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H.L.A. Hart e la “Filosofia di Oxford”

H.L.A. Hart e la “Filosofia di Oxford”. Lezione I. Chi è H.L.A. Hart?.

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H.L.A. Hart e la “Filosofia di Oxford”

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Presentation Transcript


  1. H.L.A. Hart e la “Filosofia di Oxford” Lezione I

  2. Chi è H.L.A. Hart? Un filosofo inglese. Nato nel 1907 e morto nel 1992. Dopo aver studiato “Greats” a Oxford ha fatto per qualche tempo l’avvocato (Barrister) e preso parte alla seconda guerra mondiale nei servizi segreti britannici. Considerato uno degli esponenti più significativi della c.d. “Filosofia di Oxford” nel secondo dopoguerra, nell’università inglese Hart ha insegnato prima filosofia e poi Jurisprudence (cioè filosofia del diritto).

  3. H.L.A. Hart Professor of Jurisprudence a Oxford dal 1952 al 1969.

  4. Cos’è la “Filosofia di Oxford”? Un gruppo di filosofi che, a partire dall’anno accademico 1936-37, cominciano a incontrarsi regolarmente per discutere. Dopo la guerra, tornati all’insegnamento, questi giovani studiosi cominciano a sviluppare un approccio distintivo alla filosofia attraverso la critica delle idee dei positivisti logici.

  5. Chi appartiene a questo gruppo? • Oltre a Hart, gli esponenti principali della “Filosofia di Oxford” sono J.L. Austin, Isaiah Berlin, J.O. Urmson, G.J. Warnock, Paul Grice e P.F. Strawson. • A partire dagli anni cinquanta, e fino alla fine degli anni settanta, alcuni di questi studiosi esercitano una profonda influenza sulla filosofia di lingua inglese, sia nel Regno Unito sia in altri paesi.

  6. Alcuni Oxford Philosophers • J.L. Austin, Isaiah Berlin e Paul Grice

  7. Quali sono le caratteristiche di fondo della “Filosofia di Oxford” • Per i filosofi di Oxford lo studio del linguaggio ordinario è la premessa per affrontare i problemi della filosofia. • Dal punto di vista epistemologico, sono realisti. Si oppongono quindi all’empirismo e al riduzionismo. • Dal punto di vista etico, sono pluralisti. Si oppongono quindi al monismo degli utilitaristi.

  8. Da chi sono influenzati? • In primo luogo da Aristotele. • Poi da John Cook Wilson e dai suoi seguaci come W.D. Ross, H.A. Prichard e W.E.B. Joseph. • Infine, da Gilbert Ryle.

  9. Principali influenze sulla Filosofia di Oxford (I) • Aristotele, John Cook Wilson, H.A. Prichard e Gilbert Ryle

  10. John Cook Wilson e l’autorità del linguaggio ordinario L’autorità del linguaggio è troppo spesso dimenticata in filosofia, con serie conseguenze. Le distinzioni tracciate o applicate nel linguaggio ordinario hanno maggiore probabilità di esser corrette che scorrette. Sviluppate, come sono, in ciò che potrebbe essere chiamato il corso naturale del pensiero, sotto l’influenza dell’esperienza e nell’apprendere verità particolari, appartengano alla vita quotidiana o alla scienza, esse non dipendono da alcuna teoria preconcetta. In questo modo sono emerse le stesse forme grammaticali; che non sono il risultato di alcun sistema, non furono inventate da alcuno. John Cook Wilson, Statement and Inference, vol. II, Clarendon Press, Oxford 1926, p. 874

  11. Principali influenze sulla Filosofia di Oxford (II) Ludwig Wittgenstein (1909-1951)

  12. Che rapporto hanno con Wittgenstein? • In una prima fase sono molto colpiti dagli scritti del filosofo austriaco, e ne traggono diversi spunti. • In particolare, condividono l’idea che la filosofia non è una scienza e che il suo scopo è chiarire i concetti che impieghiamo nella vita quotidiana. • Tuttavia, il loro modo di fare filosofia è molto diverso da quello di Wittgestein. La filosofia di Wittgenstein è essenzialmente negativa. Quella dei filosofi di Oxford costruttiva.

  13. Wittgenstein e la filosofia come terapia “[…] i problemi filosofici […] sorgono quando il linguaggio va in vacanza”. Wittgenstein, Philosophical Investigations, § 38

  14. Contenuto e scopo del libro di Hart Lezione II

  15. H.L.A Hart, The Concept of Law (1961)

  16. Cosa si propone Hart? Migliorare la nostra comprensione del diritto (law), della coercizione (coercion) e della moralità (morality), intesi come fenomeni sociali.

