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Benvenuti al Corso per Soccorritori 1^ Lezione

Corso teorico-pratico per i lavoratori addetti al Pronto Soccorso Aziendale Aziende di gruppo A (D.Lgs. 626/94 – D.M. 15 luglio 2003 n.388). Benvenuti al Corso per Soccorritori 1^ Lezione. PREMESSA .

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Benvenuti al Corso per Soccorritori 1^ Lezione

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Presentation Transcript


  1. Corso teorico-pratico per i lavoratori addetti alPronto Soccorso Aziendale Aziende di gruppo A (D.Lgs. 626/94 – D.M. 15 luglio 2003 n.388) Benvenuti al Corso per Soccorritori 1^ Lezione A cura di Maria Pastore

  2. PREMESSA. • Il TRAUMA costituisce la prima causa di morte per le persone al di sotto dei 40anni. Inoltre i traumi severi sono frequentemente gravati da esiti INVALIDANTI con enormi riflessi sociali. La mortalità e gli esiti invalidanti conseguenti ai traumi sono legati: • All’effetto diretto dell’impatto iniziale (danno primario) • Al manifestarsi di condizioni, come ipossia, ipercapnia, ipovolemia e ipotensione, che aggravano l’entità delle lesioni e causano danni spesso irreversibili (danni secondari). A cura di Maria Pastore

  3. Un intervento qualificatonelle prime ore (GondenHour, ora d’oro) dal momento dell’evento aumenta la probabilità di sopravvivenza e la qualità della vita del paziente. La mortalità per trauma ha la seguente distribuzione: A cura di Maria Pastore

  4. Obiettivi del corso: • Saper effettuare una chiamata di soccorso • Saper gestire la scena del soccorso • Saper valutare i segni vitali (coscienza,respiro e circolo) • RIUSCIRE A FARE MENO DANNI POSSIBILI………. a se stessi e soprattutto ai pazienti……!!!! A cura di Maria Pastore

  5. SOCCORRERE ???? A cura di Maria Pastore

  6. “PORTARE AIUTO A CHI SI TROVA IN UNA SITUAZIONE DI GRAVE BISOGNO O D’IMMINENTE PERICOLO” A cura di Maria Pastore

  7. Il primo soccorso è prestato dalle persone che occasionalmente si trovano, per PRIME sul luogo dell’incidente A cura di Maria Pastore

  8. soccorrere è un obbligo che la legge sanziona penalmente ma è soprattutto un DOVERE MORALE!!!!! A cura di Maria Pastore

  9. il soccorritore A cura di Maria Pastore

  10. MA … COSA DEVE FARE IL SOCCORRITORE??? A cura di Maria Pastore

  11. Non esiste un mansionario del soccorritore , cioè un elenco delle mansioni che legittimamente può eseguire o delle tecniche che deve conoscere. Di conseguenza le nozioni di primo soccorso che vi verranno insegnate sono frutto di una prassi costante nell’approccio a particolari situazioni d’urgenza ed altro non sono che manovre atte a rendere più agevole e sicuro il soccorso di un ferito. A cura di Maria Pastore

  12. IL METODO Un corretto intervento necessita della rigorosa applicazione di un METODO che prevede una sequenza di: • VALUTAZIONI • E successive AZIONI: • 1.(Anticipazione=preparazione èquipe) • 2.Valutazione scena (sicurezza + triage) • 3.Primary e Secondary survey • 4.Comunicazione con la Centrale Operativa 118 • 5.Monitoraggio continuo • 6.(Trasferimento verso il trattamento definitivo) A cura di Maria Pastore

  13. Nell’approccio ad un ferito seguiremo quella che chiamiamo: CATENA DEL SOCCORSO EVENTO VALUTAZIONE PAZIENTE ARRIVO SOCCORSI CHIAMATA DI SOCCORSO Tale processo inizia con la fase di allertamento e si conclude con il trattamento del ferito all’ospedale più IDONEO per la gestione delle lesioni riportate. A cura di Maria Pastore

  14. A cura di Maria Pastore

  15. 2° PASSO:COME VALUTARE ED OTTENERE LA SICUREZZA SULLA SCENA DELL’EVENTO. “La sicurezza non è un concetto assoluto, c’è sempre un rischio intrinseco in qualsiasi attività. Pertanto la sicurezza diventa il metodo con cui si gestisce il rischio.” All’arrivo sulla scena, è necessario eseguire una valutazione ambientale ad ampio raggio evitando che l’attenzione rimanga concentrata solo sul ferito. Potenziali fattori di rischio sono correlati a: • luogo dell’evento (cantiere, strada, montagna,..) • tipologia dell’infortunio (sul lavoro, sportivo, della strada,…), • a dinamica dell’infortunio (caduta, proiezione, scoppio, scontro, mezzi coinvolti…) A cura di Maria Pastore

