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Sun-tzu L'ARTE DELLA GUERRA

Sun-tzu L'ARTE DELLA GUERRA. Chi in cento battaglie riporta cento vittorie, non è il più abile in assoluto. Chi non dà nemmeno battaglia, e sottomette le truppe dell'avversario, è il più abile in assoluto . Sun-tzu

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Sun-tzu L'ARTE DELLA GUERRA

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Presentation Transcript


  1. Sun-tzuL'ARTE DELLA GUERRA Chi in cento battaglie riporta cento vittorie, non è il più abile in assoluto. Chi non dà nemmeno battaglia, e sottomette le truppe dell'avversario, è il più abile in assoluto. Sun-tzu E' vissuto nell'epoca della storia cinese chiamata "primavere e autunni" (722-481 a.C.). E' stato un generale vittorioso in importanti campagne militari ed uno studioso di strategia. Il suo trattato, amato da grandi personaggi della storia, da Napoleone a Mao Tse-tung, è oggi utilizzato come libro di testo in molte scuole per manager.

  2. Capitolo 1° Tutti i comandanti hanno familiarità con questi cinque elementi concreti. Chi li conosce, vince; chi non li conosce, viene vinto. Così, correggete la strategia mediante calcoli opportuni, e poi esaminate le circostanze. L'uomo di potere controlla la sua autorità ,a seconda dei vantaggi che riceve. La strategia è la via del paradosso. Così chi è abile, si mostri maldestro; chi è utile, si mostri inutile. Chi è affabile, si mostri scostante; chi è scostante, si mostri affabile. Adescate il nemico con la prospettiva del vantaggio e conquistatelo con la confusione. Se è solido, preparatevi a combatterlo; se è forte, evitatelo. Se è collerico, mostratevi cedevoli; se è umile, aroganti. Se è pigro, affaticatelo; se è compatto, disperdetelo. Attaccatelo quando è impreparato, e apparite all'improvviso. Coloro che calcolano molto vinceranno; coloro che calcolano poco non vinceranno-tanto più, non vinceranno coloro che non calcolano affatto!

  3. Capitolo 2° Sinora non è mai esistita una strategia che abbia richiesto il protrarsi dela sua applicazione, e nel contempo sia risultata utile allo stato. Coloro che non sono del tutto consapevoli dei danni derivanti dell'applicazione delle strategie non possono essere neppure consapevoli dei vantaggi dela loro applicazione. Un comandante intelligente si sforza di sottrare i viveri al nemico [...] in effetti, chi uccide il nemico prova rancore, chi invece lo prende prigioniero, trae vantaggio dalle risorse dell'avversario. Durante una battaglia di carri, ricompensa colui che per primo ne catura dieci o più. Cambia le bandiere e le insegne dei carri, includili nella ta armata. Tratta bene i soldati prigionieri, e nutrili. Ciò viene definito:"incrementare le proprie forze, vincendo il nemico". La strategia bellica migliore consente rapidamente la vittoria.

  4. Capitolo 3° Chi in cento battaglie riporta cento vittorie, non è il più abile in assoluto; al contrario chi non da nemmeno battaglia, e sotomette le truppe all'aversario è il più abile in assoluto. La strategia migliore è quella che fa fallire i piani dell'avversario; quella immediatamente successiva, fa fallire i negoziati; quella ancora successiva, fa fallire le strategie rivali; e quella più infima consiste nell'attaccare le fortezze. Si deve ricorrere alla tattica offensiva, nei confronti delle fortezze, solo quando non se ne può fare a meno. Così gli esperti di applicazione strategiche sottomettono le truppe nemiche senza combattere; espugnano le fortezze nemiche senza attaccarle e demoliscono gli stati nemici senza impegnarsi a lungo. E' nota l'esistenza di cinque tipi di comandanti che ottengono vittoria: quelli che sano quando dare battaglia, e quando astenersene; quelli esperti nell'impegnare la giusta quantità di uomini; quelli che riescono ad indurre ufficiali e subordinati a nutrire gli stessi desideri; quelli che affrontano il pericolo con la giusta preparazione quelli che riescono ad esercitare il comando, senza subire interferenze da parte del principe. Questi cinque sono i tipi di comandanti che conoscono l'arte della vittoria. "Conoscere l'altro e se stessi-cento bataglie, senza rischi;non conoscere l'altro ,e conoscere se stessi- a volte, vittoria; a volte, sconfitta; non conoscere nè l'altro nè se stessi-ogni battaglia è un rischio certo".

