non avevano nessuna esperienza, ma soprattutto da un lungo cammino di purificazione che ciascuno di loro personalmente aveva fatto per ritornare all’Albero della Vita

  12. San Pietro viene crocefisso durante la persecuzione ordinata da Nerone, ma per divenire pescatore di uomini, come lo stesso Gesù gli aveva predetto, ha dovuto affrontare tutti i suoi condizionamenti, passare attraverso l’incredulità, il dubbio, il tradimento stesso di Cristo per trovare in Cristo attraverso la Madonna il collegamento di tutte le sue forze con Dio, scacciare i diavoli, guarire la malattie e morire in croce per risorgere alla vita vera.

  13. La reazione giudaica: Santo Stefano • La reazione contro i cristiani non avviene solo da parte pagana, ma anche da parte degli stessi giudei. • Il giovane Stefano apparteneva alla prima comunità cristiana di Gerusalemme, (att. 6-7) che cercava di applicare integralmente la "carità fraterna", mettendo i loro beni in comune con gli altri e distribuendo equamente quanto bastava per il sostentamento giornaliero. Quando la comunità crebbe, gli apostoli affidarono il servizio di assistenza giornaliera a sette ministri della carità detti diaconi. Tra questi spiccava il giovane Stefano che, oltre ad occuparsi dell'amministrazione dei beni comuni, si prodigava nell'annuncio della buona novella.

  14. Gli ebrei vedendo il gran numero di convertiti, sobillarono il popolo e accusarono Stefano di “pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”, tanto da indurre i giudei a catturarlo e portarlo nel Sinedrio. Mentre parlava l’odio e il rancore dei presenti aumentava contro di lui, fino al punto che i presenti si scagliarono su di lui e a strattoni lo trascinarono fuori dalle mura della città e presero a lapidarlo con pietre, mentre il giovane chiedeva perdono a Dio per coloro che lo stavano uccidendo.

  15. La reazione pagana • Dal II sec. cominciano a levarsi le voci anche degli intellettuali dell’epoca. • Il filosofo Epitteto ritiene che il loro atteggiamento nei confronti della morte è solo apparentemente ispirato a libertà e coraggio, in realtà non fondato razionalmente né moralmente convincente. • Plinio, Tacito e Svetonio li criticano perché scuotono lo stato, gli dei nazionali, negano la vita pubblica e li accusano di fanatismo ed intolleranza. • Gli imperatori Traiano ed Adriano però non ritengono i cristiani pericolosi, solo moralmente inaccettabili e non consentono azioni arbitrarie contro di loro e, indirettamente e senza volerlo, li proteggono. • In sostanza non si convertono, attaccano o tollerano i cristiani, ma hanno moltissime difficoltà ad accostarsi ad un vero e profondo cammino di purificazione.

  16. La reazione cristiana • I cristiani ora sentono di doversi difendere, sentono la necessità di dover confutare le accuse loro rivolte, sentono che è opportuno anche scrivere per diffondere e far comprendere meglio il messaggio di Gesù e, in qualche modo, la loro diversità. • Mentre però i martiri avevano parlato testimoniando il Vangelo con la loro vita, i cristiani, invece di rimanere radicati nella testimonianza di vita, si lasciano sedurre dai discorsi e dai ragionamenti, ricadendo in un condizionamento culturale già greco. • Caduti in questo inganno per la difficoltà, comunque reale, di mantenersi con l’anima e con Cristo momento per momento, lasciano l’Albero della Vita, rinunciano alla conversione vera e… scrivono.

  17. L’apologetica: allontana dall’anima e da Cristo • L’apologetica nasce da questa necessità nel II secolo. I cosiddetti Padri apostolici, della generazione successiva agli apostoli (Clemente, Ignazio, Barnaba,Policarpo) indirizzandosi al pubblico pagano cominciano a scrivere non più solo lettere, omelie ai confratelli. • Nei loro testi la riflessione verte su due punti, l’idea di Dio e la vita morale, ma questi presuppongono un passaggio fondamentale: l’anima, che sembra però passare in secondo piano insieme alla figura di Cristo. • Anzi per essere maggiormente efficaci utilizzano alcune argomentazioni della filosofia greca fino a presentare (con l’apologeta Giustino) il cristianesimo come un completamento del paganesimo. • In questo confronto con i paganesimo i cristiani ne assumono la medesima veste culturale e pur condannandone in blocco la cultura si esprimono usando le stesse forme letterarie.