  16. VALUTA L’AMBIENTE CIRCOSTANTE, SE CI SONO PERICOLI PER SE’ STESSO … SE CI SONO PERICOLI PER IL PAZIENTE INDOSSA I MEZZI DI PROTEZIONE (GUANTI, CORPETTI AD ALTA VISIBILITA’) A cura di Maria Pastore

  17. Non bisogna assolutamente spostare il ferito vittima di un urto violento, se non vi è la reale necessità(ex. crollo). Ogni spostamento inutile può provocare,come conseguenza, una invalidità permamente A cura di Maria Pastore

  18. PRIMARY SURVEY La Primary Survey (valutazione primaria) costituisce il nucleo centrale della strategia di primo soccorso ed è basata su tre obiettivi essenziali: • Identificazione delle condizioni di pericolo • Trattamento delle condizioni di pericolo • Rivalutazione continua e contemporanea delle funzioni vitali. Lo schema di attuazione prevede una serie di PRIORITA’ che vanno affrontate sempre rigorosamente nella stessa sequenza: • A - pervietà delle vie aeree e protezione del rachide cervicale; • B - ventilazione; • C – circolazione. A cura di Maria Pastore

  19. Esaminare il ferito trattando immediatamente le lesioni incompatibili con la vita ( arresto cardiaco,emorragie) A cura di Maria Pastore

  20. AIRWAYS, CERVICAL SPINE E OSSIGENOTERAPIA La pervietà delle vie aeree è sempre la priorità assoluta. L’ipossia o l’anossia che deriva da un ostruzione parziale o totale delle vie aeree può portare a morte in pochi minuti o aggravare lesioni preesistenti. Nel primo soccorso la valutazione e il ripristino delle vie aeree è contemporaneo alla protezione/immobilizzazione del rachide cervicale. Contemporaneamente si effettua una prima valutazione dello stato di coscienza e dell’attività respiratoria. A cura di Maria Pastore

  21. I pazienti che parlano, che si presentano vigili e con attività respiratoria presente hanno evidentemente le vie aeree pervie. In questo caso il soccorritore deve tranquillizzare i feriti, parlare loro con calma cercando di rassicurarli e ascoltare quanto essi riferiscono sulle loro condizioni. QUANDO VALUTARE ATTIVAMENTE LE PRIME VIE AEREE? • In tutti i pazienti non coscienti o scarsamente reattivi soprattutto se con respiro RUMOROSO (russante, gorgogliante) • In tutti i pazienti cianotici o con grave dispnea (fatica a respirare). A cura di Maria Pastore

  22. COME MANTENERE O RIPRISTINARE LA PERVIETA’ DELLE VIE AEREE? • La manovra di iperestensione del capo, che è efficace nell’impedire la caduta della lingua all’indietro, va sempre evitata nel rischio di lesioni al rachide cervicale. • Va mantenuta una posizione del capo neutra e va esplorato visivamente il cavo orale. • Vanno così rimossi, anche manualmente, gli eventuali corpi estranei solidi, e vanno aspirate le secrezioni, vomito, sangue presenti. • Vanno utilizzati se possibile dispositivi aggiuntivi: cannule oro- e rino-faringee nei pazienti con scarsi o nulli riflessi di difesa. A cura di Maria Pastore

  23. QUANDO ALLERTARE LA CO 118 AL PASSOA: • Paziente non cosciente. Tutte le volte che un soccorritore incontra un traumatizzato non cosciente è necessario richiedere l’intervento di un mazzo ALS, anche qualora il paziente abbia le vie aeree pervie e stia respirando normalmente. • Compromissione in atto delle vie aeree. 1) Corpi omateriali estranei (sangue, vomito) non rimuovibili in modo definitivo in un paziente con alterazione dello stato di coscienza. 2) trisma (contrattura deimuscoli masticatori) con impossibilità di accedere al cavo orale. Questa situazione, tipica della fase iniziale di una crisi epilettica, può essere espressione nel traumatizzato di grave trauma cranico, ipossia severa o shock grave. • Grave rischio di ostruzione delle vie aeree. 1) Gravi traumi facciali odel collo, soprattutto in presenza di emorragie del cavo orale o ematomi evidenti del collo (possibilità di compromissione esterna di laringe e trachea). 2)Ustioni del volto, soprattutto in presenza di edema (gonfiore) delle labbra o del cavo orale. A cura di Maria Pastore

