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Legge 12 marzo 1999, n. 68 Norme per il diritto al lavoro dei disabili

Legge 12 marzo 1999, n. 68 Norme per il diritto al lavoro dei disabili (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n.68 del 23 marzo 1999 Supplemento Ordinario n. 57). Capo I DIRITTO AL LAVORO DEI DISABILI Art. 1. (Collocamento dei disabili)

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Legge 12 marzo 1999, n. 68 Norme per il diritto al lavoro dei disabili

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  1. Legge 12 marzo 1999, n. 68 Norme per il diritto al lavoro dei disabili (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n.68 del 23 marzo 1999 Supplemento Ordinario n. 57)

  2. Capo I DIRITTO AL LAVORO DEI DISABILI Art. 1.(Collocamento dei disabili)     1. La presente legge ha come finalità la promozione dell'inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato

  3. Art. 2.(Collocamento mirato)     1. Per collocamento mirato dei disabili si intende quella serie di strumenti tecnici e di supporto che permettono di valutare adeguatamente le persone con disabilità nelle loro capacità lavorative e di inserirle nel posto adatto, attraverso analisi di posti di lavoro, forme di sostegno, azioni positive e soluzioni dei problemi connessi con gli ambienti, gli strumenti e le relazioni interpersonali sui luoghi quotidiani di lavoro e di relazione. 

  4. Capo II SERVIZI DEL COLLOCAMENTO OBBLIGATORIO Art. 6.(Servizi per l'inserimento lavorativo dei disabili e modifiche al decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469)     1. Gli organismi individuati dalle regioni ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469, di seguito denominati "uffici competenti", provvedono, in raccordo con i servizi sociali, sanitari, educativi e formativi del territorio, secondo le specifiche competenze loro attribuite, alla programmazione, all'attuazione, alla verifica degli interventi volti a favorire l'inserimento dei soggetti di cui alla presente legge nonchè all'avviamento lavorativo, alla tenuta delle liste, al rilascio delle autorizzazioni, degli esoneri e delle compensazioni territoriali, alla stipula delle convenzioni e all'attuazione del collocamento mirato.

  5.     2. All'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469, sono apportate le seguenti modificazioni:     … omissis …     b) sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: "Nell'ambito di tale organismo è previsto un comitato tecnico composto da funzionari ed esperti del settore sociale e medico-legale e degli organismi individuati dalle regioni ai sensi dell'articolo 4 del presente decreto, con particolare riferimento alla materia delle inabilità, con compiti relativi alla valutazione delle residue capacità lavorative, alla definizione degli strumenti e delle prestazioni atti all'inserimento e alla predisposizione dei controlli periodici sulla permanenza delle condizioni di inabilità. Agli oneri per il funzionamento del comitato tecnico si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa per il funzionamento della Commissione di cui al comma 1".

  6. Art. 10.(Rapporto di lavoro dei disabili obbligatoriamente assunti)     ... Omissis …     3. Nel caso di aggravamento delle condizioni di salute o di significative variazioni dell'organizzazione del lavoro, il disabile può chiedere che venga accertata la compatibilità delle mansioni a lui affidate con il proprio stato di salute. Nelle medesime ipotesi il datore di lavoro può chiedere che vengano accertate le condizioni di salute del disabile per verificare se, a causa delle sue minorazioni, possa continuare ad essere utilizzato presso l'azienda. … omissis. Il rapporto di lavoro può essere risolto nel caso in cui, anche attuando i possibili adattamenti dell'organizzazione del lavoro, la predetta commissione accerti la definitiva impossibilità di reinserire il disabile all'interno dell'azienda.

  7. Tralasciando ogni altro commento al disposto legislativo vigente Affrontiamo in questa sede un discorso inerente i problemi pratici che l’operatore incontra quotidianamente al momento di indirizzare un soggetto “disabile” ad un lavoro che possa essere confacente alle suecapacità psico-fisiche residue Alcuni argomenti saranno trattati in maniera più approfondita perché, secondo la mia ottica di medico del lavoro, di più rilevante importanza mentre altri saranno solo accennati per temi generali e l’approfondimento sarà eventualmente conseguente al dibattito che ne scaturirà.

  8. INVALIDITA’ CIVILE: • NON INVALIDO (assenza di patologia o con riduzione della capacità lavorativa in misura INFERIORE AD 1/3 o minore deambulate • INVALIDO con riduzione permanente della capacità lavorativa in misura SUPERIORE AD 1/3 (art. 2 legge 118/71), (L. 23/11/88 n. 509): … % • INVALIDO con riduzione permanente della capacità lavorativa in misura non inferiore ad 1/3 (L. 118/71 e D.Lgs. 509/88): … % • INVALIDO con riduzione permanente della capacità lavorativa in misura SUPERIORE AI 2/3 (art. 2 e 13 legge 118/71), (L. 23/11/88 n. 509): … % • INVALIDO con TOTALE e PERMANENTE inabilità lavorativa (art. 2 e 12 legge 118/71): 100 %

