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θέραψ e δοῦλος: servi e schiavi nella letteratura greca da Omero ai Cristiani

θέραψ e δοῦλος: servi e schiavi nella letteratura greca da Omero ai Cristiani. Storia della Lingua Greca Laurea Magistrale in Filologia, Letteratura e Tradizione Classica a.a. 2013/2014 – C. Neri. camillo.neri@unibo.it. τοῖς μὲν δούλοις ἡ ἀνάγκη νόμος, τοῖς δὲ ἐλευθέροις ὁ νόμος ἀνάγκη

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θέραψ e δοῦλος: servi e schiavi nella letteratura greca da Omero ai Cristiani

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  1. θέραψ e δοῦλος: servi e schiavi nella letteratura greca da Omero ai Cristiani Storia della Lingua Greca Laurea Magistrale in Filologia, Letteratura e Tradizione Classica a.a. 2013/2014 – C. Neri camillo.neri@unibo.it

  2. τοῖς μὲν δούλοις ἡ ἀνάγκη νόμος, τοῖς δὲ ἐλευθέροις ὁ νόμος ἀνάγκη (Mantissa proverbiorum 3,5) prologo Nel rapporto di schiavitù e di servitù della gleba [...] una parte della società viene essa stessa trattata dall’altra come mera condizione inorganica e naturale della propria riproduzione. Lo schiavo non si trova assolutamente in nessun rapporto con le condizioni oggettive del suo lavoro; bensì il lavoro stesso, tanto nella forma dello schiavo, quanto in quella di servo della gleba, viene posto come condizione inorganica della produzione, sullo stesso piano degli altri esseri della natura, accanto al bestiame e come accessorio della terra. In altre parole: le condizioni originarie della produzione si presentano come presupposti naturali, condizioni naturali di esistenza del produttore, proprio come il suo corpo vivente, per quanto egli lo riproduca e lo sviluppi, non è posto originariamente da lui stesso, ma si presenta come suo presupposto; la sua stessa esistenza (corporea) è un presupposto naturale, che egli non ha posto. (K. Marx, Lineamenti fondamentali II 114s.)

  3. libertà e schiavitù: tipologie e definizioni • (da Wallon, a Canfora, a Steiner) • servi e schiavi • un dato naturale? • un portato culturale? • un istituto sociale? una polarità del singolo e della società?

  4. un incontro di persone e obiettivi • presentazioni reciproche: attese e obiettivi • presentazione del corso: • gli obiettivi • i modi • programma e calendario • le verifiche • il materiale

  5. gli obiettivi • approfondire una lingua nei suoi contesti • comunicare, insegnare, autovalutarsi • fare ricerca: metodi e strumenti

  6. i modi • lezioni introduttive e finestre di approfondimento • lezioni-Referate • esercizi personali

  7. programma e calendario • il programma e la tabella delle lezioni • Storia della lingua: 1.10-13.11 • Grammatica: 18.11-18.12 • i libri in programma • date degli appelli

  8. le verifiche • autovalutazione: le schede di verifica • Referate • esame finale: il tema e il saggio

  9. il materiale http://www2.classics.unibo.it/Didattica/Programs/20132014/Neri/

  10. le parole del servo e dello schiavo... θέραψ δμώς δοῦλος (ἐλεύθερος)

  11. alle origini di δοῦλος il miceneo do-e-ro DMic. 186s. Thuc. VIII 28,4 τό τε πόλισμα Τισσαφέρνει παραδόντες καὶ τὰ ἀνδράποδα πάντα καὶ δοῦλα καὶ ἐλεύθερα, ὧν καθ᾽ ἕκαστον στατῆρα Δαρεικὸν παρ᾽ αὐτοῦ ξυνέβησαν λαβεῖν, ἔπειτα ἀνεχώρησαν ἐς τὴν Μίλητον. Eur. IA 329s. ΑΓ. τί δέ σε τἀμὰ δεῖ φυλάσσειν; οὐκ ἀναισχύντου τόδε; ΜΕ. ὅτι τὸ βούλεσθαί μ᾽ ἔκνιζε· σὸς δὲ δοῦλος οὐκ ἔφυν.

