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Lezione 6

Lezione 6. Integrazione economica. Introduzione. Poichè accordi di integrazione economica regionale attribuiscono un trattamento preferenziale ai membri dell’accordo e non ai paesi terzi sembrerebbe che questo tipo di accordi violino il principio di non discriminazione del GATT/WTO.

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Presentation Transcript


  1. Lezione 6 Integrazione economica Giuseppe Celi IEG 2006

  2. Introduzione • Poichè accordi di integrazione economica regionale attribuiscono un trattamento preferenziale ai membri dell’accordo e non ai paesi terzi sembrerebbe che questo tipo di accordi violino il principio di non discriminazione del GATT/WTO. • Comunque, accordi di integrazione economica regionale possono essere esentati dal principio di non discriminazione del WTO in quanto tali accordi possono essere interpretati come un primo passo verso la completa liberalizzazione commerciale di alcuni paesi o come un impulso alla crescita per i paesi meno sviluppati Giuseppe Celi IEG 2006

  3. Introduzione • Nel 2001 l’UE ha deciso di accelerare il processo di riduzione delle tariffe nei confronti di 48 paesi tra i più poveri del mondo (questa riduzione tariffaria sulle importazioni UE riguarda quasi tutti i beni; solo alcuni beni, come riso, banane o zucchero seguiranno un processo di liberalizzazione più lento) • Michael Finger, un economista della World Bank, ha stimato che l’abbattimento delle tariffe farà crescere le esportazioni dei 48 paesi interessati del 15-20 per cento all’anno. Tuttavia, questo aumento comporterà un calo delle esportazioni dei paesi meno svilupparti che non rientrano nel gruppo dei 48. Giuseppe Celi IEG 2006

  4. Introduzione • Questi due effetti, la creazione di commercio a vantaggio dei paesi riceventi il trattamento preferenziale e la riduzione di commercio a svantaggio dei paesi esclusi dalla riduzione tariffaria sono stati analizzati per la prima volta da Jacob Viner nel 1950. • In questa lezione, gli effetti di welfare associati alle politiche di integrazione commerciale verranno esaminati in un contesto neoclassico e in un contesto di “new trade theory”. Inoltre, una breve overview sui principali accordi commerciali regionali presenti nel mondo verrà presentata. Giuseppe Celi IEG 2006

  5. Piano della lezione • Tipi di integrazione economica regionale • Teoria neoclassica dell’integrazione economica • Accordi commerciali regionali • Regionalismo e nuova teoria del commercio internazionale • L’Europa e l’Unione Europea Giuseppe Celi IEG 2006

  6. Tipi di integrazione economica regionale • Preferential trade agreement (PTA). Esempio: ACP countries • Tariffe e altre restrizioni commerciali sono ridotte tra i membri dell’accordo per alcuni beni e servizi (spesso unilateralmente). Non vi è alcuna riduzione generalizzata delle tariffe interne e nessuna tariffa esterna comune. Un esempio è rappresentato dal trattamento preferenziale accordato dall’UE alle ex colonie dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico nell’ambito della convenzione di Lomè • Free trade area (FTA). Esempio: EFTA, NAFTA • I membri eliminano tariffe e altre restrizioni interne all’area senza alcuna politica commerciale comune nei confronti di paesi terzi. L’assenza di una politica commerciale comune esterna richiede l’uso della certificazione d’origine dei beni importati per evitare lo sfruttamento di situazioni di arbitraggio (triangolarizzazioni) consistenti nell’importare beni esterni all’area attraverso il paese membro che pratica la tariffa all’importazione più bassa. Esempi sono l’European Free Trade Area (EFTA) e la North America Free Trade Area (NAFTA) Giuseppe Celi IEG 2006

  7. Tipi di integrazione economica regionale • Customs union. Esempio: EEC • Come una FTA, una custom unions elimina barriere e restrizioni commerciali interne ma sviluppa, in aggiunta, una politica commerciale comune adottando, per esempio, una tariffa esterna comune nei confronti dei paesi terzi. Un esempio è rappresentato dalla Comunità Economica Europea • Common market. Esempio:EU • In questo caso, i paesi membri consentono non soltanto la libera circolazione di beni e servizi ma anche quella dei fattori di produzione (per esempio, lavoro e capitale). Il mercato comune diventa progressivamente un mercato integrato (interno) attraverso la progressiva eliminazione delle differenze che le politiche nazionali presentano in termini di standard dei prodotti e tassazione. L’Unione Europea ne è un esempio. • Economic union. Esempio: EMU • Un’estensione del mercato comune/integrato è l’unione economica che è caratterizzata dall’armonizzazione del quadro istituzionale (per esempio in termini di politica della concorrenza) e da un sufficiente grado di coordinamento delle politiche nazionali. L’unione economica è la controparte in termini reali dell’unione monetaria; essa garantisce un sufficiente grado di coordinamento delle politiche nazionali per permettere l’esistenza di una moneta unica. Un esempio combinato è rappresentato dall’unione economica e monetaria dell’UE (EMU) Giuseppe Celi IEG 2006

