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A cura di: Ferrante Edoardo

La macchina umana. Classe III G A.S. 2008/09 prof. Neri. Enter. A cura di: Ferrante Edoardo. Introduzione.

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Presentation Transcript


  1. La macchina umana Classe III G A.S. 2008/09 prof. Neri Enter A cura di: Ferrante Edoardo

  2. Introduzione Con questa breve presentazione cercheremo di comprendere le problematiche di natura fisico-chimica, cardio-circolatoria e respiratoria che un individuo deve affrontare per svolgere attività sportiva in alta quota oppure per immergersi a notevoli profondità. • Sport ad alta quota • Sport di profondità

  3. Pregi e difetti dell'allenamento ad alta quota FISIOPATOLOGIA: In altura si ha una diminuzione della pressione atmosferica a cui consegue una diminuzione della pressione parziale di ossigeno nell’aria (IPOSSIA). Tale situazione determina: In acuto (1h-1 giorno): degli AGGIUSTAMENTI come aumento della ventilazione, aumento della frequenza cardiaca. In seguito (1 settimana-1 mese): una acclimatazione con ADATTAMENTI quali aumento numero globuli rossi, aumento dell’emoglobina e della capillarizzazione muscolare, aumento del consumo di ossigeno a velocità submassimali, aumento corredo enzimatico, diminuzione del numero di mitocondri (in passato si credeva aumentassero!), aumentata produzione di Eritropoietina da parte del rene con aumento dell’ematocrito per compensare la ridotta saturazione di ossigeno, diminuzione della soglia anaerobica, perdita di peso, adattamenti ormonali; tali modificazioni fisiologiche persistono una volta ritornati in pianura. A lungo termine (Life long): la Malattia di Monge caratterizzata da intensa desaturazione del sangue (viso colore rosso-cupo, gonfio), aumento dei globuli rossi, aumento del volume ematico e della viscosità. Clinicamente dispnea ed enfisema.

  4. Caratteristiche dell'allenamento ad alta quota PERIODO OTTIMALE: 3-4 settimane QUALITA’ DEL LAVORO: Applicazione assoluta del principio di individualizzazione del carico; nella prima settimana carico basso per favorire l’adattamento alla quota: lavoro lungo-lento; nelle settimane successive aumento graduale del carico: lavoro lungo e medio ad intensità relativa poi lavoro medio e specifico con crescita progressiva dell’intensità. RECUPERO: Il recupero è importante perché più lento in quota. ALIMENTAZIONE: ricca di carboidrati e di proteine, per aiutare i processi anabolici. Un supporto supplementare di ferro può aiutare la formazione della emoglobina; sorvegliare il bilancio dei liquidi (con la quota si riduce la sensazione di sete), quindi bere dai 3 ai 5 litri di liquidi al giorno. Le bevande consigliate sono: tè, succhi di frutta, latte ed acqua minerale mentre andrebbero evitate le bevande gassate. AVVERTENZE: Prima della partenza per lo stage in altitudine atleti ed accompagnatori (allenatore e massaggiatore) dovranno sottoporsi a visita medica per verificare l’idoneità all’altitudine, Curare eventuali carie prima della partenza, evitare di esporsi eccessivamente ai raggi solari, usare creme protettive con fattore protettivo superiore a 10, coprire il capo per evitare insolazioni, predisporre programmi adeguati ed interessanti per il tempo libero dagli allenamenti. Sensibilizzare gli atleti alla bellezza ed alle caratteristiche naturali dell’ambiente montano, per combattere i fenomeni psichici che possono accompagnare un allenamento in altura.

  5. Quadri patologici MAL DI MONTAGNA ACUTO: Raro. Si verifica appena giunti in quota e dura circa 2-3 giorni. Sintomi: Stanchezza fisica e mentale, mal di testa, nausea e vomito, disturbi del sonno, difficoltà respiratoria. Prevenzione: Ascensione lenta. Trattamento: Analgesici. Eventuale ritorno a quota più bassa. EDEMA POLMONARE ACUTO al di sopra dei 2700-3000m. Complicanza rara. Caratterizzato da dispnea, tosse, espettorato ematico, cianosi e coma. EDEMA CEREBRALE sopra i 3000-3600m. Attenzione ai sintomi perché simili al mal di Montagna acuto! Astenia, cefalea grave, disturbi del sonno, allucinazioni.

  6. Conclusioni La quota è stata utilizzata per migliorare le prestazioni, perché stages di allenamento in altura si è creduto migliorassero le capacità aerobiche. Da qualche anno tali concetti sono in discussione in quanto: E’ stato visto che in soggetti fortemente allenati il VO2Max non varia con la quota Le modificazioni a livello ematologico non sono da imputare all’aumento della eritropoietina, ma a modificazioni del volume plasmatico, i mitocondri, come detto, non aumentano bensì diminuiscono esistono effetti negativi come disidratazione, rischi per esposizione a raggi U.V. e cattiva influenza sull’umore.  COME PUO’ UTILIZZARSI ALLORA LA QUOTA? Per migliorare la capacità di utilizzare ossigeno (via ossidativa): Allenamento in altura e recupero a livello del mare. Per migliorare la capacità di trasporto dell’ossigeno: soggiorno in altura (21-25 giorni) ed allenamenti qualitativi a livello del mare. Per migliorare la capacità aerobica e tampone muscolare: Allenamenti in altura per 10 giorni.

