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L’Autismo e la Lettura della Mente

L’Autismo e la Lettura della Mente. Introduzione Autismo e la lettura della mente Neuroni Mirror. Psicologia dell’Apprendimento e della Memoria – anno accademico 2010-2011. Definizione.

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L’Autismo e la Lettura della Mente

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  1. L’Autismo e la Lettura della Mente • Introduzione • Autismo e la lettura della mente • Neuroni Mirror Psicologia dell’Apprendimento e della Memoria – anno accademico 2010-2011

  2. Definizione • L’autismo è un disturbocomplesso che danneggia molti aspetti del funzionamento infantile, in particolare: • lo sviluppo sociale e quello della comunicazione a risultare disturbati perfino in soggetti di normale intelligenza non verbale. • Queste difficoltà sono poi aggravate da schemirigidi di comportamento, interessiossessivi e routine. • Le sue causenon sono ancora sufficientemente conosciute • in numerosi casi appare evidente l’importanza di fattori genetici. • Alivelloterapeutico si possono utilizzare trattamenti efficaci, generalmente di natura comportamentale, per ridurre parte dei problemisecondariassociati all’autismo • si dimostrano più difficili da gestire le difficoltà interpersonali e della comunicazione, ed è proprio su queste difficoltà che ci focalizzeremo.

  3. Il bambino normodotato come lettore della mente 1/6 • La teoria della mente  1/2 • si riferisce all’abilità di inferire gli stati mentali degli altri, vale a dire, i loro pensieri e opinioni, desideri, intenzioni e cosi via, e all’abilitàdiusare tali informazioni per interpretare ciò che essi dicono, dando significato al loro comportamento e prevedendo ciò che faranno in seguito. • Quando i bambini cominciano a parlare è evidente che parlano di azioni in termini di stati mentali. • Dai 18-30 mesi, i bambini normodotati si riferiscono a tutta una gamma di stati mentali quali emozioni, desideri, opinioni, pensieri. sogni, finzioni, ecc. • A 3-4 anni la teoria della mente del bambino si è gia ben sviluppata.

  4. Il bambino normodotato come lettore della mente 2/6 • La teoria della mente  2/2 • Dennett ha suggerito che per verificare se un bambino sappia o meno leggere la mente è possibile verificarlo tramite situazioni che comportano false credenze. • Se il bambino sa che i soldi sono nel vecchio vaso cinese, ma sa anche che il ladro pensa siano nel cassetto della scrivania, alla domanda «Dove cerca i soldi il ladro?» il bambino dovrebbe rispondere che li cercherà nel posto sbagliato, vale a dire nel cassetto. • Wimmer e Pemer  hanno usato una situazione che comporta la presenza di una falsa credenza dimostrando che un bambino di circa 4 anni è in grado di superare un test di questo genere.

  5. Figura 1: La scenetta di Sally e Anne 1/2

  6. Figura 1: La scenetta di Sally e Anne 2/2

  7. Il bambino normodotato come lettore della mente • I bambini normodotati sembrano comunque perfettamente consapevoli del fatto che le persone hanno le informazioni in testa, cioè che hanno statiinformativi, anche molto prima dei 4 anni. • Un segno precoce di tale comprensione è la loro capacità di superare i test di prospettiva visiva. Si possono identificare 2 livelli di prospettiva visiva, • livello 1 riguarda l’abilità di inferire che cosa vede un altro; tale livello risulta presente già a 2 anni di età. Ciò significa che fin dai due anni il bambino sa mettere o togliere dalla vista gli oggetti quando glielo si chiede. • livello 2 riguarda l’abilità di inferire come l’oggetto appare all’altro e sembra che ciò richieda più tempo; in effetti i bambini riescono a svolgere compiti di livello 2 solo dopo i3-4 anni. • Per esempio, se gli si mostra il disegno di una tartaruga dal verso giusto o all’incontrario a seconda del lato del tavolo da cui si guarda, un bambino di tre anni non riesce a identificare quale delle due prospettive avrà il suo interlocutore nel caso che la prospettiva di quest’ultimo sia diversa dalla sua.

  8. Il bambino normodotato come lettore della mente • Vedere porta a sapere  • Passo importante nello sviluppo della lettura della mente • Per esempio, i bambini di 3 anni sanno facilmente indicare quale fra due persone sa ciò che si trova dentro un contenitore se una di loro ha guardato dentro il contenitore mentre l’altra lo ha semplicemente toccato. • Perfino a questa età i bambini sono consapevoli di quanto sia importante avere accesso alle informazioni al fine di acquisire conoscenze.