  5. Capitolo 4° La capacità di vincere dipende da noi; la possibilità di vincere, dal nemico. "Si piò essere a conoscenza del modo in cui vincere il nemico, senza riuscire a metterlo in pratica" Quelli che non possono vincere devono resistere all'attacco; quelli che possono vincere , devono attaccare. Resistere è un difetto; attacare, un eccesso.. Coloro che non commettono errori in battaglia si assicurano la vittoria, poichè trionfano su coloro che sono già sconfitti. Gli strateghi vittoriosi hanno già trionfato, prima ancora di dare battaglia; i perdenti hanno già dato battaglia, prima ancora di cercare la vittoria. Le tattiche strategiche sono le seguenti: 1) valutazione; 2) misurazione; 3) enumerazione; 4) bilancio; 5) vittoria.

  6. Capitolo 5° Combattere la moltitudine è come combattere pochi uomini. Si tratta di effettuare le opportune designazioni e configurazioni tattiche. I suoni sono soltanto cinque, ma le loro variazioni sono impercetibili all'udito. I colori sono soltatnto cinque, ma le loro varizioni sono impercettibili alla vista. I sapori sono soltanto cinque, ma le loro variazioni sono impercettibili al gusto. Possiede l'impeto dell'acqua straripante, che trascina alla deriva le rocce - questo è il potere. Possiede l'impeto di un uccello da preda, che squarcia e dilania le sue vittime, questa è la tempestività. Da ciò traggo la seguente conclusione: chi è versato nell'arte del combattere possiede un potere sorprendente, e una tempestività fulminea. Il potere è come la contrazione della balestra; la tempestività come lo scoccare del dardo. Allettato dal guadagno, il nemico si muove, mentre la guarnigione lo attende al varco. Gli esperti nell'arte del combattere attingono al proprio potere, senza chiedere nulla agli altri. Per questo sono in grado di selezionare gli altri, affidando loro incarichi di potere e responsabilità.

  7. Capitolo 6° Gli esperti nell'arte del combattere inducono gli altri a fare la prima mossa, e non vengono indotti a farla. In grado di stimolare i movimenti del nemico, è la prospettiva di un vantaggio. Non è in grado di stimolarli, la prospettiva di un danno. Il terreno su cui daremo battaglia non dobbiamo renderlo noto. Se non lo rendiamo noto, il nemico dovrà prepararsi a combattere in tantissimi luoghi. Benchè il nemico disponga di una moltitudine di uomini si può sempre indurlo ad astenersi dalla lotta. Adottando le misure opportune, apprendiamo le valutazioni , relative alla perdita ed al guadagno; compiendo le attività opportune, apprendiamone i principi che lo spingono a muoversi e ed a fermarsi; impiegando le configurazioni tatiche opportune, apprendiamone i territori che gli sarebbero mortiferi e vitali; disputando con lui, apprendiamone gli eccessi ed i difetti. Una volta vinta la battaglia, la configurazione tattica non viene replicata, bensì si elaborano infinite configurazioni tattiche, in risposta a configurazioni sempre diverse.