  9. Immagine copertina manuale

  10. Nel manuale vengono descritti i principali cicli tecnologici del settore tessile, indicando per ognuno di essi quelle che possono essere considerate le residue capacità psico-fisiche necessarie per la collocazione al lavoro di un soggetto disabile Nelle premesse di carattere generale del manuale vengono evidenziati invece alcuni problemi, relativi alla persona ed al suo stato di salute, che si presentano indipendentemente dalla mansione designata e che sono fortemente condizionanti la possibilità di una sua collocazione in un qualsiasi posto di lavoro. Il lavoro non deve essere mai causa di nocumento per la salute. Questa parte necessita di una analisi un po’ più approfondita in quanto sicuramente fa parte dei vostri problemi quotidiani. Alcuni problemi verranno più estesamente trattati: movimentazione manuale dei carichi, microclima, cardiopatia, uso dei D.P.I. (dispositivi di protezione individuali).

  11. UN CORRETTO APPROCCIO VALUTATIVO DEVE NECESSARIAMENTE FONDARSI SUI SEGUENTI CRITERI: • DIAGNOSI CLINICA CERTA ED ACCURATA, SOPRATTUTTO NEI TERMINI DELLA INFERMITA’, ESAMINANDO LA SUA EVENTUALE EMENDABILITA’ TERAPEUTICA E LA SUA POTENZIALE EVOLUTIVITA’. • INQUADRAMENTO DELLA MENOMAZIONE RAPPORTANDOLA ALL’ATTIVITA’ LAVORATIVA ED ALL’EVENTUALE USURA VERIFICANDO CONTEMPORANEAMENTE IL REQUISITO DELLA SUA PERMANENZA, QUALE STATO SOMATO-PSCICHICO DUREVOLE SENZA PREVISIONE DI CAMBIAMENTO A BREVE SCADENZA. • Vale il principio per cui è indispensabile valutare la capacità complessiva individuale residua, in quantoconta non tanto quanto si è perso , ma, soprattutto, quel che è residuato al fine di consentire il recupero e di attribuire al singolo caso la valenza assistenziale che gli compete nella prospettiva di una sua idonea integrazione lavorativa

  12. IN ALTRI TERMINI: • IL PUNTO DI PARTENZA E’ COSTITUITO DALLA MENOMAZIONE DELLA INTEGRITA’ PSICO-FISICA CHE RAPPRESENTA L’ELEMENTO VALUTATIVO FONDAMENTALE, UNIFORME ED OMOGENEO. • IL PUNTO DI ARRIVO: IL DISABILE DEVE ESSERE DEFINITO NON SOLO PER LA CAPACITA’ FUNZIONALE PERDUTA, MA ANCHE E SOPRATTUTTO PER LA SUA CAPACITA’ FUNZIONALE RESIDUA AL FINE DI CONSENTIRE IL SUO RECUPERO ED IL SUO POSSIBILE COLLOCAMENTO LAVORATIVO IN MANSIONE CONGRUE AL SUO STATO • E’ del tutto evidente che una precisa quantificazione medico-legale di una menomazione rappresenta la fase preliminare per l’apprezzamento di un eventuale danno. • E’ indispensabile a tale scopo poter disporre di linee-guida valutative utili ad omogeneizzare i comportamenti ed a garantire equità. • Abitualmente criticate le tabelle orientative possono soddisfare questa esigenza semprechè siano consultate con flessibilità, nel rispetto del principio della personalizzazione del danno. Le linee guida devono essere considerate una fonte culturale e non un vincolo per l’operatore, giacchè esse cercano solo di tracciare un percorso valido per la maggior parte dei casi. • IL CONTRIBUTO DI QUESTO LAVORO NON HA LA PRETESA DI TABELLARE ESAURIENTEMENTE LE INFERMITA’, MA ESPRIME UNICAMENTE IL TENTATIVO DI PROPORRE UN APPROCCIO METOLOGICO.

  13. ANALISI DELLE PATOLOGIECHE PIU’ FREQUENTEMENTE PRESENTANO PROBLEMI PER L’INSERIMENTO AL LAVORO DI UN DISABILE: • PATOLOGIE MUSCOLO-SCHELETRICHE • PATOLOGIE CARDIO-VASCOLARI • PATOLOGIE RESPIRATORIE • PATOLOGIE DI INTERESSE PSICHIATRICO E NEUROLOGICO • ANALISI DEI PROBLEMI INERENTI IL LAVOROCHE PIU’ FREQUENTEMENTE PRESENTANO DIFFICOLTA’ PER L’INSERIMENTO AL LAVORO DI UN DISABILE: • MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI • MOVIMENTI RIPETITIVI DEGLI ARTI SUPERIORI • MICROCLIMA • ESPOSIZIONE AD AGENTI CHIMICI PERICOLOSI • LAVORO NOTTURNO • STRESS DA LAVORO

  14. Mantenimento della postazione eretta: Praticamente quasi tutte le mansioni esistenti in un’industria, tessile o di altro comparto, prevedono la necessità di mantenere la stazione eretta costantemente per tutto il turno di lavoro. La funzionalità dell’apparato muscolo-scheletrico degli arti inferiori e del rachide deve essere pertanto sufficiente allo scopo.