  9. Il bambino normodotato come lettore della mente • La comprensione del desiderio e dell’emozione  • Secondo altro stato mentale chiave, accanto all’opinione, per comprendere il comportamento altrui. Tutti i tipi di comportamento diventano interpretabili se si capiscono desideri e opinioni. • Per esempio, se guardiamo un film e cerchiamo di capire perché il protagonista entri in punta di piedi nel suo appartamento vuoto, possiamo immaginare che lui creda che ci sia qualcuno nell’appartamento e voglia entrare senza essere udito. • Già bambini normodotati di 2 anni capiscono bene il desiderio. • Quando si dice i «terribili due anni» ci si riferisce all’evidente e crescente consapevolezza dei bambini di questo gruppo di età del frustrante divario che sta tra ciò che desiderano loro e quanto desiderano i loro genitori. • Anche bambini molto piccoli riescono a distinguere le espressioni del viso che indicano felicità, tristezza, rabbia e paura. • A 3 anni sanno prevedere in che modo le situazioni possono influire sulle emozioni e • a 4 sanno tenere conto sia dei desideri sia delle opinioni nel prevedere i sentimenti di una persona. • Se per esempio John vuole un libro nuovo ma pensa che ci sia qualcos’altro dentro il pacchetto si sentirà triste.

  10. Il bambino normodotato come lettore della mente • Lo stato mentale della finzione  • Fin dai 10-18 mesi i bambini cominciano a giocare facendo finta. • Esperimenti condotti con bambini verbali mostrano anche che, non appena sanno rispondere alle domande, sembrano in grado di capire che la finzione è diversa dalla realtà. • Ecco perché, sebbene possano giocare con una banana facendo finta che sia un telefono, non hanno difficoltà nel riconoscere l’uso effettivo di entrambi gli oggetti, e non c’è dubbio che questo sia un risultato complesso da raggiungere.

  11. L'importanza della lettura della mente: perché la usiamo? 1/4 • Dare un senso al comportamento interpersonale  • Dennett attribuire alle persone degli stati mentali è di gran lunga il modo più facile per capirle, formulare spiegazioni del loro comportamento e prevedere ciò che si apprestano a fare, usando una psicologia quotidiana. • «Noi usiamo sempre la psicologia quotidiana per spiegare e prevedere il comportamento reciproco; ci attribuiamo reciprocamente con disinvoltura e senza accorgercene minimamente opinioni e desideri e trascorriamo una parte importante della nostra vita a modellare il mondo e noi stessi in questi termini [...]. Ogni volta che ci avventuriamo sull’autostrada, per esempio, noi mettiamo in gioco le nostre vite contando sulla validità dei nostri convincimenti circa le opinioni percettive, i desideri normali e le propensioni decisionali generali degli altri automobilisti. Verifichiamo [...] che questa teoria ha molto potere e una grande efficacia. Se per esempio guardiamo un film con una trama imprevedibile e senza stereotipi e vediamo che l’eroe sorride di fronte al cattivo tutti noi arriviamo rapidamente e senza sforzo alla stessa complessa diagnosi teorica: «Aha», deduciamo forse inconsciamente, «lui vuole che lei pensi che lui non sa che lei intende ingannare suo fratello!» (Dennet).

  12. L'importanza della lettura della mente: perché la usiamo? 2/4 • Dare un senso alla comunicazione 1/2  • Una seconda funzione della lettura della mente consiste nel comprendere la comunicazione. • Grice, filosofo del linguaggio, sostiene: • La mossa chiave che noi facciamo quando cerchiamo di dare un significato a ciò che qualcuno ha detto consiste nell’immaginare quale possa essere l’intento comunicativo della persona in questione. Infatti, quando il poliziotto grida: «Gettala», il ladro non rimane attanagliato dal dubbio rispetto a che cosa si riferisca, ma deduce rapidamente che il poliziotto sta parlando della pistola e anche che il poliziotto vuole che il ladro riconosca la propria intenzione di usare il pronome «la» per riferirsi alla pistola. Analogamente, se l’insegnante di arte dice agli alunni: «Oggi dipingeremo il coniglio nella sua gabbia», tutti in classe capiscono che le parole dell’insegnante non significano che il povero coniglio dovrà essere ricoperto di vernice. È evidente che nel decodificare il linguaggio figurato in cui si usano umorismo, ironia, sarcasmo e metafore l’abilità nella lettura della mente è essenziale dal momento che in casi come questi chi parla non vuole che le sue parole vengano interpretate alla lettera. • Tale analisi del linguaggio in termini di intenzioni comunicative complesse dimostra che quando noi decodifichiamo il linguaggio facciamo ben di più che lavorare semplicemente sulle parole dette.

