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IMMIGRAZIONE. Antonio Mumolo Programma mozione Casadei Emilia Romagna. SITUAZIONE PRESENTE. PUNTI DI ECCELLENZA Grande tradizione di accoglienza Associazionismo molto presente e sviluppato Presenza di numerosi centri per stranieri
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IMMIGRAZIONE Antonio Mumolo Programma mozione Casadei Emilia Romagna
SITUAZIONE PRESENTE • PUNTI DI ECCELLENZA • Grande tradizione di accoglienza • Associazionismo molto presente e sviluppato • Presenza di numerosi centri per stranieri • Innovazioni: la legge regionale n° 5/2004 “Norme per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati”, le consulte per gli stranieri, la rete regionale antidiscriminazione La regione Emilia Romagna per motivi storico/economici ha sempre rappresentato una meta per cittadini italiani (ieri) e stranieri (oggi) e ha una grande tradizione di accoglienza. Sul territorio esiste un ramificato e strutturato sistema di realtà pubbliche e private (associazioni di volontariato, sindacati, centri stranieri, etc) molto attive in favore degli stranieri. L’Emilia Romagna può vantare anche una grande capacità di innovazione in tema di politiche sociali e welfare e rappresenta spesso una guida per le altre regioni: sono un esempio di questo la legge n°5 del 2004 che già 5 anni fa introduceva le norme per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri, le numerose consulte provinciali e comunali per gli stranieri sorte in molte città della regione (http://www.emiliaromagnasociale.it/wcm/emiliaromagnasociale/home/immigrazione/Consulte_stranieri/ArchivioRegolamenti.htm), e la rete regionale antidiscriminazioni (http://www.emiliaromagnasociale.it/wcm/emiliaromagnasociale/home/antidiscriminazioni/elenco_nodi.htm), tra le prime a nascere in Italia in attuazione delle direttive europee.
PUNTI CRITICI • Legge n°5/2004 non ancora pienamente applicata • Aumento vertiginoso del numero degli stranieri presenti • Lavoro nero in crescita esponenziale • Difficoltà di integrazione • Creazione di aree “ghetto” e snaturamento dei quartieri • Aumento di tensioni nuove e diffuse Nonostante i punti di eccellenza, in tema di immigrazione la regione Emilia Romagna presenta diverse criticità. La legge n°5/2004 non è ancora stata pienamente applicata e il vertiginoso aumento del numero degli stranieri presenti in regione ha creato nuovi fronti. Secondo i dati del Servizio Politiche per l’accoglienza e l´integrazione sociale della regione Emilia Romagna: nel gennaio 2001 gli stranieri regolari presenti in regione erano circa 130.000, pari al 3% della popolazione; nel gennaio 2008 gli stranieri regolari presenti in regione erano circa 365.000,pari al 9% della popolazione. Il grande aumento delle presenze degli stranieri ha indubbiamente portato ad una crescita esponenziale del lavoro nero, a maggiori difficoltà di integrazione, alla creazione di aree “ghetto”, al parziale snaturamento dei quartieri delle città che hanno modificato le proprie identità e al conseguente aumento di tensioni nuove e diffuse.
OBIETTIVI e METODI • Distizione tra chi delinque e chi lavora onestamente • Ferma opposizione alla Bossi - Fini • Contrasto del nuovo reato di clandestinità Il rispetto (scontato) degli accordi internazionali ed europei (Schengen) deve essere sempre accompagnato dal rispetto dei diritti fondamentali della persona e del diritto d’asilo. L’Emilia Romagna deve promuovere una netta distinzione tra chi delinque e chi viene invece a lavorare onestamente in cerca di un futuro migliore. Occorre favorire percorsi di regolarizzazione per chi lavora, come è stato fatto per le badanti, utilizzando ad esempio la chiamata in garanzia introdotta dalla legge Turco Napolitano ed abrogata dalla Bossi Fini. È necessaria una ferma opposizione alla Bossi-Fini che produce maggiore clandestinità (chi perde il posto di lavoro oggi diventa in brevissimo tempo un clandestino) e genera insicurezza. Occorre slegare il permesso di soggiorno dal rapporto di lavoro per evitare, come sta accadendo, che in periodi di crisi si crei nuova clandestinità per soggetti che vivono e lavorano da anni in Italia e per evitare forme di ricatto e semischiavitù cui sono sottoposti gli stranieri da alcuni datori di lavoro posto che perdere il lavoro significa perdere il permesso di soggiorno. Serve un impegno a contrastare con ogni mezzo lecito la nuova norma relativa al reato di clandestinità, che produce effetti inumani come l’impossibilità di sposarsi o di registrare all’anagrafe i propri figli ed induce gli stranieri irregolari a non recarsi negli uffici pubblici nemmeno per denunciare reati contro la propria persona.
RIFORME STRUTTURALI 1) La legge regionale n. 5/2004, "Norme per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati” pionieristica per l’Italia, non ha ancora avuto piena applicazione. Molti stranieri che arrivano in Italia senza titoli di studio e senza conoscere la lingua hanno enormi difficoltà a trovare un lavoro regolare grazie al quale regolarizzare la propria situazione. Coinvolgendo le numerose risorse espresse dalla società civile e dal territorio (varie comunità, le associazioni ed i centri stranieri) bisogna istituire corsi professionali per stranieri per favorire il collocamento in tempi brevi dei lavoratori che per un qualsiasi motivo perdono il lavoro e rischiano quindi di perdere il permesso di soggiorno. Alla stessa maniera occorre favorire particolari percorsi di professionalizzazione ed aggiornamento per coloro che si occupano dei servizi alla persona, come colf e badanti, in considerazione delle attività, sempre più indispensabili, di cura e attenzione svolta nei confronti della popolazione anziana. Il lavoro resta il viatico principale per la regolarizzazione degli stranieri, al fine di per favorirne l’integrazione e rendere possibile l’estensione dei diritti di cittadinanza.