  15. Movimentazione manuale dei carichi Difficile pensare che esista una mansione in un’azienda che non preveda lo spostamenti di oggetti più o meno pesanti. Anche per l’effettuazione della movimentazione manuale è prevista una funzionalità dell’apparato muscolo-scheletrico degli arti inferiori e del rachide, ed in questo caso anche degli arti superiori, sufficiente allo scopo.

  16. IL D.Lgs. 626/94 PONE L’ATTENZIONE DEL MEDICO E DELL’AZIENDA SUI RISCHI CONNESSI ALLA MOVIMENTAZIONE MANUALE DI UN CARICO. L’ALLEGATO VI DEL D.Lgs. 626 INTENDE RICAVARE QUALE CONSIDERAZIONE ABBIA L’AZIENDA SULL’OPERAZIONE DEL SOLLEVAMENTO E SU COME ESSO VENGA SVOLTO AL SUO INTERNO, ED E’ PERTANTO UN GIUDIZIO PURAMENTE SOGGETTIVO CHE DEVE VENIRE ESPRESSO. IL MODELLO NIOSH E’ IN GRADO INVECE, IN MODO OGGETTIVO, DI IDENTIFICARE QUALI SARANNO I RISCHI INERENTI ALL’OPERAZIONE DELLA MOVIMENTAZIONE MANUALE DI UN CARICO E PERMETTE DI SELEZIONARE LE PERSONE IDONEE ALLA MANSIONE E PUO’ INOLTRE SUGGERIRE QUALI SARANNO I PROVVEDIMENTI DA ATTUARE.

  17. MOVIMENTAZIONE MANUALE DI UN CARICO • ALLEGATO VI del D.Lgs. 626/94 • CARATTERISTICHE DEL CARICO • Il carico e’ troppo pesante (30 Kg) • E’ ingombrante o difficile da tenere • E’ in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di spostarsi • E’ collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o maneggiato ad una certa distanza dal tronco o con una torsione o inclinazione del tronco • Puo’, a motivo della struttura esterna e/o della consistenza, comportare lesioni per il lavoratore, in particolare in caso di urto

  18. MOVIMENTAZIONE MANUALE DI UN CARICO • ALLEGATO VI del D.Lgs. 626/94 • SFORZO FISICO RICHIESTO • E’ eccessivo • Puo’ essere effettuato soltanto con movimento di torsione del tronco • Puo’ comportare un movimento brusco del carico • E’ compiuto con il corpo in posizione instabile

  19. MOVIMENTAZIONE MANUALE DI UN CARICO • ALLEGATO VI del D.Lgs. 626/94 • CARATTERISTICHE DELL’AMBIENTE DI LAVORO • Lo spazio libero, in particolare verticale, e’ insufficiente per l’attivita’ richiesta • Il pavimento e’ ineguale, quindi presenta rischi di inciampo o di scivolamento per le scarpe calzate dal lavoratore • Il posto o l’ambiemte di lavoro non consentono al lavoratore la movimentazione manuale dei carichi a un’altezza di sicurezza o in buona posizione • Il pavimento o il piano di lavoro presenta dislivelli che implichino la manipolazione del carico a livelli diversi • Il pavimento o il punto di appoggio sono instabili • La temperatura, l’umidità o la circolazione dell’aria sono inadeguate

  20. MOVIMENTAZIONE MANUALE DI UN CARICO • ALLEGATO VI del D.Lgs. 626/94 • ESIGENZE CONNESSE ALL’ATTIVITA’ • L’attività può comportare sforzi fisici che sollecitano particolarmente la colonna vertebrale, troppo frequenti o troppo prolungati • L’attività concede periodi di riposo o di recupero insufficienti • L’attività comporta distanze troppo grandi di sollevamento, di abbassamento o di trasporto • L’attività comporta un ritmo imposto da un processo che non puo’ essere modulato dal lavoratore

  21. MOVIMENTAZIONE MANUALE DI UN CARICO • ALLEGATO VI del D.Lgs. 626/94 • FATTORI INDIVIDUALI DI RISCHIO • Il lavoratore e’ idoneo fisicamente a svolgere il compito in questione • Gli indumenti, le calzature e gli altri effetti personali portati dal lavoratore sono adeguati • Il lavoratore e’ sufficientemente formato e informato sui rischi costituiti nello svolgere il compito in questione

  22. MOVIMENTAZIONE MANUALE DI UN CARICO MODELLO NIOSH PER IL CALCOLO DEL LIMITE DEL PESO RACCOMANDATO NEL SOLLEVAMENTO AGGIORNATO ALLA NORMA EN 1005-2 (relativa a Prestazioni fisiche umane)