  12. alle origini di δμώς Il. VI 323s. Ἀργείη δ᾽ Ἑλένη μετ᾽ ἄρα δμῳῇσι γυναιξὶν ἧστο καὶ ἀμφιπόλοισι περικλυτὰ ἔργα κέλευε. Od. I 397s. αὐτὰρ ἐγὼν οἴκοιο ἄναξ ἔσομ᾽ ἡμετέροιο καὶ δμώων, οὕς μοι ληΐσσατο δῖος Ὀδυσσεύς. Od. IV 385-387 πωλεῖταί τις δεῦρο γέρων ἅλιος νημερτής, ἀθάνατος, Πρωτεὺς Αἰγύπτιος, ὅς τε θαλάσσης πάσης βένθεα οἶδε, Ποσειδάωνος ὑποδμώς·

  13. alle origini di θέραψ/θεράπων Il. I 320s. ἀλλ᾽ ὅ γε Ταλθύβιόν τε καὶ Εὐρυβάτην προσέειπε, τώ οἱ ἔσαν κήρυκε καὶ ὀτρηρὼ θεράποντε· Archil. fr. 1 W.2 εἰμὶ δ᾽ ἐγὼ θεράπων μὲν Ἐνυαλίοιο ἄνακτος καὶ Μουσέων ἐρατὸν δῶρον ἐπιστάμενος Ion fr. 27,1-3 W.2 χαιρέτω ἡμέτερος βασιλεὺς σωτήρ τε πατήρ τε· ἡμῖν δὲ κρητῆρ᾽ οἰνοχόοι θέραπες κιρνάντων προχύταισιν ἐν ἀργυρέοις·

  14. alle origini di ἐλεύθερος il miceneo e-re-u-te-ro DMic. 243s. Il. VI 448-455 ἔσσεται ἦμαρ ὅτ᾽ ἄν ποτ᾽ ὀλώλῃ Ἴλιος ἱρὴ καὶ Πρίαμος καὶ λαὸς ἐϋμμελίω Πριάμοιο. ἀλλ᾽ οὔ μοι Τρώων τόσσον μέλει ἄλγος ὀπίσσω, οὔτ᾽ αὐτῆς Ἑκάβης οὔτε Πριάμοιο ἄνακτος οὔτε κασιγνήτων, οἵ κεν πολέες τε καὶ ἐσθλοὶ ἐν κονίῃσι πέσοιεν ὑπ᾽ ἀνδράσι δυσμενέεσσιν, ὅσσον σεῦ, ὅτε κέν τις Ἀχαιῶν χαλκοχιτώνων δακρυόεσσαν ἄγηται ἐλεύθερον ἦμαρ ἀπούρας·

  15. schiavitù e definizioni • LSJ9480, 486, 571, 834 • Chantraine, DELG289, 294, 336, 430 • Beekes, EDG 343, 349s., 408, 541

  16. servi, schiavi e liberi • la guerra • la famiglia • la produzione e i rapporti commerciali • schiavi di qualcuno, schiavi di qualcosa • il servaggio, il servizio, la cura • il giorno della libertà • i rapporti asimmetrici e la relazione M/m • la libertà ‘da’ e la libertà ‘in’

  17. ILIADE

  18. Iliade III 383-417 ἧσο παρ᾽ αὐτὸν ἰοῦσα, θεῶν δ᾽ ἀπόεικε κελεύθου, 406 μηδ᾽ ἔτι σοῖσι πόδεσσιν ὑποστρέψειας Ὄλυμπον, ἀλλ᾽ αἰεὶ περὶ κεῖνον ὀΐζυε καί ἑ φύλασσε, εἰς ὅ κέ σ᾽ ἢ ἄλοχον ποιήσεται ἢ ὅ γε δούλην.409

  19. Slaves to love • Elena, Paride e Afrodite • il rapporto donna-uomo come servizio • la costrizione divina • l’(inutile) ribellione della donna-schiava • ἄλοχος o δούλη • la vergogna e il dolore • il silenzio e la rassegnazione • La schiavitù come condizione necessitante