RIFORME STRUTTURALI 2)Negli ultimi anni sono stati portati numerosi attacchi al sistema di welfare locale. È così divenuto sempre più importante il supporto di enti e associazioni, di cui la regione Emilia Romagna è molto ricca, che operano sul territorio e si occupano di accoglienza, integrazione, antidiscriminazione, diritto alla salute e diritto d’asilo e che possono entrare nelle scuole e nelle università per organizzare corsi e attività finalizzate all’integrazione ed alla interculturalità. Queste realtà, nonostante la fondamentale funzione svolta, non vengono valorizzate e tenute abbastanza in considerazione, e i fondi dedicati all’associazionismo e al volontariato hanno subito pesanti tagli. Occorre valorizzare le risorse espresse dalla società civile premiando la cultura del volontariato e della solidarietà ed è necessario reperire maggiori risorse da affidare alle associazioni. Questo si può fare tramite uno sviluppo di nuove tecniche mirate di ricerca fondi e un sempre maggiore coinvolgimento delle fondazioni private largamente presenti in Regione.
RIFORME STRUTTURALI 3)L’attuale legge Bossi Fini tende a impedire la fuoriuscita da percorsi di esclusione e a incrementare la clandestinità. Per favorire l’emergere del lavoro nero è necessario chiedere il tramite della Regione per una procedura di emersione dal lavoro nero, di contenuto analogo al D.L. 195/02 (conv. in L. 222/02), provvedimento approvato dall’allora governo di centro-destra, contenente l’obbligo per i datori di lavoro di regolarizzare gli stranieri alle loro dipendenze (anche tale obbligo fu sancito nel 2002 dalla cosiddetta “Circolare Mantovano”). L’emersione favorirebbe tutte quelle persone che costrette al lavoro nero anche per lunghi anni, sono condannate all’invisibilità e alla privazione dei diritti fondamentali e sono soprattutto esposte ai continui ricatti di alcuni datori di lavoro.
RIFORME STRUTTURALI 4)L’attuale normativa italiana in tema di immigrazione e il pacchetto sicurezza approvato dal governo in carica contengono norme di dubbia costituzionalità, che cozzano con le principali normative europee Per migliorare la situazione è necessario favorire, anche attraverso approfondimenti giuridici e cause pilota in accordo con i centri stranieri delle organizzazioni sindacali e associazione che si occupano del diritto dell’immigrazione come l’ASGI, l’applicazione estensiva dell’art. 18 del Testo Unico sull’immigrazione (Soggiorno per motivi di protezione sociale). Tale articolo attualmente è applicato alle vittime della tratta, che ottengono un permesso di soggiorno se si ribellano ai loro sfruttatori, ma potrebbe essere utilizzato anche per i lavoratori sfruttati e ridotti in semi-schiavitù da organizzazioni criminali.
RIFORME STRUTTURALI 5) L’immigrazione degli ultimi anni ha influenzato molto gli scenari urbani, ridefinito i concetti di città, centro e periferia e influenzato pesantemente le identità dei quartieri. Queste trasformazioni pongono inevitabilmente questioni complesse che non possono essere ignorate. Con programmi innovativi di progettazione urbanistica partecipata, coinvolgendo gli urbanisti delle città, le università, i cittadini, le associazioni, i comitati di quartiere, gli ambientalisti e i movimenti giovanili, è necessario intraprendere un processo di rigenerazione urbana delle periferie. In questa maniera i cittadini, italiani e stranieri, potrebbero partecipare alla riqualificazione edilizia, energetica ed estetica delle città.
CREDITI Antonio Mumolo è nato il 22.11.1962 a Brindisi. Dal 1984 risiede a Bologna, dove svolge la professione di avvocato giuslavorista. Da anni impegnato nel mondo del volontariato, è socio fondatore dell’Associazione Amici di Piazza Grande Onlus, presidente dell’Associazione Bologna Kurdistan, e presidente dell’Associazione Avvocato di strada Onlus. Dal 1994 è dirigente e legale fiduciario della Federconsumatori di Bologna e di quella dell'Emilia Romagna, nonché consulente della Federconsumatori nazionale, ed ha seguito in prima persona numerose cause pilota in difesa dei consumatori. È consigliere comunale PD di Bologna, è coordinatore del Forum Consumo e risparmio PD Bologna, e coordinatore della mozione di Ignazio Marino a Bologna. Web: www.antoniomumolo.it - Email: info@antoniomumolo.it Jacopo Fiorentino è nato a Fermo (FM) nel 1978. Dal 1996 vive a Bologna dove si è laureato in Scienze della Comunicazione. Giornalista pubblicista, collabora con la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna e lavora come consulente in comunicazione per alcune associazioni di volontariato che si occupano di marginalità ed esclusione sociale. Email: jacopofiorentino@gmail.com