  23. IL MODELLO NIOSH PER IL CALCOLO DEL PESO LIMITE RACCOMANDATO • TIENE INVECE CONTO DI VARIE CARATTERISTICHE INERENTI LE MODALITA’ CON CUI VIENE EFFETTUATO ILL SOLLEVAMENTO • COSTANTE DI PESO • ALTEZZA DA TERRA DELLE MANI ALL’INIZIO DEL SOLLEVAMENTO (FATTORE ALTEZZA) • DISTANZA VERTICALE DI SPOSTAMENTO TRA INIZIO E FINE DEL SOLLEVAMENTO (FATTORE DISLOCAZIONE) • DISTANZA ORIZZONTALE TRA LE MANI E IL PUNTO DI MEZZO DELLE CAVIGLIE DISTANZA DEL PESO DAL CORPO (distanza massima raggiunta durante il sollevamento) (FATTORE ORIZZONTALE) • DISLOCAZIONE ANGOLARE DEL PESO (FATTORE ASIMMETRIA) • GIUDIZIO SULLA PRESA DEL CARICO (FATTORE PRESA) • LIMITAZIONE DELLO SPAZIO VERTICALE • LAVORO IN AMBIENTI CALDO-UMIDI • PRECISIONE DI COLLOCAZIONE DEL CARICO • FREQUENZA DEI GESTI IN RELAZIONE A DURATA espressa in atti al minuto (FATTORE FREQUENZA) • FATTORI AGGIUNTIVI (sollevamento con uno o due arti – una o due persone • AD OGNUNA DI QUESTE CARATTERISTICHE VIENE ATTRIBUITO UN FATTORE DEMOLTIPLICATIVO CHE RAPPORTANDOSI AD UNA COSTANTE DI PESO LEGATA ALL’ETA’ ED AL SESSO DI CHI OPERA IL SOLLEVAMENTO PERMETTE LA DETERMINAZIONE DI UN PESO IDEALE ED IL CALCOLO DI UN INDICE DI SOLLEVAMENTO • PESO SOLLEVATO • ———————————————— = I.S. (INDICE DI SOLLEVAMENTO) • PESO LIMITE RACCOMANDATO

  24. CRITERI DI VALUTAZIONE I.S. < 0,85 intervallo di riferimento antecedente alla NORMA EN 1005-2 = I.S. < 0,75 (fino a 0,75 forze compressive esercitate sul disco intervertebrale inferiori a 350 Kgr “AREA DI SICUREZZA”) SITUAZIONE ACCETTABILE —> NESSUN PROVVEDIMENTO 0,85 < I.S. < 1,00 intervallo di riferimento antecedente alla NORMA EN 1005-2 = 0,75 < I.S. < 1,25 (tra 0,75 e 1,25 forze compressive esercitate sul disco intervertebrale tra 350 e 650 Kgr “AREA DI ATTENZIONE”) ATTENZIONE —> ATTIVARE SORVEGLIANZA SANITARIA controlli con periodicita’ al massimo triennale, a seconda del giudizio medico - formazione ed informazione del personale. I.S. > 1,00 intervallo di riferimento antecedente alla NORMA EN 1005-2 = I.S. > 1,25 (oltre 1,25 forze compressive esercitate sul disco intervertebrale maggiori di 650 Kgr “AREA DI RISCHIO”) RISCHIO —> INTERVENTI DI PREVENZIONE necessitano interventi di prevenzione immediati, dando la prorita’ alle situazioni con indice piu’ elevato, nel frattempo attivare la sorveglianza sanitaria ravvicinata e avviare la formazione e l’informazione del personale. SONO PRESENTI CONDIZIONI DI SOLLEVAMENTO PERICOLOSE QUANDO I.S. E’ UGUALE O SUPERIORE A 3 NON VA ADIBITO A MOVIMENTAZIONE MANUALE CON QUESTO INDICE NEMMENO IL SOGGETTO PERFETTAMENTE SANO. PESI DI RIFERIMENTO PER SOGGETTI IPERSUSCETTIBILI Giovani ed anziani 15 Kgr - Donne in gravidanza 5 Kgr

  25. Pressocchè tutte le patologie che coinvolgono il rachide, indipendentemente dai meccanismi etiopatogenetici che le determinano, sono di nostro interesse, se non altro ai fini dell’espressione di un giudizi di idoneità al lavoro. • Tuttavia è bene suddividere anche grossolanamente tali patologie in due diversi gruppi: • Patologie non etiologicamente correlabili con l’attività di lavoro (come patologie su base costituzionale, metabolica o genetica di tipo prevalentemente malformativo, ma che sono influenzate negativamente dal sovraccarico biomeccanico e che pertanto rappresentano una condizione di ipersuscettibilità nei soggetti che ne sono portatori. • Patologie ad etiologia multifattoriale nelle quali condizioni di sovraccarico biomeccanico lavorativo possono agire come cause primarie o secondarie rilevanti. Tali sono le forme che si incentrano su processi di degenerazione intervertebrale , come discopatie e protrusioni od ernie del disco, nonché le forme generiche acute come le lombalgie da sforzo.

