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Corso di storia economica Patrizio Bianchi. Lezione 4 – l’industria in Italia. Le fasi della economia italiana. 1861-1880, lunga recessione 1880-1887, prima espansione 1887-1896, crisi economica 1896-1815, primo decollo industriale 1915-1918, economia di guerra
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Corso di storia economicaPatrizio Bianchi Lezione 4 – l’industria in Italia
Le fasi della economia italiana • 1861-1880, lunga recessione • 1880-1887, prima espansione • 1887-1896, crisi economica • 1896-1815, primo decollo industriale • 1915-1918, economia di guerra • 1918-1929,riconversione e stabilizzazione • 1929-1933, grande crisi • 1933-1940, economia chiusa • 1940-1945, economia di guerra • 1945-1958, ricostruzione • 1959-1962, boom economico • 1962-1975, la crisi più lunga (stop-and-go) • 1975-1985, crisi petrolifera e ristrutturazione industriale • 1985-2000, rilancio europeo • 2000-ora, globalizzazione e crisi
Fase I: origini della industria italiana ed età dell’imperialismo • 1861-1880, lunga recessione • 1880-1887, prima espansione • 1887-1896, crisi economica • 1896-1815, primo decollo industriale • 1915-1918, economia di guerra
Fase II: l’economia chiusa e la grande crisi • 1918-1929,riconversione e stabilizzazione • 1929-1933, grande crisi • 1933-1940, economia chiusa • 1940-1945, economia di guerra
Gli anni postunitari • L’Italia postunitaria è un paese arretrato, che ha un nucleo industriale solo attorno a Torino, a Milano, a Genova. Nel 1880 dei circa 350 mila operai industriali il 45% era in Lombardia, il 25% in Piemonte, il 15% in Liguria, il 13% in Veneto, e il restante 2% in tutte le altre regioni. • La tecnologia è arretrata: nel 1880 su 17 mila telai lombardi solo lo 0,57% era meccanizzato (900) contro la quasi totalità della Francia (10.500) Il sistema bancario era primitivo e limitato agli istituti di risparmio
La rapida unificazione, avvenuta tra aprile 1859 e marzo 1861, estende a tutto il Regno le strutture e le regole amministrative del Piemonte Nel 1876 la Sinistra va al potere con Agostino Depretis ed avvia una fase espansionistica (finanza allegra), che attira le banche d’investimento francesi (credito mobiliare, e Banca generale.) e promuove la nascita di nuove imprese meccaniche, energetiche, tessili.
Dalla crisi dell’87 al decollo • La crisi internazionale del 1887 è l’occasione per cambiare politica: si avvia una politica fortemente protezionistica, con cambio di alleanze politiche ed economiche • Nel 1893 le due banche francesi vanno in crisi, trascinando nella crisi anche le nuove imprese industriali • Nel paese si avvia una forte campagna reazionaria, sostenuta dalla Casa reale, che porta a forti scontri di piazza
Nel 1894 vengono fondate le grandi banche d’investimento a capitale tedesco, Banca Commerciale Italiana e Credito Italiano e si riconfigura dopo un notevole scandalo immobiliare il Banco di Roma, a cui si aggiunge il Banco Italiano di Sconto. Queste banche costituiscono l’ossatura della nuova industria che con il Governo Giolitti conosce il suo primo decollo industriale
L’Italia avvia sia pure in ritardo uno sviluppo industriale e con questo comincia ad organizzarsi anche un movimento operaio
