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DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO: INDICATORI PER L’INDIVIDUAZIONE PRECOCE

DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO: INDICATORI PER L’INDIVIDUAZIONE PRECOCE. SUPPORTO ALLE FAMIGLIE: presa di coscienza del problema 22/01/2011 Dott. Di Girolamo Reana -Psicologa- .

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DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO: INDICATORI PER L’INDIVIDUAZIONE PRECOCE

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  1. DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO: INDICATORI PER L’INDIVIDUAZIONE PRECOCE SUPPORTO ALLE FAMIGLIE: presa di coscienza del problema 22/01/2011 Dott. Di Girolamo Reana -Psicologa-

  2. Carletto è un ragazzino simpatico e intelligente, alla scuola materna era molto popolare, i suoi giochi fantasiosi attirano l’interesse di tutti gli altri bambini, spesso ha delle idee fuori del comune, le sue battute sono insolite e divertenti.Ma all’arrivo in prima elementare Carletto inspiegabilmente fatica moltissimo a fare quello che gli altri bambini hanno imparato facilmente nel giro di poche settimane; continua a fare gli stessi errori banali di ortografia, la maestra non capisce che cosa stia succedendo: lo considera intelligente ma a volte si chiede se lo è davvero quando lo vede ripetere gli stessi stupidi errori.

  3. Carletto diventa depresso e scontroso, a volte piange e non vuole andare a scuola, oppure quando è in classe si distrae , disturba i compagni, fa cadere continuamente la matita, la gomma, i colori. I suoi quaderni sono un disastro indecifrabile.I genitori e la maestra cominciano a pensare che Carletto è pigro, non ha voglia di faticare oppure che è un po’ tonto, nonostante le apparenze …Nessuno pensa che Carletto ha un problema ben preciso che necessita di essere chiarito, nessuno pensa che potrebbe essere dislessico …

  4. Un bambino di 6 anni dopo essere entrato in prima elementare pieno di entusiasmo , curiosità e voglia di imparare, sperimenta inevitabilmente per molti anni le sue difficoltà, la frustrazione del desiderio di imparare, i giudizi negativi da parte di adulti significativi (insegnanti, genitori,..), ed il confronto perdente con dei compagni che invece imparano quasi naturalmente quello che la maestra insegna. Tutto questo lo porta ad essere irrequieto, poco socievole, aggressivo, … un bambino difficile! In realtà questi problemi di comportamento e/o relazione sono la conseguenza di un disturbo dell’apprendimento, le cui difficoltà determinano frustrazioni, paure, ansie, inibizioni, aggressività e disorientamento … Come dovrebbero comportarsi i bambini che stentano ad imparare a leggere?...Come dovrebbero reagire sentendo le risatine dei compagni, ogni volta che sono chiamati a leggere in classe ad alta voce?....

  5. “IL BAMBINO CHE SI OPPONE E’ UN BAMBINO CHE NON SA COME PORSI”

  6. I bambini in difficoltà credono di essere stupidi perché non riescono a fare cose che ad altri coetanei riescono semplici, non possono soddisfare le aspettative degli insegnanti né dei loro familiari, e si ritrovano soli, consolidando giorno dopo giorno l’idea di AVERE TUTTO IL MONDO CONTRO

  7. IL BAMBINO: Si trova a far parte di un contesto (la scuola) nel quale vengono proposte attività per lui troppo complesse, ma osserva che la maggior parte dei compagni si inserisce con serenità in tali attività e ottiene anche buoni risultati; • Sente su di sé continue sollecitazioni da parte degli adulti; • Inizia a maturare un senso di colpa in quanto si sente responsabile delle proprie difficoltà; • Ritiene che nessuno sia soddisfatto di lui, né gli insegnanti né i genitori;

  8. Ritiene di non essere all’altezza dei compagni e che questi non lo considerino membro del loro gruppo a meno che non vengano messi in atto dei comportamenti particolari (come quello di fare il buffone in classe); • Per non percepire il proprio disagio mette in atto meccanismi di difesa che non fanno che aumentare il senso di colpa come il forte disimpegno ( “Non leggo perché non ho voglia!” “Non eseguo il compito perché non mi interessa!”), o attacco (aggressività); • Spesso non trova soddisfazione neanche nelle attività extrascolastiche poiché le lacune percettivo motorie possono non farlo “brillare” nello sport e non renderlo pienamente autonomo .

