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Leggi dello Stato

REGOLAMENTARE IL SISTEMA DI ACCOGLIENZA SCELTE, PROSPETTIVE E PUNTI IN ATTENZIONE IN EMILIA ROMAGNA Monica Pedroni – Servizio Politiche Familiari, Infanzia e Adolescenza Pompei 15 maggio 2014. Leggi dello Stato. (dalla legge 184/83 e successive modifiche)

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Presentation Transcript


  1. REGOLAMENTARE IL SISTEMA DI ACCOGLIENZASCELTE, PROSPETTIVE E PUNTI IN ATTENZIONE IN EMILIA ROMAGNA Monica Pedroni – Servizio Politiche Familiari, Infanzia e AdolescenzaPompei 15 maggio 2014

  2. Leggi dello Stato (dalla legge 184/83 e successive modifiche) Le regioni, nell‘ambito delle proprie competenze e sulla base di criteri stabiliti dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, definiscono gli standard minimi dei servizi e dell'assistenza che devono essere forniti dalle comunità di tipo familiare e dagli istituti e verificano periodicamente il rispetto dei medesimi. Lo stato, le regioni e gli enti locali, nell‘ambito delle proprie competenze e nei limiti delle disponibilità finanziarie dei rispettivi bilanci, intervengono con misure di sostegno e di aiuto economico in favore della famiglia affidataria.

  3. La Regione La L.R. 2/03 ha recepito molti dei contenuti della legge 328/2000, non più vincolante per le regioni dopo la modifica del titolo V della costituzione, come: - Autorizzazione di strutture e servizi socio-assistenziali e socio-sanitari (art. 35) - Vigilanza sui servizi e le strutture (art. 36)

  4. La Regione L.R. 14/08 “Norme in materia di politiche per le giovani generazioni” (art.1) - la Regione riconosce i bambini, gli adolescenti e i giovani come soggetti di autonomi diritti e come risorsa fondamentale ed essenziale della comunità regionale … - … la Regione persegue il benessere e il pieno sviluppo dei bambini, degli adolescenti e dei giovani che vivono sul suo territorio e delle loro famiglie come condizione necessaria allo sviluppo sociale, culturale ed economicodella società regionale

  5. art.31 L.R. 14/08: affidamento familiare e accoglienza in comunità 1. La Regione, per l'attuazione dei diritti dei bambini e degli adolescenti temporaneamente allontanati dalla famiglia, attribuisce pari dignità all'affidamento familiare e all'inserimento all'interno di comunità che garantiscono un'accoglienza di tipo familiare, pur nel riconoscimento delle specificità di ciascuna opzione. La scelta del tipo di accoglienza, nel rispetto dei provvedimenti giudiziari, è determinata dalle esigenze del bambino, dell'adolescente e della sua famiglia e dall'opportunità di ridurre al minimo la permanenza fuori dalla famiglia d'origine.

  6. art.31 L.R. 14/08 affidamento familiare e accoglienza in comunità (segue) 2. La Regione garantisce, tramite i competenti servizi territoriali, a ciascun bambino o adolescente che deve essere allontanato dal proprio contesto familiare e sociale, anche insieme a uno dei genitori, la protezione necessaria e un percorso educativo personalizzato di alta qualità, qualunque sia la forma di accoglienza predisposta per lui, all'interno di un quadro di risposte differenziate, per soddisfarne gli specifici bisogni di sostegno, tutela, riparazione ed accompagnamento, anche oltre il diciottesimo anno d'età.

  7. art.31 L.R. 14/08 affidamento familiare e accoglienza in comunità (segue) 3. La Regione favorisce un'azione di monitoraggio e di raccordo tra le diverse realtà territoriali, in modo da perseguire omogeneità di opportunità ed efficacia nel sistema di accoglienza in tutto il territorio regionale. 4. La Regione, in attuazione dell'articolo 35 della legge regionale n. 2 del 2003, stabilisce con direttiva unitaria le condizioni per l'affidamento familiare e i requisiti strutturali e organizzativi per l'accoglienza in comunità.

