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TECNICHE DI STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE

CONTROLLO DELLE INFEZIONI. TECNICHE DI STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE. STERILIZZAZIONE = uccisione o rimozione di tutte le forme viventi presenti.

rosine
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TECNICHE DI STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE

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  1. CONTROLLO DELLE INFEZIONI TECNICHE DI STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE STERILIZZAZIONE = uccisione o rimozione di tutte le forme viventi presenti. DISINFEZIONE = riduzione del n° di microrganismi ed eliminazione di forme pericolose (patogene). I microrganismi resistenti possono rimanere vitali.

  2. METODI DI STERILIZZAZIONE Sterilizzazione medianteCALORE - diretta alla fiamma - con calore secco - con calore umido Sterilizzazione mediante RADIAZIONI Sterilizzazione per FILTRAZIONE Sterilizzazione CHIMICA

  3. STERILIZZAZIONE MEDIANTE CALORE • Per ogni microrganismo esiste una temperatura massima per la crescita, al di sopra della quale si hanno effetti letali. • A temperature molto elevate tutte le molecole perdono la loro struttura e funzionalità (denaturazione). • La letalità dovuta all’innalzamento della temperatura è tanto più rapida quanto più aumenta la temperatura.

  4. STERILIZZAZIONE MEDIANTE CALORE • Sterilizzazione diretta alla fiamma.Utilizzata per aghi, pinze, pipette di vetro, ecc. • Sterilizzazione con calore secco o calore umido: • Avviene per denaturazione delle proteine e fusione dei lipidi di membrana. • Il calore umido ha un notevole potere di penetrazione e di trasmettere calore. • Il calore secco non penetra in profondità negli oggetti. • Sono necessarie temperature più elevate e più tempo per il calore secco che per il calore umido. Trattamenti con temperature di 100°C (bollitura) o < 100°C non garantiscono sterilizzazione perchè non eliminano le spore.

  5. CALORE SECCO Il materiale è riscaldato con aria calda in STUFE. 160-180°C per 2 ore. Utilizzato per vetreria di laboratorio. CALORE UMIDO Vapore fluente (p.atmosferica). Vapore sotto pressione: AUTOCLAVE Camera a chiusura ermetica che permette l’immissione di vapore saturo sotto pressione. La pressione (2 atm) permette di riscaldare il vapore a temp. superiore a 100°C. 121°C per 15-30 min Utilizzata per materiale in vetro, metalli, terreni di coltura, ecc.

  6. TINDALIZZAZIONE o STERILIZZAZIONE FRAZIONATA • Utilizzata per materiali alterabili a temp. > 100°C (es. alcuni terreni di coltura, cibi ecc.). • Ripetuti cicli di riscaldamento (a distanza di 24h per 3 gg) a temp. moderate. • 100°C per 20-45 min. • Indicata se il materiale permette la germinazione di spore. Durante gli intervalli le spore si trasformano in forme vegetative che vengono distrutte nel trattamento termico successivo.

  7. PASTEURIZZAZIONE • NON è una sterilizzazione. • Riscaldamento a 60-62°C per 30 min. o 71°C per 15 sec. • Impiegata per la conservazione di alimenti (latte, vino, birra, succhi di frutta, ecc.) perchè non altera le caratteristiche organolettiche. UHT : Ultra-High temperature sterilization 141°C per 2 sec.

  8. STERILIZZAZIONE MEDIANTE RADIAZIONI • Radiazioni ionizzanti (raggi x e g). • Radiazioni non ionizzanti (raggi UV). Ogni tipo di radiazione agisce attraverso uno specifico meccanismo.

  9. STERILIZZAZIONE PER FILTRAZIONE • La filtrazione rimuove i microrganismi. • Utilizzata per liquidi e gas. • Filtri con pori inferiori al μm (0.2-0.4 μm) per trattenere i batteri (inferiori al nm per i virus). • Materiale dei filtri: porcellana, amianto, lana di vetro, acetato di cellulosa, nitrato di cellulosa, policarbonato, ecc. • Applicare una depressione a valle del filtro (filtrazione sotto aspirazione) o una pressione a monte (filtrazione sotto pressione) aumento velocità di filtrazione.

  10. STERILIZZAZIONE CHIMICA • Il composto deve essere efficace e non deve portare ad alterazioni del materiale trattato. • Principali agenti sterilizzanti chimici: ·ossido di etilene ·formaldeide ·glutaraldeide ·acido peracetico ·perossido di idrogeno N.B.: Un composto chimico può avere attività limitata ad un gruppo di microrganismi (battericida, fungicida, viricida).

  11. DISINFETTANTI: composti chimici che provocano la morte dei microrganismi e vengono utilizzati per oggetti inanimati. ANTISETTICI: composti chimici che inibiscono la crescita o provocano la morte dei microrganismi ma sono sufficientemente poco tossici da poter essere applicati ai tessuti viventi. DISINFETTANTI E ANTISETTICI DISINFEZIONE = riduzione del n° di microrganismi ed eliminazione di forme pericolose (patogene).