  8. Teoria neoclassica dell’integrazione economica • Jacob Viner (1950) ha fornito la prima analisi rigorosa di quali sono gli effetti di una customs union in termini di flussi commerciali e allocazione delle risorse • Viner identifica due effetti: quello di trade-creation e quello di trade-diversion. Se il primo domina sul secondo, la formazione di una customs union accresce il benessere complessivo (dei paesi membri e mondiale). • I grafici che seguono esemplificano i due effetti nel quadro di un’analisi di equilibrio parziale riferita ad un paese, l’Austria. L’ipotesi è che questo paese è piccolo nei confronti di due altri paesi, per esempio Bolivia e Congo, i cui rispettivi prezzi sono indicati come pB e pC.. Inizialmente, l’Austria applica una tariffa pari a t sulle importazioni provenienti da Bolivia e Congo. Successivamente l’Austria decide di formare una customs union con la Bolivia (la tariffa verso questo paese è così eliminata). Analizziamo gli effetti di questa integrazione economica. Giuseppe Celi IEG 2006

  9. Teoria neoclassica dell’integrazione economica: custom unions con il produttore più efficiente (trade creation) • La figura che segue riporta le curve di domanda e di offerta nel caso dell’Austria. Come si vede, la Bolivia è un produttore più efficiente del Congo in quanto pb<pc . Prima della formazione di una customs union, l’Austria importa dalla Bolivia una quantità pari a q3– q1 e il prezzo in Austria è pari a pb+t. Con la formazione della customs union, la tariffa è eliminata e il prezzo in Austria scende a pb e con un conseguente aumento della quantità importata da q3– q1 a q4– q0 . Questo è l’effetto di trade creation. • Come si può notare dal grafico, l’analisi di welfare implica che l’effetto netto è positivo per l’Austria. Giuseppe Celi IEG 2006

  10. Teoria neoclassica dell’integrazione economica: trade creation Trade creation

  11. Teoria neoclassica dell’integrazione economica: custom unions con il produttore meno efficiente (trade diversion) • Supponiamo adesso che la Bolivia sia meno efficiente del Congo. Questo implica pb>pc. Come si può notare dal grafico che segue, in una situazione pre-customs union l’Austria importa ora dal Congo e non dalla Bolivia una quantità pari a q3– q1 ; il prezzo praticato in Austria sarà pc+t. • Con la formazione di una custom unions sempre tra Austria e Bolivia, la tariffa verrà eliminata tra questi due paesi ma resterà in piedi nei confronti del Congo. Dato che pc+t>pb, l’Austria importerà beni dalla Bolivia e non più dal Congo. La quantità importata crescerà fino a q4– q0. Giuseppe Celi IEG 2006

  12. Teoria neoclassica dell’integrazione economica : trade diversion Trade diversion

  13. Teoria neoclassica dell’integrazione economica: custom unions con il produttore meno efficiente (trade diversion) • L’aumento dell’importazione rappresenta un effetto di trade creation. Sappiamo, dall’analisi svolta nel caso precedente, che questo effetto accresce il benessere (incremento di benessere rappresentato dai triangoli). Tuttavia, questa volta dobbiamo tener presente un ulteriore effetto che è quello di trade diversion: la perdita di benessere associata al fatto che l’Austria sposta le sue importazioni dal produttore più efficiente a quello meno efficiente. Se l’effetto di trade creation sovrasta l’effetto di trade diversion, la formazione di una customs union è welfare-improving (questo avverrà solo se l’area dei triangoli verdi supera l’area del rettangolo celeste) Giuseppe Celi IEG 2006