  18. I primi cristiani subirono l’accusa di irragionevolezza, di adesione cioè irrazionale a Cristo, che invece esprimeva la consapevolezza nuova dell’anima e di una fede, che scuoteva fin dalle fondamenta uomini che fino a quel momento avevano vissuto in condizionamenti culturali che privilegiavano la ragione, la parole, la dialettica. • Ora però la risposta dell’apologetica mostra come non sia sufficiente aver incontrato Cristo per essere liberati. Se ognuno, personalmente, non prende la propria croce con la Sua Croce e non percorre una via di purificazione che arrivi fino in fondo al male proprio ed altrui, si ricade nei condizionamenti del proprio mondo culturale e familiare.

  19. Le eresie • Un grande attacco al cristianesimo viene dal suo interno attraverso le eresie che tenteranno di minare con parole e ragionamenti, dimostrazioni e speculazioni intellettuali la grandezza divina della figura di Cristo. • Lo gnosticismo vede contrapposto il bene ed il male, che ha preso possesso dell’uomo e del mondo, rendendoli prigionieri. • I montanisti, prendendo spunto dall’Apocalisse di San Giovanni e attendono la fine del mondo nel deserto. • L’arianesimo sarà la più difficile da sradicare ed avrà le conseguenza più disastrose, provocherà la separazione della chiesa in due e giustificherà l’intervento politico all’interno di questioni religiose. Il nucleo del contendere riguarda la natura divina di Cristo. Costantino interviene e nel Concilio di Nicea (325 d.c.), di cui assume la presidenza, viene adottata una professione di fede che diviene il fondamento dogmatico dell’ortodossia cristiana.

  20. Il monofisismo ancora sulla natura umana e/o divina di Cristo produrrà poi ulteriori discussioni, separazioni, scontri violenti ed altri interventi del potere politico,. Si concluderà con un altro Concilio, di Calcedonia (451 d.c.), anch’esso presieduto dall’imperatore Marciano e la conferma del dogma di Nicea. L’utilizzazione della ragione colpisce il cristianesimo nella sua essenza, la figura di Cristo, e colpisce nello stesso tempo l’anima delle persone che si perdono senza più ritrovare Sapienza, Via e Verità. Le spiegazioni “ragionevoli” colpiscono l’anima ed il Cristianesimo

  21. Ancora martiri…? • Nel III secolo ci saranno nuovi attacchi ai cristiani, questa volta determinati da motivazioni differenti. • I cristiani in questi tre secoli, diffusi ormai in tutti gli strati della società romana, pur non partecipando alla vita politica dell’impero, erano diventati una struttura politica che gli imperatori cominciano a percepire pericolosa perché potente economicamente e strutturata secondo i criteri delle organizzazioni, avevano infatti dogmi, culti, una gerarchia e avevano denaro. • Come erano caduti nel condizionamento della speculazione intellettuale erano caduti anche nel condizionamento tutto romano della struttura organizzativa. • Una volta lasciata la testimonianza di vita, Cristo e l’Albero della Vita i diavoli, sempre più forti li attaccano e li distruggono, non solo attraverso le persecuzioni, ma anche e soprattutto con l’integrazione culturale delle parole e dello stato.

  22. Durante la persecuzione sferrata dall’imperatore Decio (250 d.c.)viene chiesto come segno di lealtà politica che tutti i cittadini romani sacrifichino agli dei. In tutte le regioni dell’impero sono moltissimi i cristiani che abiurano e sacrificano agli dei. • Pochi anni dopo, l’imperatore Valentiniano (258 d.c.) attacca esplicitamente la gerarchia ecclesiastica e confisca i beni delle chiese che evidentemente erano così numerosi da suscitare i desideri dell’imperatore, che invece aveva gravi problemi economici e finanziari. • A seguito di questi avvenimenti esploderà il problema dei lapsi , di coloro cioè che avevano abiurato e volevano essere riammessi nelle comunità cristiane, a testimonianza della vastità del fenomeno. • Seguiranno nuove discussioni e nuovicontrasti tra vescovi e chiese.