  13. L'importanza della lettura della mente: perché la usiamo? 3/4 • Dare un senso alla comunicazione 2/2  • Lo stesso identico procedimento viene usato nella comunicazione non verbale • per cui se l’individuo A indica la porta con il braccio teso e il palmo della mano aperto, l’individuo B ne dedurrà immediatamente che A intende dire (cioè vuole che B capisca) che deve varcare la soglia. • Controllo esercitato delle esigenze informative dell’interlocutore: • consiste nel giudizio su che cosa l’ascoltatore sa già o non sa e su quale informazione deve essere ulteriormente fornita perché l’ascoltatore capisca l’intento comunicativo. • Controllo della corretta comprensione del messaggio dell’interlocutore per evitare ambiguità. • Ancora una volta il dialogo compreso in tal modo diventa molto di più della semplice produzione del linguaggio e si rivela intrinsecamente legato all’abilità di leggere la mente.

  14. L'importanza della lettura della mente: perché la usiamo? 3/4 • Altri 4 usi della lettura della mente  1/2 • L’inganno • I bambini normodotati cominciano a manifestare un’evidente capacità di fingere subito dopo aver acquisito il concetto di falsa credenza, cioè intorno ai 4 anni di età. • L’empatia • I bambini di 3 anni sanno capire lo stato emozionale provocato da situazioni esterne su una persona. • A 5 anni sono in grado di comprendere le emozioni di una persona basandosi su ciò che essi pensano stia per accaderle.

  15. L'importanza della lettura della mente: perché la usiamo? 4/4 • Altri 4 usi della lettura della mente  2/2 • La consapevolezza e la riflessione su di sé: • Non appena il bambino riesce ad attribuire stati mentali a se stesso può cominciare a riflettere sulla sua stessa mente. • Un bambino di 4 anni riesce a distinguere • l’apparenza dalla realtà e a riconoscere la fallibilità delle sue opinioni: «Pensavo che fosse un ..., ma forse mi sono sbagliato» • le cause del suo stesso comportamento: «Cercavo la palla sotto la macchina perché pensavo che fosse là» • la fonte della sua conoscenza: «So che è il compleanno di Kate perché me l’ha detto la mamma». • esaminare nella sua mente le possibili soluzioni ai suoi problemi prima ancora di agire: «Se io facessi così funzionerebbe?». • L’insegnare o provare con la persuasione a cambiare le opinioni di una persona: • rendersi conto che i pensieri degli altri e le loro opinioni sono modellati sulla base delle informazioni a cui sono esposti consente la possibilità di informare gli altri allo scopo di cambiare ciò che sanno o come pensano.

  16. La cecità mentale nell’autismo 1/4 • Teoria della mente propria e altrui  • Si manifesta del tutto spontaneamente nell’infanzia. • I bambini autistici incontrano particolari difficoltà nel ragionamento sugli stati mentali • Falsa credenza  • i bambini autistici sottoposti a test sulla falsa credenza fanno più errori sia dei bambini normodotati sia di quelli affetti da disturbi dell’apprendimento di età inferiore. • Opinione altrui  • La maggior parte dei bambini autistici non supera i test della comprensione dell’opinione anche se peraltro una minoranza che varia tra il 20 e il 35% ci riesce. • Quando però questi soggetti vengono sottoposti a test dello stesso tipo ma più complessi, compresi quelli di secondo livello, di opinione nascosta o di opinioni su opinioni perfettamente alla portata di bambini di 6-7 anni, anche molti autistici già adolescenti non ce la fanno.