  17. Come intende realizzarlo? Attraverso la chiarificazione della cornice generale (general framework) del pensiero giuridico. Un compito che richiede attenzione al modo in cui si impiegano le parole.

  18. Tre livelli di lettura • Filosofia: si confrontano due concezioni dell’analisi. • Filosofia del diritto: si esaminano diverse teorie del diritto. • Diritto: si esaminano diversi aspetti del diritto.

  19. Piano dell’opera • Cap. I: presentazione dell’opera. • Capp. II-IV: critica dell’imperativismo. • Capp. V-VII: chiarificazione del termine “diritto”, nel suo uso paradigmatico, come unione di regole primarie e secondarie. • Capp. VIII-IX: resoconto dei principali standard di valutazione dei sistemi giuridici. • Cap. X: il case-study del diritto internazionale.

  20. Le perplessità della teoria giuridica Lezione III

  21. Disorientamento Perfino dei giuristi esperti hanno avuto la sensazione che, benché la loro conoscenza del diritto sia fuori discussione, vi sono molte cose relative al diritto e ai suoi rapporti con altri fenomeni che essi non sono in grado di spiegare e non comprendono del tutto.

  22. Casi paradigmatici

  23. La natura del diritto: tre domande ricorrenti 1. Quale è la differenza tra obbligazione giuridica e ordini sostenuti da minacce? 2. Quale è il rapporto tra diritto e morale? Quale è la differenza tra obbligazione giuridica e obbligazione morale? 3. Che cosa sono le regole e in che misura il diritto è questione di regole? Quale è la differenza tra regole e abitudini (habits) di un gruppo?

  24. Analisi e definizione Lezione IV

  25. La definizione Di solito a questi problemi si cerca di trovare una soluzione attraverso la definizione della parola “diritto”.

  26. Cos’è una definizione? La definizione, come la parola suggerisce, consiste essenzialmente nel tracciare delle linee e nel distinguere tra un genere di cose e un altro, che il linguaggio designa con termini separati. L’esigenza di tracciare queste linee è spesso sentita da coloro che sono perfettamente a loro agio con l’uso quotidiano della parola in questione, ma non sono in grado di formulare o spiegare le distinzioni che, come essi intuiscono, separano un tipo di cose da un altro. Tutti noi ci troviamo qualche volta in questa difficoltà: si tratta essenzialmente della difficoltà in cui si trova colui che afferma: “so riconoscere un elefante quando lo vedo, ma non sono capace di definirlo. H.L.A. Hart, The Concept of Law, pp. 13-14.

  27. Perché definire? Come colui che è capace di andare da un punto a un altro di una città conosciuta, ma non è in grado di spiegare o mostrare a altri come farlo, coloro che ricercano una definizione hanno bisogno di una pianta che mostri chiaramente le relazioni, confusamente sentite, tra il diritto, che essi conoscono, e altri fenomeni. H.L.A. Hart, The Concept of Law, p. 14.

  28. Limiti della definizione • Talvolta una definizione può funzionare come una pianta. Rendendo esplicito il principio latente che guida il nostro uso delle parole, può mostrare la relazione esistente tra il tipo di fenomeno a cui riferiamo la parola e altri fenomeni. • Essa procura un codice o una formula che traduce il termine in questione in altri termini ben conosciuti e circoscrive il tipo di cose a cui esso viene di solito riferito, indicando le caratteristiche che queste hanno in comune con una più ampia famiglia di cose e quelle che le distinguono da altre della stessa famiglia.

  29. J.L. Austin

  30. La definizione per genere e differenza

  31. Perché non funziona? • Abbiamo idee vaghe e confuse sul carattere della “famiglia” cui appartiene il diritto. • Ciò rende la definizione per genere e differenza inutile nel caso di “diritto”, perché non vi è una categoria, familiare e ben compresa, di cui il diritto è membro.

  32. La tesi Aristotelica di Hart La parola “diritto” non ha un significato univoco. Analogie rispetto a un caso paradigmatico. Paronimia.

  33. Aristotele sul significato • Si dicono omonime le cose che hanno il nome in comune, ma la definizione che corrisponde al nome è diversa. Per esempio, “animale” detto di un uomo e di un’immagine dipinta. • Si dicono sinonime le cose che hanno il nome in comune, e la medesima definizione. Per esempio, sia l’uomo sia il bue sono detti “animali”. • Sono paronime tutte quelle cose che, differendo per il caso, derivano da qualcosa la loro denominazione corrispondente al nome (di quella cosa). Per esempio, dalla grammatica il grammatico e dal coraggio il coraggioso. Aristotele, Le Categorie, I

  34. Varietà degli imperativi Lezione V

  35. L’interlocutore ideale di Hart Come esempio della posizione che intende criticare, Hart prende il filosofo del diritto John Austin (1790-1859), principale esponente dell’imperativismo britannico.