  26. PATOLOGIE GRAVI(A CARICO DEL RACHIDE LOMBO-SACRALE) • ERNIA DISCALE • ERNIA DISCALE RIDOTTA CHIRURGICAMENTE • STENOSI DEL CANALE CON COMPROMISSIONE RADICOLARE • SPONDILOLISTESI DI 2° GRADO (SCIVOLAMENTO > 25 %) • SINDROME DI KLIPPEL-FEIL • SCOLIOSI IMPORTANTI • MORBO DI SCHEUERMANN CON DORSO CURVO STRUTTURATO DI CIRCA 40° CON PRESENZA DI DISCOPATIA NEL TRATTO LOMBARE • LESIONI DELLA STRUTTURA OSSEA E ARTICOLARE DI NATURA DISTRUTTIVA O NEOFORMATIVA (es. osteoporosi grave, angioma vertebrale, ecc.) • SPONDILITE ANCHILOSANTE • QUALSIASI ALTRA CAUSA DI INSTABILITA’ VERTEBRALE GRAVE • ESCLUDERE PERMANENTEMENTE: • da lavori che comportino sollevamenti o spostamenti di carichi superiori a quelli indicati in figura (sollevabili dal 99,9 % della popolazione sana). I sollevamenti consentiti devono essere occasionali con frequenza di sollevamento massima di 1 volta ogni 5 minuti per non più di 2 ore nel turno lavorativo.

  27. SINDROME DI KLIPPEL-FEIL – patologia malformativa del rachide cervicale e del primo tratto dorsale e talvolta anche lombare, dovuta alla fusione delle vertebre e con alto indice di instabilità, caratterizzata dalla presenza di scoliosi e cifosi, associate spesso ad alterazioni renali e sordità. MORBO DI SCHEUERMANN – osteocondrosi giovanile dovuta a distrofia epifisaria e caratterizzata dalla presenza di marcata ipercifosi (> 40 %) a determinare un vero dorso curvo strutturato con deformazione a cono delle vertebre. SINDROME DI BAASTRUP – la malattia è caratterizzata da forte dolore lombare ai movimenti di flesso-estensione e da una evidente iperlordosi lombare formazione di pseudoarticolazione tra le apofisi spinose SPONDILOLISI – difetto di saldatura dell’istmo dell’arco vertebrale su base malformativa che configura la predisposizione alla spondilolistesi SPONDILOLISTESI – scivolamento vertebrale anteriore di una vertebra su quella sottostante, porta a rapida degenerazione del disco intervertebrale; il grado è determinato dalla percentuale di scivolamento 1° < 24 % - 2° < 49 % - 3° < 74 % - 4° > 74% SPONDILITE ANCHILOSANTE – malattia infiammatoria cronica caratterizzata da dolore e rigidità ed atteggiamento cifotico; fa parte delle malattie reumatiche.

  28. Limitazione ai sollevamenti: I.S. inferiore a 0,75 o comunque inferiori a 9 Kgr (immagine tratta da DOSSIER AMBIENTE)

  29. PATOLOGIE DI MEDIA GRAVITA’(A CARICO DEL RACHIDE LOMBO-SACRALE) • SCOLIOSI SIGNIFICATIVA • SINDROME DI BAASTRUP • MORBO DI SCHEUERMANN CON DORSO CURVO STRUTTURATO • SINDROME DI KLIPPEL-FEIL • SPONDILOLISTESI 1° GRADO • SPONDILOLISI • EMISACRALIZZAZIONE CON PSEURO-ARTICOLAZIONE • STENOSI DEL CANALE IN ASSENZA DI SEGNI NEUROLOGICI • DISCOPATIA LOMBARE GRAVE • INVERSIONE LORDOSI LOMBARE IN PRESENZA DI DISCOPATIA • INSTABILITA’ VETEBRALI LIEVI • ESCLUDERE PERMANENTEMENTE: • da lavori che comportino sollevamenti o spostamenti di carichi superiori a quelli indicati in figura (sollevabili dal 99,9 % della popolazione sana). Frequenza di sollevamento consigliata pari a 1 volta ogni 5 minuti per non più di 4 ore nel turno lavorativo non continuativa.

  30. Limitazione ai sollevamenti: I.S. inferiore a 0,75 o comunque inferiore a 15 Kgr (immagine tratta da DOSSIER AMBIENTE)

  31. Il rischio da movimenti ripetuti degli arti superiori Le patologie muscolo-scheletriche degli arti superiori possono essere definite come alterazioni delle unità muscolo-tendinee, dei nervi periferici e del sistema vascolare. Riconoscono nella loro etiologia sia cause generiche, sia cause occupazionali. Possono comunque essere aggravate o precipitate da movimenti e sforzi ripetuti legati all’attività lavorativa svolta.