  17. La cecità mentale nell’autismo 2/4 • L’inganno  • Presuppone la manipolazione dell’opinione che fa sì che gli autistici si trovino in difficoltà perché è nella comprensione delle opinioni che l’autistico risulta inadeguato. • Nel gioco Nascondiamo la monetina, un semplice test di inganno che prevede che il bambino nasconda la monetina in una mano o nell’altra, i bambini autistici non riescono infatti a nascondere gli indizi in base ai quali chi guarda inferisce dove si trova la monetina: non chiudono la mano vuota o per esempio nascondono la monetina sotto il naso del giocatore ovvero gli fanno vedere dov’è prima ancora che quest’ultimo abbia risposto. • Bambini con difficoltà di apprendimento o bambini normodotati di 3 anni compiono un numero di gran lunga minore di errori di questo tipo. • Gli stati mentali altrui  • I bambini autistici alla domanda «Come si sente il protagonista di una storia quando gli viene data una cosa che lui desidera/che non vuole», compiono pochi errori rispetto agli altri bambini di pari età mentale.

  18. La cecità mentale nell’autismo 3/4 • Riconoscimento e cause dell’emozione  • I soggetti autistici davano risultati notevolmente inferiori a quelli degli altri gruppi quando si affidavano loro dei compiti che comportavano l’abbinamento di espressione delle emozioni e come si senta una persona in una data circostanza • I bambini autistici sono in grado di valutare l’emozione del protagonista di una storia, se questa è causata da una situazione, con risultati analoghi a quelli di gruppi con difficoltà di apprendimento, nel caso si debba prevedere l’emozione del personaggio scaturita dal suo desiderio. • Negative risultano invece le prestazioni nel prevedere l’emozione del personaggio dovuta alla sua opinione se paragonate ai risultati ottenuti da bambini normodotati di 5 anni o da bambini con difficoltà di apprendimento. • Le emozioni semplici sono alla portata della comprensione dei soggetti autistici, mentre le emozioni complesse li mettono in seria difficoltà.

  19. La cecità mentale nell’autismo 4/4 • Comprensione della finzione  • Normalmente il gioco del fare finta chesi registra a partire dai 2 anni. • I bambini autistici invece, sia pure con età mentale verbale superiore ai due anni, giocano poco in questo modo o comunque non spontaneamente. • I loro risultati sono nettamente inferiori anche nei confronti dei gruppi di controllo con difficoltà di apprendimento quando si tratta di gioco spontaneo.

  20. Si può insegnare a leggere la mente? • Ai bambini autistici si può insegnare a: • interpretare gli stati mentali • a capire le opinioni errate • a distinguere tra apparenza e realtà. • a capire la falsa credenza • a capire la differenza tra realtà e apparenza Praticamente tutti i soggetti autistici sono riusciti a imparare a svolgere i compiti loro assegnati e in alcuni casi a mantenere questa abilità anche per due mesi o più. • La generalizzazione a compiti non conosciuti anche se simili agli originali è rimasta peraltro ridotta.

  21. Superare il problema della generalizzazione • Insegnare i principi alla base dei concetti si ottengono risultati migliori rispetto a quelli ottenuti con la semplice istruzione ripetitiva, e ciò perché li si aiuta a imparare a generalizzare meglio ciò che stanno studiando. • Ovviamente per molti bambini non c’è bisogno di esplicitare i suddetti principi. • Può darsi che tali principi debbano essere insegnati in maniera induttiva tramite l’uso di molti esempi e di una vasta gamma di tecniche diverse, quali storie di bambole e pupazzi, giochi di ruolo e storie illustrate, per garantire un allenamento intensivo.

  22. 3 principi sottesi ai principali stati mentali • Percepire porta a sapere  • Le persone possono conoscere qualcosa se l’hanno visto o sentito: • Biancaneve non sa che la mela è avvelenata perché non ha visto che la strega l’ha avvelenata. • Sono le azioni o gli oggetti a soddisfare i desideri  • Se una persona vuole qualcosa sarà contenta di ottenerlo e sarà scontenta se non lo ottiene: • I bambini vogliono andare al parco e sono felici se la mamma ve li porta, mentre sono scontenti se la mamma li porta al supermercato. • Il fare finta implica la sostituzione di oggetti e la sospensione delle conseguenze di certe azioni  • Quando una persona fa qualcosa per finta, lo fa senza che questo comporti le conseguenze che avrebbe di solito; in sostanza lo fa solo per divertimento: • Alan tiene sull’orecchio una banana e finge di parlare al telefono.