  9. LE ATTRIBUZIONI PIU’ FREQUENTI SONO: SCARSO IMPEGNO SCARSA MOTIVAZIONE PIGRIZIA DISATTENZIONE

  10. Queste attribuzioni influenzano negativamente la sua AUTOSTIMA e la sua MOTIVAZIONE AD APPRENDERE.

  11. …ed hanno un effetto immediato su: AUMENTO LACUNE SCOLASTICHE DIFFICOLTA’ NELL’ACQUISIZIONE DI STRATEGIE METACOGNITIVE AUMENTO DIFFICOLTA’ SPECIFICHE SI INNESCA COSI’ UN CIRCOLO VIZIOSO …

  12. CAPACITA’ FUNZIONALI INFERIORI A QUANTO RICHIESTO AUMENTO DELLE LACUNE, MAGGIORI DIFFICOLTA’ DI SVILUPPO E DI USO DI ABILITA’ STRATEGICHE E METACOGNITIVE MAGGIORI PROBABILITA’ DI INSUCCESSO NELLE PRESTAZIONI RICHIESTE CALO DELLA MOTIVAZIONE, COMPARSA DI COMPORTAMENTI DI EVITAMENTO DEL COMPITO E REAZIONI DI PASSIVITA’ O AGGRESSIVITA’ ESPERIENZE DI INSUCCESSO DETERMINANO UN ABBASSAMENTO E GENERANO GIUDIZI SOCIALI NEGATIVI

  13. DISTURBI EMOTIVI ASSOCIATI risposte di evitamento e fuga di fronte all’oggetto ansiogeno con connotazioni fisiologiche, attivazione del sistema neurovegetativo, livelli elevati di ansia influenzano negativamente la prestazione ( curva di Gauss). ANSIA: DEPRESSIONE : si evidenzia marcata depressione del tono dell’umore, eccessiva tristezza, perdita d’interesse per le normali attività, autoaccuse, disperazione.

  14. molti dislessici hanno difficoltà ad interpretare gli stimoli sociali e possono essere inconsapevoli della quantità di distanza personale necessaria nelle relazioni sociali o insensibili al linguaggio corporeo degli altri. La dislessia spesso interessa anche il funzionamento del linguaggio orale e le persone che ne sono affette possono avere difficoltà a trovare la parola giusta, possono balbettare o avere tempi di latenza troppo lunghi nel rispondere. BASSA AUTOSTIMA MINORE ADATTAMENTO SOCIALE ED EMOTIVO E DIFFICOLTÀ INTERPERSONALI:

  15. DISTURBI PSICOPATOLOGICI PIÙ FREQUENTI ASSOCIATI AI DSA ETA’ PRESCOLARE • Deficit attentivi ed instabilità • Disturbi di linguaggio • Carenze socio-culturali ETA’ SCOLARE • Disturbi d’ansia • Disturbi da deficit di attenzione con o senza iperattività • Disturbi della condotta • Disturbi oppositivi-provocatori • Quadri depressivi

  16. DISTURBI EMOTIVI ASSOCIATI Il disagio emotivo esperito da questi bambini è enorme a causa di: Richieste scolastiche Coetanei che presentano abilità migliori delle loro Aspettative dei genitori

  17. Disturbi emotivi associati Nausea, cefalea ed altri disturbi psicopatologici associati irritabilità, instabilità affettiva,instabilità motoria, aggressività verso i compagni, scarso interesse per le attività didattiche atteggiamento rinunciatario, scarso investimento sugli apprendimenti, livello di funzionamento inferiore rispetto alle reali potenzialità Le conseguenti reazioni psicologiche riguardano: Area fisica: Area comportamentale: Area psichica:

  18. ESITI PSICOSOCIALI Circa l’80% dei bambini con DSA presenta anche disturbi di ordine psicosociale: • Bambini meno benvoluti e più facilmente respinti rispetto agli altri compagni • Minore adattamento sociale • Ritiro in se stessi • Maggiore ansia • Depressione • Bassa autostima • Mancata realizzazione professionale

  19. ESITI PSICOSOCIALI Il 75% dei bambini con DSA ha problemi con la giustizia Il 50% dei suicidi in età adolescenziale riguarda soggetti con DSA e nel 65% di questi casi l’insuccesso scolastico è causa del suicidio ( Sabbadini 1995) Soggetti con storie nella scuola d’insuccesso dell’obbligo che spesso finiscono per compromettere non solo la carriera scolastica,ma anche lo sviluppo della personalità ed un adattamento sociale equilibrato.

  20. GLI INSEGNANTI…. All’inizio possono sentirsi sconcertati, quel bambino ai loro occhi appare sveglio, curioso, intelligente e allora perché non apprende? Forse non s’impegna abbastanza, forse non è interessato alle attività,forse ha troppo voglia di giocare…ed ecco che iniziano a prendere campo le sollecitazioni ed i rimproveri, gli atteggiamenti di eccessiva gratificazione alternati ad atteggiamenti di scoraggiamento ed avvilimento.

  21. LA FAMIGLIA… Nel frattempo la famiglia ha già avvertito il pericolo: i genitori iniziano a rendersi conto che il loro figlio procede più lentamente dei compagni, i compiti a casa sono una tragedia … eppure sembrava un bambino capace, vivace, sveglio!!!

  22. La famiglia… Il genitore all’inizio non è in grado di concepire ipotesi diverse da quelle che riguardano l’impegno e la motivazione, ma giorno dopo giorno deve affrontare il problema dei compiti, vero banco di prova delle relazioni familiari… Il genitore perde la pazienza perché non capisce come mai il bambino non apprende quello che gli viene proposto con tanta insistenza

  23. La famiglia… Il bambino dal canto suo piange ed è frustrato perché non si sente compreso neanche in famiglia. La situazione a casa tende a riprodurre la situazione di frustrazione scolastica. E’ vero che a casa c’è l’aiuto dell’adulto che a scuola non c’è, ma questo aiuto diventa presto una tortura.

  24. La famiglia… Inoltre a casa non c’è una chiara distinzione tra il tempo dedicato all’attività scolastica ed il tempo dedicato ad altro, non solo per la lentezza con cui i compiti vengono eseguiti, ma perché l’umore della relazione che si stabilisce in quella situazione tende a pervadere tutti i momenti della giornata e a coinvolgere tutti i membri della famiglia. Ciò comporta che il bambino dislessico non ancora riconosciuto tale, non abbia un ambito dove sentirsi compreso, non trovi una persona che abbia con lui relazioni svincolate e dal ruolo sociale che questa gli attribuisce, un ambiente in cui sentirsi difeso o in cui possa assumere un ruolo positivo.

  25. Genitori ed insegnanti… Il bambino diventa un “ bambino-problema” e poiché non se ne conosce la natura, il problema non viene circoscritto. Se l’ipotesi principale del genitore e dell’insegnante è quello di mancanza d’impegno, al bambino viene rimandato un giudizio di tipo etico-morale che lo coinvolge come persona ed implica il suo atteggiamento verso la crescita: “Io sono e divento come tu mi guardi”

  26. Genitori ed insegnanti… Genitori ed insegnanti che non comprendono le difficoltà dei bambini dislessici, tentano semplicemente di forzarli ad impegnarsi di più. Di fronte al loro rifiuto o alla mancanza di risultati immediati si spazientiscono e cercano un colpevole: Ora il bambino che non s’impegna Ora i genitori che non seguono abbastanza il figlio Ora il metodo dell’insegnante. S’istaura così un circolo vizioso che ha l’effetto di accrescere la frustrazione di tutti, e quel che è peggio, allontanare la soluzione del problema.