  36. John Austin sul diritto In senso proprio “ diritto” (law) è una specie di comando. Un comando è l’espressione di un desiderio imposto (enforced) da una sanzione. La sanzione è un male che probabilmente colpirà chi disobbedisce al comando. John Austin, The Province of Jurisprudence Determined

  37. John Austin e l’analisi decompositiva Analizzare il concetto di diritto nei termini degli apparentemente semplici elementi dei comandi (commands) e delle abitudini (habits). Costruzione del concetto di diritto.

  38. Cos’è un ordine? Una persona esprime il desiderio che un’altra faccia qualcosa o si astenga dal fare qualcosa. Se il desiderio viene espresso non come un’informazione o come la rivelazione del proprio stato d’animo, ma con l’intenzione che la persona cui ci si rivolge si conformi al desiderio espresso. Si manifesta regolalmente usando il modo imperativo.

  39. Atti linguistici Hart riprende la tesi di J.L. Austin sugli atti linguistici. Usare una parola è compiere un’azione. Esempi: richiesta, supplica, avvertimento.

  40. L’esempio del rapinatore “Dammi il denaro o sparo”. Non è una richiesta. Non è una supplica. Si tratta di un ordine. Se la minaccia è efficace, diremo che il rapinatore ha “costretto” l’impiegato, e che questo è in potere del rapinatore.

  41. Ordini e comandi Differenza tra “ordinare” e “dare un ordine”. La parola ‘comando’ si usa regolalmente in un contesto come quello della vita militare. Comandare significa esercitare autorità.

  42. La questione dell’autorità • Austin chiama “comandi” gli ordini sostenuti da minacce. • La nozione di comando, con il suo legame con quella di autorità, è molto più vicina al diritto rispetto a quella di ordine. L’esempio dei militari. • Ciò costituisce un ostacolo nella spiegazione del concetto di diritto proposta da Austin.

  43. Pregi e difetti dell’analisi di Austin • Semplicità e chiarezza. • Gli elementi della situazione del rapinatore non sono oscuri o bisognosi di molte spiegazioni. • Quella del militare che obbedisce al comando di un superiore non ha queste caratteristiche. • Per questo seguiremo Austin nel suo tentativo di costruire su questa semplice base il concetto di diritto. • Tuttavia, lo faremo cercando di imparare dai suoi limiti.

  44. H.L.A. Hart su John Austin • Hart propone di seguire Austin nel suo tentativo di costruire il concetto di diritto a partire dai suoi elementi semplici. • Tuttavia, sostiene di farlo per cercare di imparare dai limiti di questo approccio.

  45. La costruzione di John Austin Lezione VI

  46. Diritto e ordini coercitivi • le leggi (laws) sono generali • Rispetto alle condotte che regolano • Rispetto alle persone cui si applicano • le leggi hanno carattere di permanenza (sono cioè “standing orders”). • le leggi sono caratterizzati da una generale abitudine all’obbedienza (general habit of obedience). • i sistemi giuridici sono supremi nel proprio territorio. • i sistemi giuridici sono indipendenti da altri sistemi giuridici.

  47. La teoria imperativista • Il diritto di qualsiasi Paese risulterà formato • da ordini generali (generalmente obbediti) • sostenuti da minacce (per le quali vi è la generale convinzione di una loro esecuzione in caso di disobbedienza) • rivolti o dal sovrano o da organi subordinati in obbedienza al sovrano (il quale è supremo all’interno e indipendente all’esterno)

  48. La varietà delle leggi Lezione VII

  49. Obiezioni alla teoria imperativista Hart formula tre obiezioni alla teoria del diritto di John Austin, relative al: • Contenuto delle leggi (laws) • Al loro ambito di applicazione • Al loro modo di origine

  50. Prima obiezione: il contenuto delle leggi • Ci sono regole cui possiamo obbedire o disobbedire, come quelle del diritto penale o della responsabilità civile, che sono simili a ordini generali sostenuti da minacce. Tali regole impongono doveri o obbligazioni. • Ma ci sono anche regole che attribuiscono poteri (privati o pubblici). • Esempi: • Le regole che riguardano atti come i contratti, i testamenti o il matrimonio. • Le regole di competenza dei tribunali. • Le regole che attribuiscono autorità legislativa.

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