  23. A chi è possibile Insegnare a comprendere gli stati psichici dell’altro? • Bambini autistici dai 4 ai 13 anni con una padronanza linguistica non inferiore a quella di un bambino di 5 anni • È a questa età infatti che i bambini normodotati dimostrano di possedere l’abilità di leggere la mente.

  24. 2 - L’Autismo e la Lettura della Mente

  25. Cecità Mentale Ogni essere umano è in grado di spiegare o dotare di un’intenzione plausibile le azioni sociali di altri esseri viventi. (Lettura della Mente) Esempio: • “John entrò in camera girò per la stanza ed uscì” Lettura 1: Forse John cercava qualcosa e pensava fosse in camera. Luttura2:Forse John aveva sentito un rumore e voleva sapere cose lo avesse provocato. … Un lettore della mente può produrre una lunga serie di “forse”, di possibilità che spiegano l’intenzione di una azione

  26. Cecità Mentale L’assenza di questa capacità comporta il formarsi di spiegazioni non mentali alle azioni altrui: • “John entrò in camera girò per la stanza ed uscì” • Lettura per regolarità temporale o per routine: Forse John ogni giorno alla stessa ora fa queste cose. • Lettura per rinforzo: Forse John ogni giorno esegue quelle azioni perché ogni singola azione ha un senso specifico che va analizzato. • In entrambi questi casi non c’è una motivazione o spiegazione ma solo una descrizione dei comportamenti.

  27. Cecità Mentale • È la condizione in cui non si è in grado di produrre spiegazioni o ipotizzare motivazioni riguardo al comportamento altrui o delle situazioni in un contesto sociale, se non rispetto alle azioni temporali regolari o attraverso spiegazioni non mentali.

  28. Gioco degli scacchi sociale La capacità di leggere la mente è un universale umano, come la sintassi alla base del linguaggio. Per Universale: si intende un tratto comune variabile da soggetto a soggetto entro un range specifico ( tutti hanno uno stomaco, ma le dimensioni e l’elasticità di questo sono variabili)

  29. Gioco degli scacchi sociale • Ogni universale umano è inevitabilmente correlato ad uno stato biologico, che si è evoluto insieme ad uno stato psicologico. • Cioè ogni stato biologico è uno stato psicologico. • Tuttavia Esistono stati psicologici e biologici che sono universali (conversare con qualcuno) e altri non universali (guardare la televisione)

  30. Gioco degli scacchi sociale Il cervello è un organo che attraverso la selezione naturale ha sviluppato specifici meccanismi per risolvere particolari problemi di adattamento in un ambiente di adattamento evolutivo. L’esigenza di sviluppare un’intelligenza sociale per trarre vantaggio dalle interazioni

  31. Gioco degli scacchi sociale • Come per gli scacchi, scrive Humpherey, l’interazione è una tipica transazione tra partner. Un animale può desiderare di cambiare il comportamento di un altro mediante il proprio, ma poiché l’animale sociale è reattivo ed intelligente l’interazione diventa una disputa bilaterale in cui ogni giocatore modificherà le proprie tattiche.

  32. Gioco degli scacchi sociale • Dunque, l’interazione richiede una strategia per raggiungere uno scopo e la capacità di prevenire o reagire alle mutevoli risposte e situazioni. • Occorre però considerare che questa metafora della realtà è limitata perché: • Non tutte le interazioni sono competitive • Il gioco dell’iterazione richiede un notevole sforzo, poiché le soluzioni nelle problematiche non sono semplici ed immediate. • Differentemente dal gioco la realtà sociale è più basata sull’intuito che sulle regole.

  33. La lettura della mente • Secondo baron-cohen la spiegazione della lettura della mente è una necessità: “L’attribuzione di stati mentali (intenzione) a un sistema complesso è di gran lunga il modo più semplice per comprenderlo.”

  34. La lettura della mente:Le alternative alla lettura della mente sono: • La comprensione altrui in termini fisici o di struttura: ovvero un tentativo di spiegare ogni stato fisico per comprendere quella persona - “John entrò in camera girò per la stanza ed uscì” John entrò in camera perché venivano attivati differenti stati cerebrali (A,B,C…) in una particolare sequenza….