  7. La medicina subacquea La medicina subacquea consiste nella diagnosi, trattamento e prevenzione delle condizioni patologiche causate dell'entrata dell'essere umano nell'ambiente subacqueo. Include lo studio degli effetti sul corpo umano della pressione sui gas, la diagnosi e il trattamento degli infortuni marini e come la sicurezza del subacqueo sia influenzata dalla sua idoneità fisica. La medicina iperbarica è una branca di questa, relativa all'esperienza subacquea sul campo, dal momento che la decompressione in camera iperbarica viene utilizzata come trattamento delle due patologie più diffuse in questo sport: la malattia da decompressione e l'embolia gassosa arteriosa. Effetti della profondità e della pressione: La maggior parte degli incidenti è legata agli effetti della profondità/pressione sui gas del corpo; ad esempio la malattia da decompressione, la narcosi da azoto, la tossicità dell'ossigeno, l'embolia gassosa arteriosa e l'assorbimento della CO2. L'osteonecrosi disbarica è un esempio degli effetti sulle ossa e le articolazioni del diminuire della pressione in un subacqueo saturo di azoto. Rischi marini: I pericoli che possono interessare i sub includono la fauna marina, le infezioni, le acque inquinate, le correnti marine, il moto ondoso e vari elementi introdotti dall'uomo come barche, reti da pesca e quant'altro. Idoneità fisica: Il personale medico specializzato deve essere in grado di riconoscere e gestire incidenti causati da piccoli e grandi predatori e creature velenose, diagnosticare correttamente le patologie e trattare le infezioni e i malesseri da inquinamento.

  8. Respirare sott'acqua Il primo ed ovvio problema a cui il sommozzatore va incontro è il bisogno di respirare, non avendo come le diverse specie acquatiche appositi organi idonei all'immersione. Per risolvere questo problema si è ricorsi all'uso di bombole contenenti tipicamente aria compressa. È possibile usare anche altre miscele gassose studiate per risolvere alcuni fenomeni che si verificano respirando aria compressa (tossicità dell'ossigeno, narcosi da azoto, aumento delle microbolle di gas inerte nel sangue). La respirazione subacquea avviene quindi tramite un autorespiratore ad aria o ad ossigeno, a seconda del tipo di immersione praticata. La differenza principale tra i due tipi di autorespiratori è nel circuito di filtraggio del gas e nella metodologia di immersione. Nell'immersione con autorespiratore ad aria la respirazione attraverso l'erogatore avviene eseguendo la normale manovra di respirazione, come se non si fosse in immersione: l'aria inspirata dall'erogatore proviene dalla bombola e quella espirata, sempre attraverso l'erogatore, viene espulsa all'esterno. L'autorespiratore ad aria fornisce aria alla stessa pressione dell'ambiente circostante. In immersione la pressione aumenta di 1 atmosfera ogni 10 metri di profondità, ai quali dobbiamo sommare l'atmosfera presente al livello del mare. L'azoto presente nell'aria (78%) viene spinto dalla pressione nei tessuti corporei saturandoli. Questo genera la necessità di gestire la risalita, mediante soste a date profondità, dipendenti dal profilo d'immersione, evitando che l'azoto accumulato si liberi di nuovo allo stato gassoso in maniera repentina, formando bolle che potrebbero causare emboli e generare patologia da decompressione. Nell'immersione con autorespiratore ad ossigeno la respirazione avviene invece attraverso un sistema ciclico e chiuso: non viene espulso gas in quanto questo viene trattato tramite filtri per eliminare l'anidride carbonica e reintrodotto nel circuito.

  9. Le immersioni profonde • Esistono tecniche specifiche per affrontare immersioni prolungate o profonde: • Immersioni tecniche: immersioni che prevedono l'utilizzo di miscele ipossiche per gestire la tossicità dell'ossigeno in profondità, combinate con gas inerti (tipicamente elio) per limitare la narcosi d'azoto e iperossigenate per ottimizzare la decompressione; sono caratterizzate, quindi, da profondità e tempi che valicano i confini della subacquea ricreativa. • Immersioni assistite dalla superficie: subacqueo assistito dalla superficie, grazie all'uso di uno scafandro. • Immersioni in saturazione: operazioni subacquee effettuate con l'ausilio di campane, e relative stazioni di superficie con ambienti iperbarici (camera di decompressione) abitabili e riscaldati, che permettono una unica decompressione/desaturazione graduale, a volte anche di molti giorni, alla fine di una serie di immersioni ad alta o altissima profondità, da ca. 80 a 200 mt e oltre.

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