  20. Lingue letterarie e lingue parlate Il greco (tranne, parzialmente, glosse e iscrizioni, che peraltro sono ‘formalizzate’) è per noi una lingua letteraria (ma ciò, come sempre avviene per le lingue antiche, è dovuto anche al processo della tradizione). Il complesso dei linguisti e il sospetto verso le lingue letterarie: l’esempio del latino da Augusto al Rinascimento (o al Concilio Vaticano II) e del sanscrito, il divaricarsi dei piani. Le lingue letterarie come forme ‘normalizzate’ del parlato e come insiemi compatti di regole fissate e codificate, e le lingue parlate come incerti oggetti di ricerca (quale lingua parlata? quali atlanti linguistici?). L’importanza, anche modellizzante, delle lingue letterarie (es. il gotico di Ulfila, lo slavo o slavone di Salonicco di Cirillo e Metodio, l’armeno dei primi traduttori biblici, l’arabo del Corano) e le lingue comuni in nuce (es. di Dante, Petrarca e Boccaccio). Νon di rado una lingua letteraria diventa lingua comune.

  21. Dal parlato alla ‘letteratura’ Le lingue letterarie, come anche le lingue religiose, sono un tipo particolare di lingue ‘speciali’ o ‘tecniche’. Parlate locali (ogni gruppo locale ha la sua) e parlate speciali (gruppi professionali, esercito, sport). Il carattere esoterico e ‘segreto’ delle lingue speciali, che le rende così difficili da studiare. I caratteri delle lingue speciali: il mantenimento della fonetica e del sistema grammaticale, e la differenziazione lessicale (il lessico ha una certa autonomia ed è più facilmente modificabile: per es. la lingua dei ragazzi); forestierismi, neologismi, slittamenti semantici.

  22. Lingue letterarie religiose e profane Le lingue religiose: il passaggio dall’umano al divino e l’esigenza di discontinuità e di oscurità (terminologica e sintattica: l’es. di Ahura Mazdah); le Gatha, gli inni vedici, il Carmen fratrum Arvalium, l’Inno a Zeus dell’Agamennone di Eschilo. Il processo di laicizzazione delle lingue religiose: l’intervento di elementi esterni (i re stranieri in India) e il proselitismo (l’alfabeto gotico, slavo, armeno). Il processo di cristallizzazione e di irrigidimento indotto dalle lingue religiose divenute letterarie: la chiave di interpretazione della realtà e la meccanizzazione del pensiero. L’internazionalismo delle lingue letterarie. Le lingue letterarie di origine profana: thul islandesi, filé irlandesi, scop anglosassoni, chansons de gestes francesi.

  23. Il greco come lingua profana Il diletto delle aristocrazie, le feste pubbliche, i ritrovi dei gruppi; la scarsa incidenza dell’elemento religioso sulla lingua e sulla letteratura elleniche. I caratteri delle lingue letterarie: arcaismo e dialettalismo (il dialetto diverso da quello su cui riposa la lingua corrente); differenze grammaticali (il passato remoto, il congiuntivo, …), fonetiche (gorod e grad in russo), lessicali (corsiero, affinché, concerne, sono a dirle, èspleta; l’esempio dei Cechi e dei Francesi: ordinateur e computer), di ordo verborum (le esigenze di autonomia e completezza delle frasi letterarie). Parlato (varietas e irregolarità grammaticale, monotonia nei tipi di frase e nel lessico) versus letterario (regolarità [monotonia] grammaticale, varietà nei tipi di frase e nel lessico).

  24. ODISSEA

  25. Odissea XVII 290-323 δὴ τότε κεῖτ᾽ ἀπόθεστος ἀποιχομένοιο ἄνακτος 296 ἐν πολλῇ κόπρῳ, ἥ οἱ προπάροιθε θυράων ἡμιόνων τε βοῶν τε ἅλις κέχυτ᾽, ὄφρ᾽ ἂν ἄγοιεν δμῶες Ὀδυσσῆος τέμενος μέγα κοπρίσσοντες· ἔνθα κύων κεῖτ᾽ Ἄργος ἐνίπλειος κυνοραιστέων. 300 [...] νῦν δ᾽ ἔχεται κακότητι, ἄναξ δέ οἱ ἄλλοθι πάτρης ὤλετο, τὸν δὲ γυναῖκες ἀκηδέες οὐ κομέουσι. δμῶες δ᾽, εὖτ᾽ ἂν μηκέτ᾽ ἐπικρατέωσιν ἄνακτες, 320 οὐκέτ᾽ ἔπειτ᾽ ἐθέλουσιν ἐναίσιμα ἐργάζεσθαι· ἥμισυ γάρ τ᾽ ἀρετῆς ἀποαίνυται εὐρύοπα Ζεὺς ἀνέρος, εὖτ᾽ ἄν μιν κατὰ δούλιον ἦμαρ ἕλῃσιν.323