  23. Dalle persecuzioni … al compromesso • L’ultima persecuzione fu sotto Diocleziano (303-304 d.c.), che ordinò la distruzione delle chiese, la consegna dei libri sacri e la soppressione della gerarchia ecclesiastica, pretendendo ancora sacrifici agli dei. Fu però l’ultima occasione, decisiva, per comprendere che l’espansione del cristianesimo non poteva essere più fermata. • Costantino decretò la fine delle persecuzioni e una politica a favore dei cristiani fino al riconoscimento della libertà di culto, che però prevedeva la possibilità per l’imperatore di intervenire nelle questioni materiali e spirituali dei sudditi, anche non strettamente religiose o di norma di competenza delle autorità ecclesiastiche.

  24. Teodosio e le sovvenzioni statali • L’imperatore Teodosio porta a compimento la cristianizzazione dell’impero (Editto di Tessalonica 380 d.c.); chi non è convertito non ha più cittadinanza legale; la dissidenza e l’eresia sono un delitto politico; i vescovi entrano nella giurisdizione statale; il clero è esentato dalle imposte; l’attività caritativa e sociale della chiesa è sovvenzionata dallo stato. • Ormai è lo stato con Concili, Editti e leggi a dire chi è cristiano e chi no, mentre dell’anima e di Cristo non si trovano più tracce.

  25. Chiesa e Stato • Mentre da una parte gli imperatori entrano con forza nelle questioni spirituali della chiesa, pur riconoscendone la struttura organizzativa ed amministrativa, dall’altra la chiesa di Roma rivendica il primato ed il diritto di intervento anche nelle questioni politiche in forza dei beni da lei posseduti, cominciando ad intessere quella complessa rete di legami con la politica che porteranno poi allo scandalo della lotta per le investiture.

  26. A partire dal III secolo cominciò ad essere elaborata la dottrina della Cathedra Petri, cioè della successione e dell’autorità dell’episcopato affidato da Cristo a Pietro ed ai successori romani, che nei secoli successivi si andò trasformando nella teoria del primato di Roma su tutte le chiese e nelle rivendicazioni della superiorità dell’autorità del papa sugli altri vescovi e del suo diritto di intervento, fondamento del potere spirituale e temporale della chiesa.

  27. 395 d. C. Alla morte di Teodosio l’impero romano viene diviso in due parti (Oriente ed Occidente) ed affidato a ciascuno dei suoi due figli. La capitale dell’impero d’occidente viene spostata a Ravenna. Così finisce l’unità dell’impero romano. Finisce l’unità dell’impero romano

  28. Proseguono in Italia , come in tutto l’impero d’Occidente, le penetrazioni dei barbari e le grandi migrazioni dei popoli. Roma viene saccheggiata una volta ed una volta salvata. Finché nel 476 l’impero romano cadee si afferma in Italia il governo degli Ostrogoti. Le invasioni barbariche

  29. La caduta dell’Impero romano • L’Impero romano in realtà non cade affatto, né nella sua struttura politica e giuridica, né in quella burocratica ed amministrativa. Motivo questo per cui tutti i mali che erano presenti in tale organizzazione sono giunti indisturbati fino a noi. • I barbari si infiltrano nei confini dell’Impero lentamente e portano forze nuove, costumi propri, risorse vitali per la prosperità di nuovi popoli, senza mai disconoscere però l’autorità imperiale orientale alla quale si dichiareranno sempre sottomessi e contribuiranno alla trasmissione dei mali dell’impero, di un cristianesimo che fatica a ritrovare la propria forza, perché toccato ed indebolito proprio nella figura di Cristo dalle estenuanti discussioni che lo avevano riguardato, non più testimoniato nella vita dei cristiani e tradito da una chiesa fortemente compromessa con il potere.

  30. Le conversioni dei barbari • Convertirsi per i barbari è una questione di stato, convertito il re si converte in massa tutto il popolo • Il re Visigoto Recaredo nel 589 impone il cattolicesimo in Spagna • Il re franco Clodoveo nel 498 adotta il dio della moglie per ringraziamento per la vittoria contro gli alemanni e riceve il battesimo nella cattedrale di Reims, che da quel momento reclamerà il privilegio di accogliere la consacrazione dei re dei franchi. • La chiesa ormai dà ai poveri ¼ delle sue entrate, i ¾ sono necessari per il mantenimento dell’istituzione.