  27. LA FAMIGLIA… In alcune situazioni, la comunicazione ricevuta sul figlio dalla scuola scatena vecchi conflitti nella coppia genitoriale, ciascun genitore valuta la situazione con parametri diversi ed indica diverse soluzioni,si attribuiscono reciprocamente responsabilità, manchevolezze, colpe,ed il figlio viene a trovarsi in mezzo ad ostilità talvolta manifeste, talvolta tacite, ma ugualmente dolorose… oltre ad essere incapace a scuola egli si sente anche causa dei litigi tra i genitori.

  28. La famiglia… In altre situazioni la coppia genitoriale si coalizza,ma individua nella scuola il nemico da combattere; in questi casi gli insegnanti sono considerati incompetenti, per cui i genitori si mettono alla ricerca di risposte che confermino le adeguate capacità del proprio figlio. Il loro obiettivo non sembra quello di trovare soluzioni al problema, ma quello d’invalidare il parere dei docenti, di dimostrare che sono questi ultimi ad aver sbagliato.

  29. COLLABORAZIONE SCUOLA-FAMIGLIA… Quando si giunge a porre in atto una modalità di relazione collaborativa tra scuola e famiglia, si assiste ad uno scambio d’informazioni utili, alla condivisione di conoscenze, che rendono il percorso che conduce all’individuazione del problema e alla ricerca di adeguate modalità di lavoro, più sereno e maggiormente improntato alla fiducia.

  30. LA DIAGNOSI Di fronte ad una corretta diagnosi la maggior parte dei genitori capisce che non è colpa del figlio e che non è giusto pretendere da lui quello che non può dare. Sapere che il proprio figlio è dislessico non è una buona notizia:questi problemi non si risolvono facilmente e accompagnano il bambino per tutta la fase di scolarizzazione, ma di fronte ad una corretta diagnosi ,perlomeno sanno qual è il problema, non sono più tormentati da un fantasma indefinito e soprattutto dal dubbio di vedere i propri figli così strani, così unici ed incompresi, senza che nessuno riesca ad aiutarli. Possono cominciare a sentirsi meno soli nella lotta contro i mulini a vento e cercare sostegno e rassicurazione per la frustrazione, la rabbia e l’ansia che li attanagliano.

  31. LA FAMIGLIA Una volta individuato e circoscritto il problema nei genitori si ingenera sconcerto e delusione,spesso perché vittime di un’errata concezione del rapporto tra lettura ed intelligenza. La dislessia è una combinazione unica di talenti e di inefficienze, capacità e difficoltà.

  32. CAPACITÀ FONDAMENTALI CONDIVISE DA TUTTI I DISLESSICI Sono estremamente consapevoli dell’ambiente che li circonda Pensano più per immagini che per parole Sono molto curiosi, intuitivi e introspettivi Pensano e percepiscono in maniera multidimensionale, usando tutti i sensi Hanno una vivida immaginazione Pensa principalmente per immagini tridimensionali, dalle quali ha una quantità d’informazioni enormemente superiore al pensiero logico-simbolico.

  33. Per Einstein non fu difficile capire la relatività, perché lui l’aveva intuita nella sua mente ne aveva un’immagine chiara, il difficile fu far capire agli altri (non dislessici) come ci era arrivato. Walt Disney fu il più grande disegnatore e animatore di cartoni animati perché questi, una volta pensati erano già un film nella sua mente. Leonardo da Vinci aveva ideato l’elicottero e il sottomarino, per nominare solo i più importanti, perché aveva intuito quali erano i meccanismi per ottenere macchine con quei risultati. DISLESSICI FAMOSI!!!