  8. DGR 1904/2011 “Direttiva in materia di affidamento familiare, accoglienza in comunità e sostegno alle responsabilità familiari”(SOSTITUISCE LA DGR 846/2007) INDICE Parte I: Disposizioni generali e comuni Parte II: Affidamento Familiare Parte III: Accoglienza in comunità

  9. DGR 1904/2011 (segue)“Direttiva in materia di affidamento familiare, accoglienza in comunità e sostegno alle responsabilità familiari” CONTENUTI PRINCIPALI • Centralità dei diritti del bambino (art. 31 L.R. 14 del 2008) • Sostegno alla famiglia di origine (per prevenire l’allontanamento o diminuirne la durata) • Formazione famiglie e educatori • Autorizzazione per tutte le tipologie di comunità • Integrazione socio-sanitaria • Le reti di famiglie

  10. UNA FINALITÀ FONDAMENTALE Non solo “allontanare meno” ma anche “allontanare meglio”: il collocamento del bambino fuori famiglia “deve avere una funzione educativa e non di sola protezione… deve essere “strumento per l’aiuto e il recupero della famiglia”

  11. ALCUNE SCELTE DI CAMBIAMENTO RISPETTO ALLA DIRETTIVA PRECEDENTE (dgr 846/2007) • la delibera diventa socio-sanitaria • escono dalla direttiva le comunità per soli maggiorenni • la comunità madre/bambino ospita solo situazioni di genitorialità gravemente compromessa • escono dalla direttiva le case per donne maltrattate con figli • la supervisione (almeno mensile) è richiesta a tutte le comunità

  12. IL TEMA DEL SOCIO-SANITARIO DGR 1904/2011 - Parte I – Disposizione generali e comuni: Punto 5. Metodologia del lavoro integrato e progetto quadro Con atto successivo sono definite le modalità e gli strumenti per la valutazione multi dimensionale. Il progetto quadro, definito in prima istanza in sede di valutazione congiunta tra Servizio sociale e Azienda unita sanitaria locale DGR 1904/2011 - PARTE III Accoglienza in comunità Punto 1. Accoglienza integrata Tutte le comunita possono accogliere casi complessi necessitanti di un progetto educativo individualizzato integrato che prevede la compartecipazione tecnico-finanziaria del sociale e del sanitario

  13. Accoglienza integrata Sono sempre considerati casi complessi, dovunque accolti, ragazzi con disabilita accertata ai sensi della L.R. 9 febbraio 2008, n. 4 “Disciplina degli accertamenti della disabilita - ulteriori misure di semplificazione ed altre disposizioni in materia sanitaria e sociale” e i ragazzi vittime di maltrattamento o abuso, nonché i minori con diagnosi di problematiche di natura psico-patologica, situazioni riconosciute in sede di valutazione multidimensionale, che non necessitano di assistenza neuropsichiatrica in strutture terapeutiche intensive o post-acuzie (DGR n. 911/2007)

  14. Perché inserire in DGR 1904/2011 il tema dell’integrazione In Emilia-Romagna, la materia dell’integrazione socio-sanitaria relativa all’ambito “Famiglia, Infanzia, Età Evolutiva” è a tutt’oggi disciplinata dalla delibera regionale DGR 1637* del 1996, delibera ormai desueta, che di fatto rimanda la regolamentazione della materia “ad accordi locali e a protocolli operativi, progetti socio-educativi, soci-terapeutici, e socio-riabilitativi”. *DGR 1637/1996 “Delibera di identificazione degli interventi socio-assistenziali a carico del bilancio sociale e degli interventi sociali a rilievo sanitario a carico del fondo sanitario nazionale”.

  15. LINEE DI INDIRIZZO PER LA REALIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI INTEGRATI NELL’AREA DELLE PRESTAZIONI SOCIO-SANITARIE RIVOLTE AI MINORENNI ALLONTANATI O A RISCHIO DI ALLONTANAMENTO (in corso di definizione) Valutazione e presa in carico integrata tra sociale e sanitario Si danno indicazioni agli Enti Locali ed alle Aziende Unità Sanitarie Locali, nella realizzazione di interventi relativi all’area della protezione, tutela, cura e riabilitazione dell’infanzia e adolescenza e del sostegno alle responsabilità genitoriali. Per “casi complessi” si intendono: i minori con disabilità accertata; minori con diagnosi di problematiche di natura psico-patologica; minori vittime di maltrattamento, abuso, trauma e violenza assistita.