  26. Quando il padrone non c’è... • un servo ‘fedele’: il cane Argo • l’occhio del padrone • l’abbandono dell’Itaca dei Proci • il passato e il presente: schiavi e ‘tempo’ • la bellezza e la forza • le ‘donne’ e gli schiavi • il dimezzamento dell’ἀρετή

  27. La lingua di Omero? Il fantasma del testo di Omero: prima e dopo Alessandria. L’età prealessandrina: il sostrato acheo (arcadico-cipriota); il sostrato eolico (ma tessalico più che lesbico) e le differenti spiegazioni degli eolismi omerici; la fase ionica; l’edizione pisistratidea e l’atticizzazione (?); il μεταχαρακτη-ρισμός ionico del 403 (l’esempio di ΕΟΣ); edizioni κατ’ ἄνδρα e κατὰ πόλιν. L’età alessandrina e postalessandrina: il lavoro degli Alessandrini (Zenodoto, Aristofane di Bisanzio) e le edizioni ‘selvagge’ dei papiri; Aristarco e la sua scuola; l’erudizione ellenistica (Aristonico e Didimo, Erodiano e Nicanore: il commento dei quattro); il Venetus A e la tradizione medioevale. Il problema degli arcaismi: il testo come risultato di un continuo compromesso tra le esigenze della tradizione e della metrica da un lato e della modernizza-zione e dell’uditorio dall’altro. La fissazione del testo omerico risale a un’epoca in cui la pronuncia si era già differenziata rispetto a quella degli antichi aedi. Le differenze/oscillazioni (dovute al destinatario: Ioni, Eoli, ecc.) già nel testo antico.

  28. Incoerenze omeriche L’azione del digamma (ϝ) ‘scoperto’ da Richard Bentley: a) i 350 casi in cui ϝ fa posizione nei tempi forti dell’esametro (ma non nei deboli). b) i migliaia di casi in cui ϝ evita lo iato. c) la consonante che si sta indebolendo (il passaggio da Omero a Esiodo). Il dativo plurale delle declinazioni tematiche: le forme antiche ‑οισι e ‑ῃσι e le forme recenti ‑οις e ‑ῃς/‑αις. Forme non contratte e forme contratte: a) il genitivo singolare: ‑οιο, ‑οο e ‑ου/‑ω. b) le contrazioni indebite (δείδοα ed ἠόα). c) il caso εἵως, ἕως, ἧος, εἷος, ἇ(ϝ)ος.

  29. La παλαιὰ Ἰάς: diacronia e sincronia Le forme eoliche nelle iscrizioni ioniche di Chio, e le forme eoliche metricamente ‘protette’ (o metricamente ‘necessarie’). Il passaggio di ᾱ a η. I duali in ‑ᾱ, i gen. in ‑αο e in ‑άων, λαός / νηός. I nomi di Posidone e degli Ioni. Dativi plurali in ‑εσσι (ποσ(σί), Τρώεσσι) e aoristi in ‑σσ‑. Le forme dell’articolo plurale. Forme con nasali geminate e pronomi personali. Esiti di labiovelari (πίσυρες, πέλωρ, βέρεθρον). Desinenze di infiniti. I participi perfetti in ‑ντ‑ (κεκλήγοντες). Le varie forme delle preposizioni (πρός, ποτί, προτί). Le particelle modali: (οὐ) κεν e (οὐκ) ἄν. I nomina agentis: ‑τωρ/‑τηρ per i nomi semplici e ‑τᾱς/‑της per i composti (come in eolico). Il destinatario ionico e il sostrato eolico (l’Asia Minore ionicizzata).