  34. Nel dislessico di solito l’intuizione è centuplicata, ma è anche fonte di grande ansia perché fa tenere le antenne sensoriali sempre all’erta: qualsiasi stimolo lo interessa, per cui diventa facilmente distraibile, con calo dell’attenzione. Cala l’attenzione verso l’obiettivo scolastico, solo perchè essa è dirottata verso un altro stimolo in quel momento più interessante.

  35. QUINDI LA SCUOLA DEVE… … consigliare alle famiglie un accertamento psicodiagnostico che dia una dimensione precisa alla difficoltà manifestata in classe. Poiché i genitori non rifiutino tale proposta è opportuno che gli insegnanti: • Presentino a tutti i genitori in riunioni formali la programmazione didattica e i modi di effettuare le valutazioni dei livelli degli apprendimenti;

  36. Attivino da subito incontri formali ed informali con i genitori durante i quali sia esplicitato l’interesse degli insegnanti per la collaborazione; Utilizzino modalità di accoglienza del genitore, non affrettando giudizi (o pregiudizi) ma favorendo l’attivazione di sentimenti di fiducia; Riconoscano e presentino la loro difficoltà oggettiva di insegnamento all’alunno che sembra non apprendere; Evitino di effettuare designazioni del tipo “forse è dislessico”, perché tali affermazioni, oltre ad essere improprie, non sono di pertinenza dell’insegnante.

  37. LA SCUOLA DEVE AGIRE PER: PREVENTIVI: mirati ad identificare precocemente il disturbo e ad un rafforzamento delle abilità (soprattutto metafonologiche) necessarie all’acquisizione della lingua scritta e ad un uso efficiente RIABILITATIVI: per recuperare una funzione o delle sue componenti più deficitarie, attraverso esercitazioni mirate e specifiche COMPENSATIVI: si attuano in una fase successiva del percorso scolastico. Se il disturbo è ancora severo e ormai poco modificabile bisogna vicariare la funzione , visto che non è più possibile ripristinarla. Attivare e consolidare la collaborazione tra Servizio Sanitario (logopedisti) e scuola per programmare attività di recupero; Attivare interventi rieducativi distinti in:

  38. OCCORRE RISPONDERE IN MODO INCLUSIVO, EFFICACE ED EFFICIENTE ALLE DIFFICOLTA’, ATTIVANDO TUTTE LE RISORSE NORMALI E SPECIALI DELL’INTERA COMUNITA’ SCOLASTICA, CON PARTICOLARE ATTENZIONE A : TECNOLOGIE INTERVENTI RIABILITATIVI FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO QUINDI…

  39. Permettere ai soggetti di affrontare l’apprendimento scolastico e i compiti evolutivi con l’aiuto e il sostegno di figure professionali competenti; Favorire l’autonomia nei ragazzi, in modo che possano raggiungere gli obiettivi prefissati senza necessariamente dipendere da un mediatore; Supportare i bambini e i ragazzi nello studio e nello svolgimento dei compiti, secondo metodologie e obiettivi concordati con gli insegnanti e i genitori; Realizzare una programmazione didattica individualizzata con l’uso di strumenti compensativi e dispensativi;

  40. Sostenere i genitori dei bambini e dei ragazzi dislessici attraverso colloqui individuali e incontri di formazione e confronto che rispondano alle problematiche educative che i genitori vivono quotidianamente, fornendo loro alcune competenze specifiche; Sostenere i ragazzi attraverso percorsi extra – scolastici che valorizzino le loro capacità e abilità, rinforzino la loro autostima, favoriscano la socializzazione e l’integrazione con il gruppo dei pari; Potenziare la rete di collaborazione e consulenza tra famiglie, scuola e servizi territoriali.