  16. LINEE DI INIDIRIZZO PER LA REALIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI INTEGRATI NELL’AREA DELLE PRESTAZIONI SOCIO-SANITARIE RIVOLTE AI MINORENNI ALLONTANATI O A RISCHIO DI ALLONTANAMENTO (in corso di definizione) In un ottica fortemente preventiva la valutazione e la presa in carico sono effettuate nelle situazioni che potrebbero richiedere interventi di sostegno alla domiciliarità, affido e interventi semiresidenziali o residenziali Equipe territoriali e Unità di Valutazione Multiprofessionale (UVM) sono i dispositivi organizzativi che presidiano i percorsi La compartecipazione finanziaria relativa agli interventi attivati sui “casi complessi” sarà ripartita al 50% tra bilancio sociale e bilancio sanitario

  17. PARTE III – ACCOGLIENZA IN COMUNITA’ Cap. 1 – Accoglienza integrata Cap. 2 – Le strutture di accoglienza residenziali e semiresidenziali 2.1 Obiettivi dell’accoglienza 2.2 Risorse umane: adulti accoglienti e personale Cap. 3 – Carta dei servizi Cap. 4 – Progetto educativo individualizzato Cap. 5 – Progetto di vita Cap. 6 – Obblighi informativi Cap. 7 – Requisiti strutturali Cap. 8 – Tipologie Cap. 9 – Struttura residenziale per persone dipendendi da sostanze d’abuso con figli minori Cap. 10 – Tipologie sperimentali e nucleo di valutazione Cap. 11– Autorizzazione al funzionamento

  18. LE TIPOLOGIE DI COMUNITÀ PREVISTE DALLA DGR 1904/2011 Comunità familiare Comunità casa famiglia multiutenza Comunità educativa Comunità educativo-integrata Comunità di pronta accoglienza Gruppo appartamento Comunità per l’autonomia Comunità per gestanti e per madri con bambino

  19. OBIETTIVI DELL’ACCOGLIENZA (Parte III, cap. 2.1) • “Qualunque comunità di accoglienza per minorenni deve perseguire i seguenti obiettivi: - assicurare una connotazione di tipo familiare attraverso relazioni affettive personalizzate e personalizzanti, serene, rassicuranti e tutelanti e una familiare condivisione della quotidianità capace di orientare in senso educativo ogni suo aspetto (…)

  20. ALCUNI TEMI “CENTRALI” della DGR 1904/2011 SUL SISTEMA DI ACCOGLIENZA • La qualificazione del personale (Parte III cap. 2.2.2) • La qualificazione degli adulti accoglienti impegnati nella gestione di comunità familiari e di comunità casa-famiglia (Parte III cap. 2.2.1) • Per ogni tipologia di comunità è indicato: • Requisiti strutturali (assimilabili alle civili abitazioni) • tipo di accoglienza (caratteristiche specifiche) • capacità ricettiva (numero di accolti) • rapporto numerico (personale presente/minorenni accolti)

  21. IN PARTICOLARE: la formazione adulti accoglienti (1) esperienza documentabile nell’ambito delle attività di cui alla presente direttiva, anche come figure di supporto, di almeno dodici mesi e svolgimento di un adeguato percorso conoscitivo e di preparazione, curato dai servizi pubblici, anche in collaborazione con le associazioni e gli altri soggetti esperti nel campo dell’accoglienza cosi articolato:

  22. IN PARTICOLARE: la formazione adulti accoglienti (II) - formazione di base, minimo quattordici ore, coincidente di norma con il percorso formativo attivato per le famiglie affidatarie (o comunque promossi o coordinati dalle Province); • percorso di conoscenza e valutazione della disponibilità, con esito positivo svolto dai servizi pubblici competenti ed indirizzato ad esplorare la presenza di motivazioni e competenze educative adeguate per svolgere l’esperienza della comunità familiare o della comunità casa-famiglia; -

  23. IN PARTICOLARE: la formazione adulti accoglienti (III) - formazione specifica, minimo ventiquattro ore, per acquisire le competenze necessarie a gestire la comunità (l’accesso a tale tranche formativa avviene a seguito dell’esito positivo del percorso di conoscenza); - tirocinio di almeno ottanta ore presso una comunità familiare o una comunità casa-famiglia che si svolga nelle varie fasi della giornata.