  8. Capitolo 7° Quando l'armata è completa, la moltitudine è concentrata; i rapporti sono cordiali e c'è un ambiente accogliente. Battete dunque una pista vaga, e seducete il nemico con la prospetiva di un vantaggio; in questo modo si manifesterà; e farà la prima mossa. Sono questi i calcoli strategici di coloro che conoscono il vago ed il preciso. Poichè non conosci i piani degli altri signori feudali, non sei pronto a negoziare. Poichè non conosci le configurazioni delle paludi, dei passi più impervi, delle foreste e delle montagne, non sei in grado di fare muovere l'armata. Poichè non ti avvali delle guide locali, non sei in grado di sfruttare le risorse del terreno. La strategia si forma sull'astuzia, ed è messa in moto dalla prospettiva di un guadagno; è analitica o sintetica; a seconda delle trasformazioni del nemico. Coloro che imparano per primi a valutare ciò che è vago e ciò che è preciso; vincono. Non impegnarsi nela lota, quando l'avversario fa uno sfoggio corretto dei vessilli; non colpire la guarnigione nemica, quando è dignitosa ed imponente - è questo il metodo per controllare i mutamenti della posizione dell'avversario.

  9. Capitolo 8° Esistono percorsi che non devono essere battuti, armate che non devono essere colpite, fortezze che non devono essere attaccate, territori su cui non si deve combattere, ed ordini del principe che non si devono accettare. Da ciò traggo questa conclusione: coloro che elaborano piani intelligenti, devono tener conto dei vantaggi e dei danni. Se tengono conto dei vantaggi, i loro sforzi acquisteranno credibilità; se tengono conto dei danni, potranno aver ragione dele asperità.

  10. Capitolo 9° In linea di massima, l'armata preferisce situarsi sulle alture, evitando le zone scoscese; tiene in alta considerazione i luoghi luminosi e disprezza quelli in ombra;alimenta la vita, ed occupa postazioni sicure. Sulle colline si assicura di occupare a tutti i costi il lato luminoso e la sua destra, in modo da avere le spalle coperte. In questo modo, le risorse del terreno contribuiscono a determinare i vantaggi della strategia.Un nemico che si avvicini in silenzio ritiene di costituire un pericolo. Uno che da lontano voglia provocare una battaglia desidera fare avanzare gli avversari.Parole umili, mentre in realtà si prepara ulteriormente a dare battaglia: è il nemico in avanzata.Parole dure, mentre si muove con irruenza: è il nemico in ritirata. Ti chiede una tregua senza condizioni: è il nemico che sta elaborandio un piano. Si muovevelocemente e dispiega le sue truppe: è il nemico condizionato da una scadenza. Fa avanzare metà della guarnigione, mentre l'altra metà si ritira: è il nemico che sta tendendoti un tranello.Quando vengono elargite molte ricompense, è segno che la situazione è tesa. Quando vengono impartite numerose punizioni, è segno che ci si trova in difficoltà.La strategia non è migliorata dalla qualità di truppe impiegate.L'avanzata non dipende soltanto dalle forze militari. Non bisogna fare altro che impegnare le proprie energie nell'affrontare il nemico, prenderlo prigioniero e finirlo.Coloro che impartiscono prdini semplici, con sincerità, partecipano dele acquisizioni del popolo.

  11. Capitolo 10° In una configurazione angusta di terreno, dobbiamo ad essere i primi a prendere posizione, riempendolo tutto, in modo da attendere il nemico. Le configurazioni del terreno contribuiscono a determinare i vantaggi della strategia. Saper determinare le possibilità di vittoria, nello sconto con il nemico, e valutare le prospettive pericolose e difficili: è questa l'arte del comandante supremo. Se le modalità dela battaglia conducono ad una sicura vittoria, benchè il sovrano ordini di non aprire le ostilità è assolutamente lecito dare battaglia. Se invece le modalità della battaglia conducono alla sconfitta, benchè il sovrano ordini di aprire le ostilità, è lecito non dare battaglia. Colui che conosce la strategia si muove senza vacillare, e impegna tutte le sue energie senza esaurirle. "Conoscere l'altro e se stessi - vittoria, senza rischi". "Conoscere il terreno e le condizioni atmosferiche - vittoria su tutti i fronti".