  30. Il carattere arcaico della lingua epica La presenza intermittente dell’aumento, non rintracciabile in alcun testo di prosa. L’autonomia degli avverbi, non ancora preposizioni o preverbi. L’alternanza di ‑σσ‑ con ‑σ‑: τόσσος e τόσος, μέσσος e μέσος, (ἐ)κάλεσσα ed (ἐ)κάλεσα. La progressiva scomparsa (non rivoluzionante) di alcune libertà e di alcune oscillazioni: la regolarizzazione linguistica del greco post-epico.

  31. Una lingua letteraria e internazionale L’uso incoerente e ‘versificatorio’ del duale (ὄσσε, ὀφθαλμός). Il pubblico aristocratico e la corporazione internazionale degli aedi. I composti ‘letterarizzanti’ e termini peregrini (γλῶτται). Opera ‘aperta’, formularità, pensiero individuale e libero dei personaggi.

  32. SAFFO

  33. Saffo, frr. 5, 15, test. 254a V. Ῥοδῶπις, γενεὴν μὲν ἀπὸ Θρηίκης, δούλη δὲ ἦν Ἰάδμονος τοῦ Ἡφαιστοπόλιος ἀνδρὸς Σαμίου, σύνδουλος δὲ Αἰσώπου τοῦ λογοποιοῦ ... Ῥοδῶπις δὲ ἐς Αἴγυπτον ἀπίκετο Ξάνθεω τοῦ Σαμίου κομίσαντός [μιν], ἀπικομένη δὲ κατ᾽ ἐργασίηνἐλύθη χρημάτων μεγάλων ὑπὸ ἀνδρὸς Μυτιληναίου Χαράξου τοῦ Σκαμανδρωνύμου παιδός, ἀδελφεοῦ δὲ Σαπφοῦς τῆς μουσοποιοῦ. οὕτω δὴ ἡ Ῥοδῶπις ἐλευθερώθη καὶ κατέμεινέ τε ἐν Αἰγύπτῳ καὶ κάρτα ἐπαφρόδιτος γενομένη μεγάλα ἐκτήσατο χρήματα.

  34. la bella Dorica-Rodopi • schiavi, artigiani e imprenditori di sé • la Tracia come terra di conquista • i trasferimenti verso sud • l’ἐργασίη • Saffo, Carasso e la vergogna • la ‘liberazione’ degli schiavi e il denaro • etera per costrizione, etera per scelta?

  35. TEOGNIDE

  36. Teognide, 535-540, 1210-1217 Οὔποτε δουλείη κεφαλὴ ἰθεῖα πέφυκεν, 535 ἀλλ᾽ αἰεὶ σκολιὴ καὐχένα λοξὸν ἔχει. οὔτε γὰρ ἐκ σκίλλης ῥόδα φύεται οὔθ᾽ ὑάκινθος, οὐδέ ποτ᾽ ἐκ δούλης τέκνον ἐλευθέριον. Οὗτος ἀνήρ, φίλε Κύρνε, πέδαςχαλκεύεταιαὑτῷ, εἰ μὴ ἐμὴν γνώμην ἐξαπατῶσι θεοί ... Αἴθων μὲν γένος εἰμί, πόλιν δ᾽ εὐτείχεα Θήβην οἰκῶ πατρῴας γῆς ἀπερυκόμενος. 1210 μή μ᾽ ἀφελῶς παίζουσα φίλους δένναζε τοκῆας, Ἄργυρι· σοὶ μὲν γὰρ δούλιον ἦμαρ ἔπι, ἡμῖν δ᾽ ἄλλα μέν ἐστι, γύναι, κακὰ πόλλ᾽, ἐπεὶ ἐκ γῆς φεύγομεν, ἀργαλέη δ᾽ οὐκ ἔπι δουλοσύνη, οὔθ᾽ ἡμᾶς περνᾶσι· πόλις γε μέν ἐστι καὶ ἡμῖν 1215 καλή, Ληθαίῳ κεκλιμένη πεδίῳ.