  14. Accordi commerciali regionali • Tutti i membri del GATT/WTO sono obbligati a notificare gli accordi commerciali regionali a cui partecipano. Durante tutto il suo periodo di attività, il GATT ha ricevuto 124 notifiche e dal 1995 il WTO ne ha ricevute 90. Dato che in molti casi i nuovi accordi sono un aggiornamento di vecchi accordi già esistenti, il WTO stima che, nell’ambito delle 214 notifiche ricevute, sono 134 gli accordi commerciali regionali effettivamente operativi attualmente. Vediamo gli accordi commerciali regionali più importanti in Africa, Asia, America (L’Europa verrà trattata in una sezione a parte) • Africa L’accordo commerciale più importante in Africa è il COMESA (Common Market for Eastern and Southern Africa) istituito nel 1994 e che sostituisce l’area commerciale preferenziale formata nel 1981. Il COMESA comprende 20 paesi e una popolazione di 385 milioni di persone. Nata con lo scopo di garantire pace e sicurezza politica nella regione attraverso l’integrazione economica, si è evoluta come area di libero scambio e l’introduzione di una tariffa esterna è stata prevista per il 2004 Giuseppe Celi IEG 2006

  15. Regional trade agreements COMESA countries Not listed in the map: Comoros, Mauritius, Rwanda and Seychells

  16. Accordi commerciali regionali • Asia L’ASEAN (Association of South-East Asian Nations) rappresenta l’accordo commerciale regionale più importante in Asia. Costituito nel 1967 da cinque paesi, attualmente ne comprende dieci con una popolazione di 500 milioni di abitanti. Nato come accordo di cooperazione in varie aree (politica, economica, culturale e sociale), nel 2004 tale accordo si è evoluto come un’area di libero scambio (AFTA). Giuseppe Celi IEG 2006

  17. Regional trade agreements ASEAN countries Not listed in the map: Brunei, Singapore

  18. Accordi commerciali regionali • America Il continente americano è stato molto attivo nella formazione di accordi commerciali regionali, a partire dagli anni ’50 soprattutto in America Latina, dove accordi regionali di libero scambio furono posti in essere per favorire il processo di industrializzazione e l’allargamento del mercato interno. Esempi di tali accordi sono: CACM (Central American Common Market), CARICOM (Carribean Community ), ANDEAN (Andean Pact), MERCOSUR (Mercado Commun del Sur. Nel Nord America, gli accordi iniziarono nel 1965 con USA-Canada Auto Pact, riguardante l’abolizione delle tariffe su motoveicoli e parti. Pochi anni dopo l’esempio maquiladores in Messico (componenti importate dagli USA in Messico, assemblate e poi riesportate in USA, sotto un regime tariffario favorevole; tariffe applicate sul valore aggiunto). Successivamente, le negoziaizioni tra USA, Canada e Messico hanno portato al NAFTA (North American Free Trade Agreement). La prospettiva di creare FTAA (Free Trade Area of the Americas) è meno favorevole ai membri del NAFTA Giuseppe Celi IEG 2006

  19. Regional trade agreements

  20. Regionalismo e nuova teoria del commercio internazionale • Nel secondo dopoguerra, il processo di progressiva liberalizzazione degli scambi commerciali attraverso negoziazioni multilaterali in sede GATT, si è rivelato un processo sempre più difficile e faticoso man mano che un numero crescente di paesi aderiva al GATT. Nello stesso periodo, la formazione di accordi commerciali regionali (di successo come in Europa e in USA) diventava una pratica sempre più diffusa e popolare tanto da far parlare di “regionalismo”. • Si potrebbe pensare che questo processo di integrazione per blocchi regionali sia in fondo un passo positivo verso una progressiva liberalizzazione degli scambi commerciali. Tuttavia, molti economisti hanno espresso preoccupazione verso questo slittamento dal multilateralismo al regionalismo. • Un modello che coglie questa preoccupazione è offerto da Krugman (1993). Descriviamo brevemente la logica del modello. Giuseppe Celi IEG 2006

  21. Regionalismo e nuova teoria del commercio internazionale • Supponiamo che il mondo consista di N province, ciascuna produttrice di una unità di una singola varietà di prodotto. Un insieme di province può costituire un paese. Il prezzo interno di ogni varietà è 1. Se ciè il livello di consumo relativamente al bene prodotto dalla provincia i, la funzione di utilità per tutti gli agenti economici è data da Giuseppe Celi IEG 2006

  22. Regionalismo e nuova teoria del commercio internazionale • Quando abbiamo analizzato il modello di Krugman, abbiamo visto che questa funzione di utilità incorpora l’effetto “love of variety” relativamente a beni imperfetti sostituti con elasticità di sostituzione costante pari al parametro ε. • Supponiamo che il mondo sia completamente diviso in un numero b di blocchi commerciali perfettamente simmetrici. All’interno di ciascun blocco, vi è una situazione di free trade e il prezzo del bene è 1. Ogni blocco applica una tariffa pari a t sul prezzo dei beni provenienti da paesi terzi. Il prezzo delle merci importate è dunque pari a 1+t. • Sulla base di queste ipotesi, vogliamo esplorare gli effetti di welfare associati ad una riduzione del numero di blocchi commerciali e quindi ad un allargamento della dimensione di ciascun blocco. Giuseppe Celi IEG 2006