  32. Affezioni muscolo-scheletriche dell’arto superiore più frequenti • Tendinite della spalla o periartrite scapolo-omerale • Epicondilite e epitrocleite • Tendinite mano polso, s. di DeQuervain, dito a scatto • S. del tunnel carpale e altre sindromi canalicolari • S. dello stretto toracico • Borsiti e cisti tendinee • Artrosi

  33. Lavorazioni e comparti produttivi interessati al problema movimenti ripetuti degli arti superiori • Confezionamento • Macelleria • Maglieria • Industria meccanica • Addetti alle pulizie • Autotrasporto • Uso di forbici ed altri utensili • Uso del mouse e della tastiera

  34. REINSERIMENTO LAVORATIVO DI SOGGETTI PORTATORI DI PATOLOGIE MUSCOLO-SCHELETRICHE DEGLI ARTI SUPERIORI • Il reinserimento lavorativo di soggetti affetti da patologie muscolo-scheletriche degli arti superiori rappresenta uno dei problemi più rilevanti in quei contesti di lavoro in cui sono molteplici i compiti comportanti un potenziale sovraccarico biomeccanico degli arti superiori. • CRITERI PER L’INDIVIDUAZIONE DI COMPITI E POSTI DI LAVORO PER SOGGETTI “PATOLOGICI” • Formazione • Predisposizione di una lista di compiti e posti di lavoro “potenzialmente “ adatti a soggetti patologici • Analisi e valutazione dei posti individuali • Predisposizione dei suggerimenti di modifica del posto di lavoro per l’inserimento dei soggetti portatori di patologia • Verifica della fattibiltà e dei tempi di attuazione dei provvedimenti di riprogettazione

  35. ESEMPIO – criteri minimi per l’identificazione di un posto di lavoro per soggetto patologico • Frequenza di azione non superiore a 20 azioni/minuto • Uso di forza minimale e comunque inferiore al 5 % della MCV scala di Borg • Assenza sostanziale di posture e movimenti che comportino “elevato impegno” delle principali articolazioni, soprattutto per l’articolazione portatrice di patologia • Presenza, all’interno di ogni ora di lavoro, di un adeguato tempo di recupero • INDICI PER LA VALUTAZIONE DELL’ESPOSIZIONE A MOVIMENTI RIPETUTI – tra i più usati • Scala di Borg • Indice O.C.R.A.

  36. E’ assolutamente pacifica, e banalmente evidente, l’importanza primaria e peculiare propria delle patologie dell’apparato cardiovascolarenell’ambito del giudizio tecnico concernente la validità psico-fisica e la capacità di lavoro di un soggetto. Sebbene lo sviluppo tecnologico degli ultimi anni abbia profondamente modificato il mondo industriale, mutando radicalmente il lavoro e le modalità di estrinsecazione delle prestazioni lavorative, sebbene siano richiesti soltanto per talune speciali e ben definite attività il possesso e l’impiego della forza muscolare ed il ricorrere di “atti di forza” e di “sforzi” molto ripetuti, tuttavia non v’è alcun dubbio che permane e permarrà ancora a lungo la concezione clinica (e il correlato impegno valutativo) secondo cui le condizioni dell’apparato cardiocircolatorio sono essenziali per il giudizio tecnico sullo stato di salute del soggetto e le patologie dello stesso apparato costituiscono oggetto della valutazione dell’invalidità del lavoratore.

  37. LE INFERMITA’ CARDIOVASCOLARI SONO PARADIGMATICHE PER LA COMPLESSITA’ DELL’APPROCCIO CLINICO-VALUTATIVO NONSTANTE L’UNIVERSALE ADOZIONE DELLA STADIAZIONE NYHA (classificazione funzionale definita dalla New York Heart Association): • I CLASSE: la persona è portatrice di una malattia cardiaca che non influisce sulla sua attività fisica ordinaria • II CLASSE: la malattia determina una lieve limitazione dell’attività fisica ordinaria ed il soggetto può svolgere un’attività fisica di lieve entità • III CLASSE: la malattia determina una marcata limitazione di ogni attività fisica ed il soggetto può svolgere solo un’attività fisica sedentaria • IV CLASSE: il soggetto può presentare anche a riposo affaticamento, dispnea, palpitazioni, cianosi e dolore di tipo anginoso • AI FINI DI UNA CORRETTA VALUTAZIONE E’ PERO’ COMUNQUE NECESSARIO INQUADRARE COMPIUTAMENTE IL GRADO DI INVALIDITA’ RAPPORTANDOLO ALL’IMPEGNO ERGOMETRICO, ALL’USURA ED OGNI ALTRO FATTORE CONOSCIUTO DELL’ATTIVITA’ LAVORATIVA. • NELLA VALUTAZIONE DI UNA CARDIOPATIA RISULTA IMPORTANTE LA MISURA DELLA CAPACITA’ DI ESERCIZIO E DELLA SOGLIA ISCHEMICA (COMPETENZA QUESTA DEL MEDICO COMPETENTE DELL’AZIENDA CHE DOVRA’ POI ACCOGLIERE IL LAVORATORE DISABILE, CUI COMUNQUE SPETTA SEMPRE IL GIUDIZIO FINALE).