  37. Massime di schiavitù • Teognide e l’album di famiglia dell’aristocrazia • gente nova e subiti guadagni • la nobiltà e la schiavitù ‘per natura’ • il mito (e la schiavitù) dell’immutabilità • esilio, migrazione e schiavitù • la cittadinanza: ius sanguinis e ius soli • l’autoironia e le parole proibite

  38. IPPONATTE

  39. Ipponatte, fr. 39 Dg.2 Μιμνῆ κατωμόχανε, μηκέτι γράψῃς ὄφιν τριήρεος ἐν πολυζύγῳ τοίχῳ ἀπ᾿ ἐμβόλου φεύγοντα πρὸς κυβερνήτην· αὕτη γάρ ἐστι συμφορή τε καὶ κληδών, νικύρτα καὶ σάβαννι, τῷ κυβερνήτῃ, 5 ἢν αὐτὸν ὄφις τὠντικνήμιον δάκῃ.

  40. Un pittore ‘servissimo’ • la borghesia al lavoro • il giambo, Ipponatte, e la poesia degli ‘schiavi’ • l’asservimento poetico e il potere della parola • il riso simposiale sui servi • il βαρβαρίζειν degli stranieri • le parole che non si dicono

  41. L’invenzione dell’articolo La formazione (autoctona soltanto in Grecia) dei concetti scientifici e la lingua come mezzo di conoscenza: le premesse linguistiche della scienza e la selezione degli elementi linguistici necessari all’elaborazione teorica. La fissazione dell’universale in forma determinata e il processo di astrazione (nomi propri [l’individuale], nomi comuni [il generale: classificazione, generalizzazione e prima conoscenza], astratti [mere astrazioni senza plurale; ‘nomi mitici’-personificazioni e metafore: antropomorfizzare l’incorporeo]): l’invenzione dell’articolo e la sostantivazione dell’aggettivo e delle forme verbali. Funzioni dell’articolo: determinare l’immateriale, porlo come universale, determinare singolarmente l’universale (farne cioè un nome astratto, comune e proprio a un tempo). L’uso particolare, determinato (“questo qui”), dell’articolo omerico (ed esiodico): il valore dimostrativo e l’assenza degli articoli veri e propri; il valore oppositivo (“questi … quelli”); il valore anaforico (“Odisseo … lui”); il valore ‘connettivo-relativo’ (“e quelle …”); il valore prolettico (“questo: ...”); il valore dimostrativo-apposizionale (“quella, l’isola”); il valore individualizzante (“tutte quelle altre volte”); il valore enfatico (“questo tuo dono”). La prima comparsa della prosa e la presenza dell’articolo (a eccezione delle iscrizioni cipriote e di quelle panfilie, che lo presentano assai di rado): il valore determinativo; il valore di rinvio e riferimento; il valore di opposizione; l’interposizione e la creazione del gruppo del sostantivo; la sostantivazione di qualsiasi elemento della frase e l’algebra linguistica; «un processo privo di ogni valore affettivo ma comodo per l’esposizione delle idee, e di un’agilità e varietà che non hanno riscontro nella prosa di nessun’altra lingua indoeuropea» (A. Meillet).

  42. Le lingue dei lirici I dativi plurali in ‑οις, ‑αις (strum. ai. ‑aih, ir. ‑aiš. lit. ‑ais) e in ‑οισι, ‑αισι/‑ῃσι (loc. ‑su in indoiranico e baltosla-vo): ‑οισι in ionico, ‑οις nei dialetti dorico-occidentali (eccezioni in argivo), ‑οισι (agg. e sost.) e ‑οις (dim.) nel lesbico, le oscillazioni dell’attico e delle lingue letterarie (la tragedia, la commedia di Epicarmo, i poeti lirici). L’uso intermittente, arcaico (ábharat e bhárat) e omerico, dell’aumento: libero nella lirica corale e in quella eolica, costante (tranne omeriche eccezioni) in quella ionica. L’uso intermittente, ‘poetico’, dell’articolo (raro negli elegiaci, nella lirica monodica e corale, più frequente nel giambo e nella commedia, oltre che nella prosa). L’iperbato e l’ordo verborum artificiale.