  35. La lettura della mente:Le alternative alla lettura della mente sono: • Atteggiamento progettuale: quando non siamo in grado di descrive fisicamente un sistema utilizziamo l’analisi delle funzioni e delle parti osservabili. In questo caso ogni sistema deve essere composto di parti operative. • Questo atteggiamento funziona con gli oggetti: il mio pc si è spento ma per fortuna aveva fatto un salvattaggio automatico, che è come dire il mio termostato vuole che la stanza sia calda! • Con gli esseri viventi non avrebbe senso ipotizzare la progettualità altrui dalle parti osservabili senza attribuire una intenzionalità proprio dalla teoria della mente

  36. La lettura della mente: La lettura della mente sembra una soluzione plausibile perché permette: • L’adozione dell’atteggiamento di evidenza: analizzare il comportamento manifesto per comprendere le intenzioni. • La lettura della mente ci permette di cogliere ed anticipare le intenzioni altrui anche senza segni comportamentali manifesti.

  37. 3 - Le funzioni dei neuroni “mirror”

  38. PLASTICITA’ NEURONALE • L ’interfaccia biologica che utilizziamo per interagiere con l’ambiente circostante è in continua evoluzione. • Come affermato dalla Teoria della selezione dei gruppi neuronici lo scambio fra i gruppi neuronali e le battaglie evolutive fra i neuroni determinano specifice strutturre di connessione privilegiate per processare/operare la realtà. • Questi circuiti privilegiati costruiti sul criterio di efficacia ed efficienza del sistema cerebrale sono comunque percorsi fra gruppi di neuroni posizionati in aree associative diverse e distanti fra loro.

  39. FUNZIONE DEI MIRROR Proprio come si ritiene che circuiti di neuroni archivino i ricordi nel cervello così esistono gruppi di neuroni specifici che nelle loro proprietà connettive sembrano aver sviluppato la funzione di contenitore dei modelli di azioni specifiche. • I NEURONI “Mirror” consentirebbero: • Di eseguire procedure motorie elementari senza riflettere sull’esecuzione dei movimenti. • Di comprendere e riprodurre azioni motorie senza bisogno di uno stato di facus di attenzione ne di un particolare coinvolgimento della coscienza nella sequenzialità dei movimenti.

  40. PERCORSO STORICO DI SCOPERTA Intorno agli anni novanta Giacomo Rizzolati , studiando l'attività mentale nel cervello dei macachi impegnati in azioni dirette ad uno scopo scoprì che: • Gli stessi neuroni(neuroni di comando motorio della corteccia superiore)erano attivi sia quando questi macachi compivano un’azione diretta ad uno scopo sia quando osservavano un membro della specie o un ricercatore fare la stessa azione. Questo aprì una serie di questioni che portarono allo studio sull’essere umano attraverso tecniche di visualizzazione dell’attività cerebrale per osservare se esistevano meccanismi simili nella specie umana.

  41. Evidenze empiriche Si è scoperto che i neuroni mirror, o meglio le reti di cui fanno parte: • Hanno il compito di inviare comandi motori • Consentono di determinare le intenzioni di altri individui simulandone mentalmente le azioni. Nelle scimmie ciò potrebbe essere limitato alle previsioni di semplici azioni dirette ad uno scopo. Nell’essere umano potrebbe essere stato il mezzo dell’evoluzione delle capacità di interpretare le intenzioni più complesse

  42. FUNZIONI SPECIFICHE Negli esseri umani i Neuroni mirror sono presenti non solo nelle aree del movimento, ma anche in aree che governano funzioni altamente specializzate come: • Circuiti di del dolore, • Circuiti coinvolti nell’imitazione, • Circuiti coinvolti nell’apprendimento del linguaggio. Passaggio fra il circuito uditivo e quello produttivo in cui c’è un’attivazione motoria. • Intervengono nella costruzione del sé - vedere noi stessi come gli altri ci vedono. Permette di formulare un’ipotesi, un’immagine di come io penso che gli altri mi vedano)

  43. ESPERIMENTI Proprietà 1. I neuroni mirror scaricano diversamente i potenziali e fanno intervenire gruppi neuronali differenti a seconda delle finalità dell’azione da compiere. Esperimento 1. il compito di una scimmia era afferrare un boccone di cibo e portarlo alla becca. Successivamente la scimmia doveva prendere un boccone e metterlo in un contenitore. La scoperta interessante e stata che, durante la fase di presa delI'azione, la maggior parte dei neuroni di cui si registrava l'attività scaricava in modo differente (su aree associative diverse) a seconda della finalità del gesto. Questo indicava che il sistema motorio è organizzato in catene neuronali che codificano l'intenzione specifica dell'azione.