  38. SOGLIA ISCHEMICA: • LA SOGLIA ISCHEMICA CORRISPONDE AL LIVELLO DI SFORZO AL QUALE COMPARE ISCHEMIA MIOCARDICA DURANTE UNO STRESS-TEST. • LA COMPARSA DI ISCHEMIA AD ALTO CARICO E’ INDICATIVA DI: • UNA RISERVA CORONARICA SUFFICIENTE PER SFORZI SUB-MASSIMALI • UNA CORONAROPATIA LIEVE • DI UNA PROGNOSI FAVOREVOLE • ALL’OPPOSTO DI UNA FORMA RIVELATASI A BASSO CARICO CARATTERIZZATA DA: • UNA RISERVA CORONARICA ADEGUATA SOLO A SFORZI DI LIEVE ENTITA’ • UN’ARTERIOSCLEROSI CORONARICA SEVERA • UNA PROGNOSI SFAVOLREVOLE

  39. IMPEGNO ERGONOMICO L’IMPEGNO ERGONOMICO PRIVO DI RISCHIO DEVE ESSERE INDIVIDUATO SULLA BASE DELLA PRESTAZIONE AL TEST DA SFORZO AD UN LIVELLO PARI A QUELLO DELL’ATTIVITA’ LAVORATIVA CONFACENTE AL SOGGETTO. AI FINI DEL GIUDIZIO E’ PERTANTO DETERMINANTE LA STIMA DEL REALE IMPEGNO ERGONOMICO CONNESSO ALL’ATTIVITA’DI LAVORO

  40. PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI • ANGINA • RIVASCOLARIZZAZIONE MIOCARDICA TRAMITE ANGIOPLASTICA CORONARICA • ARITMIE VASCOLARI • CARDIOPATIA IPERTENSIVA • INSUFFICIENZA VALVOLARE • CARDIOMIOPATIA IPERTROFICA • TRAPIANTO CARDIACO • ANEURISMA AORTICO • ALTRE PATOLOGIE VASCOLARI • ISCHEMIA CRONICA DEGLI ARTI INFERIORI • CEREBROPATIA ISCHEMICA

  41. Un rischio per la salute è connesso anche alla permanenza di un soggetto affetto da cardiopatia vascolare o meno ma di rilievo in un ambiente caratterizzato da sfavorevoli condizioni microclimatiche, in particolare si pensi livelli di temperatura elevati, specialmente se uniti ad un tasso di umidità anch’esso elevato, o a livelli di temperatura eccessivamente bassi. Considerazioni analoghe si possono fare anche per altre patologie vascolari che tutte, in genere, risentono in modo negativo dei disagi legati a condizioni di microclima sfavorevole.

  42. IL MICROCLIMA • IL BILANCIO TERMICO • IL BENESSERE TERMICO • PARAMETRI AMBIENTALI • MECCANISMI TERMOREGOLATORI

  43. IL BILANCIO TERMICO L’uomo è avvolto per tutta la sua superficie corporea ed in ogni sua attività da una coltre d’aria in mezzo alla quale vive, respira e vegeta, compiendo con essa continui adattamenti ed interscambi, in modo da mantenere costante la sua temperatura corporea, a prescindere dai frequenti o anche repentini mutamenti dei diversi fattori climatici e microclimatici, ovvero dalla sua più o meno intensa attività lavorativa. L’intimo contatto con l’aria ambiente che si verifica su tutta la superficie cutanea e sulle vie respiratorie (a mezzo della circolazione dei distretti cutanei e della ventilazione polmonare) permette di compensare attraverso i meccanismi termoregolatori dell’organismo umano le eventuali variazioni dell’azione strettamente congiunta dei fattori individuali (quale può essere il grado di lavoro svolto) e dei fattori fisici dell’ambiente di lavoro (temperatura, umidità e ventilazione) senza compromettere la sensazione di benessere termico dell’individuo. L’omeotermia del nucleo centrale a 36,7° è necessaria all’organismo umano per ul regolare svolgimento delle reazioni biochimiche. L’organismo perciò è fornito di validi sistemi (meccanismi termoregolatori: calore metabolico e termodispersione) atti a mantenere l’omeotermia

  44. IL BENESSERE TERMICO E’ una sensazione soggettiva legata fondamentalmente allo sforzo maggiore o minore imposto al sistema termoregolatore per la conservazione dell’equilibrio termico ed è in stretto rapporto con l’attività metabolica del soggetto a seconda che egli si trovi in stato di riposo o di lavoro. Esso di fatto esprime la soddisfazione per le condizioni microclimatiche e corrisponde alla “neutralità termica” dell’organismo. Al contrario il disagio o disconfort indica l’insoddisfazione per le condizioni microclimatiche che sarà tanto maggiore quanto più saranno impegnati i meccanismi di termoregolazione. Permettere ai lavoratori, specialmente se portatori di condizioni patologiche che li rendano ipersuscettibili, di operare in condizioni di confort termico equivale a prevenire danni alla loro salute. Una review di pubblicazioni scientifiche mostra che le capacità neuromuscolari e cognitive sono alterate mano a mano che ci si allontana dalla “neutralità termica” e le alterazioni sono più rapide se la temperatura varia verso il caldo piuttosto che versi il freddo.