  41. RIASSUMENDO… COMPORTAMENTO AFFETTIVITA’ AUTOSTIMA CONTROLLO DELLA PROPRIA EMOTIVITA’ LA PRESENZA DI UN DSA SPESSO DETERMINA DIFFICOLTA’ PSICOLOGICHE NELLE SEGUENTI AREE:

  42. I DSA: Si manifestano in soggetti normodotati; Sono di origine costituzionale; Non sono facilmente pronosticabili prima dell’età scolare; Accompagnano il soggetto nel corso dello sviluppo; Non sono “guaribili”, ma le conseguenze funzionali si modificano attraverso adeguate misure rieducative Spesso sono accompagnati da manifestazioni psicologiche e relazioni disturbate (ad es disturbi della condotta).

  43. EVOLUZIONE DEI SOGGETTI CON DSA: RECUPERATI: circa il 20% dei soggetti viene recuperato completamente (presumibilmente aveva forma molto lievi che si sono attenuate al punto da non dare più nessun segno); COMPENSATI: circa il 45% dei soggetti raggiunge un buon grado di compensazione; PERSISTENTI: il 35% dei soggetti mantiene disturbi che rendono difficile il proseguimento degli studi dopo l’obbligo scolastico.

  44. PROGNOSI DEL DSAin relazione a 5 fattori (Critchley): Buona condizione cognitiva; Identificazione ed intervento precoce; Adeguato ambiente familiare ed educativo; Adeguata assistenza didattico-educativa; Buon equilibrio psicologico del bambino.

  45. EFFICACIA DEL TRATTAMENTO ABILITATIVODIPENDE DA UNA SERIE COMBINATA DI FATTORI: Gravità e pervasività del disturbo:il recupero è più arduo se il DSA è associato a difficoltà nelle relazioni interpersonali, scarsa motivazione e autostima scolastica, basse potenzialità cognitive; Motivazione al cambiamento: disponibilità dell’alunno a farsi aiutare; Durata del trattamento:almeno 2/3 volte per settimana e della durata di almeno qualche mese; Tipo di trattamento.

  46. VARIABILI IMPLICATE NEL CAMBIAMENTO RELATIVE AL SOGGETTO: ABILITA’ INTERPERSONALI MOTIVAZIONE AL CAMBIAMENTO PERCEZIONE DI AUTOEFFICACIA, AUTOSTIMA CONSAPEVOLEZZA DELLE DIFFICOLTA’

  47. MOTIVAZIONE AL CAMBIAMENTO Come si raggiunge? Garantire la partecipazione attiva del soggetto ricorrendo frequentemente a vari tipi di feedback; Aumentare l’atteggiamento favorevole verso l’apprendimento, prevenendo o contrastando il “senso di impotenza appreso”; Sottolineare, valorizzare le capacità del bambino.

  48. CONSAPEVOLEZZA DELLE DIFFICOLTA’ Come si raggiunge? Applicazione dei programmi concernenti le conoscenze metacognitive, quali la consapevolezza delle proprie capacità/limiti/difficoltà; Interventi metacognitivi, utili al fine di guidare i bambini ad affrontare e gestire in modo più consapevole e strategico le difficoltà incontrate a livello di apprendimento e di studio; Stimolare l’abilità di effettuare il controllo delle stesse strategie applicate.

  49. ABILITA’ INTERPERSONALI PERCEZIONE DI AUTOEFFICACIA è auspicabile la creazione di occasioni di apprendimento sociale e collaborativo: le variabili di carattere sociale e interattivo hanno dimostrato di avere un ruolo rilevante sugli esiti dell’intervento

  50. CHI HA UN ALTO SENSO DI AUTOEFFICACIA si aspetta successo, aspettativa che a sua volta sostiene e motiva per sforzarsi ad ottenere una buona prestazione che incrementa il senso di stesso di autoefficacia attuando così un circolo virtuoso. CHI HA UN BASSO SENSO DI AUTOEFFICACIA teme di fallire, vorrebbe svolgere compiti semplici, non ha ben chiari gli obiettivi e non utilizza strategie efficaci.

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