  12. AGENTI ANTIMICROBICI

  13. AGENTI ANTIMICROBICI • Prodotti chimici di sintesi o naturali in grado di curare le malattie infettive. • Chemioterapici: farmaci antibatterici prodotti per sintesi. • Primi agenti chemioterapici moderni in grado di inibire specificatamente la crescita batterica: sulfamidici bloccano la sintesi dell’ac. folico, attivi contro i batteri in grado di sintetizzarlo. • Fleming Antibiotici sostanze chimiche naturali prodotte da alcuni microrganismi e attive contro altri microrganismi. • Alcuni antibiotici resi più efficienti modificandone la struttura chimica: antibiotici semisintetici. • TOSSICITA’ SELETTIVA: capacità di inibire batteri o altri microrganismi senza causare danni all’organismo.

  14. MECCANISMO D’AZIONE • BATTERIOSTATICO: arresto della moltiplicazione batterica. • BATTERICIDA: quando in vitro il numero di germi sopravvissuti dopo 24h di contatto con l’agente stesso è <= 0,01%. Lo stesso agente può essere, a seconda del germe, batteriostatico o battericida.

  15. SPETTRO D’AZIONE • AMPIO: agente antibatterico che agisce sia su un batterio Gram+ che su uno Gram- . • RISTRETTO: agente antibatterico che agisce su un singolo gruppo di microrganismi o addirittura su una sola o poche specie batteriche. Gli antibiotici a spettro molto ampio possono essere responsabili della disseminazione di enterobatteri multiresistenti.

  16. BERSAGLIO BATTERICO

  17. CONSIDERAZIONI • Azione di un agente antimicrobico in vitro può essere diversa dall’azione nell’animale. • Nell’uomo è più difficile colpire selettivamente le cellule di protozoi e funghi. • Anche antibiotici non tossici possono provocare una risposta allergica (es. 5-10% popolazione allergica alla penicillina). • Resistenza ai farmaci antimicrobici.

  18. RESISTENZA AGLI ANTIBIOTICI • Capacità dei microrganismi di sopravvivere e/o moltiplicarsi in presenza di concentrazioni di antibiotici di regola sufficienti per inibire o uccidere microrganismi della stessa specie. • In presenza di antibiotico il patogeno resistente ha un vantaggio selettivo e può diventare predominante. • Dalla diffusione della chemioterapia antibiotica negli anni 50’ sviluppo resistenza batteri patogeni. • Germi responsabili di infezioni gravi multiresistenti (intrattabili anche con i più recenti antimicrobici): • enterococchi resistenti alla vancomicina (VRE) • stafilococchi meticillino resistenti (MRSA) • bacilli Gram- che elaborano b-lattamasi ad ampio spettro • Mycobacterium tuberculosis multiresistente.

  19. MECCANISIMI DI RESISTENZA BATTERICA • Produzione enzimi che distruggono il farmaco. • Modificazione permeabilità al farmaco. • Sviluppo di un alterato bersaglio strutturale per il farmaco. • Sviluppo di una via metabolica alternativa. • Produzione di enzimi metabolici alterati che sono molto meno influenzati dal farmaco.

  20. ORIGINE DELLA FARMACO RESISTENZA • Origine non genetica: • Batteri metabolicamente inattivi fenotipicamente resistenti ai farmaci (es. Micobatteri persistenti nei tessuti che non possono essere eradicati dai farmaci). • Perdita della struttura bersaglio per un antibiotico per diverse generazioni. • I microrganismi possono infettare in sedi dove l’antibiotico non arriva.

  21. Origine genetica: • Resistenza cromosomica mutazione spontanea in un locus che controlla la suscettibilità ad un farmaco. I mutanti cromosomici sono in genere R grazie ad una modificazione del recettore per un determinato antimicrobico. • Resistenza extracromosomica i batteri contengono elementi genetici denominati plasmidi che trasportano geni della R verso uno o più farmaci. I geni possono controllare la produzione di enzimi capaci di distruggere gli antimicrobici, di pompe di efflusso ecc. I plasmidi possono essere trasferiti mediante diversi meccanismi.

  22. AQUISIZIONE DELLA RESISTENZA • Uso improprio e massiccio di antibiotici ad ampio spettro. • Impiego di antimicrobici ai fini di controllare la crescita batterica e fungina in orticoltura. • Utilizzo degli antibiotici in zootecnia negli alimenti animali come stimolatori di crescita e a scopo profilattico.

  23. IMPATTO DELLA RESISTENZA • La R antimicrobica aumenta la gravità e la durata di infezioni aumento morbilità e mortalità. • Periodi più prolungati di infettività con possibile aumento della diffusione dell’infezione da ceppi R. • Nei Paesi in via di sviluppo elevato grado di R soprattutto agli antibiotici più vecchi. • Prolungati tempi di ospedalizzazione. • Disincentivo da parte dell’industria farmaceutica per rapida insorgenza R e breve durata di vita di un nuovo farmaco molto costoso.

  24. AZIONI PER RIDURRE LA FARMACORESISTENZA • Restrizione nell’impiego degli antimicrobici. • Abbandono dell’uso di antibiotici in produzione animale. • Evitare l’uso di antimicrobici a largo spettro non necessari e le prescrizioni di antibiotici per infezioni ad eziologia non batterica. • Per il personale sanitario: lavarsi accuratamente le mani. • Isolare i pazienti con infezioni resistenti a molti antimicrobici. • Per il paziente: assumere gli antibiotici come prescritto completando il ciclo di trattamento.

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