  31. Il popolo barbaro in realtà non si converte e continuerà a praticare i propri culti pagani con i quali la chiesa cristiana è costretta a fare i conti, non potendo realizzare un cambiamento profondo dell’anima di questa gente, perché lei stessa ha perso la forza dell’anima e di Cristo.

  32. La condizione femminile • Le donne anche nelle società barbare erano oggetto di molte restrizioni e violenze, come il rapimento e lo stupro, se scoperte adultere o incestuose potevano essere uccise, l’amore era solo quello coniugale per la procreazione, il resto era atto vile e indegno. • Strettamente legata alla fecondità, al ciclo lunare e quindi alla notte la donna è creatura misteriosa e spesso malefica, capace di fare perdere la ragione all’uomo, fonte di disgrazia,capace di usare malefici e filtri per conservare l’amore dello sposo.

  33. La morte • La morte e la violenza sono propri anche di questo mondo barbaro, gli insulti e gli oltraggi erano puniti con la morte, la vita umana era ancora una volta considerata meno di nulla ed era più importante la vendetta in nome dell’onore che la dignità della persona. • I morti però tornano a perseguitare i vivi e della morte si ha timore, come gli antichi romani anche i barbari usavano tenere buoni i morti e un vero arsenale di talismani, pietre e filtri venivano posti accanto al defunto perché rimanesse dov’era e non tornasse ad infastidire i vivi.

  34. L’aldilà • Proprio sul timore della morte il cristianesimo riesce ad avere una maggiore presa e facendo leva su un immaginario collettivo sensibile, inquieto e angosciato, si fa strada la visione di una vita eterna corredata da un inferno non più sotterraneo, come per i romani e i greci, ma collocato nei cieli, da dove i morti non tornano perchè restano incatenati ed ammanettati da demoni che li opprimono con supplizi e da un paradiso dove è di guardia San Pietro e l’arcangelo Raffaele, ma dove per entrare bisogna essere meritevoli.

  35. Con queste visioni il monaco Baronto nel VII sec. voleva spingere alla conversione i cuori di gente abituata alle punizioni corporali ed alle violenze e questa letteratura visionaria, ricca di animali feroci che straziano le carni, draghi, fornaci di pece e di zolfo percorre questi secoli e giunge fino a noi, in visioni intramontabili di dannazione e gloria eterne che condizionano ancora oggi la vita spirituale di molte persone.

  36. La perdita dell’anima • Perduto il profondo collegamento della forza dell’anima con la forza di Dio e reso impossibile il ritorno all’Albero della Vita attraverso Cristo, si ricade nella superstizione, nella magia, ma anche nella paura suscitata da visioni demoniache di malefici e perversioni, senza potere più trovare risposte vere alle domande più angosciose dell’esistenza umana.

  37. Quale cristianesimo? • Le nazioni europee nascono dalla fusione di realtà così differenti: l’impero, i barbari, i cristiani e la Chiesa. • Senza una vera esperienza di Cristo non è possibile riuscire a penetrare i condizionamenti che le culture del tempo e nei tempi si portando dentro, non è possibile sconfiggere il Diavolo che perpetua generazione dopo generazione il male profondo dell’anima lontana da Dio. • Gesù dice : “ I miei discepoli scacceranno i diavoli e guariranno ogni malattia “, ma ciò sarà possibile solo se ognuno prenderà la propria croce e Lo seguirà in un cammino personale di purificazione, altrimenti anche il più piccolo spazio lasciato al demonio diverrà breccia per il dilagare del male, nella vita propria e degli altri.

  38. La sessualità • La caduta del cristianesimo si manifesta con chiarezza anche nella sessualità, che diventa, agli occhi di molti, forza incontrollata e deviata. • Pur essendoci persone che sentono la necessità di allontanarsi dal potere, dalle città, dall’integrazione, che si interrogano e cercano di nuovo la propria anima, non riuscendo ad arrivare ad una completezza delle proprie forze in collegamento con Dio, negano la sessualità, vi rinunciano, proponendo modelli di vita alternativi ed in opposizione ad una pienezza della vita.