  45. MECCANISMI TERMOREGOLATORI PRODUZIONE DI CALORE: La principale sorgente di calore per l’organismo umano è rappresentata dai processi ossidativi delle sostanze alimentari (calore metabolico). A seconda del grado di attività fisica si distingue un calore metabolico basale che corrisponde alla condizione di riposo ed un calore metabolico energetico che corrisponde alla condizione di attività fisica. PERDITA DI CALORE: E’ determinata quasi esclusivamente da due fattori: La rapidità con la quale il calore è trasportato dal nucleo centrale alla cute (vasodilatazione e frequenza cardiaca). La rapidità con la ,quale il calore può essere dissipato dalla cute all’ambiente circostante (irraggiamento, conduzione, convenzione ed evaporazione)

  46. In considerazione di quanto peso possano avere le caratteristiche personali dei lavoratori nel determinare la risposta dell’organismo alle varie condizioni di stress termico si rivela fondamentale la necessità di una valutazione del rischio espositivo e di unavalutazione della condizione individuale di suscettibilità e resistenza allo stress termico Indicazioni in merito alla valutazione di disabilità e di ipersuscettibilità in esposizione a clima caldo-umido o a basse temperature sono nelle norme UNI EN ISO 9886-2004, ISO 12894, ISO 7243 e nel protocollo SIMLII 1978. In relazione ad attività gravosa in stress termico, tra le patologie più rilevanti, seppur non necessariamente causa di non idoneità assoluta, oltre alle malattie cardio-vascolari erano ivi riportate anche una significativa riduzione della funzione polmonare, alcune patologie gastro-enteriche o nefropatie croniche, metaboliche o psichiche, l’abuso di alcoolici. Tra le patologie meno rilevanti invece, oltre all’età superiore ai 40 anni, il sovrappeso. Per esposizioni a basse temperature erano indicate le seguenti patologie: rilevanti patologie cardio-vascolari e respiratorie, disturbi del circolo periferico, l’em oglobinuria parossistica da freddo, la crioglobulinemia el’orticaria da freddo.

  47. Un rischio evidente esiste per chi sia affetto da patologia dell’apparato respiratorio, in quanto tale situazione sicuramente ne controindica l’esposizione, oltre che a microclima sfavorevole, anche all’inalazione di vapori acidi o di altre sostanze irritanti (etichettatura: R20-nocivo per inalazione, R23-tossico per inalazione, R26-molto tossico per inalazione, R37-irritante per le vie respiratorie, R42-può provocare sensibilizzazione per inalazione, R49-può provocare il cancro per inalazione). Anche un tasso elevato di polverosità ambientale può essere controindicato per tale patologia, in particolare per certi tipi di fibre (per esempio quelle vegetali) o per polveri di granulometria piuttosto ridotta, e quindi capaci di penetrare in profondità nell’albero respiratorio.

  48. PATOLOGIE DELL’APPARATO RESPIRATORIO • ASMA BRONCHIALE • ASMA BRONCHIALE CRONICO • B.P.C.O. (BRONCO PNEUMO PATIA CRONICA OSTRUTTIVA) • IPERSUSCETTIBILITA’ BRONCHIALE ASPECIFICA • ENFISEMA • FIBROSI POLMONARI • TABAGISMO • altro

  49. ESEMPI DI SOSTANZE IRRITANTI BRONCO-POLMONARI • ISOCIANATI • ACIDI ORGANICI ED INORGANICI: ac. Solforico, ac. Solfidrico, ac. Foforico, ac. Ossalico, ecc. • ALCALI E LORO SALI: Ammoniaca, Idrossido di Sodio e di Potassio, ecc. • ALDEIDI EALCOLI: Acroleina, Aldeide Formica, Alcol Furfurilico, ecc. • ALOGENO-DERIVATI: Cloro e ac. Cloridrico, Bromo e ac. Bromidrico, ecc. • AMINE ALIFATICHE: Idrazina, ecc. • CIANODERIVATI: Acrilonitrile, ecc. • METALLI E LORO SALI: Argento, Berillio, Cadmio, Cromo, Ferro, Vanadio, Rame, Selenio, Stagno, ecc. • OSSIDI DI AZOTO: sono numerosi, indicati ingenere come gas nitrosi, sono inquinanti ambientali ed industriali. • PEROSSIDI: Ozono, ecc. • TERPENI E RESINE NATURALI: Colofonia, ecc.

  50. POLVERI • LE PARTICELLE, SOLIDE E LIQUIDE, AERODISPERSE CHE SI AFFACCIANO ALL’INGRESSO DELLE VIE RESPIRATORIE POSSONO ESSERE INALATE (FRAZIONE INALATORIA). • DEFINIREMO COME PERICOLOSE PER LA SALUTE SOLO QUELLE CHE, PER LA LORO PICCOLA GRANULOMETRIA, POSSONO GIUNGERE SINO AL COMPARTO ALVEOLARE (FRAZIONE RESPIRATORIA).

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