  12. Capitolo 11° Quando noi godiamo di un vantaggio effettivo, e tuttavia ne gode anche l'avversario, si tratta di un terreno adatto alla competizione.Quando la guarnigione è sparsa, non può concentrarsi in un posto e non si riesce ad elaborare una strategia compatta. Quando si è compatti è vantaggioso muoversi. Quando non lo si è, è vantaggioso fermarsi. Impadronisciti di ciò che ama più di ogni altra cosa, e lo capirai. Spostati nei luoghi in cui il nemico non può raggiungerti. Batti sentieri imprevedibili, ed attacca le postazioni indifendibili. Vietate ogni ricorso agli auspici, ed eliminate i dubbi: la paura della morte non avrà dove attecchire. Concentrare tutte le energie degli uomini, come se essi fossero uno solo. La strategia di un dittatore consiste in questo: provocare la decadenza degli stati più grandi, cosicchè le moltitudini non riescano a raccigliersi; suscitare nell'aversario un timore reverenziale, cosicchè non abbia modo di intrattenere negoziati. Da ciò traggo questi assunti: non si combattano gli alleati, non si eserciti la propria autoritò su tutto il mondo, si confidi piuttosto sulla propria individualità in modo da suscitare nell'avversario un timore reverenziale. Elargite ricompense, a prescindere dal modello tattico prescelto; siate flessibili, nell'impartire gli ordini a prescindere dalla politica di riferimento, contrapponetevi alle truppe delle tre unità d'armata come se fossero una persona sola.La linea di tendenza che determina una strategia dipende essenzialmente da questo: fingere di conformarsi alle intenzioni del nemico, e poi ricacciarlo da un'unica postazione di combattimenti, in modo da eliminare il comandante.Se il nemico vi lasci a uno spiraglio, dovete assolutamente penetrarvi. Nell'occuparvi delle cose che ama più di tutto assotigliatene le risorse, e prefiggetevi una scadenza.Inseguitelo in silenzio, in attesa del momento in cui sferrare l'attacco decisivo.Da ciò traggo queste conclusioni:al'inizio mostratevi come una donnetta, cosicchè il nemico vi apra una porta; in seguito vigili ed all'erta, cosicchè non riesca ad opporvi resistenza.

  13. Capitolo 12° Ci sono stagioni propizie per sferrare l'attacco a fuoco. Ci sono giorni propizi per accendere i fuochi. Coloro che combattono per vinbcere, e si impegnano in guerre di conquista, se non coltivano i principi dell'incisività, cadranno in disgrazia, e saranno destinati alla cosiddeta "dissipazione dele proprie risorse". Un sovrano illuminato fa progetti ,un buon comandante li coltiva.A meno che non ci sia un vantaggio non muovetevi. A meno che non ci si a un buon risultato non applicatevi. A meno che non siate in pericolo non date battaglia. L'ita può trasformarsi in gioia e l'ingdignazione in contentezza. Ma uno Stato distrutto non può tornare a reggersi ed i morti non possono tornare in vita.

  14. Capitolo 13° Il motivo per cui un principe illuminato e un comandante valoroso sono in grado di prendere iniziative e trionfare sugli avversari realizzando buoni risultati grazie all'opera delle moltitudini è uno solo: la precognizione. Coloro che conoscono le condizioni del nemico sono certi di sottometterlo. Se l'armata desidera colpire l'avversario o attaccarne le fortezze, o ucciderne i soldati è necessario conoscere in anticipo la linea difensiva del comandante della guarnigione nemica, chi sono i suoi assistenti, i consulenti, gli acoliti e le popolazioni limitrofe., cosicchè i nostri agenti segreti esaminino informazioni sicure. Il sovrano deve certamente essere a conoscenza delle attività dei nostri agenti segreti. La certezza delle informazioni dip'ende dagli agenti segreti del controspionaggio; perciò, essi devono essere trattati nela maniera piò generosa possibile. Soltanto un principe illuminato e un comandante valoroso che sarannno in grado di guidare gli agenti segreti ricorrendo alla suprema intelligenza, realizzeranno sicuramente i risultati più eccellenti. gatti dario http://web.tiscalinet.it/gattidario

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