  39. I padri del deserto • Nel IV secolo in Oriente i monaci cercano la loro anima ritirandosi a vivere nel deserto, pensando che allontanandosi dalle città si sarebbero allontanati dal male, dalle strutture, dal potere e dalla sessualità senza amore. • Scopriranno invece proprio nel silenzio e nella preghiera che il male e i condizionamenti sono dentro di loro e non fuori. Soprattutto viene ritenuto degno di grande attenzione il desiderio sessuale che viene osservato ed indagato come segno importante per svelare anche tutti gli altri peccati, l’ira, l’invidia, la superbia. Non riuscendo a cogliere la sessualità come una forza d’identità capace di entrare nel reale, si concentrano sulle fantasie sessuali e la diminuzione della loro intensità è ritenuta un indizio della misura in cui il monaco era riuscito a giungere ad uno stato di semplicità di cuore, aperto all’amore di Dio e del prossimo.

  40. Sant’Agostino • Sant’Agostino (V secolo) riporta in primo piano proprio la sessualità, contro la visione orientale dei padri del deserto che associavano il cuore semplice al superamento del desiderio. • Agostino ritiene che Adamo ed Eva nell’Eden avessero goduto di una piena esistenza coniugale e che quindi non si poteva sperare di vederne dileguare la forza con l’esercizio nelle solitudini del deserto, ma che era necessario che nel matrimonio le coppie cristiane adeguassero il comportamento sessuale all’armoniosa innocenza offerta da Adamo ed Eva.

  41. Dal momento però che quella condizione iniziale era stata corrotta dalla caduta, sulla terra gli uomini e la donne vivevano una sessualità di natura incontrollabile ed abissalmente diversa da quella originaria. • L’attenzione di Agostino viene attirata dalla impossibilità di controllo del desiderio, che una volta provocato non era più controllabile dalla volontà. • La concupiscenza della carne richiede dunque una costante attenzione e vigilanza morale, segno della frattura della antica e profonda armonia tra uomo e Dio, anima e corpo.

  42. Altri condizionamenti… • Anche così la sessualità non viene colta come energia di vita profondamente collegata con l’anima, ma solo come forza istintuale; ridotta ad attività incontrollata, la cui forza non è gestibile, viene demonizzata, ritenuta pericolosa anche se necessaria alla procreazione e relegata esclusivamente a tale funzione e scopo. Ancora una volta la sessualità viene colpita perché non può essere colta fuori da una relazione profonda nella verità tra anima e Dio e senza una profonda esperienza di liberazione dai condizionamenti in Cristo • La Chiesa entra col passare del tempo sempre più nell’intimità delle coppie imponendo regole e proibizioni, chiedendo di evitare i rapporti sessuali per es. la domenica, durante la quaresima e nella vigilie delle feste solenni, fino agli estremi limiti del controllo di certe forme di tenerezza antecedenti l’atto stesso nell’intento di controllare il piacere .

  43. Il corpo • Il corpo subisce anch’esso i condizionamenti della mancanza della pienezza di tutte le forze in collegamento con la forza di Dio, dell’anima e del sesso. • Grazie anche alle teorie filosofiche platoniche ed aristoteliche, riprese e riproposte più volte ed in varie forme anche da pensatori cristiani, l’anima ed il corpo si trovano ad opporsi in una antitesi inconciliabile: l’anima immortale, incorruttibile, preesistente al corpo ed il corpo corruttibile, mortale, veicolo del desiderio sessuale, quindi di vizi e soprattutto del peccato originale. • Il monachesimo inoltre proponeva, come abbiamo visto, un modello alternativo, ascetico, spirituale strumento di libertà dalla tirannia del corpo, di libertà dell’anima e di ritorno a Dio. • I digiuni, l’imposizione di sofferenze volontarie divengono simbolo di grande religiosità, perché ricordano e rievocano la passione di Cristo.

  44. Ideologia anticorporale • Il corpo è dunque svilito, il desiderio sessuale represso, il matrimonio è un rimedio alla concupiscenza, per alcuni uomini di Chiesa c’è adulterio anche per chi ama con troppa passione la propria moglie. • La donna nell’atto sessuale deve essere passiva, l’uomo attivo ma con moderazione, senza trasporto. • Si instaura una gerarchia nei comportamenti sessuali al cui vertice è la verginità, la castità nella vedovanza e la castità nel matrimonio. • Viene preferita la versione della creazione che vede Eva creata dalla costola di Adamo, per fondare la sottomissione della donna, l’uomo diventa espressione della ragione e dello spirito, la donna del corpo e della carne.