Questo paese in ritardo presenta in genere una mancanza di capitali (accumulazione originaria scarsa), e strutture finanziarie arretrate Una vasta manodopera a basso costo ma a bassa qualificazione Scarsità di materie prime e di energia - Una pubblica amministrazione inefficiente - Una domanda interna limitata in relazione ad una ridotta estensione del mercato - Ridotte infrastrutture di comunicazione e di produzione Italia come late-comerIl late-comer è il paese che entra in ritardo nella concorrenza internazionale
Le politiche di sviluppo di un late-comer ed il ruolo del sistema finanziario • Chiusura alla concorrenza internazionale e protezionismo della infant-industry nazionale • Attrazione capitali stranieri, sia di imprese di produzione che di banche • Aumento della domanda pubblica per infrastrutture e domanda militare • Regolazione bancaria che permetta di accelerare l’accumulazione per favorire gli investimenti
Il ruolo del sistema bancario • In un paese arretrato la accelerazione può avvenire tramite un sistema bancario che investe direttamente nell’economia, • Il rischio è di generare un sistema senza regole ed autoreferenziale che nella fase di espansione moltiplica i mezzi finanziari, ma in recessione rapidamente crolla • È il caso dell’Italia del 1930, ma anche delle crisi asiatiche e latinoamericane degli anni recenti e della crisi immobiliare negli Stati Uniti del 2007
risparmi banca imprese prestiti risparmiatori La banca di credito ordinario Capitali di rischio
risparmi banca imprese Investimenti di capitale risparmiatori La banca di investimento
controllo risparmi banca imprese controllo risparmiatori Il controllo incrociato fra banca ed imprese
controllo Lo stato regola e garantisce le banche Le banche finanziano il deficit dello stato banca imprese Lo stato risparmiatori controllo Lo stato compra beni e servizi dalle imprese Le imprese forniscono beni e servizi allo stato Il sistema di banca mista
Lo stato regola e garantisce le banche Le banche finanziano il deficit dello stato banca Lo stato risparmiatori Lo stato compra beni e servizi dalle imprese Le imprese forniscono beni e servizi allo stato Il sistema di banca mista e l’intreccio con lo stato
Il decollo industriale • Negli anni di Giolitti il sistema di banca mista (la banca controlla le imprese, che finanzia) garantisce con poche risorse iniziali un alto moltiplicatore bancario, finanziando le grandi imprese in crescita • Si creano così anche in Italia grandi complessi bancari-industriali in cui le grandi banche investono direttamente nella crescita industriale, riversando ai risparmiatori parte dei dividendi delle imprese: L’ILVA è legata alla COMIT, Fiat al CREDIT, Breda al Banco di Roma, Ansaldo alla Banca Italiana di Sconto
L’economia di guerra • lo stato per sostenere questi gruppi industriali nel 1905 nazionalizza le ferrovie e quindi versa liquidità alle imprese per sostenere lo sviluppo del sistema industriale, ma nel contempo le banche finanziano lo stato comperandone i titoli di debito pubblico. • Durante la guerra questo sistema va alle stelle: lo stato paga le imprese per produrre armi. Nel 1914 la spesa pubblica militare era 2,3 di lire, nel 1918 era 20,6 miliardi, di cui solo 1/5 finanziata da entrate di bilancio • Nel contempo la Fiat passa da 4.000 dipendenti nel 1914 a 40.000 nel 1918, la Ansaldo da 6.000 a 110.000 dipendenti.