  24. GLI STRUMENTI PREVISTI DALLA DGR nell’affidamento familiare: Ipotesi progettuale, poi progetto di accompagnamento nell’accoglienza in comunità: Progetto quadro, poi • progetto educativo individualizzato oppure • progetto educativo individualizzato integrato (per le comunità educativo-integrate) progetto di vita: Quando il ragazzo diventa maggiorenne…

  25. PROGETTO QUADRO “delinea la prospettiva di progetto e comprende sia le scelte fondamentali di intervento per la famiglia d’origine che quelle per il ragazzo, con tempi e modalità di verifica”

  26. PROGETTO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO “Il progetto educativo individualizzato viene definito e realizzato dalla comunità, in stretto raccordo con gli operatori dei servizi territoriali, ed é commisurato ai tempi di permanenza previsti nel progetto quadro definito dai servizi.”

  27. PROGETTO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO (segue) È volto a: • aiutare il bambino o ragazzo a cogliere il senso della esperienza che sta vivendo • curarne l’integrazione nel nuovo contesto sociale sollecitare l’acquisizione delle autonomie promuovere e sostenere l’autostima; supportarne l’integrazione nei vari ambiti di vita; assicurarne il sostegno morale ed educativo negli eventuali percorsi giudiziari; gestirne il rapporto con la famiglia in accordo con i servizi sociali e sanitari competenti, e in conformità con quanto eventualmente disposto dal Tribunale per i minorenni.

  28. PROGETTO DI VITA “Il progetto di vita viene elaborato nella sua forma completa entro due mesi dal compimento del diciottesimo anno di età e sottoscritto dal servizio sociale territoriale competente, dal responsabile della comunità e dal ragazzo”

  29. CHI DEVE USARE QUESTI STRUMENTI? Progetto quadro/ipotesi progettuale nell’affidamento familiare Il servizio sociale con l’Azienda USL competente. Il progetto quadro ( o l’I.P.) viene completato a seguito di un periodo di osservazione, della durata di norma di tre mesi, che impegna sia i servizi territoriali che le strutture di accoglienza. Il progetto quadro viene verificato in collaborazione tra i professionisti di riferimento del bambino e i soggetti accoglienti. Progetto di accompagnamento/PEI o PEII I contenuti del progetto quadro costituiscono la base per la costruzione del progetto educativo individualizzato, frutto della collaborazione coordinata di tutti i soggetti coinvolti nell’allontanamento (principalmente la comunità)

  30. Le reti di famiglie Soggetto “nuovo” per la direttiva, ha un ruolo essenziale per gli interventi preventivi all’allontanamento, ma anche a fianco di famiglie affidatarie e comunità come supporto e “sollievo”: in quest’ultimo caso per potere “accogliere” un ragazzo deve: • avere svolto il percorso della famiglia accogliente • concordare l’accoglienza stessa con il servizio sociale competente

  31. Attenzione al monitoraggio dei fenomeni • Sistema informativoregionaleminori • Altre fontiinformative • Report composto da: • SISAM - Cartella informatizzata minori regionale • Sistemi informativi sociali locali • SIPS • SINPIA-ER • Rilevazioni ad hoc

  32. ALCUNI DATI La difficoltà del crescere Problematiche familiari dei minori in carico al 31/12/11 I bambini e ragazzi residenti al 01/01/2012 sono 704.716, il 16% circa della popolazione totale 7,7% l’incidenza sui residenti dei bambini e ragazzi in carico ai servizi sociali (al 31/12/2011 circa 54.500 ) con differenze provinciali: dal 13% (PC) al 6,2% (FC) 5,8% bambini e ragazzi seguiti dalle Unità Neuropsichiatria Infantile (poco oltre 41.000 nel 2011) 52% i bambini e ragazzi in carico per problemi abitativi/economici della famiglia