  44. ESPERIMENTI /2 Proprietà 2: Esiste un legame fra capacità di compiere atti intenzionali e la capacità di comprendere le intenzioni altrui. Esperimento 2 Un ricercatore esegue i compiti dell’esperimento 1 e la scimmia osserva attivando le stesse aree cerebrali di prima differenziando sempre i processi di scarico neuronali a seconda che il ricercatore porti alla bocca il cibo o nel contenitore. Avviene la stessa differenziazione di intervento delle arre cerebrali su colui che osserva le azioni e cerca di intuire l’ intenzionalità altrui. (E’ come se l’azione la compiesse l’osservatore stesso)

  45. ESPERIMENTI /3 Esperimento 3. Viene preparato un filmato con tre tipi di stimoli: 1. Una mano che afferra una tazza su sfondo vuoto da due differenti angolature. ( Fig 1. Azioni Senza Contesto) 2. Piatti e posate, disposti come per l’apparecchiatura di un tè pomeridiano da consumare (apparecchiare) o come alla fine di un pasto (da sparecchiare.) (Fig 2. contesto) 3. Una mano che afferra una tazza nella tavola da apparecchiare o nella tavola da sparecchiare.( fig 3. Azione e contesto)

  46. ESPERIMENTO/3 I soggetti avrebbero distinto tra: - afferrare una tazza per bere, come suggeriva iI contesto pronto per-il-tè (fig 3.) - afferrare la tazza per portarla via, come suggriva il contesto pronto per-sparecchiare (fig 3.)? I risultati hanno dimostrato non solo che c'era una distinzione, ma anche cheil sistema dei neuroni specchio rispondeva energicarmente alla componente intenzionale di un atto. Si attivavano processi diversi a seconda dei contestie se come nel primo gruppo non esisteva sfondo i processi erano più limitati.

  47. PROPRIETA’ 3 Proprietà 3: Non solo nel fare le azioni ma anche nel leggere le situazioni per comprendere le intenzioni delle azioni altrui si attivano gli stessi meccanismi cerebrali e i circuiti dei neuroni specchio

  48. Esperimento/ 4 Proprietà 4. Non solo si può comprendere logicamente lo stato emotivo di una persona ma lo si può rivivere con l’attivazione dei neuroni specchio. Esperimento 4: E’ stato condotto uno studio con la collaborazione di alcuni studiosi francesi per dimostrare che provare una sensazione di disgusto dopo aver inalato sostanze odorose nauseanti e osservare I'espressione di disgusto sul volto di un'altra persona attiva la stessa struttura cerebrale, l'insula anteriore, in particola alcuni degli stessi settori.

  49. Esperimento /5 Proprietà 5: I neuroni specchio sono fondamentali per l’imitazione di nuove azioni intenzionali (apprendimento di nuove azioni) Esperimento 5: Un esperto suona gli accordi per chitarra ad un soggetto che non conosce lo strumento e che deve imitarli. I neuroni specchio della corteccia prefrontale si attivano nell’osservazione e nell’imitazione degli accordi, mentre in fase di programmazione dell’azione, prima di cominciare l’imitazione, si attiva l’area 46 della corteccia prefrontale nota per avere un ruolo nella pianificazione motoria e connessa alla memoria di lavoro.

  50. PROPRIETA’ DEI MIRROR • Proprietà 1: I neuroni mirror scaricano diversamente i potenziali e fanno intervenire gruppi neuronali differenti a seconda delle finalità dell’azione da compiere.Proprietà 2: Esiste un legame fra capacità di compiere atti intenzionali e la capacità di comprendere le intenzioni altrui.Proprietà 3: Non solo nel fare le azioni ma anche nel leggere le situazioni per comprendere le intenzioni delle azioni altrui si attivano gli stessi meccanismi cerebrali e i circuiti dei neuroni specchio • Proprietà 4: Non solo si può comprendere logicamente lo stato emotivo di una persona ma lo si può rivivere con l’attivazione dei neuroni specchio. • Proprietà 5: I neuroni specchi sono fondamentali per l’imitazione di nuove azioni intenzionali (apprendimento di nuove azioni).

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