  43. I generi della lirica Il fondo ionico (κότ’, κως, etc.) e gli epicismi dell’elegia: ionicismi (o atticismi: δορί?) non epici (la progressiva riduzione) ed epicismi non ionici (il progressivo incremento). L’epigramma dalla dialettizzazione alla maggiore letterarietà (fine IV sec.). Il verso popolare (con paralleli nel vedico) e lo ionico corrente (cólto, non parlato: la lingua delle iscrizioni) del giambo (forme contratte, crasi, declinazione ‘attica’, termini volgari, la riduzione degli epicismi non ionici). L’incomparabile lirica eolica (in mancanza di una prosa eolica e di una lirica corale epicorica; il limitato apporto delle iscrizioni: fonetica e morfologia, non lessico) e beotica (Corinna), i metri ‘innodici’ indoeuropei, il lessico e lo stile semplici; la lingua delle persone cólte contemporanee (tranne la rarità dell’articolo e delle forme contratte): eolico nei lesbici, ionico in Anacreonte, beotico in Corinna. La lirica corale: il ‘dorico’ di poeti non dorici; composizioni corali per feste religiose pubbliche e successiva laicizzazione; l’ᾱ, gli infiniti in ‑μεν, gen. in ‑ᾶν e dat. in ‑εσσι, la mancanza di aoristi in ‑ξα e di ‘futuri dorici’, la rarità di ϝ (tranne che in Alcmane e in Pindaro: la confusione ϝ/γ nei codici), l’alternanza σύ/τύ, la presenza di ἄν e κε(ν), Μῶσα e Μοῖσα, i gen. in ‑οιο, κῆρ > κέαρ, i composti e la lingua solenne.

  44. ESCHILO

  45. Eschilo, Persiani 241-248 Βα. τίς δὲ ποιμάνωρ ἔπεστι κἀπιδεσπόζει στρατῷ; Χο. οὔτινος δοῦλοι κέκληνται φωτὸς οὐδ᾽ ὑπήκοοι. Βα. πῶς ἂν οὖν μένοιεν ἄνδρας πολεμίους ἐπήλυδας; Χο. ὥστε Δαρείου πολύν τε καὶ καλὸν φθεῖραι στρατόν. Βα. δεινά τοι λέγεις κιόντων τοῖς τεκοῦσι φροντίσαι. 245 Χο. ἀλλ᾽ ἐμοὶ δοκεῖν τάχ᾽ εἴσῃ πάντα ναμερτῆ λόγον. τοῦδε γὰρ δράμημα φωτὸς Περσικὸν πρέπει μαθεῖν, καὶ φέρει σαφές τι πρᾶγος ἐσθλὸν ἢ κακὸν κλύειν.

  46. La libertà dell’Occidente • auspici da sogno e realtà in atto • la democrazia ‘lontana’ • il posto più bello del mondo • la guerra ‘nobile’ delle lance e degli scudi • non schiavi, non sudditi • la libertà efficace • dai sogni alle notizie

  47. SOFOCLE

  48. Sofocle, Edipo re ΟΙ. οὗτος σύ, πρέσβυ, δεῦρό μοι φώνει βλέπων ὅσ᾽ ἄν σ᾽ ἐρωτῶ. Λαΐου ποτ᾽ ἦσθα σύ; ΘΕΡΑΠΩΝ ἦ δοῦλος, οὐκ ὠνητός, ἀλλ᾽ οἴκοι τραφείς. ΟΙ. ἔργον μεριμνῶν ποῖον ἢ βίον τίνα; ΘΕ. ποίμναις τὰ πλεῖστα τοῦ βίου συνειπόμην. 1125 [...] ΘΕ. τῶν Λαΐου τοίνυν τις ἦν γεννημάτων. ΟΙ. ἦ δοῦλος, ἢ κείνου τις ἐγγενὴς γεγώς; ΘΕ. οἴμοι, πρὸς αὐτῷ γ᾽ εἰμὶ τῷ δεινῷ λέγειν. ΟΙ. κἄγωγ᾽ ἀκούειν· ἀλλ᾽ ὅμως ἀκουστέον. 1170

  49. L’interrogazione di un servo • l’ultimo interrogatorio prima della verità • schiavi comprati e schiavi allevati • zelo e reticenza: convenienze servili • gli schiavi pastori nell’economia di sussistenza • la tortura degli schiavi e gli usi processuali • la famiglia, i figli e gli schiavi • la compassione non servile che condanna

  50. EURIPIDE

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