  33. … di cui “FUORI FAMIGLIA” I MINORI IN AFFIDO e IN STRUTTURA RESIDENZIALE 1232in struttura residenziale senza la presenza della madre 1814in struttura residenziale (comprende i minori stranieri non accompagnati) 1614 in affidamento familiare e parentale (tempo pieno e part time) 1265in affido familiare e parentale a tempo pieno 3428 bambini/ragazzi in struttura residenziale o in affido 2497fuori famiglia • in carico ai servizi territoriali della regione • al 31/12/2011 dati provvisori • compresi i ragazzi 18-21 anni (continuità progettuale) e i non accompagnati • fonte: flusso informativo regionale SISAM-ER

  34. Quanto durano affidi e presenze in struttura Minori con intervento di inserimento in struttura resid. per tempo di permanenza Bambini e ragazzi con intervento di affido a tempo pieno e part time per durata di permanenza • in carico ai servizi territoriali al 31/12/11 • fonte: flusso SISAM-ER

  35. Bambini e ragazzi con interventodi affido a tempo pieno/parziale in corso al 31.12.2011 per durata di permanenza e TIPO DI AFFIDO

  36. Lo sguardo rivolto alle forme di gestione dei Servizi Territoriali di Tutela in ER • 29comuni singoli • 10Unioni di Comuni • 9AUSL • 6Comune capofila/Associazioni • 5ASP • 4Azienda sociale/speciale • 2AUSL e Comuni in accordo di programma • 1 Comunità montana • 1Istituzione comunale per gestione distrettuale gli enti gestori sono 67, di cui: (9 tipologie di gestione)

  37. Il documento di linee guida per il riordino del servizio sociale territoriale(in corso di stesura) Un concetto fondante del documento è quello della “Co-progettazione personalizzata e accompagnamento” Co-progettare (con la persona, la sua rete familiare, amicale e sociale) gli interventi mirati a superare ed a gestire la condizione di disagio o di esclusione sociale, attraverso approcci abilitanti che favoriscano per quanto possibile l’autonomia delle persone e la responsabilizzazione della persona e dell’intera rete rispetto ai risultati; ciò implica (….) la promozione dell’empowerment del singolo e della comunità;

  38. COMUNITÀ PER MINORI IN RER PER TIPOLOGIA E PROVINCIAFONTE ANAGRAFE PRESIDI RER OTTOBRE 2013

  39. Minori (solo 0-17 anni) in comunità per tipologia e provincia al 1/1/2012 Fonte Rilevazione Strutture - SIPS

  40. MINORI NELLE COMUNITÀ DELLA REGIONE PER MOTIVO DI INGRESSO AL 1.1.2012

  41. AFFIDAMENTI FAMILIARI E PARENTALI AL 1.1.2012 Fonte: flusso informativo SISAM-ER (minori in carico ai Servizi sociali)

  42. Tavolo di Monitoraggio per l’applicazione della DGR 1904/2011 ISTITUITO CON DETERMINA DEL DIRETTORE GENERALE N. 14648/2012 Compiti del tavolo • contribuire a verificare la corretta applicazione della Direttiva 1904/2011 ed a rilevare le principali criticità emerse; • elaborare e trasmettere all’Assessore alla Promozione delle Politiche sociali e al Direttore generale alla sanità e politiche sociali documenti sull’esito del monitoraggio, eventualmente corredati da proposte.

  43. Tavolo di Monitoraggiocomposizione complessiva • 1 dirigente del Servizio Politiche familiari Infanzia e adolescenza • 1 dirigente del Servizio Salute Mentale, dipendenze patologiche, salute nella carceri o suo delegato • 2 rappresentanti dei Comuni Singoli o associati, indicati dalla Cabina di regia sociale e sanitaria • 1 rappresentante delle Amministrazioni provinciali, indicato dalla Cabina di regia sociale e sanitaria • 1 coordinatore dell’integrazione socio-sanitaria di Azienda Unità Sanitaria Locale • 1 rappresentante delle Commissioni per l’autorizzazione al funzionamento (Ausl) • 6  rappresentanti dei coordinamenti dei soggetti gestori delle Comunità di accoglienza per minori e Associazioni di famiglie affidatarie