La crisi postbellica • Alla fine della guerra, le imprese dovevano smobilitare e riconvertire verso altre attività, e lo stato doveva ridurre drasticamente la domanda pubblica, mentre i consumi privati erano scesi al minimo • Nel 1919 tutte le grandi imprese sono in crisi, e queste reagiscono assumendo il controllo delle banche loro controllanti, cosicché la crisi industriale diviene rapidamente crisi bancari
Le risposte alla crisi • Nel 1921 lo stato procede al salvataggio della Banca di Sconto e del Banco di Roma, per tentare di controllare la crisi interna; si definisce qui il modello di salvataggio poi usato negli anni successivi: lo stato salva la banca, ma ne acquisisce le partecipazioni industriali (la Alfa Romeo della Banca di Sconto va alla Banca d’Italia • La crisi economica si aggiunge alla crisi politica dello stato liberale, che porta nel 1922 Mussolini al potere e rapidamente alla definizione di un nuovo regime, che ridisegna tutte le istituzioni
La cattiva gestione della fine della guerra , come aveva previsto Keynes, genera in ogni paese una crisi che si trascina per tutto il decennio fino al crollo del 1929 La crisi investe tutte le nazioni. In Germania il costo delle sanzioni imposte dai vincitori distrugge definitivamente la fragile Repubblica di Weimar, negli Stati Uniti la fine della guerra non riesce a generare una domanda interna sufficiente ad acquisire tutta la produzione interna Nel 1929 il crollo della borsa americana apre una crisi finanziaria che si spande rapidamente anche in Europa aprendo una drammatica crisi
produzione industriale 1929=100 1930 1931 1932 1933 1934 1935 USA 83 69 55 63 69 79 GBR 94 86 89 95 105 114 FRA 100 99 85 74 83 79 GER 86 72 59 68 83 85 ITA 98 93 84 77 83 85 Crolla la produzione industriale
L’economia americana reagisce alla crisi con una maggiore spinta verso la democrazia. Nel 1933 viene eletto 32° Presidente F.D.Roosevelt (1882-1945), che lancia il Programma del New Deal Il New Deal lancia grandi programmi di spesa pubblica (Bonifica della Tennesee Valley) per generare nuova domanda e quindi nuovi investimenti, e nuovi consumi per rilanciare l’economia
Il teorico di questa nuova fase è John Maynard Keynes (1883-1946) Mentre la Scienza economica diviene sempre più astratta, Keynes dimostra che il mercato senza regole può portare alla crisi per sovraproduzione e sottoconsumo, quindi bisogna generare una nuova domanda di beni utili alla vita della collettività (welfare economics) “The outstanding faults of the economic society in which we live are its failure to provide for full employment and its arbirtrary and inequitable distribution of wealth and incomes”, GT, ch.24, p372
La risposta europea è diversa. L’Europa continentale risponde alla crisi muovendosi verso la dittatura, la nazionalizzazione delle economie, la chiusura protezionistica In Germania il regime nazista pone sotto stretto controllo l’economia e avvia un massiccio programma di riarmo che sostiene una forte ripresa della industria pesante
Il crollo della industria italiana e la creazione dell’IRI In Italia la crisi finanziaria internazionale determina il collasso delle banche, che debbono nel 1931 dichiarare insolvenza presso i loro risparmiatori Nel gennaio 1933 viene istituita l’IRI- istituto per la ricostruzione industriale, che acquista le azioni delle banche, ricompensando i risparmiatori, ma così facendo acquisisce anche il controllo di tutte le imprese controllate Lo stato diventa indirettamente controllore di gran parte della industria metallurgica, meccanica, elettrica, dei servizi , ma anche della quasi totalità del sistema bancario
Economia monopolizzata e chiusa, la guerra e le sue conseguenze • Si disegnano così i caratteri salienti del sistema industriale italiano: • l’IRI controlla la grande industria • Rimangono pochi grandi gruppi privati in stretto rapporto con l’industria pubblica • 3. Le banche sono private, ma controllate indirettamente dallo stato • 4. Nel 1936 viene pubblicata la nuova legge bancaria che impedisce alle banche di acquisire azioni e crea alcuni istituti di credito speciale controllati dallo stato per finanziare le imprese industriali
L’economia chiusa • Nel frattempo l’economia si chiude in uno schema protezionistico, che diviene ancor più esasperato dopo e sanzioni internazionali seguenti alla invasione dell’Etiopia • L’Italia attua una politica di import-substitution, che promuove nuove imprese produttrici di beni non più importabili (Agip, Snam) • Resta tuttavia una economia piccola e limitata che non riesce a sviluppare economie di scala essendo il mercato interno ridotto
La nuova guerra • La guerra porta a massicce distruzioni nelle strutture abitative e nelle infrastrutture ma preserva il piccolo e concentrato sistema industriale del Triangolo Industriale • Alla fine della Seconda Guerra Mondiale il paese è nuovamente un late-comer nel contesto internazionale