  24. AND CERVICAL SPINE Le lesioni del rachide con coinvolgimento midollare sono lesioni traumatiche che comportano conseguenze gravissime, quali paraplegia e tetraplegia. Ne deriva che il collare cervicale andrebbesempre posizionato a tutti i traumatizzati subito dopo aver verificato la pervietà delle vie aeree. Uniche eccezioni potrebbero essere rappresentate dai traumi penetranti o da traumi periferici isolati (es. amputazione delle dita della mano..) Un nostro obiettivo è quello di conoscere i criteri dinamici che più frequentemente si associano a lesioni del rachide. E non essendo in possesso della dovuta attrezzatura, dovremo però provvedere alla stabilizzazione manualedel collo. L’incidenza di fratture del rachide varia a seconda della dinamica dell’incidente; ad esempio, le cadute dall’alto comportano il massimo rischio di lesioni vertebro-midollari a livello toraco-lombare. E l’assenza di segni e sintomi caratteristici non rende mai superflua l’immobilizzazione (ad esempio, il dolore è assente nel 72% dei casi di pazienti se vi è un’alterazione anche minima dello stato di coscienza). A cura di Maria Pastore

  25. Somministrazione di ossigeno Pur essendo ovviamente un supporto respiratorio (passo B), nei traumi gravi l’utilizzo di ossigeno dovrebbe avvenire il più precocemente possibile, subito dopo aver garantito la pervietà delle vio aeree e la protezione del rachide cervicale. Lo scopo primario è quello di migliorare il trasporto di ossigeno al cervello e agli altri organi nobili. Pertanto: • Ottimizzare l’ossigenazione nel sangue attraverso una corretta ventilazione; • (Erogare ossigeno alla massima concentrazione possibile). A cura di Maria Pastore

  26. BREATHING Se pur resa cronologicamente conseguente, in realtà la valutazione della presenza del respiro avviene inevitabilmente in maniera contemporanea al controllo della pervietà della vie aeree. Ad esempio, un paziente che parla, è di fatto cosciente, ha le vie aeree pervie e respira. Le cause di insufficienza respiratoria (acuta post-traumatica) possono essere numerose (oltre alla occlusione delle vie aeree, ingombro tracheo-bronchiale, lesioni ossee della gabbia toracica, lesioni del parenchima polmonare o delle pleure, lesioni tracheo-bronchiali, lesioni diaframmatiche, lesioni neurologiche). La prevenzione dell’ipossia e dell’ipercapnia costituiscono una priorità assoluta nel trattamento del traumatizzato, specialmente in presenza di di un trauma cranico. A cura di Maria Pastore

  27. COME VALUTARE LA VENTILAZIONE OSSERVA: • Il carattere del respiro: normale, difficoltoso (dispnea), agonico (gasping). • L’espansione toracica: simmetrica, asimmetrica. PALPA la gabbia toracica: • Conferma la simmetria o asimmetria dei dei due emitoraci; • Ricerca lesioni evidenti: volet costali; Ricerca la presenza di enfisema sottocutaneo: la presenza di aria nel sottocute è quasi sempre segno di PNX iperteso. CONTA: • La frequenza respiratoria:è normale tra 12 e 24 nell’adulto (eupnea), è motivo di allarme una frequenza eccessivamente alta (polipnea) o eccessivamente bassa (bradipnea). A cura di Maria Pastore

  28. QUANDO ALLERTARE LA CO 118 AL PASSO B: NECESSITA’ ALS. Vanno prontamente identificate le situazioni che compromettono direttamente o mettono a rischio la ventilazione e comunicarle alla CO: • Dispnea evidente • Asimmetrie toraciche • Volet costale o enfisema sottocutaneo • FR>29 atti/min o FR<10atti/min • Ferite penetranti del torace. A cura di Maria Pastore

  29. CIRCULATION • CONTROLLO DELLE EMORRAGIE • La priorità di trattamento al punto C-circulation è sempre la ricerca e l’identificazione di importanti foci emorragici, in particolare di quelli esterni comprimibili (fondamentalmente a carico degli arti). Le possibili tecniche sono: • Pressione diretta: l’unica tecnica sicuramente efficace ed al contempo meno dannosa per i tessuti, sul focolaio di emorragia. Effettuata all’inizio solo manualmente, la compressione va immediatamente perfezionata con il posizionamento di un pacchetto di garze bloccato da una fasciatura compressiva con una benda elastica autoretraente e autoadesiva. In tale maniera si esercita una pressione prevalente sull’arteria lesionata, determinando una minore ischemazzazione dei tessuti a valle. A cura di Maria Pastore

  30. Laccio. L’uso del laccio è normalmente da proscrivere in quanto determina riduzione o arresto del circolo a valle con rischio di danno ischemico secondario. Tale manovra è pertanto da limitare a circostanze estreme (emorragie non controllabili con la sola pressione diretta, più feriti critici da soccorrere contemporaneamente che non permettono un’adeguata assistenza ai singoli), avendo comunque l’accortezza di utilizzare modelli di altezza adeguata. Il tourniquet risulta indicato nel controllo delle emorragie del moncone di un arto amputato, venendo a mancare il problema dell’ischemizzazione dei tessuti a valle. In caso di emorragie conseguenti a fratture esposte, in cui è controindicato esercitare la pressione in corrispondenza del focolaio di frattura, la prima scelta dev’essere la compressione sulla zona a monte del focolaio nelle quali l’arteria è palpabile e scorre su un piano osseo. Ad esempio, sarà l’inguine per l’arteria femorale. In caso di controllo inefficace si ricorrerà al laccio. A cura di Maria Pastore