  44. Tavolo di Monitoraggiocomposizione 6  rappresentanti dei coordinamenti • 1 rappresentante dei soggetti gestori delle Comunità familiari per minori • 1 rappresentante soggetti gestori delle Comunità casa famiglia-multiutenza • 1 rappresentante dei soggetti gestori delle Comunità di pronta accoglienza e per l’autonomia • 1 rappresentante dei soggetti gestori delle Comunità educative e educativo-integrate • 1 rappresentante dei soggetti gestori delle Comunità per gestanti e madre-bambino • 1 rappresentante delle Associazioni di famiglie affidatarie

  45. Tavolo di MonitoraggioIncontri realizzati Il tavolo nel periodo di ottobre 2012 – dicembre 2013 si è incontrato a cadenza mensile per approfondire tematiche, individuate dalle componenti il tavolo di monitoraggio e dall’Assessorato Politiche Sociali, quali priorità ed urgenze per sostenere e qualificare il sistema di protezione e tutela dell’infanzia ed il sistema di accoglienza dei minori collocati fuori dalla loro famiglia di origine.

  46. Tavolo di MonitoraggioPrima relazione presentata a dicembre 2013 • Il tema del governo del sistema sia territoriale che centrale (distrettuale/provinciale/regionale) • Il tema dell’integrazione socio-sanitaria • Affidamento familiare • comunità che accolgono ragazzi in alternativa all’istituto penale minorile • Lavoro di analisi dei costi del sistema di accoglienza • L’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati • La formazione del personale e degli adulti accoglienti • proposte per un limitato «ritocco» alla direttiva • il tema cruciale della vigilanza

  47. TEMI IN ATTENZIONE E “LAVORI IN CORSO…” • Approvato un documento di “Linee di indirizzo regionali per l’accoglienza e la cura di bambini e adolescenti vittime di maltrattamento/abuso (DGR 1677/2013) • Approvazione di una circolare specifica sul tema della Vigilanza sulle comunità che accolgono bambini e ragazzi (N. 8/2014) • sottoscritto un Protocollo d’intesa con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (DGR 1947/2013) per allargare la sperimentazione di P.I.P.P.I • Nella prossima seduta della Cabina di Regia Regionale prevista per il 22 maggio p.v. andranno due documenti: • La proposta di “modifica” alla DGR 1904/2011 • Il documento sull’integrazione socio-sanitaria

  48. DGR 1677/2013 « Linee di indirizzo regionali per l’accoglienza e la cura di bambini e adolescenti vittime di maltrattamento/abuso Definiscono il fenomeno della tutela dell’infanzia e adolescenza come un problema di salute pubblica Suggeriscono l’adozione di una prospettiva «ecologica» ispirata al modello di Bronfenbrenner Includono il tema della trascuratezza grave Offrono raccomandazioni operative nelle diverse fasi dell’intervento: rilevazione – attivazione della rete dei servizi – segnalazione all’A.G. – Valutazione multidisciplinare - Trattamento Individuano un percorso organizzativo di livello regionale (coordinamento) e territoriale (referente percorso M/A)

  49. inoltre: IN APPLICAZIONE delle“Linee di indirizzo regionali per l’accoglienza e la cura di bambini e adolescenti vittime di maltrattamento/abuso” è in pubblicazione una Collana: “Maltrattamento/abuso sul minore: i Quaderni per il professionista” 1° quaderno: “Maltrattamento e abuso sul minore: le fratture” 2° quaderno: ”Aspetti medico-legali”

  50. P.I.P.P.I.(Programma di intervento per la Prevenzione dell’istituzionalizzazione dei minori) La Regione Emilia-Romagna ha recentemente (DGR 1947/2013) sottoscritto un Protocollo d’intesa con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per allargare la sperimentazione di P.I.P.P.I. coordinato dall’Università di Padovaa quattro ambiti del territorio emiliano-romagnolo (Bologna, Forlì, Modena, Reggio Emilia) Riteniamo che il programma, per la rigorosa cultura che lo supporta e la metodologia utilizzata, rappresenti una preziosa opportunità per ripensare il sistema di protezione e tutela dell’infanzia ed il sostegno alla genitorialità

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