  23. Regionalismo e nuova teoria del commercio internazionale • Supponiamo che inizialmente il numero dei blocchi commerciali sia 10. Gli abitanti di ciascun blocco hanno accesso al 10% delle varietà mondiali prodotte all’interno del blocco e liberamente commerciate al suo interno al prezzo di 1 e al 90% delle varietà mondiali, importate da paesi terzi e sulle quali viene imposta una tariffa cosicchè il loro prezzo è 1+t. • Immaginiamo adesso che i blocchi si riducano a 8. Le percentuali precedenti diventano: 12.5% delle varietà mondiali vendute liberamente all’interno di ciascun blocco e 87.5 delle varietà mondiali importate dall’esterno. A prima vista, questa nuova situazione sembrerebbe vantaggiosa: una maggiore frazione di beni viene acquisita ad un prezzo più basso Giuseppe Celi IEG 2006

  24. Regionalismo e nuova teoria del commercio internazionale • Ma, in precedenza, abbiamo visto come gli effetti di welfare dipendano dal peso relativo dei due effetti: trade creation e trade diversion. • Comunque, nel presente contesto, parlare di trade diversion in senso tradizionale non è del tutto appropriato dato che i beni commerciati sono imperfetti sostituti • Piuttosto, si può guardare allo spostamento (diversione) dal consumo dei beni prodotti all’esterno del blocco verso i beni prodotti all’interno del blocco: la crescita dal 10% al 12,5% della quota rappresentata dai beni prodotti all’interno del blocco può essere interpretata come una crescita della frazione di beni il cui prezzo relativo è distorto in rapporto al resto del mondo Giuseppe Celi IEG 2006

  25. Regionalismo e nuova teoria del commercio internazionale • Nel modello di Krugman la funzione totale di welfare è data dalla seguente espressione • Come si vede, il welfare totale è funzione della tariffa, dell’elasticità di sostituzione e del numero di blocchi. • I grafici che seguono mettono in relazione l’andamento dell’utilità totale in funzione del numero dei blocchi b. Il primo grafico esprime la relazione per diversi valori di t (tariffa), il secondo per diversi valori di ε (elasticità di sostituzione) . Come si vede, in entrambi i casi la relazione ha un andamento a U. Giuseppe Celi IEG 2006

  26. Utilità totale in funzione del numero di blocchi commerciali (con diversi valori di t) Giuseppe Celi IEG 2006

  27. Utilità totale in funzione del numero di blocchi commerciali (con diversi valori di ε) Giuseppe Celi IEG 2006

  28. Regionalismo e nuova teoria del commercio internazionale: i risultati del modello di Krugman • I grafici dimostrano: • 1. Il welfare totale decresce se il numero di blocchi decresce per un ampio range di valori di b. Soltanto sei il numero di blocchi è inferiore a 5 (per t=0.7), un’ulteriore riduzione di b provoca un aumento del welfare totale • 2. Ovviamente, il welfare totale è massimizzato quando esiste un unico blocco (situazione di free trade). La tendenza alla massimizzazione del welfare si ha anche nel caso opposto, quando cioè il numero di blocchi diventa alquanto elevato (la distorsione associata ai prezzi relativi scompare perche la quota di beni prodotti all’interno di ciascun blocco diventa trascurabile) Giuseppe Celi IEG 2006

  29. Regionalismo e nuova teoria del commercio internazionale: i risultati del modello di Krugman • 3. La crescita della tariffa conduce a: (i) una riduzione del welfare (ii) un aumento del numero dei blocchi che minimizza l’utilità Questo implica un rapporto ambivalente tra alte tariffe e regionalismo perché il l’effetto al punto (i) ovviamente è negativo mentre quello al punto (ii) è positivo (se b cala il punto di minimo è raggiunto prima è aumenta il margine per un’ulteriore integrazione welfare-improving) 4. La crescita dell’elasticità di sostituzione conduce ugualmente a: (i) una riduzione del welfare (ii) un aumento del numero dei blocchi che minimizza l’utilità Con riferimento all’effetto negativo al punto (i), se è più facile sostituire una varietà con un’altra, l’effetto distorsivo della tariffa è più forte (per questo motivo si riduce il livello di utilità). L’effetto al punto (ii) è positivo per i motivi espressi sopra. Come nel caso precedente, dunque, la relazione tra elasticità di sostituzione e regionalismoè ambivalente Giuseppe Celi IEG 2006

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