  31. RICERCA DEI SEGNI DI SHOCK Il paziente politraumatizzato è spesso in stato di shock, termine con il quale si identifica una situazione di ridotto apporto di sangue (e quindi di ossigeno) agli organi. L’ipotensione in un traumatizzato va sempre attribuita ad un problema di volume (riduzione della quantità di sangue circolante) fino a quando non venga dimostrato ilcontrario. Vi sono infatti altre possibili cause di shock come una lesione midollare (trauma spinale), in seguito alla quale si determina una vasodilatazione nei territori a valle della sede della lesione, con conseguente caduta della pressione senza una reale perdita di sangue; oppure un pneumotorace iperteso o un tamponamento cardiaco, situazioni che creano un ostacolo al normale riempimento cardiaco. E’ comunque essenziale riconoscere rapidamente uno stato di shock ricercandone tutti i segni: l’ipotensione non è l’unico segno, ma altri sono anche più precoci e direttamente valtabili. A cura di Maria Pastore

  32. ESTREMITA’ FREDDE E PALLIDE TACHICARDIA CON POLCO PICCOLO TACHIPNEA STATO CONFUSIONALE FINO ALL’AGITAZIONE E AL COMA A cura di Maria Pastore

  33. Primo parametro da rilevare è la presenza di polso radiale, che consente di acquisire il dato relativo alla frequenza cardiaca. (la sua presenza è indicativa di una pressione arteriosa sistolica maggiore o uguale a 80mmHg). La mancanza di polso radiale imporrà l’immediata ricerca di polso carotideo. (la sua presenza indica una PAS fra 50 e 80mmHg) A cura di Maria Pastore

  34. QUANDO ALLERTARE LA CO 118: • Polso radiale assente con carotideo presente • PAS <100 • In assenza dei valori della PA: l’associazione di tachicardia, pallore, polipnea, agitazione. A cura di Maria Pastore

  35. DISABILITY OBIETTIVI: • valutare lo stato di coscienza del paziente. • Identificare i pazienti che richiedono un intervento ALS. Il metodo A.V.P.U. è una modalità di valutazione dello stato di coscienza rapida e di facile applicazione. (lo stimolo doloroso dev’essere applicato a livello dell’arcata sopraorbitaria;in altre zone rischio di false risposte) A cura di Maria Pastore

  36. Quando allertare la CO 118? • P- pz incosciente che reagisce ad uno stimolo doloroso • U- pz incosciente, nessuna reazione agli stimoli Essendo importante la compromissione dello stato di coscienza, le vie aeree sono a rischio per la caduta all’indietro della lingua; vi è abolizione dei riflessi con elevato rischio di inalazione: saliva, sangue, vomito. Spesso l’alterazione dello stato di coscienza può esser conseguenza di un trauma cranico: bisogna in quel caso assicurare la ventilazione mediante intubazione endotracheale. A cura di Maria Pastore

  37. EXPOSURE • Procedere alla ispezione della vittima mediante l’esame “testa-piedi” alla ricerca di lesioni chw rappresentino motivo d’allarme o di gravità potenziale • Identificare le situazioni che suggeriscono un intervento ALS • Sottolineare la necessità di una rivalutazione continua del paziente A cura di Maria Pastore

  38. SECONDARY SURVEY OBIETTIVI • Raccogliere gli elementi di allarme relativi alla dinamica dell’evento e all’anamnesi che indicano una categoria di pazienti “a rischio”. • Al termine della fase valutativa stabilire le necessità relative alla immobilizzazione e al trasporto (ricordarsi sempre di coprire sempre l’infortunato alla fine delle noatre valutazioni, per evitare una pericolosa ipotermia). • Individuare l’ospedale di destinazione. A cura di Maria Pastore

  39. Il soccorritore deve mantenere sempre la calma, non deve urlare e deve comprendere la successione degli incidenti in maniera tale da poter selezionare la gravità delle urgenze.. A cura di Maria Pastore

  40. Il soccorritore deve ricordare che è preferibile non abbandonare i feriti che possano avere peggioramenti delle loro condizioni A cura di Maria Pastore

  41. Bisogna sapere che non è detto che chi urla più forte sia colui che sta effettivamente peggio!!!! A cura di Maria Pastore

  42. CHI BISOGNA CHIAMARE??? COSA DOBBIAMO RIFERIRE?? A cura di Maria Pastore

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