  45. Dove si conserva l’esperienza dell’anima in Cristo? • “E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.” (Mt. 16,18) • Gesù fa riferimento all’esperienza di “chiesa” che è la persona con un’anima in Dio, come la Madonna. • L’esperienza di Cristo non si conserva quindi nelle strutture o nelle regole degli uomini, ma nella “chiesa” fatta da persone seriamente impegnate a cercare Dio con la propria anima e capaci di incontrare Gesù nell’esperienza della propria vita liberata dai condizionamenti della cultura dell’epoca.

  46. San Benedetto • Figura emblematica di questo tempo è S. Benedetto da Norcia ( VI sec.). • A 12 anni fu mandato, con la sorella, a Roma a compiere i suoi studi ma, sconvolto dalla vita dissoluta della città rifiutò gli studi letterari, abbandonò la casa e i beni paterni e cercò l'abito della vita monastica • All'età di 17 anni, insieme con alla sua nutrice, si ritirò nella valle dell'Aniene. Abbandonò poi la nutrice e si avviò verso Subiaco, dove incontrò il monaco Romano che, vestitolo degli abiti monastici, gli indicò una grotta impervia del Monte Taleo dove Benedetto visse da eremita per circa tre anni, fino alla Pasqua dell'anno 500. .

  47. La regola di S. Benedetto è ricavata dalla sua vita: egli cerca un forte rapporto con Dio, rifiutando la vita corrotta della città ed isolandosi dal mondo per tre anni in una caverna. • Non rimane isolato però come i padri del deserto, ma cerca di costituire delle comunità di fraternità che compongono i piccoli gruppi su cui si formano le comunità monastiche. La vita di queste comunità è scandita dalla preghiera e dalla meditazione , ma anche dal lavoro manuale come incarnazione nella realtà, novità considerevole rispetto alla vita monastica. • Cerca inoltre di incidere nella realtà attraverso la predicazione sui mali del tempo, soccorrendo spiritualmente e materialmente le persone del tempo. Le abbazie benedettine saranno luoghi di grazia e di profonda spiritualità, ma isole felici, che non cambieranno il volto del mondo corrotto e violento, non convertiranno la politica, i potenti e, soprattutto , il clero e la Chiesa.

  48. San Francesco San Francesco (1181-1226), dopo aver condotto fino ai 24 anni una vita dissoluta ed aver provato la carriera militare, riceve in sogno la chiamata del Signore. Nel 1205 che avvenne l'episodio più importante della sua conversione: mentre pregava nella chiesa di San Damiano, racconta di aver sentito parlare il Crocefisso, che per tre volte gli disse: «Francesco, va' e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina». La casa di Gesù è l’anima delle persone che sono ingannate dalla cultura del tempo e non riescono più a trovare Dio attraverso di Lui.

  49. Rinuncia pubblicamente nella piazza del Vescovado di Assisi agli averi paterni e si incammina con pochi seguaci verso una vita di preghiera e di obbedienza a "Sorella Povertà“. Gli inizi sono molto difficili in quanto le idee di San Francesco sulla povertà e sulla semplicità della vita non sono comprese nè dalla gente e nè dal clero. I condizionamenti culturali sulle ricchezze erano molto forti sia tra le gente che tra il clero e la sua scelta provoca scalpore, indignazione e scandalo. La sua testimonianza di vita però incide nella realtà del tempo perché le persone cominciano a seguirlo e ad intraprendere un cammino di conversione profondo, alla ricerca di Dio e della propria anima.

  50. Cerca poi di diffondere la regola francescana nel mondo, in Terra Santa, in Germania, in Francia, in Spagna ed Ungheria. Con la sola esclusione di quella in Terra Santa, le altre "spedizioni" furono difficili, i Frati furono scambiati per eretici e come tali trattati. Ad Assisi in assenza di San Francesco intanto erano sorti problemi e disordini. Contrasti sulla pratica del digiuno, varie interferenze "politiche" sul controllo delle Clarisse, uno "scisma" in seno all'Ordine stesso e l'abbandono talvolta della Regola di assoluta povertà, lo avevano fatto tornare precipitosamente tra i Suoi Fratelli. La difficoltà di rimanere con l’anima in Dio, momento per momento, di resistere alle lusinghe del Diavolo è sempre presente per tutti e non tutti sono come San Francesco capaci di rimanere saldi in Dio e nel suo Amore.

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